Una cosa è certa: torneremo a sentire una musica tra i corridoi di Arkham.
Con due immagini emblematiche, è stato annunciato l’atteso sequel di Joker, il film di Todd Philips con Joaquin Phoenix che nel 2019 fece la storia. Leone d’Oro al Festival di Venezia, 11 nomination ai premi Oscar, un miliardo di dollari d’incasso per un film per adulti costato poco più di cinquanta milioni. Un successo del genere poteva rimanere unico, come una singola perla intorno al collo di Martha Wayne?
A quanto pare, e anche un po’ prevedibilmente, Hollywood sembra preferire sempre la collana.
Ed è così che, con due sole immagini rimbalzate attraverso i profili social ufficiali, abbiamo avuto l’annuncio che attendevamo da tempo: Joker 2 si farà. Esiste una sceneggiatura, esiste un titolo e Joaquin Phoenix è pronto a tornare nei panni di Arthur Fleck. Certo, non c’è stata una vera e propria conferma, nessun comunicato stampa vero e proprio, ma siamo onesti: dobbiamo mettere in dubbio che regista e studio si possano esporre pubblicamente in questi termini senza avere una sicurezza stabile sotto i piedi?
Se nella maggior parte dei casi l’annuncio di un sequel di un film amato viene sempre accolto da fervente estasi, stavolta la musica sembra diversa. Anzi, duplice. Non si capisce se ci giungono all’orecchio chitarre rock su cui ballare, scendendo ripide scale, o se quel suono è una tesa nota di violino malinconica. Divisi a metà, come Arthur/Joker, con una domanda che ci rimbomba nella testa: Joker 2 è davvero una buona idea?
La voce della ragione
Dentro di noi potevamo benissimo immaginare che, prima o poi, un sequel di Joker sarebbe arrivato comunque. Conosciamo benissimo le regole dell’industria cinematografica e siamo consapevoli che il destino di ogni successo è quello di non fermarsi e di diventare una saga. Forse anche per questo la notizia di un Joker 2 in lavorazione non ha espresso le emozioni di una sorpresa, ma la conferma di un fatto prevedibile. Evitando la sensazione di pancia istintiva, è naturale guardare con più distacco del dovuto la decisione di dare vita al sequel di un film che, a conti fatti, era uno stand-alone perfetto.
La forza di un film come Joker stava nella sua diversità rispetto ai normali cinecomics. Per il tono cupo e adulto, più legato a un’estetica da New Hollywood e da cinema d’autore (e, infatti, Martin Scorsese è stato per vari motivi più volte legato al progetto) degli anni Settanta, che metteva su schermo disagi e rabbie sociali, anziché semplice intrattenimento. Ma soprattutto per non far parte di nessun universo condiviso, evitando accuratamente costumi e maschere, approcciandosi al personaggio di Joker non come un villain di Batman, ma come – semplicemente – uno degli ultimi della società. In quell’origin story così atipica, che giocava con quello che lo spettatore già conosce del personaggio, si raccontava il mondo del 2019, dando vita a un film fortemente politico e incendiario.
Il fuoco ha il suo fascino, ma la scintilla che lo sprigiona è una. Da spettacolo affascinante perché improvviso e mai visto prima, Joker 2 rischia di celebrare sé stesso, replicando una formula che rischia di non accendere abbastanza fiamme. Perdendo, di conseguenza, ciò che lo rendeva unico davvero: la rabbia esplosiva ed eversiva che covava dentro.
Il bisogno di ridere
D’altro canto, bisogna ammetterlo: Arthur Fleck è un personaggio così ben caratterizzato, così ben riuscito e così ben interpretato da non poterlo ignorare. Non è casuale la scelta di pubblicare, insieme alla copertina della sceneggiatura, una foto dell’attore premio Oscar Joaquin Phoenix intento a leggere lo script. Perché se c’è un’altra cosa che abbiamo imparato a dovere nel corso degli anni è che Phoenix seleziona accuratamente i progetti a cui partecipa, fungendo da filtro qualità per sé stesso e il pubblico. Abbandoniamo i discorsi più cinici e materiali legati all’aspetto economico e industriale: se Phoenix ci mette la faccia, possiamo dormire sonni tranquilli sul valore dell’opera.
Il ritorno dello sceneggiatore e regista Todd Phillips e dell’attore protagonista, artefici di questa versione del personaggio così apprezzata, sono una piacevole conferma che fa ben sperare per il progetto. Uno di quelli sussurrati e previsti da tempo, ma che ha impiegato ben tre anni per avere conferma in una prima forma ufficiale. Proprio questa calma produttiva, quasi in attesa della giusta idea al momento giusto, risulta un’eccezione rispetto ai comuni tempi più frenetici con cui si sviluppano le saghe cinematografiche. Oltre all’aspetto economico, sembra quindi esserci uno stimolo artistico sincero.
Questione di follia
Il titolo ufficiale di questo sequel è molto particolare. Il film si chiamerà Joker: Folie à deux, gioco di parole che, oltre a fare riferimento a un secondo capitolo della storia, corrisponde a una sindrome psichiatrica rara che descrive un sintomo paranoico o delirante condiviso tra due persone. Sono già iniziate, da parte dei fan, alcune teorie sul soggetto del film. Alcuni ritengono che il protagonista possa interfacciarsi con altre versioni di sé stesso (c’è chi desidera un Joker interpretato da Willem Dafoe), ma, allo stato attuale delle cose, appare più naturale la possibilità che venga raccontato l’incontro tra Joker e Harley Quinn, in una versione ovviamente diversa rispetto al personaggio interpretato da Margot Robbie. Stando alle ultime recentissime indiscrezioni, Lady Gaga sarebbe in trattative per interpretare il personaggio di Harley Quinn: una scelta che confermerebbe il rumor di un sequel di stampo musical, scelta che risulterebbe interessante e intrigante sulla carta. Restiamo all’interno della carta stampata e del mondo del fumetto, proseguendo le nostre ipotesi: il titolo del film potrebbe anche riferirsi a un dialogo tra nemesi, sottolineando ed espandendo il rapporto di possibile fratellanza tra Arthur Fleck e Bruce Wayne. Dinamiche che, seppur curiose, farebbero rientrare Joker in un canone non troppo innovativo.
La suggestione migliore sembrerebbe quella di poter proseguire un discorso legato alla società e capace di plagiare e trasformare gli elementi più celebri del mondo del fumetto di Batman sotto una nuova luce, più sporca, ruvida e rabbiosa come la Gotham City rappresentata nel film. La seconda persona con cui Arthur Fleck dividerà le proprie paranoie e i propri deliri potrebbe essere proprio lo spettatore stesso, l’uomo comune che ribolle insieme a lui ed è pronto a usare una maschera da clown come simbolo. Un terreno scivoloso, lo ammettiamo, forse ancora più estremo del capitolo originale, ma che confermerebbe l’unicità di un progetto cinematografico dalle indubbie qualità. Inglobato da un meccanismo industriale impossibile da spezzare, il sequel di Joker porta con sé tre brividi: quello della paura di un film non necessario, quello eccitante per il ritorno di un’icona, e quello del rischio di un film che una buona idea, più che esserlo, deve averla.
E voi cosa ne pensate? Siete d'accordo con le nostre riflessioni?
Se volete commentare a caldo questo articolo insieme alla redazione e agli altri lettori, unitevi al nostro nuovissimo gruppo Telegram ScreenWorld Assemble! dove troverete una community di persone con interessi proprio come i vostri e con cui scambiare riflessioni su tutti i contenuti originali di ScreenWorld ma anche sulle ultime novità riguardanti cinema, serie, libri, fumetti, giochi e molto altro!