Come un fulmine a ciel sereno, Ubisoft tramite un comunicato denominato Strategic Update, ha dato importanti lumi nel segnare il suo percorso di crescita nell’immediato futuro.
A far da contorno alla nota c’è anche l’ulteriore rinvio di Assassin’s Creed: Shadows, atteso capitolo dell’omonimo franchise che ha collezionato l’ennesimo rinvio, gettando nubi e speranze su questa produzione, che non vedrà più luce a febbraio 2025, bensì al 20 marzo 2025.
Tra tutte le informazioni, quella che più ha attirato l’attenzione e fatto scaturire diverse chiacchiere è proprio dove Ubisoft annuncia di aver iniziato un percorso con opzioni trasformative, senza omettere la possibilità di comunicare dettagli riguardo una possibile transazione. Cosa vuol dire tutto ciò? Vediamo punto per punto.
Assassin’s Creed: Shadows nuovamente rinviato

15 novembre 2024. 14 febbraio 2025. 20 marzo 2025.
Assassin’s Creed: Shadows colleziona l’ennesimo rinvio, che porta inevitabilmente il pubblico a chiedersi cosa stia succedendo a questa produzione Ubisoft, dato che è il primo titolo più importante per la casa francese dopo il “flop” di Star Wars Outlaws.
Al netto delle vendite che non hanno minimamente soddisfatto le aspettative del titolo ambientato nell’universo di Star Wars, e la chiusura di XDefiant, a Ubisoft serviva un successo forte e concreto, successo che sarebbe dovuto arrivare proprio nella solidità del franchise di Assassin’s Creed, ma Shadows – ironico il gioco di parole – continua a gettare ombre ovunque si affacci.
Prima le critiche alla presentazione, poi i rumor che lo vedevano come un gioco con estremi problemi tecnici e poi la prima posticipazione in cui molti hanno rivisto proprio l’ombra dei già citati problemi. I più estremisti hanno addirittura detto che il gioco sia stato riorganizzato in parte in questo periodo, ma di certo non si completa un titolo di tal calibro in meno di quattro mesi.
Il nuovo rinvio a marzo si colloca perfettamente in linea con la chiusura dell’anno fiscale di Ubisoft. Il titolo sicuramente venderà e inevitabilmente si porterà dietro forti critiche, ma ci piace pensare che gli stessi sviluppatori stiano sfruttando questi mesi per ottimizzare tutta la formula di gioco e presentare al pubblico il miglior prodotto possibile, ma fino a marzo, navigheremo nella totale incertezza, muovendoci solo per teorie, dolci sogni e aspettative.
Ubisoft è in vendita?

A quanto pare sì: nonostante pochi mesi fa Ubisoft negò la possibilità di mettersi sul mercato, ecco un clamoroso dietrofont. Nella nota dello Strategic Update, si parla delle intenzioni di riorganizzare tutta l’azienda partendo proprio dalla riduzione della base dei costi fissi.
Tale affermazione purtroppo rientra nella sempre più ripetuta azione di riorganizzazione del settore videoludico che ha visto innumerevoli tagli di personali. In tal senso, l’operazione di Ubisoft è quella di ottimizzare le proprie finanze, sia per un benessere economico, ma anche per essere appetibile a possibili acquisizioni. Insomma, nel mercato dell’usato si tende ad compare un’autovettura ben messa, anziché un rottame inutilizzabile.
Per farla breve: Ubisoft è consapevole di essere in perdita e di aver – anche – perso fiducia in una buona fetta di pubblico, dati di vendita alla mano, dunque una possibile acquisizione potrebbe aiutare la compagnia a risollevarsi. E in termini di autonomia?
Perdere l’autonomia e rispolverare storici franchise

Un’acquisizione non è mai cosa di poco conto. Gli equilibri cambiano e le certezze vengono meno ovunque. In tal senso, Ubisoft ha tantissimi franchise nella sua scuderia, anche di successo, che sta cercando di rispolverare, non sempre con grandi risultati, vedi l’ultimo Prince of Persia – The Lost Crown, titolo ottimo, che ha registrato vendita al di sotto delle aspettative.
Un’acquisizione di Ubisoft potrebbe portare anche a uno degli scenari peggiori, ovvero di uno spargimento delle proprietà, o di uno sfruttamento pessimo delle stesse. Provate a pensare alla Capcom prima di Resident Evil 7. Quello che è uscito fuori dalla casa giapponese, prima del 2017, è qualcosa che in molti cercano ancora di dimenticare (Umbrella Corps, parlo proprio di te).
Non si arriverà mai ad una situazione del genere, ma è bene sapere che per quanto Ubisoft cerchi di mantenere la schiena dritta e un certo grado di integrità della sua struttura interna, forse è da chiedersi se proprio questa sia il problema che ha portato Ubisoft alla situazione attuale.
Spesso e volentieri si parla di progetti creati e sviluppati con lo stampino, ma la realtà è che gli ultimi giochi di Ubisoft sembrano essere realizzati in compartimenti stagni, dove nessun organo riesce a comunicare con gli altri adiacenti, lavorando per piccole porzioni di gioco che poi mal si incastrano con le altre.
Un’acquisizione potrebbe risolvere questo problema solo se la stessa Ubisoft vorrà davvero cambiare. Nella nota spesso si parla di massimizzare le vendite, dunque il focus appare chiaro: economicamente ci sono problemi, è bene prenderne atto, ma forse bisogna cominciare a lavorare e risolvere i problemi interni agli sviluppi. Forse la soluzione è ben più vicina di quel che si possa pensare, al netto di una possibile acquisizione.