Come vedremo in questa recensione di A Memoir Blue, quello del team di sviluppo indipendente Cloisters Interactive è un videogioco che ha convinto Annapurna con la sua semplicità, caratteristica che spesso manca a molte opere della grande famiglia di prodotti provenienti dai tanti studi sconosciuti che sognano di presentare al mondo il nuovo The Last of Us o un open world come Elden Ring (a tal proposito, avete letto il nostro approfondimento sul nuovo gioco di FromSoftware?).
Per chi non conoscesse Annapurna Interactive, tuttavia, è necessario sapere che si tratta di un editore capace di scovare dei talenti fuori dal comune, nonché di un team affiatato e talentuoso che propone delle trame uniche e indelebili, con alcuni messaggi di fondo che, se compresi e assorbiti, mostrano una sicurezza che fa sempre gola a chiunque stringa un pad. Questo fin da quando Bugs Bunny: Lost in Time era ancora quel gioco che era meglio avere sul proprio scaffale, ai tempi della roboante PlayStation, magari in un’afosa estate del 1999.
A Memoir Blue, di sicuro, non c’entra nulla con il coniglio di Warner Bros, non è una storia allegra e non è neppure un racconto da prendere con leggerezza. Inoltre dura un’ora a mezza, perciò non è longevo quanto potrebbe esserlo un classico gioco di ruolo: in fondo, però, è il viaggio a contare più del suo inizio e della sua fine.
Al suo interno impersoniamo Miriam, una campionessa di nuoto femminile che vive un lutto profondo e terribile a causa della perdita di sua madre. Prima che pensiate di essere di fronte a una storia come Gris o To the Moon, sappiate però che la struttura ludica è differente, come lo è la sua direzione artistica. Niente percorsi a scorrimento laterale o uno stile grafico in 8-bit, dunque, ma solo molta, moltissima semplicità.
A Memoir Blue
Genere: Avventura grafica
Piattaforma: PS4/PS5, XBOX ONE/S/X, Nintendo Switch, PC
Uscita: 24 marzo 2022
Studio: Cloisters Interactive
Dalle onde allo schermo
Portami il girasole impazzito di luce
(Ossi di Seppia, Eugenio Montale)
Il gioco di Cloisters Interactive, infatti, è un’avventura narrativa che non ha niente a che fare con Last Stop o altre pubblicazioni di Annapurna. A Memoir Blue parte con un’introduzione incisiva e suggestiva che presenta Miriam, il suo mondo e le sue contraddizioni, immergendoci nella sua realtà interiore in cui scopriamo dei dettagli delicati della sua vita.
La sua scrittura, infatti, è ben narrata e approfondita, mostrando un personaggio ferito da eventi che potrebbero ricordare alcuni episodi della nostra infanzia, ripiombandoci in un vortice di brutti ricordi. Nel suo caso, per l’appunto, ripercorriamo alcuni momenti della sua vita: dalle conquiste alla perdita, dall’insicurezza alla solitudine, e dalla paura alla rabbia, mentre tutto quello che le ruota attorno le sfugge, infilandosi in una spirale che sfiora le sue corde più intime quanto basta per farla esplodere.
Come accennavamo prima la storia tratta della sua esistenza, quindi procede come una lente d’ingrandimento che ci immerge nella sua vita. Attraverso la narrazione, che su schermo è raccontata in maniera fluida, non incespicando su se stessa nonostante i temi trattati, conosciamo ogni aspetto di Miriam, nonché quello che s’è lasciata alle spalle dopo la separazione dei suoi genitori. Affidata alla madre vive la sua infanzia al sicuro, ma mentre affronta molti cambiamenti comincia a covare del risentimento a causa delle mancanze della donna, che è costretta a lavorare per mantenerla, mancando così alle gare di nuoto, ai premi studenteschi, e non riuscendo a dimostrarle con i fatti il suo amore.
Ricordiamo che Cloisters è al suo titolo di debutto, e non è semplice riuscire a rispettare gli standard qualitativi di Annapurna o la sua spiccata creatività: questo è un caso più unico che raro, quindi, ma che sottolinea la cura dell’editore americano nel ricercare delle storie che sappiano essere incisive. Sul lato narrativo, insomma, siamo di fronte a un prodotto definito e preciso, con un’idea finale che arriva all’obiettivo e che ci ha convinto, considerando quanto è stato raccontato e che preferiamo non rivelare per evitare spoiler che potrebbero rovinare la godibilità complessiva del gioco.
Giocare con i ricordi: non il solito punta e clicca
Come in tante avventure narrative, anche A Memoir Blue non spicca per la sua struttura ludica e preferisce di gran lunga proporsi con semplicità attraverso un gameplay intuitivo. Siamo di fronte a un punta e clicca, per l’appunto, in cui muoviamo un puntatore che compie delle azioni di vario genere, come pulire uno specchio dalla sabbia, rimuovere delle alghe o aprire e abbassare delle saracinesche per scoprire le sfumature della protagonista.
L’interazione con gli oggetti, dunque, rappresenta l’intero sistema ludico del prodotto, e se da una parte convince, dall’altra risulta ripetitivo, specie nelle fasi finali. Il ritmo di gioco è comunque apprezzabile, e interagire con quello che viene mostrato a schermo mentre avanziamo è divertente perché si collega al viaggio della protagonista e a quello che l’aspetta. Sia chiaro, non stiamo parlando di un videogioco che esprime il meglio di sé sotto questo aspetto, ma d’altronde il suo obiettivo finale non è sicuramente quello di sorprendere grazie al suo gameplay, e tanto meno di essere memorabile e rivoluzionario. A Memoir Blue, e lo precisiamo, concentra tutte le sue energie sulla trama e le sue tematiche.
Quello che è sicuramente funzionale è la costruzione degli enigmi di gioco, sempre collegati all’ambientazione e al puntatore che, per l’appunto, rappresenta l’unico modo per scoprire i segreti al suo interno e avanzare nella mente di Miriam. Come Unpacking è il ragionamento a essere la carta vincente per risolvere i rompicapo ma, a differenza dell’opera di Witch Beam, A Memoir Blue è un videogioco che non mette al centro una cura del genere, preferendo concentrarsi su un’atmosfera più unica e diretta, capace di coinvolgere non con indizi o suggerimenti, ma mostrando cosa possiamo raggiungere con il puntatore mentre ripercorriamo la storia della protagonista.
Nella sua semplicità, insomma, il gameplay di A Memoir Blue è una lama a doppio taglio e, pur rappresentando un’idea ben congegnata, avrebbe meritato una maggiore infiorettatura di alternative alle solite azioni che si è costretti a compiere. Certo, a dirsi è facile, sia chiaro, ma quello che Annapurna può offrire, considerando i suoi elevati livelli produttivi, va ben oltre un freddo simbolo bianco che si muove sullo schermo.
Un mare da scoprire
Uomo, nessuno ha mai misurato la profondità dei tuoi abissi
(L’Uomo e il Mare, Charles Pierre Baudelaire)
Ci siamo immersi nei ricordi di Miriam, abbiamo percorso i suoi momenti più toccanti attraverso un’ambientazione meravigliosa e scandita da panorami mozzafiato. Il merito è di una direzione artistica d’autore, un altro punto a favore del team con sede a New York, che per l’occasione ha disegnato e creato una scenografia che regala degli scorci memorabili.
Immersi in questo mare di ricordi, abbiamo visitato un parco giochi, dei salotti e delle ampie aule e una piscina, dei luoghi che fanno parte della storia di Miriam e che, in un modo o nell’altro, c’entrano anche con noi. I loro colori sgargianti, capaci di riempire gli occhi come se sullo schermo si dipingesse un quadro pronto ad approfondire anche la nostra storia, coinvolgono e rilassano anche grazie alle composizioni musicali e alle canzoni scelte per la produzione.
Questa è la qualità che ha contraddistinto altri videogiochi indipendenti, proprio quelle colonne portanti che, da qualche anno a questa parte, rappresentano per il medium delle solide realtà su cui costruire il futuro di molti studi di sviluppo alle prime armi. D’altronde What Remains of Edith Finch e Outer Wilds sono ancora oggi dei giganti da superare, ma nel panorama indipendente, perlomeno, non esiste tutta questa concorrenza. C’è tuttavia molta creatività, e A Memoir Blue n’è un degno esempio, nonostante una longevità sicuramente non molto entusiasmante e delle azioni che potrebbero risultare ripetitive. Al netto di queste criticità, l’esperienza di gioco è coinvolgente e spinge a riflessioni di vario genere sul passato e sui propri affetti più cari, e questo sottolinea quanto sia importante un videogioco che esprima semplicità attraverso una storia toccante e memorabile, che si colloca nel mercato odierno tra quei videogiochi che è impossibile dimenticare con facilità.
La sua presenza nel GamePass di Microsoft, il servizio d’abbonamento della casa di Redmond, infoltisce un catalogo già di per sé di qualità, desideroso di fornire ai giocatori XBox – e non solo – videogiochi diversi e con un taglio incisivo. A Memoir Blue è un viaggio toccante che, se affrontato con la dovuta sensibilità, potrebbe lasciare ben altro che un’ora e mezzo di svago, risvegliando quei ricordi che sono rinchiusi in un scrigno, magari proprio in fondo al mare. Ad un mare di ricordi.
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Conclusioni
Come abbiamo visto nella nostra recensione, A Memoir Blue è un videogioco toccante e coinvolgente, una prova d'amore per Annapurna e un notevole debutto per Cloisters Interactive. Un videogioco dal grande spirito emotivo ed empatico.
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Voto ScreenWorld