L’adrenalina e lo spirito delle corse automobilistiche degli anni ’60, condensate in un gioco da tavolo che tanto ha fatto parlare di sé a Play – Festival del Gioco 2023; ecco la recensione di HEAT Pedal To The Metal: il gioco dell’anno?
HEAT – Pedal To The Metal
Genere: gioco da tavolo in stile “Euro” – gestione deck carte
Giocatori: da 1 a 6
Prezzo consigliato: 64,90 euro
Editore: Days of Wonder – distribuzione: Asmodee Italia
Premi quel dannato pedale!
Se ne parlava da un po’ di tempo di HEAT Pedal To The Metal, il nuovo gioco da tavolo di Asger Harding Granerud e Daniel Skjold Pedersen, prodotto da Days Of Wonder (gli stessi del modern classic Ticket To Ride) e finalmente distribuito in italiano dai tipi di Asmodee Italia.
E il gioco, fresco di stampa, ha letteralmente catturato l’attenzione del pubblico del Play Festival del Gioco di Modena, diventando uno dei più giocati (e provati) anche grazie ad una vasta campagna di critiche entusiaste raccolte su BoardGameGeek che lo hanno reso un gioco estremamente “hot” (che per un prodotto che si chiama Heat, è molto nomen omen).
Ed eccoci qui, pronti a vivere sul nostro tavolo le intense emozioni delle corse automobilistiche degli anni ’60 (e per la precisione i campionati del ’61, ’62 e ’63) a bordo di pioneristiche e decisamente capricciose auto da corsa.
Heat è un gioco di gestione del proprio deck di carte “mano”, in stile Euro-Game, anche se le etichette e le definizioni non ci stanno particolarmente simpatiche, in cui ci troveremo a gareggiare contro gli avversari fino ad un totale di 6 giocatori.
Obiettivo? Naturalmente tagliare il traguardo per primi (ovvero, alla fine dei giri imposti dal tracciato, raggiungere per primi la maggior distanza oltre il traguardo) impiegando tutta la propria abilità e strategia di gara.
Perché le auto non sono dei sofisticati mech da battaglia computerizzati capaci di impostare le traiettorie e ottimizzare gli andamenti del motore. Sono auto da corsa di 60 anni fa, tutte olio, pistoni, leve, candele e rischiano di surriscaldarsi, rompersi persino. Quindi tutto è nelle mani dell’abilità del pilota che deve sapere scegliere le migliori strategie per affrontare il tracciato, intuendo quando correre in modo conservativo e quando premere il pedale a tavoletta e sputare un po’ di fiamme.
Le meccaniche di gioco di HEAT
Quindi ogni giocatore comporrà il proprio mazzo secondo le indicazioni del tracciato, della tipologia di partita (base, evoluta, campionato o torneo) ed eventualmente di condizioni meteo con le quali affrontare la gara (pazzesco, hanno inserito anche quelle, con annesse condizioni di pista), sfruttando la plancia.
Su questa plancia saranno adagiate le carte “heat”, in quantità variabile, che rappresentano le sollecitazioni o, se preferite, gli sforzi a cui sottoporremo il nostro motore durante la gara per accelerare, affrontare curve a regime sostenuto, rischiando di finire in tribuna, ecc.
Avremo quindi una mano da 7 carte, a fronte di un deck che comprende:
- carte per il movimento, caratterizzate da punti movimento in quantità variabile, da 0 a 5 caselle;
- carte stress che zavorrano la nostra mano, ma se utilizzate obbligano alla pesca “alla cieca” di carte movimento (generando l’effetto di casualità che aumenta la tensione, il rischio e in generale aggiunge pepe alla partita);
- eventuali migliorie (freni, alettoni, sistemi di raffreddamento, carrozzerie migliorate e molto altro, su due livelli) che offrono bonus e attività speciali;
- eventuali carte sponsor (solo nella modalità campionato) con effetti benefici a consumo.
Ogni giocatore, in ordine sulla base della propria posizione in pista, dovrà quindi decidere l’approccio al turno selezionando, contemporaneamente con gli altri, la marcia con la quale intende affrontare la parte di tracciato impegnata, in una scala da 1 a 4, e quindi giocando obbligatoriamente il numero di carte relativo, attivando diverse opzioni.
Se in prima e seconda si avrà un approccio prudente (ma potenzialmente lento) si potrà permettere al motore di raffreddarsi riportando carte heat nel proprio motore, in terza e in quarta si potranno bruciare carte heat per compiere ulteriori accelerate, salvo poi finire lunghi prima di una curva e volare come un Concorde.
Il cambio di marcia di un livello è sempre consentito, ma se vogliamo esagerare e passare dalla prima alla terza o dalla quarta alla seconda (due livelli, quindi) questo darà dei bei scossoni al nostro motore, pagando in carte heat.
La combinazione della mano di carte è casuale, ma un giocatore esperto cercherà di tenere il conto dei movimenti già utilizzati per immaginare le successive pesche e quindi stabilire quando spingere e quando frenare.
Perché ogni curva avrà un coefficiente di difficoltà, rappresentato dalla velocità massima con la quale dovrebbe essere affrontata. Se si supera tale velocità saremo costretti a bruciare carte heat in numero pari alla differenza tra la velocità della nostra autovettura e la velocità massima di curva.
E se non ci sono carte heat a sufficienza? Si sbanda! Si scartano tutte le carte heat in possesso, si retrocede alla linea di curva e si mette obbligatoriamente la marcia in prima.
Bruciare le carte migliori all’inizio potrebbe impedirci di uscire da una curva e riprendere velocità. Alla stessa maniera la mancanza di fegato non si addice ai piloti vincenti. Soprattutto quando dovremo riformare il mazzo di carte e ricominciare con le strategie e gli azzardi.
Oltre alla pesca delle carte potremmo utilizzare i bonus conferiti dagli equipaggiamenti, potremmo raffreddare il nostro motore, entrare in scia degli avversari e compiere sorpassi mozzafiato (una delle cose più entusiasmanti della partita), reagire alle strategie altrui, in caso di campionato compiere determinate azioni per impressionare sponsor e la stampa e ricevere quindi bonus importanti (non senza prendersi grandi rischi) fino a riformare la mano di 7 carte con la quale affrontare inizialmente il round successivo.
Ma quale fortuna? Tutta strategia…
La meccanica di gioco è tanto semplice quanto efficace; nei due/tre giri di pista ci troveremo a vivere un crescendo di adrenalina e continui ribaltamenti, senza tuttavia rischiare di finire troppo presto fuori dai giochi, anche se c’è sempre una componente di casualità che genere imprevisti e potenzialmente delle condotte di gara non eccelse.
Heat Pedal To The Metal è dannatamente divertente.
Nonostante ci siano solo 6 macchine e 4 tracciati nella scatola base, le possibilità di gioco sono tante e la varietà dell’approccio di gioco è sufficiente per garantire una buonissima longevità. E poi c’è già aria di espansioni che non tarderanno ad arrivare visto che la scatola è già predisposta per ospitare nuovi componenti (almeno due giocatori in più).
Certamente si passa un po’ di tempo tra un turno e l’altro a fare calcoli e a contare caselle prima della curva impegnativa (e sotto questo aspetto è bellissimo che i creatori abbiano inserito il counter delle caselle prima della curva, offrendo uno strumento comodissimo per velocizzare le elucubrazioni e allo stesso tempo un elemento di tensione al gioco), ma non ci sono mai veramente dei tempi morti.
In effetti il segreto di questo gioco è armarsi di una visione di partita non relegato al turno di gioco stesso. Più che analizzare le potenzialità delle carte nella propria mano, il giocatore è chiamato a spremersi le meningi per costruire una strategia che coinvolga anche i turni successivi, immaginando le carte che dovrà pescare. Anche il tenersi in mano determinate carte per i momenti cruciali o rinunciare ad essere il primo per tutto il tracciato può diventare vincente, se la strategia scatta al momento giusto.
Ottimo in 4 giocatori, entusiasmante in 6 (anche con l’eventuale aggiunta dei bot, chiamati “leggende” che possono alzare ulteriormente la sfida oltre a permettere un’eventuale giocata in solitaria), Heat ha tutte le carte in regola per essere uno dei migliori titoli dell’anno.
Ma ci sono solo pregi in questo gioco?
Certo che no. Ma i difetti sono per fortuna davvero pochi dimenticabili.
Si sente a mancanza di una possibilità di reazione alle entrate in scia degli avversari. Se un avversario arriva dietro, automaticamente potrà sorpassare e non ci sarà modo di evitarlo. Sarebbe stato bello poter sfruttare le carte heat (o una penalizzazione della mano) per effettuare un impedimento e rendere quindi ancora più combattuta la competizione (il cosiddetto “fare a sportellate” che peraltro tanto bene si sposerebbe con l’ambientazione).
Un paio di tracciati in più sarebbero stati notevolmente graditi, visto che il gioco viene venduto al prezzo di circa 65 euro, ma la componentistica è essenzialmente data dalle carte (ma le macchinine sono davvero super cute). Una componentistica di buon livello, con le illustrazioni splendide di Vincent Dutrait, ma che non fanno certo strabuzzare gli occhi visto che la concorrenza oggi come oggi è piuttosto accesa in tal senso.
Alcuni giocatori particolarmente esperti ed esigenti potrebbero arrivare a trovare delle strategie di mediamente buone per ogni circuito, arrivando a metterle in pratica in modo sistematico e appiattendo un po’ lo stile di gioco (anche se la casualità della pesca carte obbligherà sempre a rivedere il nostro pensiero), ma in fin dei conti parliamo di un rischio legato alla longevità che esiste per qualunque tipo di gioco, motivo per cui ne escono di nuovi a valanghe ogni anno.
E potremmo anche fermarci qui.
Ed infine, il podio, la gloria
È vero che il gioco ha un prezzo leggermente più alto di quello che la componentistica porterebbe a desiderare, ma Heat è così divertente e ben congegnato (non a caso il processo creativo risale addirittura al 2018) che proprio non si riesce a rimanere insoddisfatti, come quando si va in un ristorante così eccellente e la cui proposta è così valida, da farci scordare di aver speso un pochino in più rispetto al solito (e in questo parliamo di 10 euro su un totale di 65, non di centinaia).
Heat può essere spiegato in maniera veloce, bastano 20 minuti per introdurre le regole base a chiunque, rendendolo molto trasversale, diverte tantissimo, è facile da intavolare e fa venire voglia di rigiocarci, di continuo.
E queste sono le caratteristiche con le quali si costruisce un “gioco dell’anno”. Bisognerà fare tanto bene per togliergli quantomeno il podio, ma possiamo dire già senza indugi che una medaglia dovrebbe arrivare senza grossi timori.
Che bello tornare a giocare con le macchinine!
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Recensione in breve
HEAT, basato sulle corse automobilistiche degli anni '60, è uno di quei giochi da tavolo che appena finisci una partita ne vorresti iniziare un'altra. Veloce, semplice nelle meccaniche, ma profondo quanto basta per generare competizione e colpi di scena. Può essere giocato in maniera semplice o creando il campionato storico. Davvero è stata amore alla prima partita e sembra destinato a diventare IL gioco da tavolo del 2023.
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Voto ScreenWorld