Una somma definita come “enorme” è al centro dell’accordo tra Google e Samsung. Il colosso di Mountain View ha iniziato a versare cifre molto elevate per garantire che Gemini, la propria applicazione di intelligenza artificiale, sia preinstallata sugli smartphone Galaxy. L’informazione è emersa durante il processo antitrust in corso negli Stati Uniti, che vede Google contrapposta al Dipartimento di Giustizia e getta luce sulle tattiche aggressive impiegate dall’azienda per rafforzare la propria posizione nel settore dell’AI.

Secondo le testimonianze fornite in tribunale da Peter Fitzgerald, vicepresidente Google per le piattaforme e le partnership con i produttori, i pagamenti a Samsung sono iniziati a gennaio 2025. L’intesa ha una durata minima di due anni e prevede non solo il versamento di una cifra fissa mensile, ma anche una percentuale dei ricavi generati tramite l’app Gemini. Tuttavia, è emerso che Gemini non contiene al momento pubblicità, rendendo più difficile stimare quanto potrebbe fruttare a Samsung sul lungo termine. L’accordo ha avuto un impatto immediato sull’esperienza utente. Infatti, quando si tiene premuto il tasto di accensione sui Galaxy S25, viene attivato Gemini anziché Bixby, l’assistente proprietario di Samsung.

Gemini AI
Gemini AI, fonte: Google

Questo spostamento di priorità è stato possibile grazie all’enorme somma versata da Google, che ha superato le offerte concorrenti di aziende come Microsoft e Perplexity, anch’esse interessate a comparire come assistenti AI predefiniti. Nonostante queste pratiche siano già state giudicate problematiche sul piano normativo (una sentenza del 2024 ha dichiarato illegittimi i pagamenti di Google a Samsung per garantire la predominanza del proprio motore di ricerca) Google sembra aver proseguito su questa linea. Il procedimento attuale si concentra proprio sul presunto abuso di posizione dominante dell’azienda nel mercato della ricerca online. Il Dipartimento di Giustizia mira a ottenere provvedimenti significativi: tra le ipotesi in discussione c’è anche la separazione forzata del browser Chrome dal resto dei servizi Google e l’imposizione di nuove regole per rendere il settore della ricerca più equo e concorrenziale.

Durante le udienze, l’avvocato del DOJ, David Dahlquist, ha evidenziato il pericolo che Google possa usare i suoi strumenti di intelligenza artificiale come Gemini per rafforzare ulteriormente il proprio monopolio. Secondo l’accusa, l’ecosistema creato da Google, dove l’AI rimanda al motore di ricerca e il motore di ricerca alimenta l’AI, finisce per limitare le possibilità di scelta degli utenti e ostacolare la concorrenza. Dai documenti depositati in aula emerge che i versamenti di Google a Samsung sono effettuati su base mensile e potrebbero proseguire fino al 2028, nell’ambito di un accordo pluriennale. Sebbene le cifre esatte non siano state rese pubbliche, le testimonianze parlano chiaramente di compensi molto elevati.

Con il lancio della linea Galaxy S24 e dell’iniziativa Galaxy AI, Gemini è diventata una componente centrale dell’esperienza utente offerta dai dispositivi Samsung. Alcune delle funzionalità sviluppate congiuntamente dalle due aziende sono rimaste esclusive dei Galaxy per un certo periodo, rendendo l’accordo vantaggioso da entrambe le parti. Tuttavia, l’esito del processo in corso potrebbe cambiare drasticamente lo scenario e mettere a rischio la possibilità di replicare accordi simili in futuro.

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Nato il 10 Giugno 2001 a Cesena, dal 2023 Nicolò Vandi collabora con CinemaSerieTv.it e ScreenWorld.it. Amante della settima arte sin da quando era un bambino, studia al DAMS di Bologna e sogna di lavorare nel mondo del Cinema.