La gente va al ristorante per mille motivi. Ci va per sentirsi coccolata, per staccare dal caos della propria vita e godersi pochi, preziosi istanti di tranquillità. Anche quella culinaria è un’esperienza: ha un inizio, uno svolgimento e una fine. Con il passare degli anni, The Bear ha trovato sempre più parallelismi con la ristorazione – non nel contesto che si racconta dalla prima stagione, ma con ciò che alimenta la passione dietro quel mondo. La serie di Christopher Storer è diventata un fenomeno di culto perché ha saputo toccare il sentire moderno con una sensibilità e un’empatia rare per l’industria di oggi. Poche follie, tanti rischi, tutti presi con i propri tempi senza temere il giudizio del pubblico. A costo di apparire superbo nella sua scalata verso la perfezione, The Bear non ha accettato compromessi.

Storer e i suoi hanno raccontato il mondo culinario dal punto di vista di chi lo subisce, lontano dalla patina dei programmi televisivi all’ultimo grido, alterandone la forma per dar voce ai fragili e agli spezzati. Il mondo che si fa cucina, ancora una volta, per mostrare battaglie e sofferenze maledettamente simili alle nostre. Nell’eterna lotta tra realtà e ambizione, questa serie ha saputo offrire un’esperienza di pura umanità: ha avuto un inizio esemplare, ha toccato l’apice, ha vacillato e ha sofferto più di quanto avrebbe meritato. Ora, con la quarta stagione in streaming su Disney+ dal 26 giugno, The Bear raggiunge la piena maturità. Lontana dai deliri e dalla perfezione a tutti i costi, la serie di Chris Storer abbraccia la sua anima drammatica, aprendosi all’idea di poter finire.

The Bear – Stagione 4
Genere: Drammatico
Durata: 10 Episodi/50 minuti ca.
Uscita: 26 Giugno 2025 (Disney+)
Showrunner: Christopher Storer, Joanna Calo
Cast: Jeremy Allen White, Ayo Edebiri, Ebon Moss-Bachrach, Jon Bernthal

Tracciare la rotta

Jeremy Allen White in una scena di The Bear 4
Jeremy Allen White in una scena di The Bear 4 – ©Disney+

Per molti, The Bear è la serie dei deliri in cucina, dei litigi a ritmo serratissimo e delle canzoni di Taylor Swift cantate in macchina a squarciagola. Quei frammenti hanno lasciato un’impronta che ha poi spinto tantissimi ad accontentarsi soltanto del meglio. Per fortuna non ruota tutto intorno alla cucina. The Bear deve girarci intorno, ovviamente: anche questa stagione ha un obiettivo che scandisce i ritmi dell’azione e dei personaggi, con la pressione crescente di un tempo che scorre inesorabile e un destino che non aspetta nessuno. La strada tracciata negli scorsi episodi, però, porta definitivamente il focus sulla vita vera, nel cuore dei legami che tengono a galla gli uomini. Si va verso un’esistenzialismo pungente, di quelli che guardano al tempo come essenza autoritaria e ragionano su ordine e caos in relazione agli istanti perduti.

Così la camera si avvicina sempre di più ai personaggi, tracciandone i contorni in maniera ormai chiara e definita, al punto da permettere allo spettatore di coglierne ogni sfumatura. Nel mondo in cui ogni secondo conta, resiste ancora l’idea che anche un solo sguardo possa cambiare le cose. Storer sa perfettamente quello che fa, per questo sceglie di spendere il suo tempo e di indugiare sui volti per raccontare la sua storia: attraverso i primi piani, The Bear trova il senso dei legami attraverso gli occhi, riflessi sinceri di ciò che le parole non riescono a dire. Dopo aver mostrato spesso soltanto una parte della storia, adesso gli sguardi della serie non sono solo finestre verso abissi interiori: gli occhi si fanno specchi, i riflessi più lucidi per capire cosa si è diventati.

La serie propone con coraggio un equilibrio nuovo che prenda il sopravvento sulla rabbia, catturando l’attenzione con l’eleganza formale per colpire dritto al cuore con la più accorata delle introspezioni.

Verso il futuro

Carmy e Sydney in una scena di The Bear 4
Carmy e Sydney in una scena di The Bear 4 – ©Disney+

Lontano dalle polemiche (e da qualsiasi dubbio sulla sua natura drammatica), la quarta stagione di The Bear accoglie la maturità in modo deciso. Lo fa trasformando le urla in sussurri, giocando con le dinamiche di potere e dolore per presentare la portata principale. Anche quando il sapore sembra già sentito, c’è ancora spazio per dei guizzi di travolgente emozione. La rappresentazione perfetta di un’opera che ha raggiunto vette qualitative impressionanti proprio nel dramma di quei legami fortissimi che non sanno come sfogarsi. In The Bear, dolore e rabbia sono echi d’amore. Poco importa se a molti darà fastidio o se ad altri avrà già stuccato: consapevole di non piacere a tutti, The Bear si mostra per ciò che è. Prendere o lasciare.

La quarta stagione di The Bear è serialità nella sua forma più elevata, esasperata e tenace. Uno spazio di realtà autoriale nel marasma delle grandi produzioni, ostinato a restare piccolo facendo le cose in grande. Uno show che cerca la verità tra brutture e incongruenze, tra stranezze di vita e decisioni difficili, traumi passati e desideri logoranti. C’è vita, oltre la cucina. E la si sente, vibrante in ogni fotogramma. Del resto, non tutti si lanciano nell’impresa di un ristorante (o nell’impresa di una serie del genere): è un impegno assurdo, brutale, qualcosa che non tutti possono portare avanti. Ma The Bear può. Perché ha capito che la gente va al ristorante per sentirsi coccolata, per staccare dalla monotonia, ma ci va soprattutto per sentirsi meno sola.

 

Conclusioni

8.0 Consapevole

A costo di allontanare parecchi fan, The Bear abbraccia definitivamente la maturità e lo fa con una stagione che esce dalla cucina per concentrarsi sui personaggi e sulle loro storie. Meno caos, più sensibilità: la serie di Christopher Storer farà discutere, ma raggiunge un punto di svolta che permette (forse per la prima volta) di pensare davvero alla fine.

Pro
  1. La caratura tecnica della serie ha raggiunto l'apice
  2. Il cast si conferma la vera forza trainante dello show
  3. La narrazione raggiunge la piena maturità, concentrandosi definitivamente su ciò che conta davvero
Contro
  1. Il ritmo subisce delle frizioni, soprattutto nella prima parte della stagione
  2. Non tutte le storyline sono approfondite a dovere
  3. Le scelte narrative faranno discutere, allontanando definitivamente alcuni spettatori
  • Voto ScreenWorld 8
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Classe '94. Critico e copywriter di professione, creator per passione. Ha scritto e collaborato per diverse realtà di settore (FilmPost.it, Everyeye) con la speranza di raccontare il Cinema e la cultura pop per il resto della sua vita.