Uscirà il prossimo 20 marzo su Prime Video Sconfort Zone, la nuova serie di e con Maccio Capatonda. Il fulcro del racconto? Tuffarsi in ciò che è ignoto e scomodo, in ciò che non è familiare e che fa paura, per sperare così di riscoprire se stessi. Sconfort Zone, infatti, segue per sei episodi un Maccio Capatonda sempre più in crisi che, per ritrovare la scintilla della creatività, accetta di fare un percorso quanto meno fuori dall’ordinario per ritrovare Marcello – e, con lui, il ragazzo che è riuscito a creare una delle maschere più note del panorama comico italiano.
La cosa più interessante di questa nuova serie di Prime Video è notare come non ci si sia accontentati di portare sul piccolo schermo un Maccio Capatonda canonico, capace di far ridere con i personaggi che hanno scandito la loro carriera. La mossa vincente di Sconfort Zone è stata quella di trascinare lo spettatore nella stessa condizione di Maccio Capatonda: accettare l’inaspettato.
Genere: Comico
Durata: 6 Episodi/20 minuti ca.
Uscita: 20 Marzo 2025 (Prime Video)
Cast: Maccio Capatonda, Edoardo Ferrario, Valerio Lundini, Fru
Una storia biografica?

Maccio Capatonda è un comico e un professionista che non ha bisogno di presentazioni. Marcello Macchia, al contrario, è qualcuno che non siamo abituati a conoscere. Si tratta quasi di un paradosso in cui la persona si fa personaggio, in cui la realtà si trasforma in maschera. Il vero protagonista di Sconfort Zone, dunque, non è affatto Maccio Capatonda, ma il professionista che si cela dietro l’ideatore di tanti sketch e personaggi che ci hanno fatto ridere nel corso degli ultimi anni. Ed ecco che la serie in arrivo su Prime Video cala il suo primo asso vincente: si trasforma in un racconto autobiografico.
Sebbene non manchino le svolte narrative frutto della pura invenzione artistica, il cuore di Sconfort Zone è rappresentato proprio da un artista che decide di mettere a nudo se stesso, che si racconta con una sincerità disarmante, che lascia intravedere la fragilità in mezzo alle risate. Non si tratta di una serie drammatica e la verve comica continua a essere il registro preferito. Ma è attraverso questi strumenti, insieme canonici e familiari, che Maccio Capatonda racconta la crisi di un creativo sottoponendosi a una terapia d’urto (letteralmente!) che lo obbliga a fronteggiare il disagio di una vita passata a cercare di far ridere gli altri per appianare problemi, litigi e crisi.
“È una serie abbastanza autobiografica. 52% autobiografica. Ho fatto proprio i calcoli perfetti.” – Maccio Capatonda durante la conferenza stampa
In qualche modo torna l’archetipo del comico inteso come alter-ego di una maschera che sa carpire il dolore e cerca di trasformarlo in una risata. Invece di adagiarsi su numeri e situazioni che gli assicurerebbero il successo e il plauso dei fan, Maccio Capatonda abbassa la testa, fa un passo indietro e regala al pubblico il “suo” Marcello, fatto di disagio, di paura di fallire e di quell’orribile incubo rappresentato da una pagina bianca.
Il potere (e la maledizione) della creatività

Sconfort Zone affronta con particolare attenzione il tema della creatività e delle aspettative che essa porta con sé. Non certo un argomento originalissimo nell’ambito artistico, ma che nella serie di Maccio Capatonda si offre allo sguardo del pubblico come un racconto metalinguistico. La serie prende il via con Maccio Capatonda davanti al suo portatile, sul punto di scrivere una serie per Prime Video. La pagina bianca, però, lo guarda come una minaccia e un buco nero, capace di inglobare tutte le sue idee. Di fatto è come se stessimo guardando in fieri l’origine della serie tv che stiamo comunque già guardando, in una mise en abime continua e costante che offre un ulteriore livello di lettura.
Di fatto il pubblico non sa dove inizi la verità e dove essa sfuma nella finzione. Si viene a creare così una sorta di patto inconscio tra attore e pubblico che rende la fruizione di Sconfort Zone non solo più interessante, ma anche più coinvolgente. Nel prendere di mira il mondo dello spettacolo che lo ha quasi elevato a guru della comicità e attaccando in modo intelligente archetipi ormai vetusti, come la mascolinità tossica ma anche l’ipocrisia di una narrazione volta ad “accontentare” tutti, Maccio Capatonda realizza forse il suo prodotto più sincero che, anche se fa ridere meno del previsto, dimostra come un artista sia tale soprattutto quando sa reinventare se stesso.
Conclusioni
La grande capacità di Sconfort Zone è quella di essere un prodotto che svia le aspettative del pubblico, portandolo su strade meno battute. Pur non mancando i momenti di pura ilarità, Sconfort Zone è qualcosa di inaspettato: Maccio Capatonda balla (letteralmente!) sul confine tra realtà e finzione.
Pro
- Il tono inaspettato
- I cameo d'eccezione
- La scelta
Contro
- Alcune lacune nello sviluppo narrativo
- Il finale poteva essere gestito meglio
-
Voto ScreenWorld