Alla Festa del Cinema di Roma è arrivato Nuovo Olimpo, l’ultima fatica registica di Ferzan Ozpetek che sarà disponibile dall’1 novembre su Netflix. Una pellicola che porta sul grande schermo le tematiche e lo stile del regista italo-turco, aggiungendo anche numerosi dettagli autobiografici.
Nella nostra recensione di Nuovo Olimpo cercheremo dunque di far luce sugli aspetti positivi e negativi del lungometraggio, spiando da vicino una parte privata della propria esistenza che Ozpetek ha voluto rendere fiction, come avevano già fatto sia Paolo Sorrentino con È stata la mano di Dio, sia Pedro Almodovar con Dolor y Gloria, in cui il cinema è ambizione e racconto, terapia e ricordo.
Genere: Drammatico
Durata: 110 minuti
Uscita: 1 novembre 2023 (Netflix)
Cast: Damiano Gavino, Andrea Di Luigi, Ruisa Ranieri, Aurora Giovinazzo, Greta Scarano, Alvise Rigo, Giancarlo Commare, Jasmine Trinca
Il sogno dell’amore perfetto
L’anno è il 1978 ed Enea (Damiano Gavino) è un giovane studente di cinema che sogna di diventare regista e che passa molto tempo a lavorare come volontario sui set. Una sera, proprio su uno di questi set a cielo aperto, Enea incrocia lo sguardo di un ragazzo, uno dei tanti volti che sta fermo in mezzo alla gente e che cerca di curiosare per vedere da vicino la magia del cinema. Un volto tra la folla, niente di più, questo è ciò che pensa Enea. L’ultima cosa che si aspetta è di rincontrare quello stesso ragazzo, Pietro (Andrea Di Luigi), nel Nuovo Olimpo, un cinema di Roma che trasmette vecchi film con Anna Magnani. Tra i due nasce subito un forte sentimento, qualcosa che li travolge e li coglie impreparati, qualcosa a cui forse non sanno nemmeno dare un nome.
Enea, abituato agli incontri clandestini nei bagni del cinema, non è però abituato a un ragazzo come Pietro, che lo guarda come se fosse il primo uomo che abbia mai visto. Pietro, dal canto suo, che sembra aver timore persino dei suoi sentimenti, non si aspetta un uomo come Enea, così pieno di passione. L’amore tra i due nasce sotto lo sguardo benevolente della cassiera del cinema (Luisa Ranieri). Tuttavia la vita riesce a mettersi in mezzo, a insinuarsi in questo sogno d’amore che ambiva alla perfezione e che invece sembra destinato a crollare sotto i primi colpi di un destino avverso.
Pietro ed Enea si separano: il primo diventa medico e sposa una donna dell’alta borghesia (Greta Scarano), mentre Enea riesce a diventare regista, assume la sua migliore amica (Aurora Giovinazzo) e si innamora di un uomo con velleità da chef (Alvise Rigo). E in questi anni che passano, nel lento fluire del tempo che scorre, Ozpetek inserisce la nostalgia per ciò che è stato e che non è più.
La summa di Ferzan Ozpetek, ma senza anima
Nuovo Olimpo è un film che, da solo, rappresenta un po’ la summa delle tematiche tanto care a Ferzan Ozpetek. Se pure il regista non avesse messo in chiaro l’intento autobiografico dell’intera operazione, uno spettatore avulso alla sua filmografia avrebbe potuto ritrovare con facilità il filo rosso che conduce dalla finzione al cuore del metteur en scene. Davanti al grande schermo passano tutti gli archetipi e i topos della produzione del regista italo-turco. L’incontro tra due persone che si amano, ma che sono costrette a veder il proprio sogno infrangersi contro una realtà che sembra contenta solo quando può remare contro coloro che sono felici. L’idea di “found family”, per cui i legami più importanti non sono quelli di sangue, ma quelli che vengono fatti per scelta. C’è poi l’amore per l’arte, la plasticità dei corpi che vengono messi in primo piano per essere liberati da qualsiasi tabù che ancora imperversa sul grande schermo.
E, in questo senso, è chiarificatrice una battuta specifica del film, quando ad Enea viene chiesto il motivo della sua “ossessione” per l’omosessualità. Il personaggio risponde, spiegando che non è lui che mette troppa omosessualità nel cinema, ma sono gli altri che ne sottraggono una quantità eccessiva. Una risposta che avrebbe potuto dare lo stesso Ozpetek e, in effetti, in Enea è molto semplice vedere l’ombra del regista. Sulla carta, dunque, Nuovo Olimpo era un film destinato a emozionare e far riflettere e, soprattutto, ad andare incontro alle aspettative di tutti coloro che conoscono il lavoro del regista. E, in parte, questo viene rispettato.
Ma Nuovo Olimpo dovrebbe essere la storia struggente di un amore fatto di nostalgia e rimpianti, di ricordi dorati e frasi sussurrate al buio per paura di essere scoperti nel mezzo della propria fragilità. Il risultato è una pellicola ben girata, ma che in qualche modo riesce ad essere priva di anima, che non colpisce e non coinvolge e che rischia di essere un mero esercizio di stile privo di quella scintilla che divide il mestiere dall’arte.
Un mondo di personaggi femminili
Ciò in cui il film funziona molto bene, però, sono i personaggi presi singolarmente. Se Enea pecca di qualche posa eccessiva e a tratti macchiettista, Pietro riesce a restituire con precisione il ritratto di un uomo introverso, che non sa come gestire ciò che prova o ciò di cui sente la mancanza. Ma il vero punto alto di Nuovo Olimpo sono i personaggi femminili. Greta Scarano presta il volto a una donna borghese, che cerca di essere amata dall’uomo che ha sposato, pur avvertendo su di sé il peso di un fantasma che non sa identificare e che la fa sentire sola ed esclusa. Aurora Giovinazzo, nei panni di una donna liberale e rumorosa, che sembra non avere legami salvo poi spezzarsi quando non riesce davvero a mettere radici.
Anche se la vera perla del film, senza alcun dubbio di commettere un errore nell’ammetterlo, è Luisa Ranieri, nei panni di una cassiera che si ispira a Mina e che, con la sua filosofia popolare, il suo trucco retrò e la vena di nostalgia che la insegue, si candida già a vincere qualsiasi premio come miglior attrice non protagonista. Che fosse voluto o meno, è lei la vera star del film.
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La recensione in breve
Nuovo Olimpo è un film che vorrebbe sondare l'amore nella sua assenza, in mezzo alla nostalgia per ciò che doveva essere e invece non è stato. Ozpetek utilizza tutti gli archetipi della sua cinematografia, ma il film manca d'anima. Buone le interpretazioni, soprattutto Luisa Ranieri inarrivabile.
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Voto ScreenWorld