Dall’arrivo sul piccolo schermo ormai dieci anni fa de Il trono di spade, l’amore per le lunghe saghe fantasy da parte del pubblico di tutto il mondo è cresciuto sempre di più. Peccato che il successo dalla serie creata da David Benioff e D. B: Weiss (sorvolando su come sia stata accolta l’ultima stagione da pubblico e critica) non sia mai stato raggiunto. Apriamo questa recensione de La Ruota del Tempo, serie creata da Rafe Judkins e basata sull’omonima serie di romanzi di Robert Jordan, chiedendoci, quindi, se sarà questo il caso in cui una lunga saga di romanzi fantasy (14 in tutto), trasposta per il piccolo schermo (da Prime Video, su cui arriveranno i primi tre episodi il 19 novembre e poi gli altri a cadenza settimanale), eguaglierà finalmente quanto fatto – in termini di impatto sul pubblico, di fidelizzazione, e come vero e proprio fenomeno socio-culturale – da Il trono di spade.
Difficile rispondere a questa domanda dopo la visione dei soli primi tre episodi. L’impressione è però che il team di sceneggiatori che si è trovato ad adattare le opere scaturite dalla penna di Robert Jordan si sia trovato un po’ in difficoltà proprio per l’enorme corpus di materiale con cui ha dovuto ad avere a che fare. Iniziando la visione ci si trova catapultati in un mondo fantastico con alle spalle una storia millenaria e complessa, che per forza di cose viene accennata e lasciata trasparire dagli usi e costumi dei personaggi, rendendo però lo spettatore più confuso che appagato nell’approcciarsi per la prima volta alla storia: la sensazione è che quello che resta sotto la superficie – che ancora non si ha avuto modo di presentare e spiegare – sia immenso, e a tratti si fatica a capire che cosa stia effettivamente accadendo sullo schermo. Sotto questo aspetto, quindi, è evidente come Il trono di spade, a suo tempo, avesse invece trovato una chiave narrativa giusta per introdurre il mondo creato da George R. R. Martin ai suoi spettatori, ma è anche vero che – riproponendo situazioni simili a quelli del nostro passato storico e limitando almeno inizialmente l’elemento fantasy – fosse forse più facile da trasporre rispetto a La Ruota del Tempo.
LA RUOTA DEL TEMPO (2021)
Genere: Fantastico/Avventura
Durata: 8 episodi da 60 min.
Uscita: 19 novembre 2021 (su Prime Video)
Attori: Rosamund Pike, Daniel Henney, Josha Stradowski, Madeleine Madden, Zoë Robins, Barney Harris, Marcus Rutherford
Il ritorno del Drago e il potere delle Aes Sedai
La storia si apre in una sperduta località di montagna, nella cosiddetta regione dei Fiumi Gemelli, dove i protagonisti vivono in pace le loro vite: Rand al’Thor (Josha Stradowski) ha il sogno di costruire una famiglia con l’amata Egwene al’Vere (Madeleine Madden), che ha appena affrontato il rituale per diventare una donna adulta e che però vorrebbe diventare una Sapiente, rinunciando alla possibilità di avere un marito e dei figli e seguendo l’amica e mentore Nynaeve al’Meara (Zoë Robins). Insieme a loro troviamo anche Mat Cauthon (Barney Harris), amante del gioco d’azzardo e sempre in bolletta, e Perrin Aybara (Marcus Rutherford), l’ultimo membro del gruppo, forte e taciturno. La loro vita cambia completamente con l’arrivo di Moiraine Damodred (Rosamund Pike), una Aes Sedai, un potente ordine femminile i cui membri sono dotati di poteri magici e che sta cercando il Drago Incarnato, un individuo capace di sconfiggere il Tenebroso che ciclicamente risorge per minacciare il loro mondo. La donna è convinta che il Drago sia proprio uno dei protagonisti, anche se ancora non ha scoperto quale.
Le cose si fanno molto presto particolarmente drammatiche, quando un esercito di Trolloc fa il suo ingresso in città: creature dall’enorme forza, crudeli e assetate di sangue che mettono a ferro e fuoco i Fiumi Gemelli, anche loro alla ricerca del Drago Incarnato (che vorrebbero consegnare all’Oscuro Signore per portarlo dalla loro parte). Moiraine è in grado da sola di distruggere parte dell’esercito di Trolloc, ma sapendo che presto ne arriveranno molti altri convince Rand e i suoi amici a seguirla, per trovare rifugio nella Torre Bianca, base operativa delle Aes Sedai.
Le avventure di Rand, Egwene, Mat, Perrin, insieme a Moiraine e al suo custode al’Lan Mandragoran (Daniel Henney) hanno inizio nel momento in cui lasciano la loro città natale, mettendo per la prima volta piede in un mondo esterno che scopriamo essere pieno di pericoli. Non solo l’ombra del Tenebroso, che li insegue con il suo esercito di mostri, ma anche una setta di fanatici religiosi, i Figli della Luce, profondamente contrari al grande potere manovrato dalle Aes Sedai e a capo di una feroce persecuzione nei loro confronti (una vera e propria caccia alle streghe).
Una storia che ricorda altri esponenti del fantasy
Come avrete potuto dedurre da queste poche righe di premessa sulla trama, molto di quello che accade in questi primi episodi de La Ruota nel Tempo ci rimanda ad un immaginario ben conosciuto, quello di illustri esponenti del genere fantasy, come Il Signore degli Anelli e (anche se in modo diverso) il già citato Il trono di spade. Si percepisce, durante la visione, che sotto la superficie (o tra le pagine dei romanzi a cui la serie si ispira) ci sia molto di più, un mondo vasto e – riutilizziamo ancora una volta questa parola – complesso, che è a suo modo molto originale, ma l’impressione è che chi ha adattato la storia abbia fatto la scelta di uniformarsi il più possibile a quello che il pubblico già conosce, con la speranza forse di attrarlo e fidelizzarlo maggiormente (soprattutto se non conosce e non ha letto i romanzi di Robert Jordan). Una scelta che può essere comprensibile – anche vista, lo ribadiamo, la vastità di materiale da cui si deve partire – ma contribuisce a spogliare il tutto della sua unicità.
I primi tre episodi, su cui ovviamente dobbiamo limitare il giudizio, servono per introdurre i personaggi principali – tanto i più giovani che gli adulti – ma la loro caratterizzazione ci è sembrata un po’ frettolosa, forse per la necessità della sceneggiatura di dare subito spazio a molti momenti di azione (primo fra tutti il lungo scontro con i Trollocs). Se nel primo romanzo si ha il tempo per catturare il lettore con l’approfondimento iniziale dei personaggi, qui ci si è fin da subito concentrati sugli snodi della trama più movimentati, con l’intenzione di catturare l’attenzione del pubblico forse meno paziente. Peccato, perché il risultato è quello di non empatizzare particolarmente con i personaggi e, di conseguenza, farsi trascinare da una visione non così emozionante. Detto questo, tra i protagonisti abbiamo trovato particolarmente interessanti Moiraine e al’Lan Mandragoran, interpretati da Rosamund Pike e da Daniel Henney, il cui rapporto e legame nasconde risvolti molto intriganti. Entrambi gli attori trasmettono in certi momenti una grande intensità, e siamo curiosi di scoprire come i personaggi si evolveranno in futuro, sperando che gli venga dedicato sempre più spazio.
Il mondo delle donne
La Moraine di Rosamund Pike è anche il personaggio che ci introduce ad uno degli elementi più interessanti della storia creata da Jordan ossia il ruolo delle donne in una società in cui sembrano essere le uniche autorizzate a fare uso della magia. Il contrasto fra maschile e femminile, tanto nei romanzi come nella serie, stimola interessanti riflessioni su diverse tematiche, tutte relative alla gestione e alla divisione del “potere”, di cui non è difficile notare un forte contemporaneità e “realtà”. Siamo quindi molto curiosi di approfondire il mondo delle Aes Sedai, un’organizzazione di donne complessa e stratificata, al centro della società e del mondo raccontato ne La Ruota del Tempo.
La serie creata Rafe Judkins, al netto dei difetti che vi abbiamo elencato (e di una CGI un po’ deludente, visto poi il tipo di produzione di cui si tratta), ha comunque stimolato il nostro interesse, trasportandoci in un mondo fantasy che viene portato su schermo con scenografie di grande magnificenza e costumi su cui, è evidente, è stato fatto un grande lavoro di adattamento dai romanzi. Proseguiremo quindi nella visione dei cinque episodi che ci mancano, nella speranza, comunque, che le criticità che abbiano notato si rendano con il tempo meno evidenti.
E voi cosa ne pensate di questo? Siete d'accordo con le nostre riflessioni?
Se volete commentare a caldo la recensione insieme alla redazione e agli altri lettori, unitevi al nostro nuovissimo gruppo Telegram ScreenWorld Assemble! dove troverete una community di persone con interessi proprio come i vostri e con cui scambiare riflessioni su tutti i contenuti originali di ScreenWorld ma anche sulle ultime novità riguardanti cinema, serie, libri, fumetti, giochi e molto altro!
Conclusioni
La Ruota del Tempo è una serie molto ambiziosa ma è evidente come gli sceneggiatori abbiano incontrato diverse difficoltà nell'adattare l'enorme mole di materiale nata dalla penna di Robert Jordan per il piccolo schermo. I primi episodi hanno stuzzicato la nostra curiosità, anche al netto di alcune criticità nello sviluppo narrativo, e speriamo che nei prossimi si dia più spazio all'approfondimento dei personaggi e del mondo in cui vivono.
-
Voto ScreenWorld