Questa nostra recensione della prima stagione di Arcane, nuova serie d’animazione Netflix di nove episodi ispirata al celebre videogioco League of Legends si è fatta attendere, ma non si poteva fare altrimenti. Sorpresi dalla struttura della serie e curiosi di scoprirne gli sviluppi narrativi, siamo voluti arrivare agli ultimi titoli di coda per poter dare un commento quanto più complessivo all’opera. Distribuita a blocchi di tre episodi a settimana, la serie prodotta da Riot Games e dallo studio francese Fortiche non solo conferma le sensazioni iniziali, ovvero quelle di trovarsi di fronte a qualcosa di inaspettato e innovativo, ma, di episodio in episodio, alza sempre di più la propria asticella qualitativa, mettendo in scena una storia capace di acchiappare l’attenzione del pubblico (anche e soprattutto formato da novizi incuranti della lore del videogioco) attraverso un immaginario e una tecnica sopraffina che mescola CGI e animazione tradizionale.
ARCANE (2021)
Genere: Fantascienza/Azione
Durata: 9 episodi x 40 min ca. (Stagione 1)
Uscita: 6 novembre 2021 (Netflix)
Doppiatori originali: Hailee Steinfeld, Ella Purnell, Kevin Alejandro
Storia di due città
La trama di Arcane si svolge nel futuro, nella città di Piltover, un luogo lussuoso e utopico dove la scienza e la ricchezza prosperano. Due amici ricercatori hanno scoperto una gemma capace di sprigionare una forza magica ancestrale, che se opportunamente lavorata e incapsulata potrà portare ulteriori benefici per i cittadini. Ma lontano da quelle vie dorate, nelle strade sotterranee di Zaun, dove vive la parte più povera e violenta della popolazione, si trama una rivoluzione che grida indipendenza. A capo di questa frangia ribelle sta Silco, un uomo che lotta da anni questa battaglia, sintetizzando una nuova potente droga che, una volta iniettata, libera gli istinti più violenti e animaleschi. Sono due fazioni che si scontreranno e vedranno le loro posizioni messe a dura prova: forse la magia potrebbe diventare un’arma, forse la droga potrebbe essere usata a fin di bene, entrambe se non controllate rischiano di gettare entrambe le città nel caos.
In questo clima si inserisce la storia di Vi e Powder, due sorelle rimaste orfane, molto legate tra loro. Vi, la sorella maggiore dai capelli rossi, è una ladra provetta, sa come sopravvivere nei bassifondi di Zaun e come farsi rispettare; Powder, la minore dagli occhi blu, è ancora inesperta, vorrebbe aiutare ma la sua giovane età la costringe a essere messa spesso in disparte, al di fuori dell’azione. Il corso degli eventi costringerà le due sorelle a vedere il loro rapporto esplodere dando vita a una tragedia all’interno di una spirale distruttiva. Niente sarà più come prima.
Due città, due fazioni, due sorelle: Arcane è una storia composta di conflitti e medaglie a due facce, di battaglie urbane e di scontri interiori. All’interno di una narrazione che non sempre centra il bersaglio, dando spazio a qualche ripetitività di troppo dal punto di vista delle dinamiche, si svolge però una storia che appassiona e sa tenere incollato lo spettatore allo schermo.
L’animazione del futuro
Merito soprattutto di un’estetica che sembra davvero provenire dal futuro. Arcane è veramente una gioia per gli occhi, che sperimenta attraverso un tripudio di luci, colori e movimenti (il messaggio iniziale che mette all’erta gli spettatori sugli effetti stroboscopici non è inserito a caso) come raramente si vede sullo schermo. Lontano dalla pulizia dell’immagine a cui siamo abituati e distantissimo dal modello di casa Disney, la serie costruisce un calderone steampunk tra oriente ed occidente. La tridimensionalità applicata ai personaggi e alla fluidità dei movimenti si scontra (altro conflitto in atto) con l’animazione a mano più espressionista del mondo degli anime. Il risultato è un ibrido che funziona e appaga rendendo Arcane un progetto davvero interessante, oltre che riuscito.
Perché questa serie targata Netflix, già rinnovata per una seconda stagione visto il successo di questa prima ondata di episodi, fa in modo che la storia raccontata non poteva che essere rappresentata così, attraverso l’animazione. Peculiarità e conditio sine qua non del progetto è davvero impossibile immaginarsi una versione in live action: si perderebbe tutta la forza espressiva, tutto quel senso di velocità, di realismo ma anche di immaginario che solo il disegno può donare. Qui sta il vero fascino di Arcane, nel voler cambiare i parametri di cosa è possibile costruire grazie all’animazione, guardando oltre i modelli prestabiliti e canonici.
Già negli anni passati vivaci esperimenti sono riusciti nell’impresa. Pensiamo a film come The Lego Movie, Spider-Man: Un nuovo universo o il recente (sempre di casa Netflix) I Mitchell contro le Macchine. Arcane si pone come proseguimento di questa sperimentazione lasciata intravedere anche in alcuni episodi di Sex, Love & Robots e Star Wars: Visions, anche se il successo riscosso non ha eguali. Lavorare attraverso l’animazione è questione di scienza, ma Arcane, partendo da quello, lascia sprigionare la magia.
Un mondo dettagliato
Merito anche di una messa in scena ricca di dettagli che danno forma a un mondo vivo e “pieno”. Nonostante qualche passaggio che sembra più interessato a rivolgersi ai giocatori di League of Legends, lasciato fin troppo in sospeso, si ha la sensazione di un universo ancora tutto da scoprire, ma pensato, scritto, inserito seppur sullo sfondo. La colonna sonora, che comprende anche alcune canzoni di una band di successo come gli Imagine Dragons, sa creare un ottimo tappeto sonoro che colpisce duramente nei momenti più concitati. Proprio in quelle occasioni non si può rimanere che ammaliati dalla creatività che lo studio d’animazione mette in mostra, attraverso una regia ispirata che non lascia indifferenti.
Obiettivo, questo, totalmente raggiunto: impossibile rimanere freddi e impassibili di fronte a certe sequenze, che si tratti di momenti più action o di quelli più legati agli intrighi di palazzo, che siano momenti romantici o pregni di una tragicità che richiama il modello shakespeariano, che mostri la leggerezza dell’infanzia o la rabbia dei rimpianti. Come il disco che viene inserito nel lettore all’inizio di ogni episodi, tutti questi elementi formano un cerchio perfetto che si ascolta e si osserva. Merito anche di un character design ispiratissimo, capace di raccontare un passato, una fase della vita, dolore e sofferenza, solo attraverso il look dei personaggi, come si vestono, dal loro volto è segnato da cicatrici e da come guardano gli altri.
Sono dettagli che fanno davvero la differenza ed elevano la qualità complessiva dell’opera. In tre atti, che possono benissimo formare dei cicli narrativi composti da tre episodi l’uno, si ha l’impressione di aver visto un’intera storia, ma anche un semplice prologo a qualcosa di più grande. La certezza è che la storia di Arcane, di Vi e di Powder sia solo l’inizio e, dato il finale inaspettato della stagione, non vediamo l’ora di ritornare in quel mondo, a seguire ancora una volta questi personaggi così ben scritti, a osservare quest’universo così ricco e sorprendente.
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Conclusioni
Arcane è una serie targata Netflix davvero fuori dai canoni dell'animazione. A cavallo tra CGI e animazione tradizionale, i nove episodi sono una vera gioia per gli occhi. Una trama appassionante, anche se a volte un po' ripetitiva, viene messa in scena con una ricchezza di dettagli e una maestria nel racconto che non lascia indifferenti.
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Voto ScreenWorld