Il 13 aprile è stato annunciato che Frank Langella, protagonista della miniserie The Fall of the House of Usher, non sarà più Roderick Usher nel progetto Netflix basato sul racconto di Edgar Allan Poe. Licenziato per un allora non meglio specificato incidente sul set, con Bruce Greenwood come sostituto. Non se n’è più parlato fino al 5 maggio, quando Langella ha raccontato la sua versione dei fatti in un articolo scritto per Deadline Hollywood. Iniziando con “Mi hanno cancellato” (affermazione di per sé paradossale dato che si sta esprimendo tramite una delle principali testate di settore), l’attore ha definito l’episodio “non giusto e non americano”; afferma di essere stato cacciato perché, mentre si girava una scena di intimità fra Usher e la sua giovane moglie, lui avrebbe toccato la gamba dell’attrice. Un gesto non concordato in anticipo, e che ha portato a un’indagine interna.
Langella sostiene di non aver avuto la possibilità di parlare con l’attrice dopo lo stop, e di aver interagito solo con chi verificava tutti i fatti. Da quella conversazione è emerso che l’attore, già prima del fatidico ciak, aveva definito “assurda” la pratica odierna dell’avere una persona apposita per coordinare le scene intime. E lui, imperterrito, lo ribadisce con forza nell’articolo. Per l’esattezza, dice di trovare inaccettabile che sia una decisione di terzi, e non sua, dove mettere le mani durante quelle scene, perché a suo avviso toglie spontaneità alla recitazione.
Posizione condivisibile in termini generali, se non fosse che proprio per le scene d’amore e/o sesso ci sono sempre stati, anche se a volte in minima misura, protocolli speciali. Partendo da questo esempio, proviamo a chiarire come si pianificano tali sequenze, e come sono cambiate le cose negli ultimi anni.
Centimetri di pelle
Quando si tratta di scene di intimità tra personaggi in un film o una serie TV, è sempre una questione di negoziazioni a monte. Ci sono attori i cui contratti contengono clausole contro le scene di nudo, a volte realizzate, con il consenso della persona, tramite controfigure e/o CGI; anche chi è disposto a girarle tende comunque a limitare quello che si vedrà sullo schermo. Solitamente, nel cinema hollywoodiano, gli attori hanno voce in capitolo sul montaggio finale di quelle scene, chiarendo esattamente cosa si possa mostrare o meno. Come i nudi frontali maschili, assenti nel cinema americano mainstream perché limitano il numero di sale in cui il film può essere proiettato.
Per questo motivo, le scene di sesso sono sempre coreografate nei minimi dettagli; fino a qualche anno fa, ad occuparsene erano direttamente il regista e gli attori. In sede decisionale si concordano non solo le posizioni, ma anche la componente gestuale: durante un’ospitata al Graham Norton Show, Samuel L. Jackson ha spiegato che è un processo molto tecnico, a base di “Dove posso toccarti? Dove non posso assolutamente toccarti?”, sottolineando l’importanza del consenso da parte di entrambi i partecipanti. Una questione fondamentale anche nel mondo del porno, come emerso in seguito alle controversie legate a James Deen, accusato di non aver rispettato i parametri di determinate scene (ad esempio, gesti eccessivamente violenti e non concordati).
Ambienti abusivi
L’introduzione della figura professionale del coordinatore di intimità è avvenuta a livello industriale dopo lo scandalo Harvey Weinstein, che ha riportato alla galla la lunga storia di abusi professionali e sessuali in ambito hollywoodiano. La HBO è stata la prima azienda a formalizzare la presenza dei coordinatori, allo scopo di introdurre una figura neutrale senza interessi, anche impliciti, nella disparità di potere che c’è tra registi e attori, o tra interpreti maschili e femminili, in un’industria nota per il suo sessismo. Sessismo presente anche in Europa: l’attore svizzero Bruno Todeschini, qualche anno fa, ha commentato il suo approccio alle scene intime. Queste le sue parole: “Il mio compito è tutelare la mia partner scenica e assicurarmi che sia a suo agio, perché io in quanto maschio sono già tutelato. So che i registi non mi inquadreranno mai la panza o il buco del culo.”
La funzione del coordinatore è riassunta in alcuni punti chiave. Deve assicurarsi che tutti siano al corrente del contesto della scena; che gli attori diano il loro consenso per ogni aspetto della scena e abbiano la possibilità di segnalare eventuali trasgressioni e molestie; e che tutto si faccia in base alla coreografia concordata da tutti i partecipanti (anche per scene dove non c’è nudità esplicita).
Questo per evitare incidenti come quello, ancora oggi travisato come genuino abuso sessuale, di Ultimo tango a Parigi, dove Maria Schneider era all’oscuro dell’uso del burro come oggetto di scena per la sequenza della sodomia. Nel caso di Frank Langella, il rifiuto assoluto dell’attrice di comunicare con lui può costituire una reazione eccessiva. Ma la sua rivendicazione del diritto di ignorare i parametri di una scena che, per contratto, va eseguita alla lettera, è senz’altro un’aggravante.