Tra le mura di Hogwarts non serve necessariamente avere tre dimensioni per essere pieni di vita. Prendete ad esempio le centinaia di dipinti che adornano le pareti del castello: sono ritratti di streghe e maghi capaci di raccontare le loro storie, ficcanasare in giro, spostarsi addirittura da un quadro all’altro per aiutare presidi e studenti. Sono immagini senza tempo che continuano ad essere tramandate alle nuove generazioni di maghi, così come la saga di Harry Potter (al momento disponibile su Amazon Prime Video) che torna al cinema per celebrare i vent’anni dall’uscita del primo film (Harry Potter e la pietra filosofale, in sala dall’8 al 12 dicembre 2021) per consentire alle nuove generazioni di spettatori di vivere la magia di una storia immortale. Immagini che hanno superato i limiti del tempo, proprio come i personaggi di quei dipinti sparsi per la scuola di magia e stregoneria più famosa di sempre. Li ricordate? Vediamo insieme i dipinti di Hogwarts.
I ritratti di Hogwarts
La maggior parte dei quadri sparsi per il castello sono ritratti di presidi, streghe e maghi che hanno ricoperto un ruolo di spicco nel mondo magico. Oltre ad una funzione estetica, questi hanno il preciso scopo di conservare la memoria di una persona immagazzinandola in un quadro. Ovviamente quelli di Hogwarts non sono ritratti normali, sono capaci di animarsi e pronunciare frasi dette proprio dai personaggi che essi rappresentano, comportandosi esattamente come farebbe il loro modello in vita continuando a tramandare la sua essenza anche una volta morto. Come fanno? Grazie ad incantesimi e pozioni plasmati sulla tela dall’artista.
J.K. Rowling, autrice di quest’universo, spiega infatti su Wizarding World che gran parte della magia presente nei dipinti deriva proprio dall’artista che li ha realizzati. Per gli appassionati d’arte non sarà difficile cogliere l’affinità di questi dipinti con quelli esposti nei nostri musei babbani, dove le opere di artisti come Delacroix, Füssli o Caravaggio dopo secoli continuano ancora ad accompagnarci nella lotta per la conquista della nostra libertà personale, mentre affrontiamo i nostri incubi o cerchiamo di accettare i lati più oscuri come parte integrante della luce. L’unica cosa che i dipinti ci chiedono in cambio è quella di essere ascoltati, allora ci doneranno un pezzo della loro storia.
Albus Silente
In base alla bravura dell’artista alcuni ritratti sono più dettagliati e strutturati di altri, ma il livello di interazione con il proprio spettatore non dipende che dal potere del mago o della strega ritratto. Secondo l’autrice, infatti, più un mago è potente e più il suo ritratto sarà realistico, più tempo vi passa insieme quando è ancora in vita, più la sua aura sarà al suo interno. Proprio per questo il ritratto di Silente è così realistico, mentre la sua figurina delle Cioccorane non dura più di qualche istante. Talmente realistico che fu proprio questo a guidare Severus Piton nella gestione della Scuola di Magia e Stregoneria, una volta divenuto preside di Hogwarts: la tutela degli studenti e il compimento del destino di Harry furono le sue priorità assolute.
Fu sempre il ritratto a suggerire un nascondiglio per la Spada di Grifondoro e, quando Voldemort venne finalmente sconfitto, discusse con Harry su cosa fare della Bacchetta di Sambuco. In Harry Potter – La Maledizione dell’Erede il ritratto di Silente è persino capace di emozionarci, facendoci quasi dimenticare che sia un dipinto a parlare. Tuttavia, per quanto magico possa essere, esso rimane sempre pittura e memoria, anche se grazie al potere di Silente è in grado di avere una vera e propria discussione tanto franca quanto profonda con Harry.
Ariana Silente
D’altro canto, sebbene non sia tecnicamente tra le mura di Hogwarts, il ritratto di Ariana testimonia quanto sia importante il potere del mago ritratto per un dipinto che sappia interagire con il suo spettatore. Quando venne a mancare la protagonista del dipinto aveva solo quattordici anni, quindi non aveva sviluppato un potere sufficientemente forte, tantomeno aveva avuto il tempo di imprimere la sua aura nel dipinto. Ariana rimane infatti costantemente in silenzio, nella sua bellezza fragile e velata, forse anche a simboleggiare il fatto che lei stessa fosse un vero e proprio segreto di famiglia.
La Signora Grassa
Il ritratto più vivo e umano tra tutti quelli di Hogwarts è sicuramente quello della Signora Grassa, guardiana della Sala Comune dei Grifondoro che conosciamo fin troppo bene per le parole d’ordine che si diverte a cambiare forse troppo spesso. Nel corso della storia la vediamo festeggiare fragorosamente le vittorie della casata, disperarsi per i decessi più tristi, sorseggiare del buon vino e perdersi in pettegolezzi con la sua amica Violet, proprio come farebbe il suo modello in vita. Una donna avvolta in un lungo abito, abbandonata ad una vita decadente, tra piaceri e abbondanza.
La Signora Grassa era seduta nella cornice con la sua amica Violet del piano di sotto: entrambe erano decisamente brille, e scatole vuote di cioccolatini al liquore ingombravano la parte inferiore del quadro.
Con lei la Rowling ci spiega che i dipinti, a differenza dei fantasmi che popolano la stessa scuola, hanno chiaramente paura di morire ed essere distrutti. Basti pensare a quanto fosse terrorizzata la Signora Grassa in Harry Potter e il prigioniero di Azkaban (quando la sua tela venne strappata), a testimonianza del fatto che se un dipinto viene distrutto, tutta la memoria che vi è immagazzinata all’interno morirà con esso.
Nel primo film (Harry Potter e la pietra filosofale) la Signora Grassa è interpretata da Elizabeth Springgs, ma nel terzo film la vediamo cambiare aspetto ed essere impersonata da Dawn French. In questo caso vediamo due ritratti molto diversi tra loro. Il primo mostra una donna il cui vestito e acconciatura fanno risalire il dipinto approssimativamente alla fine del Seicento/inizio Settecento, strizzando l’occhio alle opere dell’artista francese Pierre Mignard che era solito realizzare ritratti simili. Nel secondo, invece, la Signora Grassa è vestita in abiti tipici di una dea greca, con il suo abito bianco e la ghirlanda carica d’uva che indossa sulla testa come omaggio al dio Bacco, dio del vino, rafforzato dal tempio sulla collina sullo sfondo. Questo tipo di ritratto potrebbe essere datato più al 1700 quando si amavano le rappresentazioni dei miti classici e degli dei all’interno di un paesaggio idilliaco di ispirazione classica, tornati in voga soprattutto dopo le scoperte archeologiche di Ercolano e Pompei.
Sir Cadogan
Dopo lo shock nel terzo film, la Signora Grassa fu temporaneamente sostituita nel suo ruolo di custode della sala comune dei Grifondoro da un altro ritratto: quello di Sir Cadogan, cavaliere un po’ goffo ma pieno d’orgoglio interpretato nel film da Paul Whitehouse. Ci si aspetterebbero nobili gesta da un cavaliere come lui, peccato che sia sempre impegnato a cercare di montare in sella al suo grasso pony e non abbia quindi il tempo di salvare damigelle in pericolo. Tuttavia non si può dire che manchi di coraggio: anche se non lo vediamo nel film, mentre la battaglia contro i Mangiamorte infuriava, fu Sir Cadogan ad affiancare Harry attraverso i corridoi gridando a squarciagola per incoraggiarlo.
Lui continuò ad avanzare lungo le pareti vibranti, con la bacchetta pronta, e per un intero corridoio Sir Cadogan, il piccolo cavaliere dipinto, corse da un quadro all’altro insieme a lui, facendo sferragliare l’armatura, urlando incoraggiamenti, con il suo piccolo grasso pony che gli trotterellava dietro.
« Millantatori e canaglie, marrani e felloni, cacciali via, Harry Potter, respingili!»
Anna Bolena
Passeggiando per le scale della scuola, quelle che amano cambiare e si spostano in continuazione strizzando l’occhio alla litografia di M.C. Escher (Relatività), curiosando tra i dipinti potremmo notare una figura familiare anche a noi babbani: quella di Anna Bolena, regina d’Inghilterra tra il 1533 e il 1536 come seconda moglie del famigerato re Enrico VIII, madre della regina Elisabetta I d’Inghilterra.
Il suo ritratto è collocato tra le mura di Hogwarts per una curiosa teoria storica che vedrebbe la donna accusata di praticare stregoneria. Per alcuni aveva anche impressi alcuni segni del diavolo, come un vistoso neo sul collo ed un presunto sesto dito alla mano sinistra. Il ritratto che vediamo è quello nella National Portrait Gallery di Londra, noto per essere una copia realizzata in periodo tardo-elisabettiano di un originale (risalente al 1533-36 e di autore ignoto) che però andò perduto. E se fosse proprio quello ad Hogwarts?
Lord Voldemort
Sebbene la Rowling abbia spiegato che nessuno ha mai realizzato un ritratto del Signore Oscuro, gli spettatori hanno fatto notare che, nella scena in cui gli studenti stanno camminando attraverso la scala verso il ritratto della Signora Grassa che sorveglia l’ingresso alla Torre di Grifondoro, si può vedere un ritratto di Lord Voldemort. Un mago che assomiglia moltissimo al personaggio interpretato da Ralph Fiennes, con abiti neri, pelle pallida, niente capelli e un naso (o meglio l’assenza di esso) molto particolare. I fan hanno scelto di credere che questo fosse proprio un ritratto di Lord Voldemort, ma per quanto si assomiglino, molto probabilmente è solo il frutto di una macabra coincidenza. Data la sua storia, non solo come Voldemort ma anche come Tom Riddle, è altamente improbabile che Albus Silente avrebbe accettato di avere il suo ritratto appeso su una delle pareti del castello, specialmente vicino alla Torre di Grifondoro. Inoltre, Ralph Fiennes, che ha interpretato Voldemort da Harry Potter e il Calice di Fuoco in poi, non era stato ancora scritturato quando venne girato Il prigioniero di Azkaban e quindi il design finale dell’aspetto fisico di Voldemort nei film non era ancora stato stabilito.
Il ritratto di una generazione
Prima con i libri, poi con i film, Harry Potter ha appassionato una generazione di ragazzi ad un mondo di cui ormai si sentono parte, tanto che ogni estate (a prescindere dall’età) aspettano trepidanti la loro lettera per Hogwarts. Un mondo che si è evoluto insieme a loro, per lo più Millennials, che consapevolmente o meno hanno assimilato i comportamenti dei personaggi della saga e li hanno fatti propri. Nonostante gli ultimi sviluppi sulle vicende personali dell’autrice, la storia di Harry Potter parla della lotta tra il bene e il male, ci insegna che il bigottismo deve essere combattuto a tutti i costi e che la differenza deve essere sempre celebrata, così come la tolleranza. Il grande simbolo del male assoluto è la nemesi del protagonista, Lord Voldemort, che vuole liberare il mondo dei maghi dai babbani ossessionato dall’idea della purezza del sangue.
Per questo i Millennials vedono Tu-Sai-Chi ovunque: Donald Trump, Nigel Farage, Marine Le Pen, Vladimir Putin, Viktor Orbán sono tutti paragonati a Voldemort in qualche modo, anche dalla stampa. Emma Watson, che ha interpretato Hermione nei film, è diventata un’importante sostenitrice della parità di genere ricevendo anche il primo premio gender-neutral di MTV. Sono stati creati anche gruppi come The Harry Potter Alliance, per trasformare in eroi proprio i fan: creata originariamente nel 2005 per attirare l’attenzione sulle violazioni dei diritti umani in Sudan, l’organizzazione no-profit conduce campagne su questioni relative a immigrazione, diritti della comunità LGBT, diritti dei lavoratori, salute mentale, immagine corporea e cambiamento climatico.
Se Harry Potter può salvare il mondo, perché non possono farlo anche i suoi fan?
Così, nel giro di vent’anni, il Potterverse è diventato l’universo dei Millennials e i suoi film ne sono un ritratto in continuo movimento, dinamico, in cui un’intera generazione ha impresso la propria aura.