Ciò che ci ispira a compiere grandi imprese è anche la causa dei nostri peggiori fallimenti. Arcane ha completamente stravolto qualsiasi concezione artistica contemporanea, creando una spaccatura netta tra ciò che è arrivato prima e chi dovrà inevitabilmente confrontarvisi da qui in avanti. Un discorso che vale tanto per l’animazione quanto per lo storytelling: coraggio, ambizione e spregiudicatezza hanno spinto Riot Games e Fortiche a varcare la soglia dell’infinito, scardinando generi e linguaggi. Con il progresso nella mente, l’ambizione nel cuore e il futuro negli occhi. League of Legends ha raggiunto il tetto del mondo grazie al piccolo schermo, invocando la distruzione di ogni cosa come massima espressione dell’atto creativo.
Soltanto i film dello Spiderverse possono osare avvicinarsi ad Arcane in termini qualitativi. A differenza di questi, però, la serie di Christian Linke e Alex Yeegli segna un fondamentale progresso per la storia delle arti visive. Non soltanto un prodigio della tecnica, ma anche una sperimentazione continua sul versante produttivo. Arcane ha sconvolto il mondo con un’epopea matura, profonda e straziante in ogni sua parte: lo show Netflix si è approcciato alla seconda stagione per preservare quella consapevolezza e ricordare al mondo che non tutte le leggende nascono per caso. La prima (forse non l’unica) storia animata di Runeterra arriva già alla sua chiusura in tre atti e nove episodi di portata epocale. Cronaca di un idillio sgretolatosi sul più bello, vittima di un destino beffardo da cui è fin troppo difficile sottrarsi.
Genere: Drammatico
Durata: 40 minuti ca./episodio
Uscita: 9 Novembre 2024 (Streaming)
Cast: Hailee Steinfeld, Ella Purnell, Kevin Alejandro, Reed Shannon
Cosa ci hanno fatto
Classi sociali, famiglie e legami spezzati prendono forma in un mondo prossimo al collasso: nello show di Riot e Fortiche impazza una guerra senza vincitori, all’ombra di una minaccia ben più grande pronta a soppiantare l’ordine costituito. La seconda stagione di Arcane oltrepassa ogni limite, esattamente come i suoi personaggi. Ideali, bramosie e desideri effimeri non risparmiano nessuno: questo conflitto imperante porta a una strada senza ritorno, dove dolore e paura accarezzano l’oblio. Eppure, anche nell’inferno di una lotta senza fine, è la storia di Jinx e Vi a trasformare l’intrigo in dramma. Mentre la posta in gioco aumenta incessantemente, la tensione narrativa si mescola a bordate emotive che esplorano l’animo umano in tutte le sue sfumature.
Il ritmo è serratissimo, la narrazione intricata nel suo crescendo, ma gli autori si guardano bene dall’allontanarsi troppo dalle due sorelle – permettendo soprattutto a Jinx di ascendere a icona dell’intera serie. La loro storia si riflette nel caos di Piltover e Zaun, consegnando ai posteri il ritratto di un mondo da cui nessuno può uscire illeso. Nel meraviglioso delirio di Arcane tutto cambia costantemente, ma al di là della costante sovversione delle aspettative sono soprattutto i risvolti e la posta in gioco a mutare a ogni tornata. Il peso di ogni scelta si fa ingombrante al punto da potersi rivelare decisivo: bastano pochi secondi per cambiare il mondo – e anche ciò che sembrava perduto può compiere giri immensi per tornare a stupire.
Oltrepassare il limite
Tra ritmi e attese ormai spinti da esigenze produttive, più che creative, il tifone narrativo che aveva permesso ad Arcane di brillare è diventato in questa stagione il suo unico problema. Non c’è altro modo per descriverlo. L’estasi emotiva che irradia alcune sequenze, anche con picchi senza precedenti, non trova un corrispettivo nell’intreccio. Dal secondo atto in poi, molti elementi della narrazione patiscono per la prima volta il peso di una storia che corre più veloce di quanto dovrebbe. Emerge con prepotenza l’idea che lo show abbia dovuto condensare tanto, forse troppo. A farne le spese sono soprattutto i personaggi secondari, a cui vengono dedicati i giusti spazi soltanto in sparute occasioni.
Gli ultimi episodi di Arcane sono una meraviglia capace di emozionare in più momenti, ma dispiace notare che molte idee pensate per lasciare senza fiato facciano invece alzare qualche sopracciglio tra un singhiozzo e l’altro. L’equilibrio miracoloso della prima stagione ha cambiato forma, rivelandosi un caleidoscopio eccitante ma parzialmente smorzato rispetto al suo immenso potenziale. Pop e autorialità trovano ancora una volta metodi innovativi e stupefacenti per coesistere: il coraggio di Fortiche emerge soprattutto nelle scelte del comparto artistico, capace di raggiungere vette addirittura superiori rispetto agli scorsi episodi.
Con uno sforzo impensabile nel mescolare tecniche tradizionali alla sua cifra stilistica, lo studio francese entra nella storia delle arti visive dalla porta principale.
Cenere e Sangue
A riassumerla in una parola, è la versatilità artistica di Arcane ad aver settato un nuovo standard nella cultura pop. Procedendo senza timore a ritmo di musica (anche stavolta incredibilmente azzeccata per ogni occasione), lo show ha guardato in faccia la realtà di ogni suo legame e ne ha sfidato le convenzioni, riavvolgendo il nastro e trovando il bandolo della matassa. Se non tutte le soluzioni soddisfano allo stesso modo, è sul contesto produttivo che bisognerebbe riflettere. Secondo diverse fonti, Arcane è la produzione animata più costosa di sempre. Lo si nota nella cura di ogni dettaglio, ma anche nella reticenza di Netflix in fase promozionale. Costi troppo alti per un’opera di questo calibro? Troppo complesso stabilirlo in poche righe.
Gli showrunner hanno confermato che i piani di Riot e Fortiche non si fermano ad Arcane, concepita sin dal principio per chiudersi in due stagioni – al contrario di voci che suggerivano un progetto iniziale di cinque, giustificando (almeno in parte) la resa narrativa sotto le attese. In un periodo in cui le major impartiscono compiti senza alcuna remore, Fortiche e Riot sono comunque state capaci di dettar legge, dimostrando al mondo che cambiare è possibile – anche se farlo significa sacrificare se stessi.
Forse sarebbe stato sbagliato immaginare Arcane come una fiamma destinata a divampare a lungo prima di spegnersi definitivamente: quest’opera libera preferisce sorprendere ancora una volta, spegnendosi in un lampo di gloria tanto potente quanto quello che segnò il suo arrivo sulla scena. Un trend setter da elogiare per ciò che ha lasciato e da ricordare per il vuoto che lascerà. Dalla polvere di Zaun alle vette di Piltover, e da lì in caduta libera verso le stelle. Arcane è morto. Viva Arcane.
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Conclusioni
La seconda stagione di Arcane non doveva soltanto continuare a stupire, ma confermare la sua natura rivoluzionaria per il mondo dell'intrattenimento. Un compito all'apparenza impossibile, portato a termine con una storia che spezza il cuore tanto per la bellezza di certi risvolti e del suo comparto artistico quanto per le carenze del suo intreccio narrativo. Nulla che scardini l'enorme qualità di un prodotto destinato a influenzare un'intera generazione.