Ha raggiunto l’uscita senza troppi clamori, ma la nuova serie creata da Stephen Knight è senza dubbio una di quelle opere da tenere d’occhio con attenzione. Lo showrunner di Peaky Blinders e Taboo è una delle penne più ambite al mondo, capace di legare con maestria le sue storie alla Storia (quella vera): A Thousand Blows rischia di essere una delle sue produzioni più sorprendenti, capace di ottimizzare le proprie risorse in una miniserie da vivere tutta d’un fiato – pronti a essere travolti dal desiderio di volerne ancora, una volta conclusi i suoi sei episodi.
Lo show, disponibile su Disney+ dal 21 febbraio, intende raccontare uno spaccato di storia britannica (e londinese) da due punti di vista cruciali, pronti a mescolarsi in un dramma storico dalle spiccate note action. Knight e il suo team di autori hanno costruito minuziosamente un contesto e un periodo ben precisi, sfruttandoli ampiamente come teatro degli orrori (e degli errori) di uomini e donne completamente fuori dal comune. In A Thousand Blows la Londra vittoriana dell’East End lascia spazio a vite e conflitti differenti, percorsi che si intrecciano attraverso un’intimità che nessuno sembra intenzionato a mostrare tanto facilmente.
Forte di una produzione imponente e un cast quanto mai intrigante, l’operazione di Stephen Knight limita il proprio coraggio in funzione di una linearità più ritmata, ma ha tutte le carte in regola per assicurarsi il cuore degli spettatori.
Genere: Drammatico, Storico
Durata: 6 episodi/55 minuti ca.
Uscita: 21 Febbraio 2025 (Disney Plus)
Cast: Stephen Graham, Malachi Kirby, Erin Doherty
Stranieri in terra straniera

La serie esplora un microcosmo di luoghi e figure iconiche, raccontando l’ascesa della boxe professionistica in un periodo di grandi contrasti. Limitarsi a una descrizione del genere sarebbe quanto mai riduttivo: A Thousand Blows brilla grazie ai suoi personaggi complessi e profondamente umani, individui all’apparenza intoccabili costretti a confrontarsi con la propria vulnerabilità. Non è un caso che Knight abbia deciso di concentrarsi su due filoni principali per strutturare il suo dialogo con lo spettatore: da una parte, la rappresentazione di chi lotta per sopravvivere nella difficile East End e delle famigerate Forty Elephants, una banda di furfanti tutta al femminile capitanata dalla folle Mary Carr (Erin Doherty); dall’altra, il viaggio di Hezekiah (Malachi Kirby) e Alec (Francis Lovehall), due giamaicani in cerca di fortuna costretti a fare i conti con discriminazioni e difficoltà d’ogni tipo.
Londra non è un’isola, ma sembra quasi un mondo a parte: la penna di Knight delinea contorni estremamente decisi tra un quartiere e l’altro, tra un vissuto e l’altro, evidenziando tutte le contraddizioni della vita nobiliare e le ipocrisie di chi sembra accontentarsi della vita nell’East End. Puntata dopo puntata, il quadro si fa sempre più definito: i volti si fanno più numerosi, forse persino più duri, ma A Thousand Blows cerca di gestire al meglio il suo ritmo per permettere a ciascuno di essi di mostrare la propria umanità. Così anche il combattente più duro può scoprirsi fragile, vittima di un dolore che parte dall’interno e colpisce più forte di qualsiasi avversario; così anche la mente più brillante può vacillare dinanzi alle insicurezze di un passato difficile. Londra non fa prigionieri: logora il tempo e l’uomo, generando stranieri alla deriva.
Perché combattere?

Anche quando rischia di perdersi nel tentativo di mantenere un ritmo crescente e costante, A Thousand Blows trova (quasi) sempre un guizzo per riprendere l’equilibrio – raggiungendo in alcuni casi dei picchi sorprendenti. Al netto di un contesto incredibilmente affascinante e di storie vere che sarebbe stato ancor più interessante esplorare a dovere, è il cast sempre più eterogeneo a rubare la scena. Troppo facile citare lo Sugar di Stephen Graham (apprezzatissimo interprete, qui anche nelle vesti di produttore insieme alla moglie Hannah Walters): oltre i volti da copertina si celano piacevoli sorprese, valide tanto nell’interpretazione quanto nelle idee di scrittura.
Knight non è nuovo all’uso dei dualismi, ma in questa serie stimola costantemente lo spettatore al confronto – tra luoghi, temi e infine personaggi. West vs East, Up vs Low, Hezekiah vs Sugar: il fervore del progresso si scontra con l’orgoglio della tradizione, tra il desiderio di costruire e il rischio sempre più concreto di (auto)distruggere. Quella di A Thousand Blows è la voce di un futuro che parla al presente e lo incita ad agire: Hez, simbolo di quegli uomini che non possono essere umani, accompagna chi osserva in un’avventura che non racconta dei combattimenti, ma delle lotte – di classe, al razzismo, contro lo status quo. Un urlo travolgente che vuole davvero spingere a un’interpretazione consapevole del mondo di oggi.
Non è facile destreggiarsi con una rete così fitta di trame e scelte, ma l’attenzione vira esattamente dove Knight e soci vorrebbero – ossia alla brusca battuta d’arresto di un finale che brama già una seconda stagione. A Thousand Blows colpisce davvero quando indugia qualche istante in più sullo sguardo e sullo spirito dei suoi personaggi. Peccato che bisognerà aspettare un’altra occasione per giudicare la resa dello spettacolo nella sua interezza.
Conclusioni
A Thousand Blows riesce nel delicato intento di unire forma e sostanza, lasciando che le parole riescano ad arrivare a chi osserva nonostante l'azione sembri predominare. Alcune scelte narrative potranno risultare eccessivamente esasperate rispetto al contesto, ma lo show di Stephen Knight mantiene una qualità di livello assoluto - sino alla sua (non) fine.