Una volta si chiamavano “fattorini”. Una volta le chiamavano “consegne a domicilio”. Poi anche il mondo del “cibo ordinato da casa” ha avuto bisogno di un tocco più cool per dare un nome alle cose. E così ecco spuntare tanti rider a popolare il caotico mondo del delivery. Una figura che durante la pandemia è diventata centrale. Un vero proprio collante sociale fondamentale per una marea di gente. Così importante che Hideo Kojima, in modo del tutto profetico, ha persino dedicato un intero videogioco alla figura del corriere con quel capolavoro di Death Stranding.

Però non c’è sempre bisogno di grandi racconti fantascientifici per raccontare questo mestiere ingrato. A volte basta una notte. Una sola nottata di puro delirio tra bestie inferocite e zig zag nel traffico più spietato. È quello che ha pensato Arlen (pseudonimo di Arianna Lentini) quando ha deciso di dare vita a Una notte da rider, il suo fumetto d’esordio da autrice completa. Un viaggio in apnea dentro una città caotica, nato ispirandosi ad alcune sue esperienze vissute quando lavorava come rider per un ristorante. Il risultato è un fumetto grottesco, che dietro la patina dell’assurdo racconta il reale con ironica amarezza.

Come bestie

Una tavola di Una notte da rider
Una tavola di Una notte da rider – © Bao Publishing

Nessuno scampo. Nemmeno venti pagine di spensieratezza. Il giovane Mal non ha tempo da perdere. Bastano poche tavole per capire che il nostro protagonista ha tante passioni: crea videogiochi, ama smanettare con la tecnologia e fare parkour con i pattini. Però lo spazio per i giochi è finito. Mal deve correre subito al ristorante, caricare una marea di cibo sul portapacchi del suo scooter e consegnare tutto al più presto. Il cliente non può mica spazientirsi. Il cibo non può mica raffreddarsi. Sembra la classica vita da precario del classico ragazzo pieno di talento costretto a sbarcare il lunario arrangiandosi come può. E forse lo è. C’è un solo un dettaglio fondamentale da svelare: Mal è l’unico essere umano in un mondo di animali antropomorfi. Una giungla urbana abitata da rane, capre, tigri, pavoni e sciacalli.

È un ribaltamento interessante, visto che parliamo di un mestiere dove quasi sempre si viene trattati da bestie. Questa volta no. In Una notte da rider gli animali sono tutti gli altri. Forse a sottolineare l’alienazione e lo straniamento di un ragazzo che abita un mondo in cui i rapporti sono davvero da catena alimentare, dove chiunque esiste solo finché serve a qualcun altro. L’affetto non è da queste parti. L’umanità non è stata invitata. Un punto di partenza su cui Arlen costruisce una storia tesa, con fabula e intreccio che coincidono quasi alla perfezione.

Un fumetto talmente ben ritmato da assomigliare a un piano inclinato in cui le cose precipitano pagina dopo pagina. La sensazione è quella di un inevitabile disastro che il nostro Mal non può scansare. Vittima di eventi più grandi di lui, che ci guidano una specie di thriller urbano a tinte noir, mitigato da un’ironia non sempre riuscitissima. Eppure sembra che l’ironia sia davvero l’unica alleata di Mal. Una preziosa amica capace di far vedere le cose da un’altra prospettiva.

Animali notturni

Una notte da rider
Il segno sporco di Arlen – © Bao Publishing

Sogni nel cassetto tanti, pacchi da consegnare di più. Mal ci viene presentato e descritto così. Senza troppi fronzoli o voglia di elemosinare l’empatia di chi legge. In questo Arlen è molto abile a scrivere (e de-scrivere) il protagonista solo e soltanto attraverso le azioni che compie e le scelte che fa. Peccato per qualche passaggio troppo didascalico nei dialoghi, in cui sarebbe bastato lascare spazio ai disegni invece di descrivere quello che le tavole mostravano già così bene. Se la scrittura ogni tanto inciampa, soprattutto nei cambi di tono (non sempre riuscitissimi), a livello grafico il segno di Arlen colpisce per personalità. È un segno grezzo, sporco, al limite dell’underground ma senza diventare mai ostico per la fluidità del racconto.

Disegni nervosi, che danno vita a un microcosmo ostile, pieno di facce cattive e corpi sgraziati. Senza dimenticare il grande protagonista silenzioso di questo fumetto: la città. Una città-palcoscenico assai severa, che in questa lunga notte dà il peggior spettacolo di sé: bestie arrabbiate, creature pronte a darsi addosso, sporcizia ovunque. Ecco, Una notte da rider è un fumetto agrodolce. Una storia che soffoca i sogni con una storia surreale, ma mai troppo da non assomigliare a troppe vite là fuori. Un fumetto che, una volta letto, forse ti farà lanciare qualche sorriso in più a chi ti porta la cena a casa. E magari anche qualche mancia in più.

La recensione in breve

7.0 Grottesco

Una notte da rider è un fumetto surreale. Una folle notte vissuta nelle viscere di una città feroce, alla disperata ricerca di un briciolo umanità in un mondo di bestie.

The Good
  1. Uno stile di disegno originale e personale
  2. Un ritmo teso, che non ti molla mai
  3. Una metafora efficace di un mestiere infame
The Bad
  1. L'ironia non funziona sempre bene
  2. Alcuni momenti sono troppo didascalici
  • Voto ScreenWorld 7.0
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Nato a Bari nel 1985, ha lavorato come ricercatore per l'Università Carlo Bo di Urbino e subito dopo come autore televisivo per Antenna Sud, Rete Economy e Pop Economy. Dal 2013 lavora come critico cinematografico, scrivendo prima per MyMovies.it e poi per Movieplayer.it. Nel 2021 approda a ScreenWorld, dove diventa responsabile dell'area video, gestendo i canali YouTube e Twitch. Nel 2022 ricopre lo stesso ruolo anche per il sito CinemaSerieTv.it. Nel corso della sua carriera ha pubblicato vari saggi sul cinema, scritto fumetti e lavorato come speaker e doppiatore.