Inizia come la prima stagione di True Detective. Cadaveri ritrovati nel bel mezzo del nulla, strane corna sulle loro teste e investigatori riluttanti sulle tracce di probabili serial killer. Questa volta le vittime sono robot o umani che lottano per i diritti delle macchine all’interno di una società futuristica dove gli androidi sembrano ormai integrati nel tessuto sociale. Solo che a qualcuno questa convivenza tra umano e cyborg non piace. E così i robot più avanzanti vengono ammazzati (o forse dovremmo dire annientati) uno dopo l’altro. Chi è stato? E perché lo fa?
Sono solo le domande più superficiali e banali che attraversano Pluto, un nuovo (e bellissimo) anime che trovate su Netflix. Otto episodi densissimi, che sembrano quasi film da un’ora, pieni zeppi di riflessioni esistenziali e dilemmi morali. Adesso vi raccontiamo perché non dovreste perdervi questa piccola perla, tratta dall’omonimo manga di Naoki Urasawa, a sua volta ispirato al mitico Astro Boy di Tezuka. Ispirato. Davvero molto ispirato.
Indagine esistenziale
“Who watches the Watchmen?”, si chiedeva Alan Moore nel 1986. Un quesito scomodo che torna anche in Pluto, dove al centro della storia abbiamo il detective Gesicht. Un cyborg dalle fattezze umane chiamato a indagare sulla serie di omicidi che sta eliminando tutti i suoi simili. Sulla carta sembra quasi un Blade Runner al contrario, con l’agente di turno che questa volta non deve “ritirare” i cyborg, ma proteggerli. E in effetti Pluto ribalta la prospettiva, mettendoci spesso nei panni di raffinate intelligenze artificiali. Creature talmente avanzate da sviluppare una sensibilità toccante, che si pone domande umanissime sul senso dello stare al mondo, della vita e della morte.
Insomma, siamo dentro un bellissimo esercizio di empatia che ci spinge a metterci nei panni altrui. Siamo dalle parti della miglior fantascienza esistenziale, quella di Blade Runner e Ghost in the shell, in cui le macchine non fanno altro che interrogare noi umani. Quella dove i loro dubbi non sono altro che i nostri dubbi.
Però, la grandezza di Pluto è anche nel saper mischiare i generi. Perché questo anime di matrice sci-fi parte come un giallo, ma assomiglia anche a un thriller a tinte noir. E poi ci sono le sfumature più intime. Quelle che rendono Pluto un dramma esistenziale per ognuno dei robot protagonisti. E allora torniamo a True Detective. Perché anche questa volta l’indagine e il giallo da risolvere non sono altro che pretesti per indagare gli indagatori. Come facciamo sbirciando nei tormenti di Gesicht, che da predatore potrebbe presto trasformarsi in preda.
Splendida lentezza
Quello che rende Pluto molto affascinante è il suo ritmo. Compassato, dilatato, dove la lentezza (spesso additata come il peggiore dei nemici) diventa non solo un pregio, ma un tratto distintivo a cui ci si abitua subito. Questo perché lo show si sofferma tanto sulla bellezza delle immagini, sullo studio certosino delle inquadrature e soprattutto su lunghi e profondi dialoghi che rendono Pluto un coraggioso anime d’autore. Un anime controtendenza e di rottura, lontano anni luce dai tempi forsennati e dai toni urlati a cui siamo abituati oggi, che preferisce prendersi i tuoi tempi. Una gestione molto sapiente, perché la sua presunta lentezza (quasi ovattata) rende ancora più d’impatto le esplosioni di violenza e i momenti scioccanti, che grazie a questa scelta stilistica scuotono ancora di più.
Il worldbuilding
Partire dal particolare per poi aprirsi all’universale. Una specie di imbuto al contrario, insomma, È questa l’avvolgente tecnica narrativa adottata da Pluto. Come detto si parte dal ritrovamento di due cadaveri, da una storia urbana e circoscritta, ma molto presto capiamo che siamo dentro un affresco corale molto complesso e intricato. Ecco, la grande bellezza di Pluto è anche qui: in una scrittura capace di trattare con grande tatto il particolare e poi tratteggiare senza troppi fronzoli un worldbuilding curatissimo. Perché quello dello show è un immaginario molto più ampio di quanto sembri nelle premesse, visto che delinea uno scenario geo-politico dettagliatissimo in cui vengono scomodati anche temi come la guerra, la diplomazia, l’intrigo e il razzismo. Tutto con un equilibrio di scrittura davvero raffinatissimo.
Cura estetica
Chiudiamo questa nostra lettera d’amore nei confronti di Pluto con un doveroso applauso al suo comparto estetico. Siamo davanti a un anime impreziosito da scelte cromatiche perfette, fondali ispirati e un character design davvero meraviglioso, dove l’impostazione realistica rende tutto incredibilmente verosimile anche nel contesto futuristico. Se le scene action hanno un dinamismo fluido davvero d’impatto, capace di farci percepire la fisica degli scontri, per noi l’apice viene toccato dalla recitazione dei personaggi. Pluto è pieno di espressioni intense, di volti trasfigurati dalla rabbia, dai dubbi e dal tormento. Un anime che ti rimane impresso grazie agli occhi espressivi e alle smorfie di personaggi che qualcuno avrebbe definito “più umani dell’umano”. Insomma, non fate l’errore di non vederlo.
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