Grazie a prodotti d’intrattenimento come Il trono di spade, il genere fantasy negli ultimi anni ha scoperto un pubblico più vasto, che gli ha permesso di uscire dalla nicchia e dall’essere considerato un genere di serie B. In questo Rinascimento del genere – Rinascimento inteso a livello di audience, non necessariamente di qualità – molti autori hanno cominciato a diventare nomi noti anche al pubblico più generalista. Se, dieci anni fa, il bacino d’utenza considerava esclusivamente George R.R. Martin come scrittore in grado di ereditare il lascito di Tolkien, oggi c’è una maggior consapevolezza di qual è effettivamente l’offerta del genere fantasy.
Ed è a questo punto che l’attenzione si sposta su quello che può essere considerato senza sforzo il miglior autore fantasy contemporaneo: Brandon Sanderson. Quando la Fanucci pubblicò per la prima volta Mistborn: L’ultimo impero nel 2009, solo gli appassionati di fantasy si gettarono a capofitto nella lettura di un volume basato sulla costruzione di un world building inedito e originale. Per gli altri, le avventure di Kellsier e Vin rimasero storie al limitare del quadro, libri di nicchia su cui non posare nemmeno lo sguardo.
Negli ultimi anni, come si diceva, le cose sono cambiate. Anche grazie al successo dei social e allo sforzo di numerosi bookinfluencer che hanno reso il fantasy qualcosa paragonabile al glamour, Brandon Sanderson ha cominciato ad uscire dalla sua zona di confort, affacciandosi anche dalle librerie di lettori meno avulsi a letture del genere. Questo, unito alla scelta di Oscar Vault Mondadori di dare una nuova veste alle opere dell’autore statunitense, ha fatto sì che Brandon Sanderson cominciasse a ricevere l’attenzione meritata.
Ma cos’è che rende Sanderson uno scrittore fantasy che valga la pena affrontare? Cos’è che, potenzialmente, lo rende migliore anche del tanto osannato Martin?
Un Cosmoverso in espansione
Solitamente si dice che per capire la grandezza di uno scrittore o di una scrittice bisogna lasciargli affrontare la prova del tempo. Chi sopravvive alla morte, chi attraversa i decenni nelle librerie di lettori sparsi in tutto il mondo, ha allora il merito di essere definito un grande autore. Questo è senz’altro vero: basti pensare al già citato Tolkien. Il signore degli anelli è un caposaldo del genere non solo perché lo scrittore è stato un pioniere del genere, un uomo in grado di rivoluzionare la tradizione stessa, ma perché ancora oggi Il signore degli anelli continua ad essere una sorta di metro di giudizio, uno standard a cui gli scrittori fantasy aspirano.
Ma la prova del tempo è un esame che non può essere fatto dai contemporanei ed è altrettanto importante non solo sopravvivere ai decenni, ma anche convincere i propri contemporanei. Non sappiamo se tra un secolo Brandon Sanderson sarà ancora nei cataloghi delle case editrici, ma possiamo dire che, ad oggi, è uno degli scrittori fantasy che più di tutti valgono il prezzo di copertina. Questo perché con Brandon Sanderson il fantasy è una creatura multiforme e variopinta: una tela su cui vengono disegnate storie che molto spesso non ci si aspetta e che al loro interno contengono anche stratificazioni tematiche di altissimo livello.
Forse la prima ragione che si può addurre come motivo per cui Brandon Sanderson è uno degli autori fantasy del momento è proprio la diversificazione delle sue opere, che vanno dall’High Fantasy all’Urban Fantasy, abbracciando diversi sottogeneri e riuscendo in ogni caso a creare storie che non sono solo verosimili, ma anche una gioia da leggere. Oltretutto questa diversificazione di storie non rinuncia ad una propria coerenza interna che porta a quello che è chiamato Cosmoverso.
Sanderson è uno scrittore ambizioso. Tanto nella mole dei suoi romanzi quanto nel respiro epico che essi vogliono raggiungere. Il Cosmoverso è un’invenzione narrativa con cui Sanderson cerca di rispondere a questa spinta verso l’epica stessa. Il Cosmoverso è dunque l’universo in cui sono ambientati tutti i romanzi dello scrittore: una sorta di Via Lattea ristretta, in cui ogni pianeta ha il proprio ciclo di romanzi. Le Cronache della Folgoluce, ad esempio, si svolgono su Braize e Roshar, la saga di Mistborn, invece, è ambientata a Scadrial ed Elantris a Sel. Sebbene tutti questi mondi abbiano un proprio sistema di valori, di magia e persino di religioni, tutti i pianeti condividono lo stesso mito di fondazione. Senza addentrarci troppo nel Cosmoverso e nella sua frammentazione – che rappresenta quasi un precedente per la saga delle gemme dell’infinito di Avengers -, ciò che importa è che Sanderson ha creato una coerenza narrativa a un intero universo, creando una trama orizzontale che abbracciasse tutti i cicli narrativi dei suoi romanzi, concedendo al contempo anche la più grande indipendenza. Questo fa sì che chi voglia seguire pedissequamente il lavoro di Sanderson lo può fare seguendo tutti i libri del Cosmoverso, trovando richiami all’una o all’altra opera. Chi invece è interessato solo a una saga può leggere in autonomia solo quella, che risulterà comunque coerente e conclusa anche a chi non ha letto gli altri libri.
Si tratta di una costruzione narrativa davvero ambiziosa, perché deve funzionare in due direzioni: deve essere coerente per chi segue tutto il filo rosso del Cosmoverso, ma deve funzionare anche per chi non ha idea che (quasi) tutti i romanzi di Sanderson sono collegati. Il Cosmoverso, in questo senso, è la prova inconfutabile della grandezza di Sanderson, del suo potere immaginifico che lo spinge a superare qualsiasi tipo di limite narrativo. Il suo mondo narrativo è un mondo in continua espansione, che presenta svolte ad ogni pagina e che in un attimo può far viaggiare il lettore lungo distanze altrimenti siderali.
La forza dell’immaginazione
Pensiamo a George R.R. Martin. Con Le Cronache del Ghiaccio e del Fuoco ha creato un’opera immensa che, sebbene risulti ancora incompiuta, ha dato origine a un’immaginario collettivo che la serie tv ha cooperato a rendere pressoché universale. Ma la grandezza di Martin finisce qui. Nonostante abbia tentato altri esperimenti narrativi – come ad esempio Il battello del delirio, che è un buon romanzo di vampiri – non c’è paragone tra la portata de Le Cronache del Ghiaccio e del Fuoco e gli altri lavori. Ora, sottolineando sempre che paragonare due autori ha senso fino a un certo punto se non quello di far avanzare una tesi come divertissement, Brandon Sanderson ha creato delle opere che sono tutte di qualità eccelsa. Mentre tutti noi abbiamo applaudito Martin per la creazione di Westeros e dei suo Credi, delle sue terre così come delle sue minacce, Brandon Sanderson ha continuato a lavorare con la passione e l’entusiasmo di un appassionato del genere e non c’è opera che non mostri la potenza della sua immaginazione. Ogni romanzo ha il suo sistema magico, la sua religione, ma anche la sua composizione atmosferica.
Il Conciliatore, ad esempio, si basa sul sistema magico dei Risvegliatori che, attraverso i Soffi, possono dare vita agli oggetti. Protagonisti della storia sono un Re Dio menomato, ma anche un misterioso “cavaliere” che possiede una spada parlante, Sanguinotte. La saga di Mistborn, invece, è ambientata su un pianeta dal sole rosso e abbracciato da misteriose nebbie, in cui il sistema magico si basa su tre arti metalliche: Sanderson ha dunque immaginato un mondo in cui si potesse ingerire metallo per avere nuovi poteri o accedere al metallo come una sorta di “dispensa personale”. Le più famose Cronache della Folgoluce, invece, sono ambientate su un pianeta che sembra un’enorme Pangea, composta da vari regni che devono affrontare le cosiddette Altetempeste, fenomeni atmosferici di un’inaudita violenza che influenzano non solo il modo di vivere di alcune popolazioni, ma anche la fauna. Con un sistema religioso che sembra richiamare un po’ la tradizione cattolica, con un Onnipotente che viene affrontato da eserciti di creature nere e malvage, Le Cronache della Folgoluce è forse il romanzo di Sanderson che rispecchia di più la tradizione dell’epic fantasy, e che nonostante questa aderenza al canone mostra una forza immaginifica davvero sorprendente, che passa anche attraverso la costruzione dei personaggi, che sono un altro punto forte della produzione dell’autore.
Leggere un libro di Brandon Sanderson, quindi, significa addentrarsi in storie che rispondono al canone di genere, ma allo stesso tempo se ne distaccano con un’originalità che porta a divorare i libri, nonostante la mole che li caratterizza. In questo senso Brandon Sanderson sembra aver fatto suo il desiderio dei lettori di leggere qualcosa che sia evasione pura, che conduca al di là della vita conosciuta, creando regni e universi che sono lontanissimi da noi e che pure, con la sola forza della sua immaginazione, Sanderson riesce a rendere davvero credibili e, quasi, tangibili.
La varietà
Brandon Sanderson ha un altro grande pregio: è curioso. Si tratta, infatti, di un autore che all’interno dei suoi libri si interroga molto e spinge il lettore a fare lo stesso. Tutti i suoi romanzi, sotto agli universi creati, alla magia utilizzata e alle dinamiche dei personaggi, affrontano temi universali: la diversità, la corruzione del potere, la malattia e il bisogno del genere umano di costruire a tavolino dei conflitti bellici. In ogni romanzo Sanderson sembra voler cercare una chiave di lettura per capire se stesso e i suoi simili, per guardare alla sua contemporaneità con una lente che lo aiuti a decifrare tutto ciò che è incomprensibile e che sembra quasi un mezzo di autodistruzione. Tutto questo, però, senza rinunciare allo scopo principale delle sue opere: che non è salire in cattedra, ma intrattenere con una scrittura precisa ed elegante, uno stile che non annoia mai ma anzi ti fa correre tra le pagine come se ci fosse il vento delle Alte Tempeste ad accompagnarti. Leggere Brandon Sanderson significa fare un viaggio divertente, con personaggi che finiscono col diventare tuoi amici al punto che, anche a distanza di anni dalla lettura, ti sembra di sentirli ancora vicini, vivi e presenti come se fossero fatti di carne e sangue invece che di carta e inchiostro.
Inoltre la curiosità che caratterizza Brandon Sanderson come autore è facilmente intuibile anche dalla sua scelta di non tirarsi indietro davanti alla possibilità di sperimentare anche in altri generi. Sebbene rimanga una colonna portante del fantasy contemporaneo – a cui è stato chiesto anche di proseguire la saga de La Ruota del Tempo dopo la morte di Robert Jordan nel 2007 -, Sanderson ha anche scritto opere di altro genere, che mantengono invariate tutte le caratteristiche che lo rendono un grande autore. Il Ritmatista, ad esempio, si può considerare una sorta di dark academia young adult, in cui i protagonisti frequentano una scuola in cui devono imparare a usare un certo tipo di magia quasi alchemica che si basa sulla capacità di creare delle creature a partire da linee bidimensionali nate da linee di gesso. Il protagonista, Joel, dovrà inoltre reinventarsi come detective quando, in qualità di assistente di un professore dell’Accademia in cui vive, deve investigare sulla scomparsa di alcuni studenti. C’è poi la saga di Skyward, un’epopea di fantascienza sempre in chiave young adult, incentrata su Spensa, una ragazza che sogna di diventare una pilota di caccia stellari, ma che è tormentata dalla reputazione del padre, accusato di tradimento e morto in missione. Spensa vive su un pianeta spoglio, tenuta in ostaggio da temibili alieni sanguinari che sembrano pronti a uccidere chiunque provi a varcare i confini dell’atmosfera.
Con la Trilogia degli Eliminatori – Steelheart, Firefight e Calamity – Brandon Sanderson si avventura anche nel terreno dei supereroi. Molto prima che The Boys apparisse su Prime Video, ricordando a tutti che non sempre i supereroi sono anime gentili disposte a sacrificare tutto per un bene superiore, Sanderson diede alle stampe la storia di David, che da bambino assistette impotente alla morte del padre per mano di Steelheart, un potente “supereroe” corrotto dal proprio potere. La Trilogia degli Eliminatori è in realtà una saga di vendetta e redenzione, di perdita e crescita: un ritratto toccante di cosa sia l’elaborazione del lutto. Il tutto, però, travestito da epopea individuale di un Davide che affronta un potentissimo Golia.
Perché leggere Brandon Sanderson?
Tirando le somme, dunque, non sorprende che Brandon Sanderson sia considerato uno degli scrittori fantasy del momento. Non solo grazie al periodo florido che il genere sta attraversando in questo preciso momento storico, ma anche e soprattutto grazie alle qualità stesse dello scrittore. Sanderson ha fatto sua la lezione dei grandi maestri, comprendendo che non esiste fantasy senza una dettagliata costruzione di un world building che fosse innovativo, originale ma anche riconoscibile. Ecco allora che i suoi romanzi sono ambientati in mondi credibili fino al più minuscolo dettaglio e, cosa assai più ambiziosa, inseriti all’interno di un gigantesco quadro narrativo che mostra senza dubbio le qualità dello scrittore statunitense.
Grazie anche alla capacità di creare personaggi reale, sfaccettati e in grado di entrare nel cuore del lettore – vi sfidiamo a leggere Mistborn e a non subire il fascino da leader di Kellsier -, Brandon Sanderson scrive storie che sono delle vere e proprie avventure, senza rinunciare al lato più morale. Tuttavia allo scrittore non interessa insegnare cosa è giusto e cosa è sbagliato: Sanderson sembra più che altro interessato a mettere il genere umano davanti allo specchio, quasi obbligandolo a guardare con oggettività alle crepe di una razza che è molto spesso artefice della propria distruzione. Ma ciò che è innovativo è il fatto che Sanderson non mette alcun giudizio in questo sguardo: lo scrittore non sale in cattedra per dirci come dobbiamo comportarci. Il suo scopo è solo quello di osservare e raccontare, lasciando a chi legge la libertà di recepire o meno un messaggio dalle tante riflessioni che l’autore mette nelle sue storie.
Con una scrittura limpida e scorrevole, che non risulta noiosa nemmeno nelle descrizioni presenti in tutti i romanzi, Sanderson scrive con l’entusiasmo di chi ama il fantasy, di chi adora perdersi in altri mondi che solo alle volte somigliano al nostro e che non sempre ne rappresentano una versione migliore. Leggere i suoi libri, dunque, somiglia quasi a viaggiare in compagnia del proprio migliore amico che, grazie alla sua passione, ci fa innamorare di luoghi che noi, da soli, non avremmo nemmeno il coraggio di guardare.