Se venite coinvolti in una discussione sul fantasy contemporaneo, potete scommettere che presto o tardi qualcuno farà il nome di Brandon Sanderson. Uno degli autori più riconosciuti nella letteratura di genere, noto per la sua prolificità e la capacità di creare trilogie e archi narrativi complessi, con Mistborn, ha introdotto una nuova visione del fantastico. Lontano dal fantasy tradizionale, proponendo quasi una rivoluzione concettuale, caratterizzata da una dimensione meno familiare e più realistica, che invita a una nuova prospettiva.
Il fantasy tradizionale è strettamente associato a Tolkien, il cui influsso è stato rinvigorito dall’interesse suscitato dalla trilogia cinematografica di Peter Jackson. Mentre il cinema e le serie hanno riportato attenzione verso il fantasy cercando una sintesi tra tradizione e rivisitazione, in campo letterario il fantasy si è mosso verso nuove direzioni, superando i classici e sperimentando forme narrative diverse come La Ruota del Tempo e La Caduta di Malazan. Un rinnovamento che ha ispirato molti autori, ma pochi come Brandon Sanderson hanno saputo farsi portavoce di questa evoluzione della letteratura fantasy.
Sanderson, creatore di mondi

Prima del successo di Mistborn, Sanderson ha iniziato la sua carriera con racconti e il romanzo Elantris, in cui emergeva già la sua concezione innovativa della narrativa. Mentre il fantasy tradizionale, soprattutto dopo Tolkien, si concentrava sul viaggio e l’evoluzione dell’eroe, Sanderson ha identificato in questi elementi dei limiti, una gabbia entro cui gli autori dovevano obbligatoriamente muoversi. Sebbene Tolkien abbia esercitato una forte influenza su autori come Jordan e Brooks, che hanno seguito la meccanica del viaggio iniziatico, Sanderson ha cercato di allontanarsi da queste convenzioni.
L’idea del viaggio ha rappresentato il primo elemento di un modello narrativo ricorrente nel fantasy, caratterizzato dalla presenza di un protagonista adolescente (spesso il prescelto) e da una minaccia da sconfiggere. Questo schema ha influenzato molti grandi cicli del genere, rendendo necessaria sia la conservazione di alcune tradizioni sia la ridefinizione dei tratti specifici della narrativa fantastica.
Elantris può essere visto come un esperimento di scrittura, una prova preliminare per una struttura narrativa più solida, mentre Mistborn si presenta come la manifestazione della nuova visione narrativa di Sanderson.
“Anche se Elantris fu il mio biglietto da visita per la comunità del fantasy, Miostborn è ciò che mi ha consacrato davvero come scrittore di fantasy. A tutt’oggi, il suo approccio moderno ai topoi del fenere accoppiato alla ‘magia solida’, che è diventata un elemento caratterizzante del fantasy epico attuale, è un tratto distintivo della mia carriera.”
Analizzando opere successive come il ciclo dei Reckoners e Gli Archivi della Folgoluce, non sfugge come Sanderson adotti una dinamica narrativa più complessa e ambiziosa, evitando di offrire al lettore una storia lineare guidata solo dai personaggi. Le sue opere sono collocate in contesti realistici e tangibili. “Mistborn”, a differenza di altri cicli famosi, distingue i suoi personaggi per la staticità geografica, rendendo questo aspetto un elemento caratterizzante della narrazione.
Una nuova forma di fantasy

Sanderson non considera mai lo sfondo delle avventure dei suoi eroi come un semplice dettaglio di contorno; al contrario, lo rende un elemento centrale delle vicende, si prende il tempo per inserire in modo elaborato e originale eroi e villain in una dimensione sociale concreta. con “Mistborn”, questo approccio è particolarmente significativo, poiché la saga non segue la struttura tradizionale del fantasy, che si concentra sull’orizzonte temporale della vita di un singolo eroe. Sanderson supera questi limiti, utilizzando l’ambientazione come guida per espandere la sua storia.
All’interno del rinnovamento del fantasy, viene messo sotto scrutinio anche un elemento essenziale del genere: la magia. Non più un insieme di incantesimi funzionali e poteri di difficile gestione, ma una forza che si adegua alla nuova sensibilità degli amanti del genere, assumendo un’essenza più concreta.
Sanderson definisce “magia solida” il nuovo approccio degli autori moderni di fantasy nell’adattare il concetto tradizionale della magia alle esigenze contemporanee. Autori come Robert Jackson Bennett integra questo aspetto in contesti ispirati alla Rivoluzione Industriale, come nella Trilogia dei Fondatori, mentre Brian McClellan immagina poteri magici che permettono l’uso di armi moderne, inclusi gli armamenti da fuoco, nella Trilogia dei Pulvimanti.
Per Sanderson, l’elemento magico è fondamentale nella sua concezione della storia, non si limita a essere una serie di incantesimi da apprendere, ma rappresenta una capacità innata e immediata, variabile per ciascun personaggio. Più superpoteri, che non magia pura.
La magia solida di Sanderson

Un’intuizione felice da parte di Sanderson, che permette di stabilire interconnessioni tra i vari personaggi, la cui complementarità crea relazioni più profonde, dando vita a passaggio da magia a superpotere, introducendo Allomanzia e Feruchemia.
Con l’Allomanzia, ingerendo determinati minerali si acquisiscono specifiche capacità, ottenendo poteri sovrumani “bruciando” piccole quantità di metalli. Gli Allomanti fungono da supereroi fantasy, permettendo a Sanderson di creare situazioni avventurose e “ragionevoli”, offrendo spunti per momenti adrenalinici. La Feruchemia, invece, consente di rinunciare a parte delle proprie capacità, come forza o salute, per trasferirle in gioielli, da cui possono essere riassorbite nei momenti di bisogno.
Le due meccaniche magiche dell’Allomanzia e della Feruchemia, pur operando a livelli diversi, si integrano in un sistema magico complementare.
Tuttavia, il vero cuore della saga di “Mistborn” non è la componente magica, ma la costruzione di un concetto di ere che funge da motore narrativo. “Mistborn” è un progetto inusuale, progettato per svilupparsi lungo un ampio arco temporale attraverso vari momenti storici, riflettendo fasi dell’evoluzione moderna della società. Sanderson prevede idealmente tre ere, culminando nella prima trilogia, composta da L’ultimo Impero, Il pozzo dell’ascensione e Il campione delle ere.
Mistborn – La Prima Era: nascita di un mondo

La saga inizia in una società preindustriale chiamata Ultimo Impero, con Luthadel come capitale. Questa gigantesca città, simile a Londra durante la rivoluzione industriale, è un centro di potere governato dal Lord Reggent, una figura quasi mitologica venerata come una divinità, creando una religione di stato. Questa situazione alimenta una rigida divisione sociale, che penalizza in particolare la popolazione che vive al di fuori delle alte mura cittadine, trattata come schiava.
Quando la giovane Vin si unisce al gruppo, scoprendo di avere la rara abilità di acquisire poteri da ogni minerale, Kelsier decide di addestrarla per utilizzarla come arma nella sua rivoluzione. Da questo inizio, scatta una vera e propria rivoluzione sociale, che già nel secondo volume, Il pozzo dell’ascensione, esplora temi simili a quelli della Rivoluzione Francese, evidenziando le sfide che i rivoluzionari affrontano nel tentativo di detronizzare un potere assoluto, anche con le migliori intenzioni.
Sanderson intreccia con sensibilità l’aspetto sociopolitico al contesto epico e mitologico, intraprendendo un esperimento sociale complesso che si concentra sul “dopo la rivoluzione”, un aspetto spesso trascurato in questo genere, costringendo i suoi personaggi a gestire una situazione che hanno creato ma che non comprendono appieno.
A supporto di una visione sociale, Sanderson introduce l’elemento dell’inganno nella percezione del mito come strumento di controllo, sfidando il tradizionale ruolo dell’eroe come assolutamente buono. In Mistborn, il concetto di eroismo viene sconvolto, rivelando che non tutto è come sembra. I ribelli inizialmente credono di conoscere la storia dell’Ultimo Impero, ma in Il Pozzo dell’Ascensione scoprono che il loro dogma, basato su scritti antichi, è in realtà una falsa verità. Questa crisi di fiducia consente a Sanderson di mantenere personaggi complessi e di guidare i lettori verso un finale avvincente.
Un elemento chiave è il dubbio dell’eroe, evidenziato nella conclusione della Prima Era con Il Campione delle Ere, dove il Lord Reggente, da villain, diventa un sacrificio necessario per la salvezza del mondo, assumendo quasi una figura cristologica. Sanderson utilizza queste dinamiche per riflettere su una razionalizzazione del potere e sulla rappresentazione di un potere divino, sottolineando l’importanza di diverse prospettive per una comprensione realistica della realtà, libera da retorica. La fine della Prima Era segna il rifiuto della superstizione, proiettando “Mistborn” verso una mentalità più razionale.
Mistborn – La Seconda Era, la transizione verso il mondo moderno

Inaugurata con La Legge della Lande, la Seconda Era presenta un mondo simile alla società di metà ‘800, caratterizzato da esperimenti urbanistici e l’avventurosità della frontiera. Secoli dopo la Prima Era, gli eventi che hanno portato alla fine dell’Ultimo Impero sono diventati leggenda, in una società tecnologicamente avanzata che riduce il divario tra uomini comuni e allomanti. Sanderson avvia così un’evoluzione sociale spettacolare, evidenziando come le verità e le leggende si mescolino in un corpus folkloristico.
Nonostante il contesto western, la “magia solida” rimane un elemento unificante tra le Ere. I nuovi personaggi e le atmosfere mostrano una propria identità, ma conservano un legame con l’affascinante mondo preesistente. Questo passaggio temporale permette a Sanderson di esplorare l’equilibrio tra cittadini comuni e allomanti, intessendo un raffinato ragionamento sul conflitto tra superstizione e una mentalità moderna e illuminata.
Nella Prima Era, le convinzioni dei protagonisti si basavano su scritti influenzati da una visione preindustriale e da una spiritualità semplice, riflettendo l’approccio della società britannica dell’inizio ‘800. Con l’affinità per il Far West nella Seconda Era, la mitologia e il legame con il passato vengono adattati a una mentalità più pratica e concreta, tipica della cultura americana. Questo progresso nella componente folkloristica riflette l’idea di Sanderson di evoluzione sociale, che è una delle colonne portanti dello sviluppo di Mistborn.
La conclusione della Seconda Era coincide con la comparsa di aspetti legati alla sci-fi, come la presenza di altri mondi e realtà parallele. Quasi un’ibridazione di genere, che imprime un ulteriore stimolo alla saga, non mancando di ricollegarsi al passato di questo universo con ritorni eccellenti e la progressiva evoluzione parallela di mitologia e scoperta di nuove frontiere, tecnologiche e universali.
Il fantasy contemporaneo verso il futuro

Mistborn rappresenta, al pari di altre saghe come La Caduta di Malazan, un punto focale nell’evoluzione del fantasy contemporaneo. La necessità di trovare nuovi stimoli per i lettori, frutto di un’evoluzione sociale e tematica, è centrale nel comprendere il valore dell’opera di Sanderson.
Dalla creazione di questo mondo, Sanderson mostra di non avere appreso solamente la lezioni dei maestri del genere, ma di aver attinto ad altri aspetti della pop culture. La somiglianza tra i mistborn e gli eroi della cultura popolare, come supereroi o pistoleri western, è evidente, ed è riprova delle potenzialità del fantasy di emanciparsi della visione monolitica in cui è stata relegato per anni.
Nell’evoluzione di Skandrial, nel modo in cui le Ere si succedono, possiamo rivedere un altrettanto evidente maturazione della società protagonista, in cui tecnologie sempre più complesse e nuove frontiere diventano la forza motrice di una saga lungi dall’aver raggiunto la sua conclusione.