Cinema, fumetti e , ovviamente, letteratura. I vampiri sono stati protagonisti in ogni media conosciuto, resi cult da Dracula e declinati in decine di reinterpretazioni, sviscerandone l’essenza immortale. Un percorso intimo, che lega creatura e narratori, catturando i lettori in una dimensione a tratti onirica che non sembra mai esaurirsi. Una sinergia che si è riconfermata con Viaggio Notturno, opera fumettistica in 4 atti realizzata da Vanna Vinci per Sergio Bonelli Editore.

Non una prima volta per Vanna Vinci, che con i vampiri vanta una vecchia amicizia. Con Viaggio Notturno si è spinta oltre, ha guidato i lettori in una Bologna misteriosa, li ha stimolati con una nuova mitologia e li ha stuzzicati con interrogativi che si rivolgono all’anima profonda.

Il senso del viaggio

Viaggio Notturno – © Sergio Bonelli Editore

Leggere Viaggio Notturno è stata un’esperienza che ci ha affascinati, come raccontavamo nella nostra recensione. Non potevamo quindi resistere alla tentazione di parlarne direttamente con Vanna Vinci, approfittando della cornice del Salone del Libro, dove l’autrice ci ha guidato alla (ri)scoperta della sua storia.

Viaggio Notturno vede Jana affrontare una serie di momenti che sconvolgono la sua visione del mondo. D’altronde, l’idea stessa del viaggio chiede di cambiare punto di vista, amplia mente e conoscenze, tanto che forse non sono partenza e finale l’essenza del viaggio, ma forse è l’itinere

“Sicuramente, per me, Viaggio Notturno è stato molto importante, perché per certi versi è stato un ritorno alle mie origini. Quindi è una storia di vampiri, è una storia fiction, una storia ambientata in una città italiana che poi è la mia città d’adozione: Bologna. Lì, la fine o l’inizio… io direi quello che ci sta in mezzo, tra la fine e l’inizio. Quindi tutto quello che è, tra virgolette, il trascinamento e lo svolgimento della storia. Quindi l’evoluzione del personaggio, sia in termini di avventure, di vita, sia in termini interiori. Perché per me questo tipo di lavoro non è solo lavorare sulla vicenda, ma anche su quello che succede all’interno del personaggio. In questo caso, a maggior ragione.”

Scoprire una nuova realtà

Viaggio Notturno- © Sergio Bonelli Editore

Curioso come in una storia che ci porta a scoprire una cultura ignota, seguiamo il tutto dal punto di vista di un’antropologa. Come se Jana avesse un qualche punto di vista ancora più profondo, una sua sensibilità ulteriore che la guida in questo suo viaggio di scoperta

“E’ un pensiero che non mi ero posta. Quindi ti ringrazio per avermela fatta. Io mi sono chiesta che cosa facesse la protagonista. In questo momento è molto usuale che le persone non abbiano un singolo lavoro, quindi magari lei è un’antropologa, ma nello stesso tempo si adatta, fa dei lavori che sono anche di tipo, tra virgolette, editoriale. Quello che è interessante in questo caso è che sicuramente la sua partenza “antropologica”, da un lato, la rende più sensibile all’incontro con qualcosa di particolare, di strano e di estraneo. Nello stesso tempo la rende anche più permeabile. C’è questa cosa qui. D’altra parte, il punto di partenza di questi libri non è stato solo Polidori con lo Stalker o Ruthven, ma è stato questo libro meraviglioso, un saggio meraviglioso di un antropologo che è Vito Teti, che si intitola Il vampiro e la malinconia. Quindi sicuramente, in questo caso, il saggio certe volte può essere, se non più, almeno quasi potente come un grande romanzo come Dracula.”

Bologna: canali, portici e misteri

Vanna Vinci, autrice di Viaggio Notturno -
Vanna Vinci, autrice di Viaggio Notturno – foto di Sandra Sisofo

Se il viaggio ha una sua importanza come percorso di vita, altrettanto centrale è la sua cornice. Nel nostro caso,  Bologna. Una città che tanti cantanti hanno raccontato, i suoi canali, i portici. Pochi hanno mai potuto vedere cosa c’è sotto il cuore nascosto di Bologna. Con Viaggio Notturno, abbiamo visto le due anime di Bologna.

“Bologna, come ha detto Lucarelli, ha due piani, forse due, forse tre. Sicuramente c’è una parte in cui si cammina, e c’è una Bologna sotterranea che, come ha detto il direttore del Museo delle Acque di Bologna, sono decine e centinaia di chilometri di canali e vie sotterranee. Quindi sicuramente la città ha questa caratteristica. Dall’altra, la città ha anche questa caratteristica strana di avere gli interni, gli esterni, e questa parte di limine che è il portico. Quindi già nella sua architettura, nella sua costruzione, ha queste caratteristiche. In questo momento Bologna è un crocevia turistico incredibile, e nello stesso tempo, paradossalmente, ci sono dei momenti, degli stradelli e dei piccoli vicoli in cui uno può trovarsi effettivamente da solo, al buio. Quindi ha queste caratteristiche molto… non direi in conflitto, ma sfaccettate. Mi interessava ambientare questa storia a Bologna perché, da un lato, c’è il carattere di Bologna, che ha una forma di lassità, di “polleggio”. Quindi i personaggi sono vampiri, ma sono molto “polleggiati”. Allo stesso tempo, c’è tutta questa parte estremamente inquietante, anche onirica, che riguarda la strada dell’acqua, che è legata all’inconscio della protagonista. Quindi sì, ci sono questi strati… ecco, c’è una stratificazione.”

L’entropia dell’eternità

Viaggio Notturno, una tavola
Viaggio Notturno – © Sergio Bonelli Editore

Il lettore potrebbe rimanere basito da un particolare momento, in cui un’anziana coppia di vampiri fa un ragionamento sull’eternità. E quanto, alla fine, quello che per l’uomo è sempre stata l’ossessione della vita eterna può diventare in realtà una grande conquista. Un vero e proprio ribaltamento di prospettiva, molto interessante.

“Per me fare una storia di vampiri significa fare una storia da un lato legata a una figura così mitica, così affascinante e misteriosa, e dall’altro fare una storia che tratta delle relazioni tra diverse generazioni e diversi modi di vedere l’esistenza. Nel caso di quei due personaggi, tra virgolette, due vampiri anziani – forse anche molto vecchi, sembrano ottantenni, forse settantenni, ma direi più ottantenni che settantenni, potrebbero essere anche novantenni – significa, per la protagonista e per me, avere un contatto ancora diverso con una generazione diversa da quella della protagonista, che ipotizzo abbia intorno ai 30 o 40 anni. Ecco, direi intorno ai 30. Quindi l’idea della vita eterna – ammesso che un vampiro abbia una vita eterna, perché questo c’è da chiederselo – e l’idea che, a un certo punto, uno possa invecchiare… Ecco perché questi si trasformano bevendo il sangue, diventano più giovani. Quindi c’è un’ossessione della giovinezza, del ritornare all’adolescenza, quando uno probabilmente si sentiva perfetto. In questi due personaggi questa cosa viene ribaltata: accettano totalmente lo stato di invecchiamento. Probabilmente, per loro, che sono stati… (probabilmente per loro che sono stati nei ruoli) questo invecchiamento è molto lungo, e può essere anche una dannazione. Uno dei due lo dice. Quindi è, secondo me, un modo, una specie di specchio, per vedere queste due forme di contatto tra due generazioni completamente diverse.”

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Classe '81, da sempre appassionato di pop culture, con particolare passione per il mondo dei comics e la fantascienza. Dal 2015 condivide queste sue passioni collaborando con diverse testate, online e cartacee. Entra nella squadra di ScreenWorld come responsabile dell'area editoria con una precisa idea: raccontare il mondo del fumetto da una nuova prospettiva