Il miglior fumetto di supereroi
Presentarsi con tanta sicurezza sullo scenario dei comics supereroici può significare solo due cose: o si ha davvero un prodotto eccellente, o si pecca di superbia. Da quando un certo kryptoniano si è presentato al mondo sollevando come niente fosse un’auto nel 1938, i supertizi sono diventati una costante dei comics, al punto che viene da chiedersi quando ci sia ancora di esplorabile in questo settore.
Interrogativo che non sembra aver spaventato Robert Kirkman, che con il suo Invincible ha provato a riscrivere il mito del supereroe. Non una creazione completamente originale, come da tradizione del buon Kirkman, ma sicuramente capace di spingere la propria inventiva oltre il consueto.
We really need another hero?
Il fumetto supereroico ha già detto tutto? Dopo quasi un secolo di storie, soprattutto in seno ai due colossi del settore, la sensazione di rivedere trame ed eventi sin troppo familiari ripetersi periodicamente è abbastanza evidente. Un sentore che ha spinto alcuni autori a lasciare la sicurezza delle big two del comics supereroico per dare vita a nuove sperimentazioni.
Non a caso, durante la crisi dei supereroi negli anni ’90, le menti creative più dinamiche abbandonarono il sicuro ma stagnante ambiente delle major per dare vita a nuove realtà, improntate al rinnovamento. Basta citare Image comics, che raccolse talenti come Liefeld o McFarlane, o esperimenti di rottura come l’Hellboy di Mignola. Mentre Jack Kirby attaccava il tradizionale sistema del work for hire, la Image mostrava un nuovo modo di intendere il comics superereoico.
Una rivoluzione che in seguito avrebbe stimolato altri autori, che non si sarebbero limitati a ripercorrere strade già battute, ma che avrebbero invece fatto un atto di critica al sistema, ricercando nella storia dei comics una fonte di ispirazione. Basterebbe leggere Black Hammer di Lemire per ritrovare il senso di un viaggio nella storia del medium.
E Kirkman, nuovamente, non si è lasciato sfuggire questa occasione.
L’eroe di cui abbiamo bisogno
Rinnovamento non significa rinnegare, ma anzi la memoria di quanto vissuto prima è la base di questo processo. Kirkman ne ha fatto una marchio di fabbrica, da The Walking Dead a Outcast, passando per Thief of Thieves, ogni opera dell’autore texano nasce come riletture di un topos noto.
Con Invincible, Kirkman volge il suo sguardo ai supereroi, cercandone l’essenza, la scintilla primigenia da cui imbastire la sua rilettura del genere. Non a caso il suo Mark Grayson è un Superman sotto mentite spoglie, a cui poteri arrivano alla pubertà pur non esseno un Figlio dell’Atomo, ma dietro queste evidenti analogie con super celebri, la vera forza di Invincible è il sapere cogliere con spirtio critico divertente le peculiarità del mito dei supereroi.
La tipica ironia di Kirkman si trasforma in un linguaggio che attira il lettore, lo pone davanti a dogmi narrativi cui è abituato, ma ponendoli sotto una luce diversa, spesso demolendoli e violando quel tacito accordo di preservazione della sospensione dell’incredulità.
Già nelle prime imprese del giovane eroe, Kirkman prende di mira velatamente – ma non troppo – l’Uomo d’Acciaio, quando Mark e la collega Atom Eve affrontano un loro insegnante rivelatosi villain, che immediatamente li scopre:
Ma stai scherzando? Tu non indossi neppure una maschera
Basta una battuta, spontanea e comprensibile, e le espressione stupite dei due ragazzi, magnificamente interpretata da Ryan Ottley, per farci chiedere: ma era davvero così ovvio?
Rileggere i supereroi
Non si tratta di rendere ridicole le storie precedenti, ma di analizzarle con un affettuoso sospiro per mettere in luce alcune fragilità narrative. L’evolversi degli stilemi narrativi e, soprattutto, la maggior attenzione dei lettori, sempre più esigenti, richiede che il medium si adatti, prenda consapevolezza di sé e rinunci ad alcune ingenuità
Motivo per cui Kirkman non solo crea un personaggio che sia perfetta sintesi di diversi archetipi supereroici, ma attinge riccamente alla grammatica dei comics, affonda le mani tanto nella Golden quanto nella Silver Age. Da eroi assolutamente perfetti dei primi momenti, si arriva a figure sempre più umane, con il crollo morale dell’eroe, la comparsa delle insicurezze e un avvicinamento sempre più marcato al volto sotto la maschera.
In questo, Kirkman rimane un maestro. Se è vero che oramai più che il cosa è il come a far la differenza, Invincible è la riconferma della bravura del padre di The Walking Dead nel dare vita a queste operazioni. Merito che gli viene riconosciuto anche da Donny Cates, che lo omaggia, quasi parodiandolo, nel suo Crossover.
L’uomo sotto la maschera
La rivoluzione di Invincible è il saper come cogliere il giusto equilibrio tra privato e pubblico dell’eroe. Quella pressione che l’eroe impone all’individuo, la difficoltà nel gestire i due ruoli e i drammi che ne conseguono diventano strumenti affilati nelle mani di Kirkman. Pur lasciandosi guidare dalla sua vasta cultura sul settore, l’ispirazione rimane una presenza periferica, il fulcro rimane il legame empatico tra personaggi e lettori.
E non potrebbe esserci modo migliore del creare un universo in cui far muovere Mark Grayson. Attorno al giovane vitrumvita non ruotano figure di semplice sostegno, ma entità ben definite e vivide, dotate di grande individualità.
La presenza di spin-off di Invincible ci ricorda come un protagonista possa essere il perno di un universo, se si riesce a creare un’impalcatura narrativa solida e credibile, e il concedere ad altri autori la possibilità di esplorare nuove strade con i personaggi di questo universo è dimostrazione di grande intelligenza. Nuovamente, Kirkman si rivela ottimo studente, e la lezione di Mignola e del suo Hellboy viene assimilata e riadattata a Invincible.
Il miglior fumetto di supereroi?
Rimane dunque sospeso quell’interrogativo: davvero Invincible è il miglior fumetto di supereroi? Al netto del facile slogan, ‘migliore’ è un termine forte. La saga di Mark Grayson è sicuramente una delle produzioni più affascinanti e riuscite del settore, soprattutto per la lungimiranza di non creare una serie eterna, ma di arrivare a un finale.
Non priva di difetti oggetti, e nemmeno esente dall’incontestabile giudizio del gusto personale, Invincible rimane una lettura supereroica estremamente avvincente. Che sia per il piglio inconfondibile di Kirkman o per la verve visiva di Ottley e Walker, questo comics supereroico è un passaggio obbligatorio per gli amanti del genere, soprattutto se sono in cerca di una rilettura moderna e ironica di questi folli, amabili tizi in calzamaglia.
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