Nel suo videoclip più famoso, Er Piotta faceva pronunciare a Valerio Mastandrea una frase rimasta negli annali della coatteria romanesca: “I tre capisaldi: la femmina, il denaro… e la mortazza” (che immagino sia noto a tutti essere il nome capitolino della mortadella). Per gli amanti del Cinema Circus, per coloro che credono nel potere acrobatico dei corpi e delle macchine da presa, i tre capisaldi sono Buster Keaton, Jackie Chan (ne parleremo a breve) e Tom Cruise.

Se però i primi due lavoravano in industrie cinematografiche (quella USA degli anni ’20 e quella di Hong Kong tra la fine dei ’70 e gli ’80) che ancora profumava di pionierismo e sventatezza, il terzo è il divo che ha portato la pratica di fare da solo gli stunt dei propri film dentro il meccanismo hollywoodiano, sfidando le leggi non solo della fisica, ma quelle spesso più difficili da violare dei sindacati, delle assicurazioni, e portandola a un livello di complessità atletica e cinematografica colossale.

Il cuore dell’azione

Tom Cruise in una scena di Mission Impossible: The Final Reckoning
Tom Cruise in una scena di Mission Impossible: The Final Reckoning – ©Paramount Pictures

Dell’impressionante volo tra due aerei presente nell’ultimo Mission: Impossible – The Final Reckoning, Cruise ha fatto tutto da solo (e intendiamo tutto), ovvero recitare e volare, da buon Superman in carne e ossa, ma anche pilotare l’aereo e dirigere cinematograficamente la scena prima dell’esecuzione e durante (ci sono i video del making of e sono altrettanto pazzeschi della scena finita), manovrando anche la macchina da presa a supporto di Wade Eastwood, coordinatore degli stunt e regista della seconda unità.

Ed è questa serie, cominciata nel 1996, il 22 maggio (data che nell’ultimo capitolo assume un valore particolare), a rappresentare il segno più forte che l’attore statunitense lascerà nella storia del cinema, perlomeno quello d’azione a stelle e strisce, segnando il suo passaggio da divo a uomo-cinema totale, che i film li produce, li pensa, li vive e realizza sul set curando ogni dettagli: andate a recuperare online i frammenti della masterclass tenuta al recente festival di Cannes, quando dice agli attori che devono sapere come si realizza un film, come si crea un’immagine, come si progetta l’illuminazione di una scena per poter fare al meglio il loro lavoro.

Senza Mission: Impossibile e senza l’impronta che Cruise ha dato alla serie, non esisterebbe la gran parte del cinema action che vediamo oggi, non ci sarebbe l’attenzione cinematografica che viene data a stunt and fight coordinator, molti dei quali divenuti registi a tutto tondo, non si sarebbe sperimentato sul lavoro tecnico dell’azione, non si sarebbe arrivati a considerare gli stunt e i tecnici delle sequenze d’azione gente meritevole dell’Oscar.

Con questo articolo che celebra un mago del Cinema Circus, non parleremo dell’ultimo film con Ethan Hunt (lo fa già bene Gabriele qui), ma racconteremo le 5 più folli scene d’azione della serie prima di questo finale, in ordine cronologico. Come si diceva un tempo: non provate a farlo a casa.

1- Mission: Impossible (1996): Il furto a Langley (Eric Schwab regista seconda unità; Greg Powell coordinatore stunt)

Il capostipite è già un pezzo da manuale: meno action e più spionaggio para-bondiano, realizzato dalla mano raffinatissima di Brian De Palma che porta in dote il suo senso supremo della suspense e della costruzione delle sequenze, che sarà replicato così solo nella sequenza dell’Opera di Vienna in Rogue Nation.

La più celebre è anche divenuta una sorta di manifesto della serie: l’introduzione di Hunt in una stanza segretissima e protettissima del covo della CIA per rubare dei file. Senza poter toccare la superficie della stanza, senza poter emettere il minimo suono, senza neanche poter sudare vista la scansione della temperatura: Cruise cala dall’alto come se fluttuasse in un luogo senza gravità né spazio, il montaggio e la macchina da presa ne enfatizzano i gesti, la tensione è quasi insostenibile.

2 – Mission: Impossible II (2000): la caccia alla moto (William Burton regista seconda unità; Brian Smrz coordinatore stunt)

Il più vituperato degli otto film, ingiustamente, ma forse comprensibilmente perché è quello più legato ai tempi e a uno stile, quello del regista John Woo, che ha fatto più fatica a legarsi con modi e sguardi del cinema USA. In ogni caso, al netto di una trama discutibile, i pezzi di cinema circense da mandare a memoria non si contano, partendo dall’intro con Cruise che scala una montagna a mani nude fino al balletto di auto con cui lui conquista Thandie Newton fino al tuffo nell’Atrium.

Però per splendore coreografico e registico, per senso del cinema proprio di Woo, l’inseguimento delle auto dei cattivo a Hunt in moto non si batte: tra le pallottole, gli scoppi e le curve, Cruise e Woo fanno con le due ruote ciò che Gene Kelly faceva con le sue gambe.

3 – Mission: Impossible – Ghost Protocol (2011): la scalata al Burj Khalifa (Dan Bradley e Jeffrey Lynch registi della seconda unità; Greg Smrz coordinatore stunt)

Fin dall’inizio, Hunt è stato dipinto come un supereroe e poi come un superuomo (per arrivare al divino salvatore degli ultimi due capitoli) e di fatto, come ogni supereroe degno di questo nome fa qualcosa di molto più peculiare che l’essere indistruttibile: vola. Il tempo in cui il corpo di Cruise è staccato da terra è forse equivalente al tempo in cui permette alla gravità di fare il suo lavoro.

L’apice forse avviene nel quarto film della serie, diretto da Brad Bird, in cui l’attore mette in scena la propria versione di Spiderman arrampicandosi sul Burj Khalifa, il più alto grattacielo del mondo, con dei guanti aderenti: ovviamente, uno si rompe e Cruise è costretto a volare da un lato all’altro della costruzione, sospeso a 800 metri d’altezza, cercando di entrare dentro prima che una tempesta di sabbia lo faccia fuori. Da quel momento in poi, la serie diventa un escalation verso la fantascienza metafisica.

4 – Mission: Impossible – Fallout (2018): l’inseguimento in elicottero (Wade Eastwood regia della seconda unità e coordinamento stunt)

Forse il già citato volo da un biplano all’altro è più spettacolare ed elettrizzante, ma la sequenza dell’elicottero nel sesto film della serie è ancora più complessa come costruzione cinematografica: parte da terra, con Hunt che si arrampica tramite una fune a un elicottero in volo e vi entra dentro, praticamente in tempo reale (è magnifico il modo in cui il montaggio di Eddie Hamilton lavora come se non esistesse, come se fosse senza stacchi), abbatte un tizio e prende il comando del velivolo per inseguire – davvero, ça va sans dire – il cattivo Henry Cavill.

Voli veri tra le montagne, sparatorie, bombe che stanno per esplodere: serve altro?

5 – Mission: Impossible – Dead Reckoning (2023): il combattimento tra le calli veneziane (Wade Eastwood regia della seconda unità e coordinamento stunt)

Non sarà una delle sequenze più sorprendenti, spettacolari, sontuose della serie, ma è la miglior sequenza di combattimento dell’intero franchise, anche migliore di quella del bagno in Fallout: coreografata da Rudoolf Vrba tra una delle calli più stretta di tutta Venezia, vede Cruise lottare di botte e coltelli contro Pom Klementieff.

Pochi minuti di secchezza incredibile, stringati come il montaggio (sempre a cura di Hamilton), in cui i corpi dei due attori e del cameraman Chunky Richmond ricreano la geometria euclidea: il musical si fa teoria matematica che lascia senza fiato.

Quali sono le vostre sequenze preferite di Mission: Impossible? E quel è il film preferito della serie?

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La rivista del Cinematografo e Il sussidiario, collabora con vari siti internet, quotidiani e riviste, cura programmi radiofonici, rassegne e festival cinematografici. Ha pubblicato saggi, in opere come Il cinema di Henri-Georges Clouzot (a cura di Stefano Giorgi, Il foglio) e Il cinema francese negli anni di Vichy (a cura di Simone Venturini, Mimesis), e monografie come Beautiful Freak. Le fiabe nere di Guillermo Del Toro, Blue Moon. Viaggio nella notte di Jim Jarmusch e Bigger Boat e Blinded by the Light dedicato a Steven Spielberg per Bakemono Lab. Dal 2016 è membro della Commissione di selezione della Mostra del Cinema di Venezia, dal 2019 è socio della Rete degli Spettatori con cui organizza rassegne cinematografiche e progetti culturali volti alla diffusione del cinema di qualità e indipendente, nelle sale, in streaming, nelle scuole.