“Parlami delle acque del tuo mondo, Usul”

Con voce sognante, una giovane abituata a vivere in un mondo desertico chiede a un visitatore di un altro pianeta come sia essere circondati da oceani smisurati. Chani, figlia di Arrakis, e Paul, erede di Caladan, due figure divenute parte della pop culture grazie a Dune, la titanica saga sci-fi creata da Frank Herbert e divenuta il punto di riferimento per le space opera.

Quando nell’agosto del 1965 nelle librerie americane comparve la prima parte del romanzo d’apertura della saga, Dune, inconsapevolmente i primi lettori si trovarono a viaggiare all’interno di un universo narrativo che, negli anni a venire, avrebbe influenzato enormemente il racconto fantascientifico, letterario ma non solo.

Perché non è esagerato dire che senza Dune, probabilmente, non esisterebbe gran parte dell’immaginario sci-fi moderno. Un’influenza che non è solamente tematica, legata agli argomenti affrontati da Herbert nella sua esalogia, ma anche concettuale, considerato come i tentativi di trasposizione in altri media della saga di Dune abbiano contribuito a creare i presupposti di opere che hanno lasciato un segno indelebile nel nostro immaginario.

Una sci-fi diversa

Paul Atreides nel Dune di Dennis Villeneuve
Paul Atreides nel Dune di Dennis Villeneuve – © Warner Bros

Apprezzare al meglio il profondo impatto di Dune sull’immaginario fantascientifico moderno è probabilmente impossibile. Andando oltre la pura ammirazione per una storia che si dipana su un arco temporale di millenni, bisogna riconoscere a questo complesso ritratto dell’umanità futura il merito di avere cercato di introdurre nella fantascienza tematiche sino a quel momento mai trattate.

La maggior parte dei cult della sci-fi appartengono al periodo che va dai primi anni ’50 sino alla metà degli anni ’80, periodo in cui la presenza costante della Guerra Fredda e la paura dell’era atomica dominavano. Alieni invasori e mostri frutto di esperimenti scriteriati divennero la rappresentazione allegorica delle paure dell’americano medio.

All’interno di questo flusso narrativo, si collocarono anche scrittori portatori di una diversa concezione della fantascienza – come Asimov, Heinlein e Dick – che  iniziarono a mostrare alla società americana un diverso futuro, raccontando un domani diverso in cui le ansie e le pecche della contemporaneità dovevano essere risolte o, altrimenti, ne avremmo pagate le estreme conseguenze.

Prima di arrivare alla composizione della complessa società futura di Dune, Herbert aveva già manifestato un certo interesse per due delle tematiche centrali della sua saga: la religione, specialmente la psicologia della leadership adatta alla figura del messia, e l’ecologia.

Le origini di Dune

Una scena dal gioco Dune: Awakening
Una scena dal gioco Dune: Awakening -© FunCom

Un interesse che lo portò a scrivere racconti e romanzi, ma che ebbe il suo primo culmine con Under Pressure, pubblicato nel 1955. Per scrivere questo romanzo, Herbert dedicò molto tempo a documentarsi sul ruolo della religione nella mentalità della massa, con particolare attenzione alle dinamiche di venerazione per figure carismatiche come messia e santoni.

Non bisogna stupirsi, considerato come nel tessuto americano del periodo l’elemento religioso fosse particolarmente sentito, specialmente le  figura dei predicatori avrebbe assunto un ruolo ancor più evidente grazie alla diffusione domestica di televisioni e radio. Herbert divenne un vero esperto, raccogliendo tutte le sue ricerche in un archivio che divenne della base della visione dogmatica di Dune.

Mancava ancora l’altro elemento essenziale di Dune: l’ecologia. Che arrivò quando Herbert, durante un viaggio in Oregon, video mucchi di sabbia che venivano spinti dal vento e che contribuivano a rimodellare costantemente il panorama. Ed ecco l’ispirazione per un mondo desertico, su cui viveva un ecologo planetario ossessionato dal riportare su questo pianeta la vita.

La nascita di Dune

Paul Atreides nel Dune di David Lynch
Paul Atreides nel Dune di David Lynch- © Warner Bros

A caratterizzare Dune fu soprattutto il tono narrativo impresso da Herbert. La letteratura fantascientifica del periodo, infatti, era essenzialmente action, con alieni, battaglie, e laser. In Dune invece la narrazione è lenta, quasi senza azione. Per tre quarti del romanzo, infatti, Herbert sembra volersi prendere tutto il tempo necessario per dare solidità alla sua società futura: descrizioni lunghe, flussi di coscienza e una definizione del futuro barocco di Dune.

Solo nell’ultima parte del romanzo Herbert porta alla conclusione le dinamiche ordite, con un finale che tradisce la natura cervellotica della storia per offrire una conclusione dinamica, che apre agli eventi che si svilupperanno nei capitoli successivi della saga.

Questo finale adrenalinico fu una scelta intenzionale di Herbert. La volontà dell’autore era di lasciare i lettori di Dune con la sensazione che si fosse compiuto solo un primo, timido passo all’interno di un universo molto più ampio. Non a caso, Herbert pone il lettore al centro di una storia ambientata in una società in cui tranelli e complotti sono all’ordine del giorno, introducendo un gran numero di personaggi che apparentemente sembrano seguire scopi personali slegati dalla trama principale.

In realtà, Herbert voleva che il suo romanzo incuriosisse i lettori, fornendo loro più domande che risposte, preparandoli per il lungo viaggio di quella che ancora oggi è considerata una delle più complete saghe fantascientifiche.

Una saga lunga millenni

Una scena da Dune di Dennis Villeneuve -
Una scena da Dune di Dennis Villeneuve – © Warner Bros

L’idea di dare vita ad una serie di romanzi era presente nei piani di Herbert sin dalla stesura di Dune. Durante il lavoro del primo capitolo della saga, infatti, lo scrittore si rendeva conto che alcuni dettagli avrebbero meritato maggior approfondimento, mentre eventi particolari dovevano condurre a rivelazioni e capovolgimenti della società futura.

Motivo per cui lo scrittore realizzò una sorta di mappa della storia, evidenziando ciò che sarebbe stato inserito nel primo capitolo e identificando i pezzi della storia che sarebbero andati a comporre i due immediati seguiti: Il Messia di Dune e I Figli di Dune.

La complessità di quello che sarebbe divenuto l’universo futuro di Dune, all’epoca, si rivelò però un cruccio per Herbert. L’universo futuro creato dallo scrittore, infatti, era troppo barocco e permeato da tematiche complicate e poco interessanti, a detta degli editori.

Nonostante la critica, che si dimostrò piuttosto severa con il romanzo di Herbert, definendolo un libro troppo impegnativo e privo di quella che all’epoca era identificata come la vera fantascienza: alieni e scontri a suon di laser. A poco servì invece il plauso dei lettori, che invece videro in questa declinazione atipica della sci-fi una novità appassionante, tanto che lentamente Dune divenne un cult della fantascienza.

Dune, una saga innovativa

La copertina di Winds of Dune
La copertina di Winds of Dune – © Tor Books

La saga di Dune, nel concept originale di Herbert, era decisamente complessa per l’epoca. Pur avendo un’anima fantascientifica, non mancano elementi che sfiorano il fantasy, tanto che la presenza di poteri sovrumani sembra un’anomalia per il genere, pur venendo infine spiegati in modo simil-scientifico durante la saga.

Se da un lato la mutazione dei Navigatori della Gilda è motivata dall’assuefazione alla Spezia, necessaria per compiere il loro ruolo, le capacità delle Bene Gesserit sembrano avere una radice più mistica, specialmente prima della comparsa del ciclo di romanzi scritti dal figlio di Herbert, Brian, in cui vengono svelati importanti dettagli del passato di questo complesso universo.

Basandosi solo sui sei libri scritti da Herbert, infatti, si percepisce una sinergia tra scienza e spiritualità, tra tecnologia e misticismo. L’assenza di quello che è un tratto essenziale della fantascienza del periodo, ossia una tecnologia avveneristica fatta di robot e supercomputer, diventa un tratto imprescindibile della saga, che trova in questa sua unicità un punto di forza vincente. Una peculiarità che viene acuita dalla presenza di una società di stampo feudale, intrecciata a sua volta a rituali e culti particolari che differenziano i diversi componenti di questa umanità futura.

L’impostazione stilistica di Herbert si rivela vincente nel voler dare a Dune una solidità narrativa senza eguali. Se le case editrici trovarono poco appagante la narrativa dilatata e profondamente mentale di Herbert, schiave di una concezione di fantascienza in cui la sci-fi era solo azione e alieni cattivi, i lettori furono invece colpiti da questa novità, che, specialmente nel primo romanzo del ciclo, si traduceva in un universo ricco di aspettative e di personaggi indimenticabili.

La spezia: una droga per governare la galassia

Un Verme delle Sabbie dal Dune di Dennis Villeneuve
Un Verme delle Sabbie dal Dune di Dennis Villeneuve – © Warner Bros

Fulcro vitale della saga di Dune è la spezia melange, considerata la sostanza più preziosa dell’universo conosciuto, diventando l’ago della bilancia del potere sociale del Landsraad e rendendo Arrakis, l’unico pianeta su cui è presente, il centro della galassia. Una delle migliori descrizioni dell’impatto del melange nella società imperiale di Dune è stata data dal critico e giornalista del The New Yorker Jon Michaud:

“Immaginate una sostanza che abbia in sé il valore e il potere della cocaina e del petrolio, e avrete un’ida del potere del melange”

Secondo quanto racconta nel Ciclo di Dune, il melange o spezia è una droga che conferisce all’utente una maggiore longevità, vitalità e consapevolezza sovrannaturale. In alcuni individui, la spezia può anche sbloccare la prescienza, una forma di precognizione basata sulla genetica ma resa possibile dall’uso del farmaco in dosi più elevate. Tra le altre funzioni, la prescienza rende possibile un viaggio interstellare sicuro e preciso.

Tuttavia, il melange è anche altamente dipendente e il ritiro è fatale. Il raccolto del melange è anche estremamente pericoloso, poiché la sua unica fonte conosciuta è il rigido pianeta desertico Arrakis, e i depositi di melange sono protetti dai giganteschi vermi della sabbia.

Il melange è la vera ricchezza del desertico Arrakis, che grazie a questo suo tesoro diviene il mondo più ambito e temuto della galassia. Le concessioni di estrazione che il trono imperiale concede alle casata è considerato un premio, dato che il commercio del melange può arricchire in modo inimmaginabile. Oppure, se visto come uno strumento di controllo, può essere utilizzato per infliggere colpi mortali, come scoprono gli Atreides in Dune.

L’influenza di Dune

Una scena dal gioco Dune: Awakening
Una scena dal gioco Dune: Awakening -© FunCom

Parlare di Dune significa andare a toccare uno dei punti saldi della fantascienza. Questa gigantesca space opera, a oggi non ancora terminata, ha segnato profondamente l’immaginario fantascientifico, già nella sua versione cartacea. Le idee di Herbert, sin dalle sue prime produzioni come Dragon in The Sea, sembravano essere destinate ad influenzare la realtà e quanto partorito dalla sua mente geniale per Dune non fa eccezione.

Le tute distillanti dei Fremen e le loro trappole del vento sono intuizioni che hanno stimolato nientemeno che la NASA, che sta studiando soluzioni simili per le proprie missioni di colonizzazione future. Ma l’influenza di Dune, inevitabilmente, si sposta anche nel mondo del fantastico, dove l’universo futuro di Herbert è diventato l’ispirazione per altri grandi narratori, uno su tutti George Lucas.

Come ha detto più volte Lucas,

Dichiarazione

“Senza Dune, Guerre Stellari non sarebbe mai esistito”

Non è un caso, infatti, che in una delle prime stesure de Una nuova speranza il carico che Leia trasportava non fossero i due droidi, ma un ingente quantità di Aura Spezia, rubata all’imperatore. Se questo dettaglio non arriva alla versione finale del film, non si può certo dimenticare come Tatooine paghi un grosso tributo ad Arrakis, considerato il suo clima desertico o come i Tusken abbiano una radice comune con i Fremen.

Altrettanto difficile è ignorare come Jabba The Hutt abbia una somiglianza marcata con la versione divina di Leto II, apparso in L’Imperatore Dio di Dune, pubblicato nel 1981, proprio mentre Lucas stava lavorando al seguito di Star WarsL’impero colpisce ancora, pellicola in cui appare per la prima volta il vermiforme gangster.

In campo letterario, leggendo la saga de La ruota del tempo di Robert Jordan si può notare come la popolazione degli Aiel sia stata delineata dalla figura dei Fremen. Popolo del deserto, guerriero e animato da una cultura tribale basata su un rapporto peculiare con la rara acqua, gli Aiel sono gli eredi letterari dei Fremen di Arrakis.

Questi due esempi possono facilmente far comprendere come la galassia futura creata da Frank Herbert sia un universo letterario in cui siano presenti elementi narrativi di grande valore, che hanno radicalmente cambiato la fantascienza letteraria, stimolando anche coloro che avrebbero rivoluzionato il modo di raccontare la sci-fi al cinema.

 

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Classe '81, da sempre appassionato di pop culture, con particolare passione per il mondo dei comics e la fantascienza. Dal 2015 condivide queste sue passioni collaborando con diverse testate, online e cartacee. Entra nella squadra di ScreenWorld come responsabile dell'area editoria con una precisa idea: raccontare il mondo del fumetto da una nuova prospettiva