“Da grande voglio essere qualcuno di importante!” C’è chi sognava di fare l’astronauta, chi il pompiere, chi la maga, chi l’atleta, chi il fumettista. Tutti da bambini hanno avuto un sogno nel cassetto: forse erano desideri puerili, nati dall’infinito entusiasmo tipico di quell’età, ma l’eccezione che conferma la regola c’è sempre. Come Fujino, una bambina di quarta elementare che disegna strisce comiche per il giornale della scuola. Nessuno, neppure lei, poteva immaginare che avrebbe davvero sfondato nel mercato del manga. Dietro quel successo, però, si nasconde più di qualcosa: una storia, un’amicizia, traguardi, ma anche tragedie e disastri.
Look Back è un lungometraggio d’animazione basato sull’omonimo manga di Tatsuki Fujimoto (Chainsaw Man, Fire Punch, Goodbye Eri), prodotto da Studio Durian e diretto da Kiyotaka Oshiyama (Devilman Crybaby, Chainsaw Man). In Giappone è stato rilasciato al cinema il 28 Giugno 2024 e, dopo un successo di pubblico straordinario, è disponibile su Prime Video dal 7 Novembre.
Mettendo da parte la delusione per l’assenza di quest’opera nelle sale italiane, cercheremo di chiarire perché l’opera in sé possa già considerarsi una gemma di rara bellezza – tanto nella sua versione animata, quanto in quella cartacea.
Un manga animato
Molto spesso può accadere (nel bene o nel male) che un regista si prenda delle libertà creative, andando a cambiare tratti dell’opera originale per adattarla meglio al linguaggio cinematografico. Purtroppo i risultati non sono sempre dei migliori e le aspettative degli spettatori ci mettono davvero poco a tramutarsi in lamentele. Per fortuna, non è questo il caso: Kiyotaka Oshiyama riesce a compiere un lavoro di traduzione inter-mediale straordinariamente fedele. I dialoghi, le inquadrature, le espressioni dei personaggi: tutto è identico alla sua controparte originale.
Guardando la trasposizione sembra quasi di star leggendo il manga, ma con i disegni colorati e in movimento. Oshiyama e il suo staff dimostrano un grandissimo rispetto per il maestro Fujimoto, riportando sullo schermo le stesse tavole intonse e riproducendo alla perfezione lo stile peculiare del mangaka. La ciliegina su questa torta deliziosa è la riproduzione delle splash page (tavole che occupano una pagina intera), che nel lungometraggio sembrano quasi scansionate e colorate con maestria rimandando alle sensazioni che i lettori del manga hanno provato sfogliando le pagine.
Non un semplice “slice of life”
Con il termine slice of life (letteralmente “fetta di vita”) si intende quel genere letterario utilizzato per narrare una storia altamente verosimile in cui i personaggi, le vicende e il luoghi della storia sono molto vicini alla realtà. Look Back rientra esattamente in questo genere, raccontando la quotidianità con la potenza dirompente tipica di Tatsuki Fujimoto. Nella prima metà dell’opera seguiamo la vita della protagonista Fujino, una bambina di quarta elementare amata dalla sua classe per il suo talento nel disegno. È lei che cura e disegna le strisce satiriche del giornale della scuola, riscuotendo grande successo dai suoi compagni e dai professori.
Tutto va per il verso giusto: è lei l’artista dell’istituto, tutti la acclamano e la ammirano, alimentando le sue convinzioni su un futuro che sembra già scritto. Da grande diventerà sicuramente una mangaka. Poi, da un giorno all’altro, una certa Kyomoto sembra pronta a rubarle la scena: da una situazione di totale contrasto tra le due artiste in erba nascerà una meravigliosa amicizia che le porterà lontano. Nella seconda parte, però, tutto cambia: dai toni di allegria e gioia si passa alla tristezza e al dolore. Rancore, rabbia e frustrazione prendono il sopravvento, con le protagoniste che si separano e prendono strade diverse. La vita è strana e misteriosa e, come nella realtà, si diverte con gli uomini alternando ostacoli e difficoltà. Sta a chi li vive il compito di capire come affrontare l’esistenza, imparando a sopportare e a superare anche le ferite più gravi.
Un’animazione perfettamente imperfetta
Chiunque si aspetti un’animazione che si avvicini allo stile dello Studio Ghibli o della moderna Dreamworks rimarrà deluso. La tecnica utilizzata in Look Back rispecchia molto lo stile di Fujimoto: un’arte forse grezza, grossolana, ma sorprendentemente piacevole. L’opera di Oshiyama riprende lo sguardo dell’opera originale, concentrandosi sul delicato passaggio dall’infanzia all’adolescenza. Immerse in una trasformazione fisica e psicologica, le protagoniste accompagnano lo spettatore in un viaggio che li lega quasi affettivamente – forse in maniera indissolubile.
Le scene ad ampio sfondo sono state realizzate magistralmente: i personaggi interagiscono genuinamente con l’ambiente naturale che li circonda e gli sfondi, quasi a citare la corrente impressionista europea con le loro sfumature e l’assenza di contorni, sembrano quasi dipinti a olio. Tutto il contrario della tecnica applicata per la realizzazione delle figure umane, dove l’utilizzo di colori uniformi e linee di contorno discontinue, ma ben evidenti riempie lo schermo. A creare uno splendido contrasto con le emozioni dei personaggi, il clima gioca un ruolo determinante per l’essenza emotiva dell’opera: le giornate uggiose rimandano a momenti di gioia, la neve a slanci di pura determinazione. Quello di Look Back è un mondo di contrasti agrodolci, capaci di portare all’estasi gli occhi e il cuore.
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