Credi di odiare gli anime? Non sei convinto del medium e preferiresti un destro sul muso al posto di sederti sul divano e osservare individui dai discutibili gusti in merito all’hair style?

Molti appassionati di cultura pop si avvicinano con diffidenza al mondo degli anime, ritenendoli troppo lontani dai loro gusti. Non è raro che chi non ha mai esplorato questo universo pensi che l’animazione giapponese sia un insieme di cliché e personaggi eccessivamente esuberanti. Tuttavia, esistono numerose serie che si distaccano dai tratti più stereotipati, offrendo storie e atmosfere che potrebbero conquistare anche chi non ama la forma tradizionale dell’animazione giapponese.

Anime che, pur mantenendo il loro carattere distintivo, appaiono più vicini alle storie narrate in occidente, titoli considerati da molti un punto di partenza ideale per i neofiti. Nonostante ciò, ci teniamo come sempre a specificare che questi consigli non sono altro che frutto di analisi a campione miste a gusto personale: pertanto, non fate i Gabi della situazione!

Vinland Saga: una storia di vendetta e perdono

Vinland Saga, © Crunchyroll

Io non ho nemici.

Come descrivere Vinland Saga?

Adattamento anime dell’omonimo manga di Makoto Yukimura, questo seinen potrebbe facilmente piacere ai detrattori degli anime: una storia di vendetta, perdono, condita da riflessioni profonde sulla vita e sulla ricerca del proprio posto nel mondo.

Ambientato all’epoca delle invasioni vichinghe, la trama ruota attorno alla figura di Thorfinn, un giovanissimo guerriero che cerca vendetta contro Askeladd, l’uomo che ha ucciso suo padre. Da bambino ad adolescente, da giovane adulto a uomo, le tappe della vita del protagonista si condiranno di gioie e dolori, spingendolo a maturare e cercare la redenzione.

Sebbene l’incipit appaia blasonato, non lasciatevi ingannare: la serie, immersa in un contesto medievale esente da elementi fantasy, si distingue per la sua maturità narrativa e per l’approccio realistico ai temi della vendetta, del riscatto morale e della ricerca del significato della vita. Con pochissimi momenti comici e libero dalle stereotipate esagerazioni degli anime, Vinland Saga risulta più simile a un dramma storico occidentale, forte di una trama seria e ben sviluppata. Un capolavoro ideale per coloro che vogliono esplorare il mondo dell’animazione giapponese senza sentirsi sopraffatti dagli elementi tipici di questa forma d’arte.

Monster: un dramma psicologico mozzafiato

Johan, Monster © Madhouse

Uccidere qualcuno è facile, devi solo dimenticare il sapore dello zucchero…

Urasawa-sensei ci ha abituati a storie complesse, intriganti e profonde. Storie che immergono lo spettatore in atmosfere al contempo vicine e lontane, in grado di farci estraniare dalla realtà circostante. Pertanto, Monster è un esempio perfetto di come un anime possa abbandonare i tratti più macchiettistici per concentrarsi su una narrazione intima e intricata.

Düsseldorf, 1986, il geniale chirurgo Kenzo Tenma si trova dinanzi a un bivio morale straziante: salvare il sindaco della città o un bambino? L’ardua e sofferta scelta di Tenma ricadrà sul piccolo Johan. Eppure, di lì a poco, il dottore si pentirà amaramente delle sue azioni: difatti, il ragazzo si tramuterà in un criminale in grado di compiere una serie di efferati omicidi.

La trama intessuta da Urasawa è un tripudio di elementi in grado non solo di incantare lo spettatore, ma anche di esortarlo a riflettere su tematiche forti e divisive, per lo più legate alla psicologia e all’etica. Una storia oscura e tesa che si dipana lentamente, ricca di colpi di scena, immersa in un’atmosfera realistica. Un thriller in grado di conquistare i fan dei drammi più adulti, con personaggi ben caratterizzati e esente dai tipici schemi narrativi degli anime. Un’opera perfetta per chi è stanco degli stereotipi.

Death Note: un thriller psicologico che va al di là del target

Light Yagami, © Crunchyroll

Io sono la Giustizia!

Death Note è certamente una delle serie più avvincenti del panorama anime, nonché ottimo punto di partenza un po’ per chiunque: non neghiamo che molti di noi si siano approcciati al mondo degli anime proprio attraverso l’opera di Oba e Obata, ai tempi di MTv Anime Night.

Tokyo, Era Contemporanea. Light Yagami, un brillante studente, incappa in un misterioso quaderno con il macabro potere di uccidere, a patto che venga scritto il reale nome della vittima al suo interno. Il giovane, deciso a creare un mondo ideale, inizia a condannare a morte criminali (e non), ergendosi a unico vero arbitro della giustizia. Il suo sogno, tuttavia, viene infranto da L, un misterioso e geniale detective: tra i due scoppia uno scontro psicologico senza pari, che porterà alla disfatta di entrambi.

Avete davvero bisogno di altre motivazioni? Ebbene, la serie si distingue e si allontana dal classico “shonen” per diversi motivi: in primis, l’atmosfera costantemente tesa e il ritmo serrato, ideale per gli amanti delle crime stories. A questi elementi aggiungiamo un’intensa battaglia di ingegno e astuzia tra i due protagonisti, un conflitto morale – decisamente attuale – che vi incollerà allo schermo.

Cosa è più giusto: ergersi a Kami (Dio) e decidere arbitrariamente chi muore e chi no, o lasciare che sia la giustizia ad occuparsi dei criminali?

Berserk: un’epopea dark con una forte impronta occidentale

Berserk, © Amazon

Sei nato da un cadavere. Dalla morte sei uscito alla vita per sprofondare nel fango! Sei più vicino alla morte di chiunque altro, per questo ti è facile sfuggirle!

Per gli amanti dei fumetti e dei graphic novel, Berserk è un vero capolavoro, un titolo che trascende i generi e che potrebbe essere un’ottima porta d’ingresso nel mondo degli anime per tutti coloro che non amano il medium, nonostante la storia travagliata dell’opera.

Gatsu è un mercenario segnato da un passato violento e atroce, un uomo che si muove in un mondo medievale infestato da demoni, mostri e guerre. In seguito ad un evento terrificante (L’Eclissi), promette a sé stesso di continuare a lottare, senza mai arrendersi ad un Fato beffardo e oscuro: è un sopravvissuto e, in quanto tale, ha un obiettivo da perseguire.

Sebbene Berserk sia conosciuto per la sua brutalità e il piglio dark fantasy, il tratto e lo stile di Miura, nonché la modalità di narrazione, ricordano in un certo qual modo il fumetto “nero” occidentale. Le sue atmosfere cupe e le vicende del protagonista lo rendono una scelta ideale per chi cerca un’esperienza lontana dalle tipiche convenzioni anime, quali ad esempio l’animazione esagerata o l’umorismo stravagante.

Sebbene le due serie (del 1997 e del 2016) non raggiungano la profondità del manga, offrono comunque un’introduzione interessante a un mondo oscuro e complesso. Potrete godere della bellezza intrinseca di Berserk anche dinanzi ad una storia che non è ancora giunta alla sua conclusione (e chissà se mai si concluderà).

Violet Evergarden

Violet Evergarden, © Netflix

Ascolta, Violet. Devi vivere. E devi essere libera. Te lo dico col cuore. Ti amo.

Sì, non ci pentiamo di questa decisione: Violet Evergarden è uno degli anime più interessanti, profondi e tristi mai realizzati. Eppure, grazie alla sua estetica più matura, a nostro parere potrebbe aiutare un detrattore a sbloccarsi dinanzi alla meraviglia delle animazioni.

Violet Evergarden è una bambola di scrittura automatica, ovvero scrive a macchina per conto di altre persone. Nata quale “macchina da guerra”, viene adottata – in un certo senso – dal maggiore Gilbert che la esorta ad attribuirsi valore in quanto persona, non come un’arma, per poi dichiararle il suo amore in punto di morte. Tuttavia, Violet non comprende i sentimenti e le emozioni umane, e decide di partire per un lungo viaggio che le consentirà di scoprire cosa significhi “ti amo”.

A nostro parere, Violet Evergarden potrebbe essere un’ottima alternativa per approcciarsi all’animazione nipponica. Le ragioni vanno ricercate nella trama semplice, eppure entusiasmante, lo spessore psicologico delle riflessioni di una protagonista che, per la prima volta in vita sua, scopre i colori del mondo. Lei che, nata e cresciuta nell’orrore, priva di emozioni, sfruttata per la sua abilità da super-umana, entra in contatto con le meraviglie di un’umanità sfaccettata e complessa.

L’Attacco dei Giganti: il perfetto mix di horror, fantasy e critica storica

L’Attacco dei Giganti, © Crunchyroll

Solo chi è pronto a rinunciare a ciò a cui tiene di più sarà in grado di cambiare le cose.

L’ultimo titolo è certamente il più controverso e contestabile. Difatti, L’Attacco dei Giganti nei tipici elementi anime ci sguazza, presentandoci combattimenti sopra le righe e personaggi in pieno stile shonen. Tuttavia, Isayama stravolge la trama della sua opera, trasformandola in qualcosa di complesso, unico, un titolo in grado di affascinare anche coloro che non sono fan del genere.

Ambientata in un mondo liberamente ispirato all’Europa, la serie segue le avventure del giovane Eren Yeager e i suoi compagni, impegnati a chiedersi cosa celino le invalicabili mura che cingono la città. Un giorno, le loro vite apparentemente tranquille vengono scosse a partire dalle fondamenta dall’incursione di un gigante colossale che consente ai titani di sfondare le mura e uccidere gli abitanti. Eren, pertanto, promette a sé stesso che si vendicherà e ucciderà tutti i giganti…o così crede.

L’Attacco dei Giganti è un buon mix di horror, battaglie e drammi, sebbene si distingua dal classico shonen per la contorta costruzione del mondo, per la violenza cruda, i cliffhanger. Un’opera che inizia come un semplice battle shonen, ma che matura costantemente, trasformandosi in qualcosa di più. Una critica spudorata e neanche troppo velata alle tirannie, alla ghettizzazione di minoranze, alla brutalità dell’uomo.

Tematiche complesse quali la sopravvivenza e la lotta contro l’oppressione possono facilmente attrarre chi è fan di storie adulte e mature, mentre la suspense e le straordinarie sequenze di battaglia possono coinvolgere anche gli amanti dell’azione.

Gli anime non sono tutti uguali

Noi vi vediamo: voi detrattori del medium che, abbagliati dall’estetica di Dragon Ball, Naruto e Candy Candy, siete convinti che gli anime siano cartoni animati per bambini, “tutti uguali e troppo esagerati”. Ed è proprio per questo motivo che oggi ci siamo sentiti in dovere di stilare un micro-elenco con qualche consiglio per approcciarvi all’animazione giapponese. Titoli pensati per esortarvi (si spera) a dare una chance a questo mondo magnifico, anime che non sono altro che la punta dell’iceberg di un universo che ha una soluzione per tutti.

 

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Napoletana, classe '92, si definisce "nerd da sempre, da prima che fosse socialmente accettato". Dopo il diploma al Liceo Classico, una breve ma significativa tappa all'Accademia di Belle Arti le ha aperto gli occhi sul suo futuro: letteratura, arte e manga, compagni di una vita ed elementi salvifici. Iscritta a Lettere Moderne, studia e lavora per poi approdare su cpop.it e scoprire il dietro-le-quinte del mondo dell'editoria. Nel 2025 si unisce al team di ScreenWorld in qualità di coordinatrice del reparto Anime e Manga: la chiusura di un cerchio, il coronamento di un sogno.