Schermo nero per almeno tre minuti. Tre lunghissimi minuti in cui l’oscurità che vediamo stride con quello che sentiamo. Perché in sottofondo esplode la Natura più pura: il fruscio dei corsi d’acqua, il soffio del vento, il cinguettio degli uccelli. Non troviamo modo migliore per aprire la nostra recensione di The Zone Of Interest, se non descrivendovi come si apre il nuovo film di Jonathan Glazer.
Un’esperienza visiva che utilizza di continuo le immagini come elemento di disturbo. Immagini che scuotono, infastidiscono, logorano chi le sta guardando. Succede anche in questo film placido e allo stesso tempo raccapricciante, in cui il regista inglese (per la prima volta in concorso al Festival di Cannes) adatta con molta libertà l’omonimo romanzo di Martin Amis. Emerge così uno dei ritratti cinematografici più originali mai visti sull’Olocausto. Tutto merito di un punto di vista inedito. Una prospettiva che guarda le cose esattamente al confine tra un presunto paradiso e un inferno reale. Un inferno che The Zone Of Interest guarda prima da lontano per poi farci entrare pian piano dentro le sue viscere. Quell’inferno si chiama Auschwitz e lo vivremo attraverso gli occhi del suo custode.
The Zone Of Interest
Genere: Drammatico
Durata: 105 minuti
Uscita: 19 maggio 2023 (Cannes)
Cast: Sandra Hüller, Christian Friedel, Medusa Knompf
Tutto normale, niente di umano
Una famiglia come tante. Marito, moglie, figli, badanti. E un routine che va avanti senza sussulti. Ci sono le gite, i pranzi, le scampagnate. Sarebbe tutto normale, solo che di normale non c’è nulla. Perché stiamo spiando nella vita metodica di Rudolf Höss, comandante nazista responsabile del campo di concentramento di Auschwitz. La sua casa è proprio lì, poco fuori dal campo. E The Zone Of Interest non è altro che il racconto delle sue abitudini. Quelle di padre presente, marito attento e carnefice scrupoloso. Un accostamento straniante come quello schermo nero con gli uccellini in sottofondo che vi abbiamo appena descritto.
Ecco, è proprio la zona che interessa a Glazer a rendere questo film quasi intollerabile. Ovvero questa casa ordinata e pulita al confine del fuoco, della morte e della cenere. Perché tutta la normalità messa in scena diventa sempre più insopportabile da vedere. Succede perché The Zone Of Interest non alza mai la voce, non mostra mai l’orrore guardandolo in faccia, ma preferisce suggerirlo, lavorando di sottrazione con un sadismo quasi chirurgico.
Sempre indigesto
Far vedere tutto senza vedere niente. Questa è la grande sfida riuscita a Glazer, che costruisce un film ostico, difficile da seguire con piacere. Un effetto voluto e ricercato, perché non ci dovrebbe essere nulla di piacevole da raccontare e mostrare a pochi passi da un campo di concentramento. Presto quella routine familiare di casa Höss, così calma, quieta e a tratti noiosa diventa un prurito fastidioso, un modo per sfidare e punzecchiare il pubblico. E portarlo magari oltre il limite della sopportazione.
Insomma, The Zone of Interest non è un film facile da guardare, perché non ha alcuna intenzione di esserlo. Certo, ogni tanto si ha la sensazione di un compiacimento eccessivo, di trovate visive “fuori dai canoni” inserite in modo più appagato che appagante, ma è un vizio di forma che perdoniamo a un film che ha il merito di rimanere impresso proprio grazie al suo essere indigesto.
Inferno geometrico
Che piaccia o meno, che infastidisca oppure no, una cosa è certa: The Zone Of Interest è girato con una lucidità quasi disarmante. Glazer sa benissimo cosa vuole dire e come raccontarlo per immagini. Come fanno tutti i registi con una visione chiara, portata avanti con convinzione. Non è un caso che il film sia pieno di campi lunghi e inquadrature statiche. Glazer non vuole mai avvicinarsi ai personaggi, li guarda da lontano, con distacco mai empatico per non sporcarsi troppo. E lo fa con una messa in scena geometrica, precisa, maniacale come maniacali erano i progetti nazisti. Così tutta quella pulizia formale nella regia e quel rigore nella composizione delle inquadratura diventa lo specchio di un orrore a cui è persino facile abituarsi. Come fanno tutti gli esseri umani davanti a un Male alienato e alienante come pochi.
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La recensione in breve
Il punto di vista come traino di un film intero. Con The Zone Of Interest, Glazer racconta l'Olocausto a un passo dall'Inferno con un ritratto familiare ordinato e geometrico in cui la normalità fa davvero tanta paura.
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Voto ScreenWorld