Quanto siamo abituati alle storie sulla Seconda Guerra Mondiale non lo sapremo mai, ma è certamente risaputo che vedere nazisti fatti a pezzi lasci una certa gioia negli occhi dello spettatore. Già Tarantino aveva lavorato sul sottogenere del naziexploitation scrivendo e dirigendo quel capolavoro senza tempo di Bastardi Senza Gloria.
Jalmari Helander riprende il discorso iniziato dal regista americano, intraprendendo una strada più tamarra e brutale con Sisu – L’immortale, una pellicola dove l’accuratezza storica va lasciata da parte per immergersi nella disavventura di un cercatore d’oro, solo contro un plotone di nazisti. Ecco allora la nostra recensione di Sisu, in cui andremo ad esplorare un lungometraggio folle e sanguinario.
Genere: Azione
Durata: 91 minuti
Uscita: 18 novembre 2023 (Prime Video)
Cast:Jorma Tommila, Aksel Hennie, Jack Doolan
Sisu: la trama del film
Nel profondo delle terre selvagge della Lapponia finlandese, Aatami Korpi è un cercatore d’oro durante la Guerra di Lapponia. Dopo innumerevoli giorni alla ricerca della ricchezza, la fatica di Aatami viene ripagata con una grossa vena d’oro, con la quale riesce a riempire fieramente due sacchi di pepite da portare nella città più vicina. Nel tragitto incontra un plotone di sterminio nazista composta da trenta soldati guidata dall’Obersturmführer delle SS Bruno Helldorf. Quest’ultimo, notando i sacchi pieni d’oro, ordina ai suoi soldati di impossessarsene, ma non sanno che Aatami è un veterano dell’esercito finlandese, una leggenda a cui è stato dato il nome di Immortale. Aatami, colpito dai nazisti e derubato del suo oro, farà di tutto per non farsi uccidere e vendicare il torto subito.
A volte ritorna… e sono guai
“Sisu: termine finlandese che si può tradurre in italiano con espressioni quali forza di volontà, determinazione, perseveranza e razionalità”. Si apre con una didascalia il nuovo lavoro di Jalmari Helander, una definizione che anticipa il fulcro centrale della vicenda: un uomo resiliente, perseguitato dai nazisti, ma guidato da una determinazione tale da andare contro ben trenta uomini del Terzo Reich. Aatami voleva solo arricchirsi lontano dalla brutalità della guerra, lui che ci ha partecipato e ha fatto innumerevoli vittime tra i russi, tanto da guadagnarsi il titolo di Immortale.
Purtroppo per lui, la situazione viene completamente ribaltata, ritornando a vestire i panni dell’uomo che fu. Viene colpito innumerevoli volte, ma si rialza e ricambia con gli interessi, operando nei modi più assurdi possibili, divertendo lo spettatore con tanto sangue e corpi disintegrati. Un western tra le fredde e vaste terre della Lapponia, nella quale il protagonista diventa sia vittima che carnefice di una caccia all’uomo nel tentativo di vendicarsi nel modo più atroce possibile. Aatami non è solo un cercatore d’oro, ma è l’animo del popolo finlandese, che nel corso della Seconda Guerra Mondiale ha dovuto subire la violenza dei nazisti (e anche dei sovietici) e quale migliore occasione per restituire il favore?
Pulp e sangue in salsa europea
Immediato può essere il paragone con John Wick. Ma se la saga action con Keanu Reeves porta con sé quattro pellicole dalla lunga durata, con il protagonista volto verso un percorso interiore e dilaniato da infiniti sgherri, qui le carte in tavola cambiano, con Aatami che diventa vendetta pura, un concentrato di rabbia che trasporta lo spettatore di fronte ad un elevato grado di violenza gratuita. Si riprende in parte Quentin Tarantino (non solo) nella divisione in capitoli, ma evitando di riscrivere la storia. A Helander non interessa uccidere i nazisti per cambiare il passato attraverso il mezzo cinematografico. Piuttosto scrive e dirige un’avventura di totale azione, pochi dialoghi, di semplice intrattenimento, senza peli sulla lingua nel mostrare corpi dilaniati e sangue che sgorga a fiumi, con Jorma Tommila nei panni di un uomo solitario che diventa reincarnazione dello spirito vichingo della Scandinavia.
Per quanto sia poco originale e avendo una tematica già trattata in diverse opere, Sisu si conferma un perfetto film di intrattenimento. Non è realistico, forse esagerato, ma poco importa: novanta minuti di pulp e splatter, nazisti perseguitati, un protagonista che regge l’intera pellicola guidato da una folle vendetta. L’opera di Jalmari Helander riesce con budget più umile delle produzioni hollywoodiane a mettere in scena una storia che tiene lo spettatore incollato allo schermo, rinunciando a prendersi dei cali di ritmo per addentrarsi nella psicologia dei personaggi. Un cinema che in Europa manca, talmente abituati ad opere più impegnate e riflessive. Anche nel Vecchio Continente si può lavorare come a Hollywood, si deve solo osare un po’ di più.
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La recensione in breve
Sisu è un film d'intrattenimento dalle tinte pulp che si diversifica nel panorama europeo per la sua voglia di osare. Diverte e volte esagera, ma mette in scena una violenza che difficilmente si vede in un film del Vecchio Contitente.
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Voto Screenworld