“Non voglio diventare un meme vivente”. Così parlò Nicolas Cage, attore diventato prima un sex symbol, vedi Cuore selvaggio, e poi un attore da Oscar con Via da Las Vegas e infine scivolato verso una coazione a ripetere di ruoli discutibili e film poco riusciti, tanto da diventare prima oggetto di derisione e poi di nuovo di culto. Da cult a scult per diventare di nuovo cult. Nel nuovo film in cui lo vediamo in scena, che vi raccontiamo nella recensione di Dream Scenario, Nicolas Cage recita in quello che è il suo film migliore da molti anni giocando proprio su quelli che sono i suoi punti deboli: la sua presunta inespressività e quel volto un po’ così con quell’espressione un po’ così, come diceva quella canzone. E che, in modo originale, gioca proprio sul suo fatto di essere un perfetto meme. Ne esce un film assurdo, intrigante, spassoso, imprevedibile, ma anche pieno di spunti e riflessioni sul mondo dei media e dello star system di oggi. Almeno, così lo abbiamo interpretato noi..
Genere: Commedia
Durata: 100 minuti
Uscita: 16 novembre 2023 (Cinema)
Cast: Nicolas Cage, Julianne Nicholson, Michael Cera
Dream Scenario: la trama del film
Paul Matthews (Nicolas Cage) è il classico uomo qualunque, l’uomo senza qualità. O, almeno, come professore universitario di biologia, le qualità lui crede di averle. Certo, le sue figlie lo considerano goffo e ci parlano poco; la moglie (Julianne Nicholson) gli vuol bene e gli sta vicino, pur conscia sua prevedibilità. Tutto comincia a cambiare quando un giorno Paul – insieme alla moglie – incontra una ex fiamma che dice di voler prendere un caffè con lui e volergli parlare. Tra qualche gelosia e qualche fraintendimento, Paul decide di incontrarla. E lei gli confessa che gli è apparso in sogno. Pian piano, Paul scopre di apparire nei sogni di molte persone: quelli dei suoi studenti, quelli dei suoi colleghi, quelli della ragazza che lavora nell’agenzia di comunicazione che lo contatta per lavorare con lui. Di solito appare dal buio, avanza impassibile, e osserva. Non fa niente. Tutto questo è tipico di Paul. Ma poi, le cose cominciano a cambiare.
Tra sogno e realtà
Paul allora è l’uomo dei sogni? A prima vista, Dream Scenario sembra uno di quei film che si muovono tra sogno e realtà, uno di quei territori in cui sono soliti muoversi Philip Kauffman, Michel Gondry e Spike Jonze, autori che, in questi anni, hanno provato a viaggiare nei sogni, a interrogarsi sui nostri mondi inconsci e interiori. Ma, in realtà, Dream Scenario ha un’affinità solo apparente con quei film. Perché, tutto sommato, in quelle immagini che ci arrivano dai sogni non c’è niente di davvero onirico, immaginifico. Sono invece molto realistiche, e spesso ordinarie. All’inizio, almeno, non c’è uno scarto tra il Paul del sogno e quello della realtà. E la regia gioca spesso tra l’atmosfera simile che c’è tra le due dimensioni, tanto che a volte prova a confonderci su quello che stiamo vivendo. Anzi, questi sogni sono piuttosto prosaici: il Paul Matthews di Nicolas Cage arriva e non fa niente. Anche se, man mano, la sua presenza nei sogni diventa qualcos’altro. Qualcosa di sexy. O di violento.
Nicolas Cage, natural born meme
E così quella sua scena tipica, quell’apparizione ormai canonica nei sogni di tutti, diventa proprio un meme in movimento. Nicolas Cage avanza dall’ombra verso la scena, cammina lentamente, in modo meccanico. E piazza una sua faccia inespressiva, lo sguardo fisso, il volto impassibile. Il regista Kristoffer Borgli (che dirigerà insieme a Luca Guadagnino la nuova serie tratta dall’ultimo libro di Brett Easton Ellis) sembra voler sfruttare l’attitudine di natural born meme, di meme nato, di Nicolas Cage per metterlo al centro di una storia in cui, apparendo nei sogni della gente, in fondo fa proprio questo.
Entrare nei sogni come in un social media
E il senso di Dream Scenario, come vi suggerivamo, non è affatto quello di una riflessione sui sogni, sul loro senso, sull’inconscio. È una storia, costruita in modo molto intelligente, che usa il sogno come media. Perché il film è una riflessione sulla comunicazione e il marketing, e il mondo di oggi che ne è pervaso. Pensateci: Paul appare nel flusso dei sogni senza senso, in mezzo ad altre cose, come arrivano a noi oggi, ogni giorno, sui social contenuti che a volte hanno senso a volte no, e sono completamente slegati dal contesto, dal nostro feed.
Ma è anche una riflessione sulla comunicazione intesa come fama e star system. Se vogliamo restare legati al discorso dei social network, oggi ci sono personaggi che salgono alla fama in maniera istantanea e, per noi che assistiamo, apparentemente senza senso, senza avere alcuna qualità. Spesso, come sono saliti alla fama, scompaiono. Allargando il discorso non solo alla fama effimera da social, ma allo star system in generale, spesso le persone attraversano una parabola che li vuole semplicemente famosi, poi attraenti, poi detestati e da biasimare. Anche questa nuova notorietà da sogno, per Paul, porterà a tutto questo.
I sogni sono comunicazione
Notorietà da sogno, dicevamo. Il film di Kristoffer Borgli è interessante per questo, perché è una cosa mai sentita. Perché nessuno è mai diventato famoso grazie ai sogni. In questo senso, Dream Scenario tratta il sogno come qualsiasi altro media: un modo per arrivare alle persone, per comunicare. È un segnale per spiegare come oggi, nel mondo, si tenda a rendere ogni cosa un media, e di come si sia alla ricerca continua di media nuovi. Essenzialmente per vendere. E così è illuminante la scena della riunione con l’agenzia di marketing e comunicazione in cui Paul spera di trovare gli editori per il suo libro mentre loro sperano di trovare un testimonial per un brand. Perché? Perché, entrando nei sogni di tutti, è in grado di arrivare a qualsiasi target. Anche i sogni allora sono comunicazione, basta arrivare a più persone possibili. Basta vendere. E la deriva tecnologica che prende la storia è emblematica.
I Talking Heads e quella giacca di David Byrne
Tutto questo viene confezionato in una sorta di teatro dell’assurdo che, in fondo, assurdo non è. In realtà ha perfettamente senso. Il tono, influenzato dalla produzione di Ari Aster, muta spesso, pur in un incedere pacato. Ha tinte oscure, misteriose, ha qualche svolta nell’horror, ma è soprattutto un racconto costruito alla perfezione dove, intorno a un Cage che rimane fermo, come il sole (o come il semaforo dell’imitazione di Prodi che faceva Corrado Guzzanti) ruotano una serie di pianeti, una serie di personaggi e attori tutti bravissimi e funzionali al racconto. Nel mondo di Dream Scenario capita anche che, ad essere sexy, sia il David Byrne dei Talking Heads con la sua famosa giacca con le enormi spalline. Sono loro, i Talking Heads, che chiudono Dream Scenario con la loro City of Dreams. Sì, è un teatro dell’assurdo. Ma ha perfettamente senso.
E voi cosa ne pensate di questo? Siete d'accordo con le nostre riflessioni?
Se volete commentare a caldo la recensione insieme alla redazione e agli altri lettori, unitevi al nostro nuovissimo gruppo Telegram ScreenWorld Assemble! dove troverete una community di persone con interessi proprio come i vostri e con cui scambiare riflessioni su tutti i contenuti originali di ScreenWorld ma anche sulle ultime novità riguardanti cinema, serie, libri, fumetti, giochi e molto altro!
Conclusioni
Come vi abbiamo raccontato nella recensione di Dream Scenario, qui Nicolas Cage proprio sul fatto di essere un perfetto meme. Ne esce un film assurdo, intrigante, spassoso, imprevedibile, ma anche pieno di spunti e riflessioni sul mondo dei media e dello star system di oggi.
-
Voto ScreenWorld