Ci siamo. Ormai manca pochissimo all’evento cinematografico più importante dell’anno per la vita di ogni appassionato: i Premi Oscar 2025, che avranno luogo domenica 2 marzo presso il Dolby Theatre di Los Angeles.

Nell’attesa di scoprire quali opere della passata annata si aggiudicheranno gli ambiti riconoscimenti, ripercorriamo gli anni duemila della cerimonia degli Academy Awards con una classifica di tutti i titoli che hanno ottenuto la statuetta più importante: quella al miglior film.

24. CODA – I segni del cuore (Oscar 2022)

Un'immagine di Coda - I segni del cuore
Un’immagine di Coda – I segni del cuore – © Eagle Pictures

Non c’è da stupirsi se nella storia degli Oscar non ha sempre vinto il migliore, dal momento che l’Academy ha spesso cercato di premiare quei titoli che trattavano argomenti sensibili a discapito del reale valore artistico dei film. Il politicamente corretto c’è sempre stato all’interno della cerimonia – non serve scandalizzarsi. Il problema, però, è quando per far prevalere la retorica perbenista ci si scorda di tutto il resto. La vittoria di Coda – I segni del cuore nell’edizione del 2022 ne è un chiaro esempio: un classico comfort movie su una comunità di sordomuti, adatto per passare una calda domenica pomeriggio in famiglia.

Corretto e opportuno rispettare l’inclusività, ma premiarlo come film dell’anno? Non solo: Coda si è aggiudicato gli altri due riconoscimenti nelle uniche categorie in cui era candidato – miglior sceneggiatura non originale e miglior attore non protagonista a Troy Kotsur. Se pensiamo alle pellicole concorrenti di quell’edizione, queste scelte lasciano molto a desiderare. Ne menzioniamo solo tre per non esagerare: Licorice Pizza di Paul Thomas Anderson, Drive my Car di Ryusuke Hamaguchi e West Side Story di Steven Spielberg.

23. Moonlight (Oscar 2017)

Il poster di Moonlight
Il poster di Moonlight – © Lucky Red

Il discorso fatto precedentemente per Coda si potrebbe replicare benissimo anche per Moonlight, con l’aggiunta di una nota amara per via della storica gaffe di Warren Beatty e Faye Dunaway nell’annunciare erroneamente la vittoria di La La Land e non della pellicola di Barry Jenkins. Il capolavoro di Damien Chazelle meritava senza se e senza ma la statuetta principale, perché non è solo uno dei migliori musical del XXI secolo, ma anche uno dei più grandi film degli ultimi decenni di cinema. Uno di quelli destinati a rimanere impresso negli annali.

Su quattordici nominations (record assoluto insieme a Eva contro Eva e Titanic) La La Land aveva già ben sei statuette in tasca, tra cui regia e attrice protagonista a Emma Stone. Perché non è stato premiato anche come miglior film? Mistero.

22. Crash – Contatto fisico (Oscar 2006)

Thandie Newton e Matt Dillion in una scena di Crash – © Filmauro

Alla cerimonia degli Oscar del 2006 stava per succedere qualcosa di epocale: mai prima di allora un film premiato con la più importante onorificenza di uno dei due principali festival cinematografici al mondo (Cannes e Venezia) era stato così vicino alla vittoria della statuetta dorata più prestigiosa. Di quale pellicola stiamo parlando? De I segreti di Brockeback Mountain di Ang Lee: Leone d’oro a Venezia e per pochissimi voti quasi vincitore dell’Oscar al miglior film qualche mese dopo.

Perché quasi? Perché a trionfare è stato Crash – Contatto fisico di Paul Haggis. Un film di gran lunga inferiore rispetto a quello di Ang Lee, premiato invece per regia e sceneggiatura non originale. Prime avvisaglie, nonostante tutto, dell’avvicinamento tra Academy e Festival.

21. The Artist (Oscar 2012)

The Artist
The Artist, un’immagine del film – © BiM Distribuzione

Curioso che l’unico film muto e in bianco e nero a vincere agli oscar dopo Ali, nella prima storica cerimonia del 1929 quando ancora le tecnologie del sonoro dovevano essere perfezionate, sia figlio dello scorso decennio. Anche nel 2012 i membri dell’Academy hanno dimostrato di non saper selezionare il film più importante dell’anno, preferendo lungometraggi più canonici e accomodanti.

Come The Artist (diretta da Michel Hazanavicius), opera celebrativa della grande stagione del cinema hollywodiano di inizio Novecento, pensata e concepita come una grande opera muta degli anni ’20. Un premio leggibile come una presa di posizione nostalgica da parte di un’Academy ancora fortemente tradizionalista.

20. 12 anni schiavo (Oscar 2014)

12 anni schiavo
Un’immagine di 12 anni schiavo – © BiM Distribuzione

Gli Oscar sono un evento verso cui convergono interessi politici che spingono i votanti a celebrare quelle pellicole che trattano tematiche socialmente rilevanti – il razzismo su tutte. In quest’ottica, la statuetta a 12 anni schiavo, film ambientato durante il periodo della schiavitù negli Stati Uniti, potrebbe risultare sacrosanta.

Il problema? Ancora una volta l’Academy ha dimostrato di compiere delle scelte poco audaci, facendo vincere l’ennesimo titolo che metteva in luce le intolleranze razziali attraverso il racconto di un triste spaccato della storia americana, già affrontato in un modo decisamente più unico e originale qualche anno prima da Django Unchained di Tarantino.

19. A Beautiful Mind (Oscar 2002)

A Beautiful Mind
Russel Crowe in una scena di A beautiful Mind – ©DreamWorks Pictures

A Beautiful Mind è il tipico film “da Oscar” che presenta delle caratteristiche che piacciono tanto ai membri dell’Academy: un dramma piuttosto convenzionale, biografico, retorico e in grado di accontentare una platea vasta. Un titolo realizzato a regola d’arte per fare piazza pulita nella stagione dei premi. Il lungometraggio di Ron Howard è senza dubbio un buon biopic, amatissimo dal pubblico e con uno strepitoso Russel Crowe nei panni del matematico John Nash. Probabilmente la sua prova attoriale migliore dopo Il gladiatore.

D’altro canto, quell’anno in rosa per la statuetta principale c’erano dei veri e propri mostri sacri: Il signore degli Anelli – La compagnia dell’anello, Moulin Rouge di Baz Lurhmann e soprattutto – grande escluso dalla cinquina – Mulholland Drive del compianto David Lynch.

18. Il caso Spotlight (Oscar 2016)

Un'immagine da Il caso Spotlight
Un’immagine da Il caso Spotlight – © BiM Distribuzione

La cerimonia degli Oscar 2016 ha visto trionfare l’ordinario. Il caso Spotlight di Tom Mcarty, vincitore della statuetta, non è certo un brutto film: un titolo pienamente figlio degli anni ’70, con una storia che appassionerebbe qualsiasi amante del cinema sul giornalismo d’inchiesta.

Ciononostante, si è sentita nuovamente la mano di un’Academy conservatrice, propensa a riconoscere approcci cinematografici fortemente tradizionali invece di scommettere su qualcosa di nuovo e radicale. Chi avrebbe dovuto vincere al suo posto? Facile: Mad Max: Fury Road.

17. Green Book (Oscar 2019)

Un'immagine da Green Book
Green Book, una scena del film – © Eagle Pictures

A uscire vincitore dall’edizione 2019 è stato Green Book, film incentrato su un’amicizia tra un musicista afroamericano (Mahershala Ali) di fama mondiale e il suo autista (Viggo Mortensen) in un’America di inizio anni ’60 colpita dalla piaga delle discriminazioni razziali. Nonostante una cerimonia all’insegna del politicamente corretto, quello al film di Peter Farrelly è stato un premio tutto sommato equilibrato. Uno di quelli che ha cercato di accontentare un po’ tutti.

Quell’anno, però, è rimasto l’amaro in bocca per la sconfitta della perla definitiva e autobiografica di Alfonso Cuaron: Roma – da cui ci si aspettava una vittoria dopo il Leone d’oro a Venezia. L’Academy ha invece preferito chiudere la porta in faccia a Netflix. Una rivoluzione sfiorata.

16. The Millionaire (Oscar 2009)

The Millionaire
The Millionaire – © Lucky Red

La vittoria di The Millionaire agli Oscar è stata per molti un grande punto interrogativo. Perché il film di Danny Boyle non ha ottenuto solo il premio principale, bensì otto premi su dieci candidature. Il maggior vincitore di statuette di questo millennio dopo Il Signore degli Anelli – Il ritorno del Re.

Certo, il 2009 non è stata una stagione particolarmente ricca di titoli solidissimi e competitivi, ma ancora oggi il gigantesco successo di The Millionaire resta oggetto di dibattito. Un film che, con tutto ciò che ha vinto, è finito troppo presto nel dimenticatoio. Un abbaglio collettivo per un’opera minore che, nonostante tutto, spiccava in un listino non poi così memorabile.

15. Chicago (Oscar 2002)

Chicago
Chicago, una scena del musical del 2002 – © Miramax Film

Chicago non è affatto una pellicola mediocre come alcuni la descrivono. Tutt’altro. Il film di Rob Marshall (con un cast esilarante composto da Renée Zellweger, Richard Gere e Catherine Zeta-Jones) non è solamente un musical di alto rilievo, tra i più apprezzati a livello internazionale, ma anche una commedia frizzantissima e schizofrenica ambientata durante l’età del Jazz.

Nell’edizione del 2003 era però il titolo più debole tra i candidati a miglior film. Ricordiamo la presenza di un certo Il Pianista di Roman Polanski, snobbato completamente. Per non parlare di Gangs of New York di Scorsese e il secondo capitolo della trilogia de Il signore degli anelli: Le due torri.

14. Everything Everywhere All at Once (Oscar 2023)

Everything Everywhere All at Once
Una scena di Everything Everywhere All at Once – © A24

Malgrado la concorrenza di pellicole molto più meritevoli (Avatar – La via dell’acqua, The Fabelmans, Gli Spiriti dell’isola), la scelta dell’Academy di premiare un film come Everything Everywhere All at Once si è rivelata una delle più ardite della storia recente della cerimonia. Perché gli Oscar non sono solamente una manifestazione politica, ma anche un evento in cui Hollywood celebra sé stessa e cerca di dare credito alle tendenze produttive più in voga del momento.

Ebbene, il premio a Everything Everywhere All at Once è stato a suo modo storico, in quanto ha segnato il trionfo di A24: la casa cinematografica più coraggiosa dell’attuale industria statunitense. Uno studio eclettico, innovativo, unico, indipendente ma anche capace di penetrare nel mercato. Corretto che l’Academy l’abbia riconosciuto.

13. Nomadland (Oscar 2021)

nomadland
Una scena di Nomadland, fonte: Walt Disney Studios Motion Pictures, Disney+

Quella del 2021 la ricorderemo come un’edizione tristemente iconica, giunta dopo la lunga annata della pandemia, con dei titoli che abbiamo potuto vedere anche (e solamente) in streaming. A guadagnarsi la prestigiosa onorificenza è stato Nomadland di Chloé Zhao, seconda pellicola dopo La forma dell’acqua di Del Toro ad aver centrato il bis Leone D’oro e Miglior film.

Un prodotto dalla forte impronta autoriale e scevro dai canoni del classico film “da Oscar”, il cui trionfo ha dato la conferma definitiva dell’attuale importanza dei festival come trampolino di lancio verso gli Academy. Un riconoscimento giustissimo in un’annata comprensibilmente scarna di grandi nomi.

12. Il discorso del Re (Oscar 2011)

Colin Firth in una scena del film Il discorso del Re
Colin Firth in una scena del film Il discorso del Re, fonte: Eagle Pictures

Qui andiamo in controtendenza rispetto al parere comune: il trionfo de Il discorso del Re nel 2011 è stato tutto sommato accettabile. Certo, pellicole come The Social Network e Il cigno nero, incredibilmente accantonate dall’Academy durante la premiazione, avevano tutte le carte in regola per portarsi a casa la statuetta (forse molte di più rispetto agli effettivi vincitori), ma l’Oscar all’opera di Tom Hooper non è stato di certo un errore come molti vogliono far credere.

Il discorso del Re porta con sé un racconto molto appassionante: una storia tutta all’inglese incentrata sul curioso rapporto tra Re Giorgio VI (padre della Regina Elisabetta) e il suo logopedista Lionel, con due interpretazioni maiuscole (Geoffrey Rush e Colin Firth, premiato come miglior attore protagonista) al servizio di una sceneggiatura ispirata. Un film davvero ben realizzato, ingiustamente screditato da gran parte di critica e cinefilia non tanto per la sua fattura, quanto per la sua presunta vittoria immeritata.

11. Argo (Oscar 2013)

Argo
Ben Affleck in una scena di argo – © Warner Bros.

Per la serie Oscar sottovalutati a film sottovalutati, troviamo Argo: pellicola di e con Ben Affleck che ha ottenuto tutta la fortuna che meritava in una delle annate più equilibrate della storia recente della cerimonia. Tre statuette su sette candidature: oltre a miglior film, anche montaggio e sceneggiatura non originale.

Un’edizione non particolarmente entusiasmante, ma nemmeno tra le più deludenti. Un’Academy che ha saputo celebrare un film di pregevole caratura, capace di trasmettere una tensione incredibile e che meriterebbe maggiori attenzioni.

10. Birdman (Oscar 2015)

birdman keaton
Michael Keaton in Birdman di Inarritu – 20th Century Fox

In quegli anni il festival di Venezia stava cominciando a costruire un sodalizio sempre più forte con l’Academy. Il trionfo di Birdman di Alejandro González Iñárritu, con uno strepitoso Michael Keaton nei panni di un attore in crisi alle prese con un suo spettacolo teatrale, ne è stata la dimostrazione: a settembre film d’apertura in concorso al Lido e a febbraio miglior film agli Oscar.

Nonostante una concorrenza agguerritissima (Boyhood, Whiplash, Grand Budapest Hotel e l’ignorato Interstellar), il lungometraggio del regista messicano (miglior regia) ha indubbiamente meritato la vittoria. Un film coraggioso che ha stupito tutti per il suo essere (quasi) completamente girato in uno straordinario piano-sequenza.

9. The Hurt Locker (Oscar 2010)

The Hurt Locker
The Hurt Locker, una scena del film – © Warner Bros.

È vero: il 2010 era l’annata di Avatar. Campionissimo di incassi e pietra miliare della settima arte, film-manifesto del grande spettacolo cinematografico contemporaneo. Eppure chi ha vinto, alla fine, non aveva nulla in meno rispetto al kolossal fantascientifico di James Cameron: The Hurt Locker, pellicola che racconta di un gruppo di artificieri statunitensi in missione in Iraq, ha vinto degnamente. Un’opera accattivante, in bilico tra il documentario e la finzione, prodotta con un budget di appena 15 milioni di dollari.

Non solo: per la prima volta nella storia degli Oscar viene premiato con il riconoscimento più importante un film diretto da una regista donna: Kathryn Bigelow, premiata anche per la miglior regia. Traguardo raggiunto nella decade successiva solo da Chloe Zhao (Nomadland) e Jane Campion (Il potere del cane).

8. Il gladiatore (Oscar 2001)

Russell Crowe è Massimo Decimo Meridio in Il Gladiatore
Russell Crowe è Massimo Decimo Meridio in Il Gladiatore – © Universal

Grande successo culminato con la vittoria agli Oscar del 2001. L’epopea di Massimo Decimo Meridio, personaggio che ha portato Russel Crowe a guadagnarsi la statuetta di miglior attore protagonista, ha segnato intere generazioni di spettatori.

Un’opera entusiasmante diretta da un Ridley Scott in stato di grazia – una di quelle occasioni in cui avrebbe sicuramente meritato un riconoscimento in più. Il Gladiatore si è dovuto accontentare “solo” di cinque premi: in aggiunta ai riconoscimenti per film e attore, ha vinto anche per costumi, effetti speciali e sonoro. Troppo pochi per un film diventato col passare degli anni un vero e proprio cult.

7. The Departed (Oscar 2007)

The Departed, una scena del film – © Medusa film

A quarant’anni di distanza dal suo esordio nel 1967, dopo una percorso autoriale straordinario, anche Martin Scorsese è riuscito a entrare nell’elenco dei premiati. Il suo ventesimo lungometraggio, The Departed, ha infatti ottenuto quattro statuette, tra cui quelle di film e regia (curioso che durante la presentazione di quest’ultimo premio fossero presenti sul palco Steven Spielberg, George Lucas e Francis Ford Coppola: colleghi e amici di Scorsese sin dai tempi della New Hollywood).

Un’Oscar che aveva più il sapore di un contentino che altro. Un gesto di scusa da parte dell’Academy per aver snobbato il regista italoamericano nel corso delle varie decadi precedenti (ci ricordiamo il clamoroso furto ai danni di Toro Scatenato da parte di Gente comune nel 1981). In ogni caso, meglio tardi che mai. The Departed rimane lo stesso uno dei migliori film di Scorsese degli anni duemila. Il primo remake di una pellicola non inglese (Infernal affairs) ad aver ricevuto tale riconoscimento.

6. Million Dollar Baby (Oscar 2005)

Un'immagine di Million Dollar Baby
Un’immagine di Million Dollar Baby – © 01 Distribution

Quattro statuette su sette candidature per uno dei film più potenti e strappalacrime del maestro Clint Eastwood, qui nelle vesti anche di interprete. Nel cast con lui una strepitosa Hilary Swank e Morgan Freeman. Un film che ha incassato più di 200 milioni di dollari a fronte dei 30 spesi: il più grande successo per un’opera di Eastwood dietro la macchina da presa.

Quella del 2005 è stata un’edizione semplicemente impeccabile, dove tutto è andato per il verso giusto. Non c’è stata alcuna speranza per gli altri titoli candidati: Million Dollar Baby era nato per trionfare.

5. Oppenheimer (Oscar 2024)

Oppenheimer
Cillian Murphy in una scena di Oppenheimer
– © Universal Pictures

Film, regia, attore protagonista e non (Cillian Murphy e Robert Downey jr.), fotografia, montaggio e colonna sonora. Così ci si aspettava e così è stato lo scorso anno: 7 riconoscimenti per Oppenheimer, Sette. Un bottino perfetto per un film che è stato il coronamento perfetto di una delle carriere più altisonanti di sempre.

Dopo diverse edizioni di vittorie sfumate, Christopher Nolan ha potuto stringere la prestigiosa statuetta dorata che tanto ha agognato nel corso degli anni. L’Academy ha trovato il coraggio di celebrare un autore che, piaccia o no, sopravvalutato o no, è riuscito a ricoprire un ruolo di capitale importanza nel panorama audiovisivo contemporaneo – tanto in qualità di cineasta, quanto come strenuo difensore dell’esperienza cinematografica in sala. Giusto che sia stato premiato anche per uno dei suoi film più riusciti.

4. La forma dell’acqua (Oscar 2018)

La Forma dell'acqua
La Forma dell’acqua – © 20th Century Fox

L’edizione del 2018 è stata una delle migliori in termini di qualità media dei candidati. In lizza per il titolo c’erano opere come Il filo nascosto (per molti il grande sconfitto dell’annata), Get Out, Chiamami col tuo nome, Dunkirk e Tre manifesti a Ebbing, Missouri. A trionfare su tutti è stato La forma dell’Acqua di Guilliermo Del Toro: una struggente love story tra una donna affetta da mutismo e una misteriosa creatura marina, ambientata nel pieno della guerra fredda. Ma anche un monster movie d’autore, scritto e diretto dal regista messicano con una grazia sopraffina.

Una vittoria epocale, perché Del Toro ha centrato un obiettivo storico vincendo sia il Leone d’oro a Venezia che l’Oscar al miglior film. Mai accaduto prima di allora. Il rapporto tra festival e Academy non era più solo attrazione, ma vero e proprio amore reciproco.

3. Non è un paese per vecchi (Oscar 2008)

Non è un paese per vecchi come finisce
Non è un paese per vecchi, una scena del film – © Universal

Quello a Non è un paese per vecchi è stato senza dubbio uno dei migliori Oscar della storia della cerimonia. Difficile ammettere il contrario. Il film di Joel e Ethan Coen non è solo il titolo più compiuto e maturo della loro intera filmografia, ma una pietra miliare del Western moderno.

Un traguardo che ha stabilito la definitiva consacrazione dei due fratelli (già vincitori per la miglior sceneggiatura per Fargo nell’edizione del ’97), che con questo film sono stati in grado di toccare l’apice di scrittura e regia. Un capolavoro assoluto sotto ogni punto di vista.

2. Parasite (Oscar 2020)

Kim, interpretato da Song Khang-ho, si affaccia dalle scale in Parasite
Kim, interpretato da Song Khang-ho, si affaccia dalle scale in Parasite – © Eagle Pictures

Il 6 febbraio 2020 è stata scritta la storia del cinema in quel di Los Angeles. Dopo la vittoria della Palma d’oro a Cannes 2019, Parasite del sudcoreano Bong John-ho (atteso a breve nelle sale italiane con il suo Mickey 17) è riuscito a trionfare nella categoria più importante del premio più prestigioso (mediaticamente parlando) di tutti.

Primo film non in lingua inglese a ottenere tale riconoscimento. Un successo che ha completamente rotto gli equilibri geopolitici dell’audiovisivo e che ha spalancato le porte a tanti prodotti sudcoreani nel mondo dell’intrattenimento. Parasite ha vinto inoltre nelle categorie di miglior regia, sceneggiatura originale e film internazionale. Quattro statuette pesantissime.

1. Il Signore degli Anelli – Il ritorno del re (Oscar 2004)

Frame che ritrae una scena de Il Signore degli Anelli - Il Ritorno del Re.
Una scena de Il Signore degli Anelli – Il Ritorno del Re – © Medusa Film

Serve aggiungere altro? Undici premi su undici candidature per il terzo e ultimo capitolo dell’epopea fantastica basata sul capolavoro di Tolkien. Insieme a Ben Hur e Titanic, Il Signore degli Anelli – Il ritorno del re è la pellicola ad aver ricevuto più Oscar nella storia. Un successo planetario senza precedenti e quasi impossibile da replicare oggi.

Arrivando dalla Nuova Zelanda, Peter Jackson ha letteralmente conquistato il mondo con quello che possiamo considerare a tutti gli effetti non solo il più grande film fantasy di sempre (primo in assoluto a vincere miglior film agli Oscar), ma un vero e proprio miracolo cinematografico.

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Nato nel 2003, durante l'adolescenza si appassiona al cinema grazie ai film di Alfred Hitchcock. Nel 2023 comincia a scrivere sulle reti di ScreenWorld.it e CinemaSerieTv.it, e tre anni prima co-fonda il podcast "Sbatti il mostro in prima pagina", di cui è tutt'ora voce e mente editoriale. Non sapendo cosa fare nel suo tempo libero (ammesso che ne abbia, di tempo libero), si reca quotidianamente in Università, dove segue il corso di Economia e gestione dei beni culturali e dello spettacolo. Ogni suo anno ruota attorno alla Mostra del cinema di Venezia.