Attualmente è sempre più diffuso, all’interno di una buona fetta di pubblico, un’atteggiamento di diffidenza verso il musical. Un pregiudizio scaturito dall’incapacità di accettare la visione di una storia che, da un momento all’altro, si interrompe per lasciare spazio a esibizioni astratte, balletti e spettacoli di varietà sullo sfondo di scenografie sontuose. Eppure sappiamo quanto questo genere abbia contribuito, nella prima metà del Novecento, a forgiare il mito del grande spettacolo hollywodiano, che per alcune generazioni di spettatori ha coinciso con il mito del cinema in grado di scatenare l’entusiasmo di una platea più vasta.

Negli ultimi tempi sembrerebbe, però, che questo entusiasmo si stia sempre di più affievolendo: al di fuori dei prodotti concepiti per un target più giovane e per le famiglie, come ad esempio i remake in live action dei classici Disney, sono pochi i musical che hanno riscontrato un notevolissimo successo di pubblico. Ciononostante, recentemente abbiamo potuto ammirare dei titoli pazzeschi, capaci di offrire nuovi orizzonti espressivi per il genere. In occasione dell’uscita di Emilia Pérez, l’ultima fatica di Jacques Audiard fresco vincitore del Golden Globe per il miglior film commedia-musicale (qui la nostra recensione del film), ripercorriamo le ultime due decadi e mezzo di cinema attraverso un elenco dei migliori musical che ci hanno maggiormente colpito.
Dancer in the Dark (2000)

Premiato a Cannes con la Palma D’oro, Dancer in the Dark è una delle vette più alte raggiunte dal cinema di Lars Von Trier. Urticante e strappalacrime, racconta la storia di Selma (interpretata da una grandissima Bjork), immigrata cecoslovacca giunta degli Stati Uniti con il sogno di diventare una star di Hollywood che vede i suoi sogni infrangersi a causa di una malattia degenerativa. Il terzo e ultimo capitolo della trilogia del cuore d’oro, cominciata con Le onde del destino (1996) e proseguita con Idioti (1998), è definito l’anti-musical per eccellenza, capace di sovvertire tutti gli stilemi e i cliché narrativi tipici delle grandi opere statunitensi.
In Dancer in the Dark, infatti, l’elemento musicale non è una mera simulazione che si integra al parlato, bensì una componente fondamentale dell’immaginario della protagonista: un mezzo per evadere dalla depressione e dall’oscurità che avvolge la sua esistenza.
Moulin Rouge! (2001)

Moulin Rouge è l’opera che, nei primi anni Duemila, ha contribuito alla rinascita del genere nella sua dimensione più spettacolare. Un genere che, prima dell’uscita di questo film, era tenuto in vigore solamente dai classici dell’animazione Disney. Un film innovativo sotto tanti punti di vista, in grado di unire una storia coinvolgente con tutto il gusto per l’eccesso e lo sfarzo proprio dello stile di Baz Lurhmann.
Ma ciò che stupisce veramente in Moulin Rouge, oltre alle straordinarie performance di Nicole Kidman ed Ewan McGregor, è sentir interpretare brani della musica pop da personaggi basati su La Traviata di Giuseppe Verdi. Un vero e proprio musical atipico: siamo nel 1899, ma si canta David Bowie.
La sposa cadavere (2005)

La sposa cadavere è l’apologia di quella macabra e al contempo magica concezione della realtà da parte di Tim Burton. Quella del giovane Victor, erroneamente sposo di una ragazza proveniente dall’aldilà, è una commovente storia incentrata su un conflitto tra due mondi: quello grigio e cupo dei vivi da un lato e (paradossalmente) quello vitale ed energico dei morti dall’altro.
Un film semplicemente perfetto in ogni sua componente visiva: dall’avvolgente animazione in stop-motion agli ispirati siparietti musicali che si fanno portavoce di un universo dark e gotico che non ha eguali nella storia del cinema.
Sweeney Todd (2007)

Impossibile non menzionare quest’altra grande opera del regista di Ed Wood ed Edward Mani di forbice. Sweeney Todd – Il diabolico barbiere di Fleet Street è uno dei film più unici e originali del suo genere, di fronte al quale è impossibile non rimanere a bocca aperta. Basato sul musical di grande successo scritto da Stephen Sondheim, è il racconto di Benjamin Barker (uno straordinario Johnny Depp), un barbiere assetato di vendetta che uccide i suoi clienti con un rasoio e aiuta la Signora Lovett (Helena Bonham Carter) a trasformarne i cadaveri in ripieni per torte.
Sweeney Todd è indubbiamente la pellicola più oscura e violenta di Tim Burton, in cui non manca assolutamente nulla: sangue, mistero, splatter e soprattutto musica. Perché sì, la grande potenza audiovisiva di questo film risiede proprio nelle sue meravigliose sequenze musicali, poste in contrasto con delle atmosfere burtoniane mai così funeree.
La La Land (2016)

Basterebbe solamente vedere il piano sequenza iniziale in autostrada per definire La La Land uno dei più grandi capolavori delle ultime decadi. Il film di Damien Chazelle è cinema allo stato puro, che racchiude l’essenza del grande spettacolo in grado di immergerci in un mondo magico e farci sognare. Proprio come facevano i grandi musical hollywoodiani, quelli che hanno forgiato il mito del grande cinema e che Chazelle ha deciso di omaggiare in tutto e per tutto attraverso la commovente storia di Mia (Emma Stone) e Sebastian (Ryan Gosling).
Una storia fresca, al passo con i tempi e perfettamente figlia del nostro tempo storico. La La Land è un film che ha letteralmente ricodificato l’immaginario cinematografico contemporaneo, segnando un’epoca ed entrando nella memoria collettiva con una forza prorompente.
Annette (2021)

Vincitore del premio per la miglior regia al Festival di Cannes del 2021, Annette è un musical incredibilmente inebriante e schizofrenico, ricco di suggestioni estetiche che evocano tutto lo spirito folle e anticonvenzionale di Leos Carax. Un’opera sorprendente in ogni suo aspetto, non solo per come riesce a mostrare tutti i crismi della mascolinità tossica, ma anche per il modo in cui riflette su una società dello spettacolo che riduce ogni cosa a un mero oggetto di consumo da sfruttare a proprio bisogno e piacimento.
Difficile non rimanere a estasiati dall’immensa prova attoriale di Adam Driver, probabilmente all’apice della sua carriera.
Inu-Oh (2021)

Inu-oh non è etichettabile come un musical nella sua accezione più astratta, in cui le canzoni si fondono con il parlato per rendere il tutto un recitar-cantando, bensì un grande spettacolo di musica dal vivo messo in risalto dall’inconfondibile stile di Maasaki Yuasa. Ed è una delle esperienze cinematografiche più elettrizzanti degli ultimi anni, capace di offrire una storia che distrugge la sua dimensione folkloristica iniziale (siamo in Giappone, nel 1300) per diventare un trascinante delirio animato punk e rock.
Presentato in concorso nella sezione Orizzonti della settantottesima edizione della Mostra del cinema di Venezia e distribuito in poche sale nel 2023, Inu-Oh è un film che dovete cercare di non perdere.
West Side Story (2021)

Aveva senso realizzare, nel 2021, un adattamento del capolavoro del 1961 di Robert Wise? La risposta è si. Perché il nuovo West Side Story non è solo un semplice remake, ma un film che profuma della meravigliosa poetica del suo autore: Steven Spielberg. L’ennesima grande opera di una filmografia imprescindibile, capace di stampare nel presente tutta la magnificenza e lo stupore di un genere che ha reso grande quella fabbrica dei sogni, chiamata Hollywood, di cui il regista di Cincinnati è stato (ed è tuttora) uno dei principali esponenti.
La storia di West Side Story la conosciamo tutti, ma Spielberg ha saputo trasportarla su un livello ancora più spettacolare grazie alle sue grandiose idee visive e scenografiche, in cui corpi e forme si mescolano per prendere una nuova dimensione.
Joker: Folie à Deux (2024)

Grande flop al botteghino del 2024, Joker: Folie à Deux è un titolo indubbiamente controverso attorno cui si è creato un acceso dibattito critico e cinefilo. Noi siamo rimasti piacevolmente sconvolti quando lo abbiamo visto in anteprima alla Mostra del Cinema di Venezia, perché tutto ci saremmo aspettati fuorché questo straordinario jukebox musical che è riuscito a sgretolare le pretese del pubblico, ribaltando coerentemente ciò che il suo predecessore (Leone d’oro da un miliardo di incassi) aveva creato nel 2019.
Un’operazione fuori dagli schemi che sa perfettamente come sorprendere e mettere in crisi le certezze dello spettatore – anche a costo di non compiacere del tutto.
Emilia Pérez (2024)

Immaginatevi La La Land che intercetta contemporaneamente il cinema di Pedro Almodovar e Narcos. Ecco, questo è esattamente Emilia Pérez, il nuovo capolavoro di Jacques Audiard: un musical su un narcotrafficante che decide di cancellare il suo passato attraverso una trasformazione di genere. Un qualcosa di rivoluzionario e mai visto prima? Assolutamente sì. Perché Emilia Pérez riesce nell’impresa di scomporre e ricomporre strutture visive e narrative ampiamente codificate per creare un immaginario senza precedenti nella storia del cinema, a dimostrazione del fatto che il musical è un genere che può avere ancora tanto da offrire.
Ci voleva un maestro di nome Jacques Audiard, nel 2024, per farcene rendere conto. Emilia Pérez è attualmente in tutte le sale italiane grazie a Lucky Red e, reduce dal trionfo ai Golden Globes, sarà uno dei grandi favoriti nelle categorie principali dei prossimi Oscar.

E voi cosa ne pensate? Siete d'accordo con le nostre riflessioni?
Se volete commentare a caldo questo articolo insieme alla redazione e agli altri lettori, unitevi al nostro nuovissimo gruppo Telegram ScreenWorld Assemble! dove troverete una community di persone con interessi proprio come i vostri e con cui scambiare riflessioni su tutti i contenuti originali di ScreenWorld ma anche sulle ultime novità riguardanti cinema, serie, libri, fumetti, giochi e molto altro!