A Cannes si vedono film che sorprendono, film che dividono, film che faranno discutere per mesi. E poi ci sono film che ti fanno innamorare all’istante. Nouvelle Vague, il nuovo lavoro di Richard Linklater, appartiene a questa categoria rara – verrebbe da dire rarissima, se non fosse che per il regista texano non è certo una novità, anzi. Da 30 anni ormai, quello dei veri e propri gioielli cinematografici sembra essere esattamente il territorio a lui più congeniale.
Questa volta, però, Linklater sceglie un approccio nuovo e ancora più coraggioso: ci porta dietro le quinte di uno dei capolavori assoluti del cinema europeo, Fino all’ultimo respiro, ci mostra da vicino il genio inimitabile di Jean-Luc Godard e ci racconta – ancora una volta – del suo amore sconfinato per l’arte cinematografica. Tutto questo, sottolineiamolo ancora, parte dalla mente e dal cuore di un regista americano (e non francese, come ci si potrebbe facilmente aspettare).
Genere: Commedia, biografico
Durata: 105 minuti
Uscita: tba (Cinema)
Cast: Guillaume Marbeck, Zoey Deutsch, Aubry Dullin
Non un semplice omaggio

Linklater, si sa, ha sempre avuto un rapporto privilegiato con il tempo. Lo ha dilatato (Boyhood), congelato (Before Sunrise), reinventato (Apollo 10½). Qui lo attraversa evocando, ricostruendo e soprattutto immaginando la nascita di una delle rivoluzioni più importanti della settima arte: la Nouvelle Vague.
Ma il suo film non è un documentario, né un tributo nostalgico. È un film che vibra, che sogna, che respira. Una lettera d’amore al cinema francese degli anni ’60, ma anche un viaggio metacinematografico che restituisce lo spirito elettrico e impaziente di quegli anni. È la storia della nascita di un film, certo, ma soprattutto dello slancio che ha cambiato tutto.
Rigorosa meraviglia registica

Girato in uno splendido bianco e nero e nel formato 4:3, Nouvelle Vague affonda lo sguardo nel passato senza cadere nella trappola dell’estetica manierista. Linklater evita la tentazione di imitare (ammesso che fosse realmente possibile) il linguaggio spezzato e sperimentale di Godard, e sceglie invece una narrazione più fluida, classica, ma non per questo meno evocativa. Il risultato è un’opera sognante e lucida, tenera e rigorosa, in cui ogni dettaglio – dall’illuminazione ai movimenti di macchina – contribuisce a creare un’atmosfera sospesa tra realtà e invenzione. Non è un esercizio di stile: è una dichiarazione d’intenti. Un sogno fatto da un regista che vuole tornare là dove tutto è cominciato e portarci con sé.
Guillaume Marbeck è perfetto nei panni di un giovane Godard: inquieto, irascibile, geniale. Zoey Deutch dà vita a una Jean Seberg di rara delicatezza, evitando la trappola della mera imitazione. Aubry Dullin regala un Belmondo ironico, magnetico, pieno di vita. Il cast è affiatato, quasi teatrale nei movimenti, ma sempre credibile. I dialoghi scorrono con naturalezza, densi ma mai pesanti. E la cinefilia, mai ostentata, emerge nei dettagli: nei libri che i personaggi sfogliano, nei film che citano, nei caffè parigini dove discutono di inquadrature come se fossero questioni di vita o di morte.
Per chi ama (ancora) il cinema

Nouvelle Vague non è un manifesto, né una provocazione. Non cerca l’effetto, ma l’emozione e la gioia che solo il cinema può dare. È un film che si propone di ricordare allo spettatore perché si ama il cinema e quale potere abbia ancora oggi. Linklater non vuole rivoluzionare il linguaggio filmico, ma semplicemente lasciare un segno, con eleganza e pudore, attraverso un’opera luminosa, colta e sincera.
Esattamente come ha già fatto tante altre volte nella sua carriera (e così come per tanti suoi film precedenti), anche quest’opera è destinata a durare, a essere rivista e amata nel tempo. Uno di quei film per cui, noi appassionati di cinema, non possiamo fare altro che continuare a ringraziare Richard Linklater.
Conclusioni
Nouvelle Vague è uno dei film più cinefili e appassionati passati a Cannes 2025. Richard Linklater firma un'opera delicata e colta, che evita il didascalico e il nostalgico per abbracciare una visione affettuosa e rispettosa di un'epoca irripetibile. Non un semplice tributo, ma una dichiarazione d'amore per ciò che il Cinema è stato e può ancora essere.
Pro
- Una regia elegante ed evocativa, rigorosa ma libera da manierismi e imitazioni
- Le interpretazioni di un cast affiatato, guidato da un fenomenale Guillaume Marbeck nei panni di Godard
- Dialoghi sempre intelligenti, simbolo di una cinefilia mai ostentata
Contro
- Può risultare troppo contemplativo per chi cerca narrazioni più classiche
- Il ritmo, volutamente misurato, potrebbe non coinvolgere un pubblico meno cinefilo
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Voto ScreenWorld