DC Studios e James Gunn ce l’hanno fatta: nel frenetico e spesso strabordante mondo dei cinecomics questa volta la concentrazione non è tutta per la Casa delle Idee e per i progetti di Kevin Feige ma, non ci si sperava quasi più, per la “distinta concorrenza” DC Warner.
Con un video di circa 5 minuti, seguito da una fitta attività social sui canali ufficiali, DC Studios ha messo nero su bianco la prima fase del suo piano decennale di rilancio (qualcuno direbbe di rinascita), chiamata in modo altisonante “Déi e Mostri”.
Superman Legacy, The Batman Part II, Creature Commados, The Brave and The Bold, Lanterns, The Authority, Swamp Thing, Paradise Lost, Supergirl: Woman of Tomorrow, Waller e Booster Gold: undici titoli importanti, ma forse ancora più importante è il modo, più diverso che innovativo, con il quale ci sono stati presentati. Su questo ci arriveremo tra poco.
Gli eroi che meritiamo o quelli di cui abbiamo bisogno?
Si sentiva davvero tanto il bisogno di una comunicazione efficace, univoca, fatta dall’attuale co-presidente e co-amministratore delegato di DC Studios, James Gunn appunto, e non da Dwayne Johnson alias The Rock e il suo staff.
Perché se c’è una parola che ben ha caratterizzato le recenti (in realtà parliamo di anni) vicissitudini di DC Comics al cinema e sul piccolo schermo quella è di certo una sola: confusione.
Film che vengono addirittura cancellati (Batgirl, letteralmente cestinato perché non proponibile), altri che subiscono forti ritardi e spostamenti, a volte non del tutto dipendenti dall’organizzazione interna (Shazam: Fury of the Gods e The Flash), dichiarazioni di attori ben conosciuti per un ruolo che affermano di volerne interpretare altri (caro Jason, ti sei beccato Aquaman e ora te lo tieni). E non solo.
Il sopraccitato The Rock che si auto-nomina salvatore della patria e si incarica di diventare nuovo accentratore del DC Extended Universe richiamando a raccolta addirittura Henry Cavill nel ruolo di Superman, salvo poi apprendere del licenziamento dello stesso, anche se non è per niente esatto come termine ma rende l’idea.
Confusione. Dal 1989 abbiamo avuto ben sei Batman, solo sul grande schermo (non fateci aggiungere anche quelli delle serie tv): Keaton, Clooney, Kilmer, Bale, Affleck, Pattinson. Alcuni a distanza di poco tempo gli uni dagli altri, cinematograficamente parlando. Ma Bats non è il solo personaggio su cui soffermarsi.
Parlando di qualità, nuda e cruda o quantomeno percepita dal pubblico, non possiamo non considerare gli andamenti a dir poco altalenanti che il brand ha registrato nel tempo: dai successi che superano il miliardo di dollari (Aquaman vanta un bel record di 1,4 miliardi di dollari) ai catastrofici Wonder Woman 84 e Black Adam.
Tutti questi aspetti hanno contribuito ad alimentare quello che ormai è quasi una sorta di meme-mantra: DC Warner fa schifo, evviva Marvel Studios. Terribilmente ingiusto. Dannatamente comprensibile se ci si pone tra il pubblico.
Ma ecco che James Gunn, forte dei suoi successi in Marvel Studios (I Guardiani della Galassia sono a diventati a dir poco iconografici) e della sua evidente personalità e autorialità, ci mette la faccia, si assume la responsabilità e accende una luce, anzi un faro nella notte più buia più profonda.
Per i credenti: “Nel giorno più splendente, nella notte più profonda, nessun malvagio sfugga alla mia ronda…”
Ed eccoci tra le mani dieci novità, più una conferma, che hanno davvero colmato di entusiasmo gli animi di tanti.
DC Studios e Marvel Studios: le differenze
All’inizio del pezzo si parlava di modo e bisogna ammettere che, pur non rappresentando in alcun modo una rivoluzione, l’annuncio di James Gunn risulta molto differente da quelli di Kevin Feige.
Laddove Marvel Studios per i propri reveal si appoggia sempre a grandi eventi come San Diego Comic Con o il “proprio” D23 Expo, portando sul palco un vero e proprio red carpet di superstar di Hollywood e mostrando il grande tabellone con i loghi dei progetti annunciati, James Gunn opta per una scelta radicalmente diversa.
Un video, semplice e senza tanti fronzoli, in cui i titoli sono accompagnati dall’immagine del fumetto a cui sono direttamente ispirati, con tanto di dichiarazione ufficiale.
Superman: Legacy è accompagnato dalla copertina di quel capolavoro indiscutibile che è All-Star Superman di Grant Morrison e Frank Quitely.
Supergirl: Woman of Tomorrow presenta la copertina dell’omonimo fumetto di Tom King e Bilquis Evely.
The Brave and The Bold addirittura cala l’asso e ci presenta il primo Robin su grande schermo da tanto tempo a questa parte: ma non è Dick Grayson, Jason Todd o Tim Drake. È Damian Wayne, figlio biologico di Bruce Wayne e Talia Al Ghul, direttamente dalla leggendaria run di Grant Morrison.
E così via con un altro titolo leggendario come The Authority di Warren Ellis e Bryan Hitch, vero e proprio game changer del genere supereroistico, seguito da Swamp Thing con l’immagine presa da Swamp Thing Winter Special di Tom King (ancora) e Jason Fabok.
Per Lanterns si è optato per Green Lantern Earth One e così via anche per tutti gli altri titoli ovvero Booster Gold, Waller, Paradise Lost e Creature Commandos.
Quindi a differenza di Marvel c’è già una differenza di intenti: James Gunn ci ha rivelato il soggetto fumettistico che è stato di ispirazione e lo ha certificato utilizzando le copertine in comunicazione.
Come a dire: “questo è quello verso cui puntiamo, per spirito, tono, look e non ci tradiremo”.
Non vuol dire che ci si debba aspettare adattamenti pedissequi di queste opere (in molti casi vere e proprie eccellenze di genere) ma opere molto fedeli all’essenza delle stesse.
E si, è molto diverso dal gioco di supposizioni che invece si riscontra in Marvel Studios, dove se la serie dedicata a Matt Murdock si chiama Daredevil Born Again non significa in alcuna maniera che la stessa sarà vicina ai contenuti – durissimi – dell’omonimo fumetto di Frank Miller e David Mazzucchelli.
Il colpo d’occhio peraltro è quasi sorprendente: nel canali DC Studios campeggiano dei fumetti, a differenza di quelli Marvel Studios dove invece si vedono per lo più i volti delle note star hollywoodiane che interpretano i famosi eroi, decisamente più affermate a livello mainstream ormai delle loro controparti cartacee.
Insomma James Gunn ci sta dicendo che dopo le delusioni, la confusione, le retcon vuole fare le cose per bene e soprattutto vuole farle, apparentemente, in modo diverso da Marvel.
Infatti all’annuncio sono seguite altre importanti dichiarazioni tra le quali spiccano le seguenti:
- Nessun attore interpreterà più di un ruolo in questo universo mediatico espanso (quindi Jason Momoa continuerà ad essere Aquaman e non interpreterà Lobo, come da lui desdierato, e comunque grande assente da questi annunci)
- Il film The Flash (che in parte si ispirerà al ciclo fumettistico Flashpoint) fungerà da spartiacque generando le diverse e non collegate tra loro dimensioni narrative che giustificheranno i recasting
- Prodotti come The Batman (il cui secondo capitolo ha già una data di uscita) e Joker Folie à Deux saranno inseriti sotto una speciale etichetta chiamata “Elseworld” che, in campo fumettistico, sta ad indicare una dimensione narrativa scollegata dalle continuity principali in cui poter sperimentare e vantare una certa libertà d’azione.
Tutti punti decisamente importanti, abbastanza chiari, ma saranno sufficienti per risollevare il destino di questo universo narrativo così tanto martoriato e confuso?
C’è da dire che, nonostante l’entusiasmo per questi annunci, si riscontra anche qualche malcontento.
Molti aspettavano l’entrata in scena di Lobo, tratti in inganno proprio da un tweet di James Gunn che aveva mostrato un’immagine dell’iconico, sboccato, anticonformista czarniano dalla pelle blu (se pensate che il “rated R” sia già stato coperto da Deadpool vi sbagliate di grosso e non avete mai letto le storie del mercenario più riuscito del mondo dei comics americani).
Si, è vero, ce lo aspettavamo un po’ tutti nel settore, ma è piuttosto probabile, a questo punto, che sia introdotto come villain in qualcuno di questi progetti. Improbabile in Superman Legacy, decisamente più facile in Supergirl Woman of Tomorrow.
Basta l’assenza di un character per turbare questa ondata di entusiasmo verso DC Studios?
No. La compostezza dell’annuncio, seguito poi da una comunicazione per una volta univoca e senza un coro di altre voci parlanti (giusto per fare un esempio guardando al passato, da Zack Snyder ad altri registi o dagli attori stessi) fa pensare che la strada sia quella giusta.
Una strada che vuole apparentemente staccarsi dal modello Marvel Studios, anche se il fine ultimo, in effetti, è il medesimo: creare un universo condiviso di storie, più o meno collegate tra loro.
DC Studios “Dei e Mostri”: cosa sappiamo?
Innanzitutto ci troviamo di fronte ad importanti re-casting: Superman e Batman in primis avranno nuovi volti e la partita è tutt’altro che semplice e poco rischiosa.
Abbiamo “appena” familiarizzato con “Battinson”, grazie all’ottimo The Batman di Matt Reeves (il cui sequel, lo ricordiamo, è già stato annunciato e collocato al 3 ottobre 2025, con anche una serie dedicata al Pinguino interpretato da Colin Farrell in mezzo), che già ci toccherà abituarci ad un nuovo volto.
Rischioso perché non univoco. Il pubblico ha bisogno di punti fissi: Thor è Chris Hemsworth (ancora ricordiamo gli indecenti commenti del pubblico alla vista di Jane Foster in Thor Love and Thunder, sorvoliamo), Hulk è Mark Ruffalo, Iron Man è Robert Downey Jr e Captain America è Chris Evans.
Ecco, appunto. Il pubblico non ha ancora per niente digerito, metabolizzato, accettato che Sam Wilson sia l’attuale Captain America, ma questo aprirebbe una lunga parentesi.
Basti pensare che proprio per questo tipo di attaccamento agli attori che interpretano grandi personaggi anche Marvel Studios è stata “costretta” a reintegrare Charlie Cox nel ruolo di Daredevil.
Due Batman, seppur di due universi differenti sono troppi per lo schermo. Anche perché uno dei due è un grande attore capace di grandi interpretazioni. E i rumors dicono che un terzo “former Batman” potrebbe essere messo alla regia di The Brave and The Bold, ovvero Ben Affleck.
Wow, non vorremmo essere al posto del reparto comunicazione di Warner.
Ma The Brave and The Bold ci porterà il concetto di Bat Family, introducendo dopo tanti anni Robin sul grande schermo e portando una delle saghe più importanti degli ultimi 20 anni del pipistrello.
La scoperta di un figlio biologico, peraltro avuto con Talia Al Ghul, per Batman è uno sconvolgimento. Ancora dolorante per la perdita e il fallimento (più o meno completo vista la redenzione) di Jason Todd, si ritrova un Damian Wayne ancora più irrequieto e violento, cresciuto dalla madre per essere il più grande killer della Lega degli Assassini, per completare la sua formazione deve ricevere l’educazione del padre, il più grande detective del mondo, ma anche l’uomo che si erge fianco a fianco con gli dei.
Una saga profonda, ricca di emozione, che vede prima i due diventare una vera e propria famiglia, culminare con la morte di Batman nel celebre ciclo di Batman R.I.P., lasciare Damian in compagnia di Dick Grayson che per un periodo indosserà il costume del pipistrello e, dopo la “rinascita” di Bruce arrivare all’epilogo con l’organizzazione Leviatano e la minaccia alla vita di Damian. Tanta roba, troppa per un film ovviamente. Quindi si ipotizza un adattamento della sola prima parte.
La presenza di Robin/Damian Wayne assorbirà molta della concentrazione, che potrebbe rendere meno traumatico del previsto il cambio di volto di Batman. Ma il problema resta, eccome.
Per non parlare di Superman. L’abbandono del mantello di Henry Cavill, per cause non dipendenti dalla sua volontà e la cosa non è passata inosservata dato il tono del comunicato, dopo il cameo in Black Adam, le tonanti affermazioni di The Rock, ha lasciato un segno.
Su Twitter i commenti più diffusi sotto al posto di Superman Legacy sono del tipo “avete licenziato Cavill, non lo dimenticheremo”.
E in effetti un paio di ragionamenti ci portano a qualche perplessità: All-Star Superman di Grant Morrison e Frank Quitely racconta degli ultimi giorni di Superman, avvelenato da un eccesso di radiazioni solari, le stesse che gli danno i poteri, che in qualche modo gli hanno provocato una sorta di leucemia fulminante. Destinato a spegnersi l’Uomo d’Acciaio decide di compiere un’ultima epopea di imprese, quasi a voler sistemare le cose, in una sorta di “nuove fatiche di Ercole”. Struggente, emozionante, vivo, un fumetto indimenticabile considerato tra le migliori storie mai scritte sull’azzurrone.
Quindi se, come dice il titolo Superman Legacy, si vuole sottolineare l’eredità lasciata da Superman al mondo è facile pensare ad una specie di “ultima impresa”. Non era quindi una scelta logica far interpretare a Cavill l’addio al ruolo, in maniera epica ed emozionante?
Beh, Cavill ha già interpretato la morte di Superman, sarebbe quindi un doppione che potrebbe creare più confusione di quanta non ne crei un recasting (stile Kang in Ant-Man and The Wasp Quantumania, quando osserva Scott Lang e gli chiede se lo avesse già ucciso prima). Hey Supes, ma non eri già morto una volta?
Tutti gli altri prodotti rappresentano delle novità, a parte la serie su Amanda Waller che vedrà ancora la bravissima Viola Davis nei panni della direttrice della Task Force X e, presumibilmente dovrebbe andare a collegarsi con il lavoro svolto dallo stesso Gunn sulla Suicide Squad e Peacemaker.
Stessa cosa dicasi per la stramba squadra dei Creature Commandos, che diventerà una serie animata, e che con il tema di freak guidati da Rick Flagg Sr (il padre del Rick Flagg conosciuto in Suicide Squad) mira a creare presumibilmente un prodotto di animazione per adulti, seguendo la strada aperta da prodotti come Invincibile (Prime Video) e affini.
Considerando che Rick Flagg ci ha lasciati nel film del 2021, che il padre voglia onorare la memoria del figlio, guidando una squadra di matti, non sembra un’idea così folle.
Il fumetto di Supergirl di Tom King e Bilquis Evely è un piccolo gioiellino narrativo: Kara Zor El, cugina di Superman, fatta fuggire da Krypton come Kal El, ma quando era già in età adolescenziale, si ritrova dopo tante avventure senza un vero scopo, chiedendosi quale sia il suo ruolo nell’universo. Decide di prendersi una sonora sbronza (ha appena compiuto 21 anni, quindi può bere secondo la legge americana), fare a cazzotti in un bar su un pianeta remoto, salvo poi incontrare una ragazzina in difficoltà, rimasta orfana del padre ed affrontare un viaggio cosmico, dai toni molto fantasy e sci-fi classici (di quelli coi caschi delle tute spaziali a forma di boccia per i pesci) per vendicare la morte dello stesso. Ovviamente sarà un grande viaggio di crescita e scoperta di sé, ma decisamente riuscito e dai toni davvero interessanti per sceneggiatura, dialoghi e profondità.
Se mai ci fosse un punto buono per inserire Lobo, potremmo dire che ce lo abbiamo di fronte.
Swamp Thing sarà un origin movie dedicato al mostro più iconografico dell’universo DC Comics e nonostante l’immagine usata ci mostri la mini serie di Tom King “Winter Special”, la mente fugge immediatamente al leggendario ciclo di Alan Moore, che ha consacrato la British Invasion dei comics americani, lo stesso Moore come autore popolare e fatto nascere su quelle pagine anche la figura di John Constantine, di cui tanto si è parlato recentemente.
Una fonte d’ispirazione pazzesca, vastissima, ricca di temi importanti, non ultimo la salvaguardia dell’ambiente e il rapporto con la natura. Impossibile da sbagliare.
Come impossibile da sbagliare è il progetto del film su The Authority, il super gruppo di personaggi Wildstorm creati da Warren Ellis ai tempi della serie Stormwatch e che, nel 1999, cambiarono radicalmente il modo di percepire i super eroi, grazie anche ad un Bryan Hitch a dir poco sensazionale.
Vi basti sapere questo: il gruppo composto da Jenny Sparks (lo spirito del XX secolo, capace di vivere e compiere il suo destino nei 100 anni che le sono concessi), Apollo e Midnighter (coppia omosessuale sposata, il primo una sorta di Superman invincibile, il secondo un mix tra Batman e Punisher, ancora più violento e complesso), Doctor, Engineer, Swift e Jack Hawksmoor si erge a guida e “autorità” appunto sopra tutto e tutti per salvare e guidare l’umanità verso il nuovo secolo e millennio. Gli uomini non sono in grado di condurre un’esistenza serena senza una leadership e The Authority è “la soluzione”. Violento, intrigante, rivoluzionario, ma non confondetelo con The Boys: la grandeur dei supereroi rimane intatta nonostante si giochi alla decostruzione dell’archetipo supereroistico. Un soggetto pazzesco, capace di ispirare un film radicalmente incisivo.
Ma con un dubbio, importante: la storia sarà ambientata nel 1999, come la saga principale fumettistica? Perché se c’è Authority in gioco rimane poco spazio per chiunque altro. Diciamo che l’impatto di questa squadra si scontra in maniera decisa con la presenza di una Justice League o semplicemente di un Superman e di un Batman.
Su Paradise Lost, serie prequel che si concentrerà sul mito e la storia di Themyscira, isola paradiso delle Amazzoni, con intrighi e macchinazioni degne di un Game Of Thrones, non c’è ancora molto da dire. Non è detto che incontreremo una versione giovanissima di Diana alias Wonder Woman. Ma un ottimo elemento di ispirazione potrebbe essere la serie di Kelly Sue DeConnick e Phil Jimenez Wonder Woman Historia (in arrivo in aprile in Italia) che racconterà proprio delle origini del popolo delle Amazzoni, di Ippolita e della lotta con uomini e dei. Un’ottima maniera per ripartire da zero con il mito dell’isola paradiso e rifare tutto dopo l’era di Gal Gadot.
Lanterns sarà una serie dai toni investigativi alla True Detective secondo James Gunn, un soggetto che non troverebbe grandi riscontri nel fumetto usato come immagine, ovvero Green Lantern Terra Uno. Quello che sappiamo che è che saranno due i protagonisti: Hal Jordan, la Lanterna Verde più famosa e il turbolento John Stewart, afroamericano. Siamo tutti felici di veder riabilitato il nome leggendario di Lanterna Verde su schermo, una componente fondamentale di DC Comics che merita rispetto e considerazione viste le ampie possibilità narrative.
Infine Booster Gold è uno degli annunci più sorprendenti in mezzo a tutti questi carri armati narrativi. Michael John Carter è un uomo che proviene dal futuro: dopo aver rubato tecnologia temporale e un’armatura che gli conferisce capacità sovrumane, torna nel XX secolo, l’era “degli eroi” di Superman e della Justice League, convinto di poter fare la differenza ed essere ricordato nei secoli come uno che conta.
Di fatto, un “poser” come si direbbe sui social. Mosso comunque da buone intenzioni, Booster Gold non disdegna di essere pagato per le proprie imprese diventando in pratica un eroe professionista che otterrà anche un ruolo nella Justice League International e diventando una figura tutto sommato non poco rilevante, grazie soprattutto alla serie di JM DeMatteis e Keith Giffen della fine anni ’80.
DC Studios ha parlato di un personaggio con la sindrome dell’impostore e la descrizione non potrebbe essere più calzante per Booster Gold, offrendo un potenziale terreno fertile per una serie dai toni quasi alla Better Call Saul (con tutti i dovuti distinguo) che offra toni drama ma anche numerosi siparietti comedy (e chissà che ancora non rientri il nome di Tom King tra le ispirazione che con il suo Eroi in Crisi ha scritto una grande interpretazione di Michael John Carter). Da notare poi come Booster Gold abbia sempre fatto coppia fissa con Ted Kord alias Blue Beetle, costruendo con lo stesso tante scene comiche efficaci. Ad agosto vedremo Blue Beetle al cinema con il film di Angel Manuel Soto, che vedrà protagonista la terza e più moderna incarnazione del personaggio ovvero Jamie Reyes (Xolo Maridueña, direttamente da Cobra Kai). Che i due prodotti siano poi infine collegati?
Ma tra quello che sappiamo va sottolineata anche un’altra importante questione: con la sola eccezione di Creature Commandos (il primo titolo della fase 1 Dei e Mostri) che potrebbe uscire nel 2024, tutti gli altri titoli sono destinati all’uscita dopo il 2025.
James Gunn, noi ti crediamo ma…
Insomma DC Studios vuole veramente fare le cose diversamente da Marvel Studios?
Allora perché dividere in “fasi” il proprio programma decennale, esattamente come la concorrente?
Perché creare potenziali punti di collegamento tra l’attuale marasma (è il termine giusto, dispiace dirlo) e il futuro non esattamente prossimo?
Come reagirà il pubblico alla presenza di volti nuovi e concetti come l’Elseworld che per chi non mastica fumetti è decisamente una cosa atipica?
Eppure non si riesce a non aver fiducia in James Gunn e nella sicurezza con cui si è presentato a tutti e ha risposto alle varie domande, pure quelle più insidiose.
Il compito che gli spetta è gravoso come non mai, ad alto potenziale di fallimento, va detto.
Ma i veri nerd, noi, siamo sempre stati psicologicamente inclini a tifare per i secondi (quando non per gli ultimi proprio), per quelli che non partono con tutti i vantaggi. E quindi tifiamo per DC Studios e James Gunn, siamo affamati di grandi storie come solo la Casa di Burbank ci ha dato negli anni.
Siamo in un momento cruciale per i cinecomics: l’effetto all you can eat è al suo picco. Siamo tutti provati dalla massiccia presenza di prodotti ultra-collegati e onnipresenti e abbiamo bisogno di differenziare la nostra dieta, addirittura di alleggerirla.
E se i presupposti non fanno pensare ad una diminuzione di quantità, auspichiamo che quantomeno sia varianta la qualità,con freschezza e personalità.
Non deve esistere solo il modello Marvel Studios, vogliamo qualcosa di più (e il successo di opere come The Boys e Invincible parla chiaro).
DC Studios, crediamo in te e in James Gunn e Peter Safran. Vi scongiuriamo: non ci deludete.