E.T. telefono casa. Casa.
C’è forse frase più iconica nella storia del cinema?
Uno dei film più amati di sempre, un cult che quando è uscito ha segnato una generazione ma che continua a catturare e ad affascinare ancora oggi, compie quarant’anni: E.T. l’extra-terrestre di Steven Spielberg arrivava in sala L’11 giugno del 1982 (qui da noi qualche mese dopo, il 7 dicembre), imprimendosi nell’immaginario collettivo come una delle storie più commuoventi, immaginifiche e indimenticabili di sempre.
La storia la conosciamo tutti, un piccolo alieno viene involontariamente abbandonato dai suoi simili sul nostro pianeta. Qui viene trovato da Elliott, un bambino di dieci anni con il quale instaura un legame profondo, un’amicizia che li rende inseparabili. Elliott – aiutato dal fratello maggiore Michael e dalla sorellina Gertie – aiuterà il piccolo alieno, ribattezzato E.T., a scappare dagli scagnozzi del governo che gli stanno alle calcagna e a ritrovare la strada di casa.
Per festeggiare questo importantissimo anniversario abbiamo deciso di proporvi 20 curiosità su E.T. l’extra-terrestre che forse non conoscete, alcuni episodi accaduti durante le riprese e degli interessanti retroscena sulla lavorazione del film. Insomma, dei dettagli che i veri appassionati del meraviglioso film di Spielberg non possono non conoscere.
1. Un amico immaginario per Steven Spielberg
Steven Spielberg ripescò dalla sua infanzia per elaborare la storia di E.T. l’extra-terrestre, si dice infatti che quando era ragazzino avesse un amico immaginario dalle sembianze proprio di un alieno.
Il regista ha poi dichiarato che si trattò del suo modo per elaborare il divorzio dei suoi genitori, che lo aveva particolarmente colpito e segnato.
2. L’idea per il film
Ma quando gli si accese la proverbiale scintilla per realizzare il film? Steven Spielberg ha avuto l’idea per E.T. l’extra-terrestre mentre girava la parte finale di Incontri ravvicinati del terzo tipo, in particolare il momento in cui gli alieni fanno finalmente la loro comparsa: il regista si chiese che cosa sarebbe accaduto se uno di quegli alieni fosse rimasto bloccato sulla terra.
Alcuni fan, partendo da questa informazione, hanno supposto che gli alieni del film del 1977 potessero assomigliare nell’aspetto ad E.T. Ad avvalorare questa ipotesi c’è il fatto che le navi spaziali che si vedono nei due film siano molto simili.
3. Un set blindatissimo
Il set in cui venne girato E.T., per evitare possibili indiscrezioni sul film, fu uno dei più blindati della storia del cinema fino a quel momento. Addirittura il titolo del film venne cambiato, in A boy’s life, per depistare i curiosi e per evitare che si deducesse qualcosa sul vero soggetto della storia.
La segretezza era tale che anche il compositore delle musiche del film John Williams dovette lavorare senza vedere alcune delle scene o visionando solo la versione provvisoria di alcune sequenze.
4. La creazione di E.T.
La creazione del piccolo alieno E.T. venne affidata all’artista nostrano Carlo Rambaldi, vincitore di ben tre Oscar per i Migliori effetti speciali (uno dei quali proprio per E.T) e “papà” di mostri cinematografici come Alien e King Kong. Rambaldi, che aveva già lavorato con Spielberg per Incontri ravvicinati del terzo tipo, ebbe come indicazione da parte del regista di dare forma ad un alieno che fosse sia infantile che vecchio, sia brutto che al tempo capace di instillare una forte tenerezza in chi lo guarda. Pare che la prima fonte di ispirazione per l’artista fu un dipinto che lui stesso aveva realizzato per l’Accademia delle Belle Arti di Bologna, intitolato Donne del Delta. Le figure del dipinto presentano una forte somiglianza con quello che poi sarebbe stato l’alieno E.T., una in particolare ha il collo lungo e sottile, la testa squadrata e le gambe tozze e grinzose.
Il regista voleva che il suo alieno fosse alto almeno un metro, con piedi grandi e sproporzionati, collo lungo e grandi occhi capaci di ispirare tenerezza e compassione in chi lo guardava. Secondo Spielberg, inoltre, E.T. doveva assomigliare ad una tartaruga senza guscio. Rambaldi, per creare il caratteristico volto dell’alieno, mescolò insieme le fattezze del poeta Carl Sandburg, di Albert Einstein e di Ernest Hemingway, ma anche quelle del muso di un carlino.
5. Muovere E.T.
L’E.T. che vediamo nel film è per la maggior parte del tempo un pupazzo meccanizzato, il cui corpo può muoversi in 87 punti (10 dei quali solo nella testa!). Le teste dell’alieno erano ben 4, intercambiabili quando era necessaria una diversa espressione.
Alcune scene comunque sono recitate da persone che indossano un costume: due attori affetti da nanismo, Pat Bilon e Tamara De Treaux, e da un ragazzino nato senza gambe, che si occupò delle scene in cui l’alieno si muove in maniera buffa e malferma (quelle in cui beve per sbaglio della birra ad esempio).
6. Trovare il giusto protagonista
Per trovare il piccolo Elliott Steven Spielberg fece provini a più di 300 giovani attori. Henry Thomas sbaragliò però completamente la concorrenza: quando gli venne chiesto di improvvisare una scena in cui Elliott faceva di tutto per salvare il suo amico alieno dalle grinfie di un’agente del governo, il bambino scoppiò in lacrime in una maniera così naturale e convincente che il regista ne fu estremamente colpito. Il bambino ha in seguito dichiarato che per entrare nel personaggio in maniera così totale si era costretto a ripensare al suo cane, morto qualche mese prima.
7. La battuta di Drew Barrymore
Nel ruolo della piccola Gertie, la sorellina di Elliot, troviamo una giovanissima Drew Barrymore, a cui il regista – affascinato dalla sua spigliatezza e dal suo carisma – permise anche di improvvisare durante le riprese. Una delle sue improvvisazioni fu la battuta “Non mi piacciono i suoi piedi” che dice parlando di E.T.. In realtà pare che la bambina si stesse riferendo al fascio di fili elettrici che uscivano dal pupazzo all’altezza, appunto, dei suoi piedi.
In un’altra occasione pare che la giovane attrice non riuscisse a ricordarsi nessuna delle sue battute, al punto che Spielberg si ritrovò a sgridarla. Poco dopo però scoprì che la bambina era venuta sul set con la febbre molto alta, quindi si mostrò dispiaciutissimo e la mando a casa con un certificato “medico” scritto proprio da lui.
8. Citazione a Star Wars
E.T. l’extra-terrestre è infarcito di rifermenti al cinema contemporaneo e precedente. Uno dei più curiosi – e che hanno fatto impazzire i fan fin dall’uscita del film in sala – è quello alla saga di Star Wars. Nella scena in cui i protagonisti si vestono per Halloween e portano in giro il piccolo alieno coperto da un lenzuolo si imbattono in una persona vestita da Yoda. L’alieno fa il gesto di riconoscerlo e incomincia a ripetere la parola “casa”. Quando Yoda entra entra in scena, inoltre, la musica cambia, e viene utilizzato il “tema di Yoda” direttamente da L’Impero colpisce ancora (della cui colonna sonora si era occupato sempre Williams).
George Lucas ha poi ricambiato l’omaggio: nel film Star Wars Episodio I: La minaccia fantasma, nella sequenza dedicata al Senato Galattico, a cui partecipano diverse razze aliene, si intravedono tre figure della stessa specie di E.T., che provengono probabilmente dallo stesso pianeta.
9. Altri riferimenti al cinema
In E.T. troviamo un chiaro riferimento anche ad un altro famoso film di Spielberg, Lo squalo, del 1975. Spielberg cita la sua “creatura” in una scena in cui Elliott tiene in mano uno squalo di gomma.
10. Un omaggio a De Sica
La scena iconica in cui Elliott e gli altri volano sulla bicicletta del chiaro di luna è un chiaro omaggio a una pellicola molto amata da Spielberg, Miracolo a Milano di Vittorio De Sica. La scena a cui ci si ispira direttamente è, ovviamente, quella del volo sul Duomo di Milano nel finale.
Per girare la scena della bicicletta, Spielberg e i suoi hanno fatto molta fatica a trovare una location adatta, in cui si potesse filmare la luna tra gli alberi. Elliott ed E.T. sono poi stati aggiunti in post produzione. Una sequenza diventata così famosa che è stata poi utilizzata come logo per la casa di produzione di Spielberg, la Amblin Entertainment.
11. Harrison Ford
Sapevate che il famoso attore Harrison Ford doveva fare una comparsata nel film? Sarebbe dovuto apparire nella parte del preside della scuola di Elliott, che il bambino avrebbe incontrato durante una scena. Harrison Ford, all’epoca, era sposato con la sceneggiatrice del film, Melissa Mathison, che lo aveva inserito nella storia in quel ruolo (anche se non se ne sarebbe visto il volto). Spielberg, però, decise di tagliare la scena in fase di montaggio.
Una partecipazione mancata di cui in pochi sono a conoscenza, il piccolo Henry Thomas dichiarò poi però di esserne stato felicissimo: l’attore, che aveva già recitato in due dei ruoli più iconici della sua carriera, quello di Han Solo e di Indiana Jones, era uno degli idoli assoluti del piccolo protagonista.
12. Un horror mancato
Un’altra curiosità davvero interessante su E.T. l’extra-terrestre è che inizialmente sarebbe dovuto essere un horror, niente di più diverso dal film per grandi e piccini che abbiamo imparato ad amare. Nel progetto originale gli alieni dovevano essere malvagi, e avrebbero dovuto perseguitare la famiglia protagonista della storia. La pellicola, dal titolo Night Skies, sarebbe dovuta essere un sequel di Incontri ravvicinati del terzo tipo.
In corso d’opera, come immaginerete, Spielberg cambiò idea e “divise” il soggetto in due progetti diversi: E.T. da una parte, incentrato su un alieno buono ed amichevole, e dall’altra Poltergeist (che usci in sala sempre nel 1982), di cui Spielberg fu lo sceneggiatore e che parla di oscure presenze che mettono a rischio la serenità di una famiglia americana.
13. L’età di E.T.
Ma quanti anni ha il piccolo (solo di dimensioni) E.T.?
In base ai romanzi dedicati ad E.T. usciti in seguito al film, l’extra-terreste avrebbe avuto addirittura 10 milioni di anni. Secondo altre fonti, invece, si dice che ne abbia solo 900.
Spielberg, inoltre, ha dichiarato che E.T. non è né maschio né femmina, si tratterebbe infatti di una forma di vita vegetale e per questo non ha un sesso definito.
14. Speciali tecniche di regia
E.T. è un film pensato per un pubblico di giovanissimi, ed è qualcosa che Spielberg voleva che fosse chiaro: per questo il regista adattò lo suo stile di regia perché fosse più “a portata dei più piccoli”. La telecamera, in gran parte delle sequenze, venne posizionata ad altezza bambino, in modo che fosse più facile capire per il pubblico che il punto di vista fosse quello di Elliott.
A differenza di come si fa solitamente, E.T. l’extra-terrestre venne girato in ordine cronologico, questo con la finalità di facilitare il lavoro dei piccoli protagonisti, affinché che non si confondessero troppo nel passare da una sequenza all’altra.
15. La voce di E.T.
A donare la voce ad E.T. è stata Pal Welsh, una signora anziana di Marin County, in California. Perché venne scelta? La donna fumava due pacchetti di sigarette al giorno e per questo la sua voce risultava particolarmente roca, perfetta per E.T. secondo il responsabile degli effetti sonori Ben Burtt.
La sua voce – che venne registrata in una lunga sessione di nove ore e mezza! – venne poi mixata con il verso di diversi animali e con la voce di altre persone, tra cui anche quella del regista.
E la caratteristica camminata di E.T.? Il tecnico del suono John Roesch ha rivelato che il rumore che l’alieno fa quando si muove è stato ottenuto sbattendo una maglietta bagnata riempita di gelatina.
16. Il sequel di E.T.
Lo sapevate che di E.T. l’extra-terrestre avrebbero voluto realizzare un sequel? Il titolo sarebbe stato E.T. II: Nocturnal Fears, e la trama avrebbe avuto come protagonisti ancora una volta Elliott e la sua famiglia. I bambini avrebbero cercato di richiamare E.T. dopo l’arrivo sulla Terra di un gruppo di alieni malvagi.
Questo possibile sequel venne però cancellato direttamente da Spielberg, che non voleva rovinare la magia dell’originale proseguendo la storia. Le avventure di E.T. continuarono però in altro modo: nel videogioco per la console Atari 2600, E.T. the Extra-Terrestrial, che però non ottenne un grande successo; e sulla carta stampata, nel romanzo scritto da William Kotzwinkle, E.T. Il libro del pianeta verde, incentrato su ciò che accadde all’alieno una volta lasciata la terra.
17. Un’inaspettata accusa di plagio
Il regista indiano Satyajit Ray dichiarò che Spielberg gli aveva rubato l’idea di E.T. da un sua sceneggiatura del 1967, The Alien, film che però non venne mai realizzato.
Spielberg negò di aver mai letto la sceneggiatura di Ray, che però sostenne fino alla sua morte (avvenuta nel 1992) che le somiglianze con E.T. fossero tutt’altro che casuali.
18. Versione del ventennale
In occasione del ventennale dall’uscita del film ne venne realizzata da Spielberg una versione restaurata, con alcune differenze rispetto all’originale. Vennero infatti rimosse digitalmente tutte le armi da fuoco in possesso dei militari che inseguono E.T., Elliott e i suoi amici prima della scena del volo in bicicletta. Inoltre vennero aggiunte delle scene tagliate ed alcune sequenze vennero migliorate con l’aiuto della CGI.
19. Una VHS verde
Per contrastare la diffusione di videocassette pirata, quando la VHS di E.T. l’extraterrestre arrivò negli Stati Uniti venne fatta, in parte, di plastica verde.
20. La ricerca di realismo
Ricercando un maggiore realismo, Spielberg ingaggiò, per impersonare i medici e le infermiere che vediamo nel film, il vero personale medico dell’USC Medical Center. Tra le istruzioni che il regista gli diede c’era quella di trattare il piccolo alieno come se fosse un reale paziente, in modo che le loro parole ed azioni risultassero il più credibili e naturali possibili.