Cortometraggio : Film di breve durata, generalmente non superiore ai 40 min.
Un proverbio popolare etichetta Marzo come un mese pazzerello, per questo abbiamo deciso di dedicare la rubrica di questo mese a quegli incontri che, nella loro stravolgente imprevedibilità, finiscono per cambiare la vita dei protagonisti. I cinque cortometraggi selezionati esplorano il tema dell’incontro in molteplici forme – dall’imbarazzo di una conversazione al bar tra sconosciuti alla follia che si insinua in un viaggio in treno, passando per storie d’amore che si rivelano tutt’altro da ciò che sembrano.
Ma gli incontri non avvengono solo tra persone: possono coinvolgere oggetti che instaurano legami solidi con i personaggi. Attraverso questi corti abbiamo voluto esplorare il tema dell’incontro in modo trasversale, mostrando come ogni interazione – per quanto semplice o apparentemente insignificante – possa racchiudere momenti di rivelazione, emozione e (soprattutto) trasformazione.
Cortissimi: Coffe and cigarettes
Jim Jarmush, 1986, USA, 5’
In un bar underground, Roberto Benigni e Steven Wright discutono sorseggiando caffè e fumando sigarette. Pur non conoscendosi, cercano invano un argomento comune di discussione, ma i troppi caffè bevuti non fanno altro che aumentare l’irrequietezza del loro imbarazzo.
Questo primo episodio dell’antologia Coffee and Cigarettes di Jim Jarmusch è un elegantissimo esercizio di scrittura in cui due persone agli antipodi si trovano a parlare, con in comune solo due cose: il caffè e le sigarette. Le conversazioni non riescono mai a superare l’iniziale imbarazzo, evidenziando la difficoltà di stabilire una vera connessione con l’altro.
Nel suo stile caratteristico, Jarmusch ci presenta un’analisi della natura umana e della comunicazione, indagando gli interminabili silenzi imbarazzanti e la gestualità che ne deriva. Partendo dai più banali incontri quotidiani, caffè e sigarette diventano il pretesto per esplorare i comportamenti umani, rivelando il disagio e la complessità delle interazioni sociali.
Corti Animati: Everything will be ok
Don Hertzfeldt, USA, 2006, 17’
Quando Bill scopre di avere una malattia incurabile, la consapevolezza della sua condizione lo porta a riflettere sull’importanza delle piccole cose. Come un collage di immagini, il film cattura la leggerezza, l’inutilità, ma anche la profondità delle azioni più normali della vita di tutti i giorni. Scritto, diretto, disegnato e animato da Don Hertzfeldt, Everything will be ok è una sinfonia alla quotidianità, un’ode ai dettagli che spesso ignoriamo, ma che costituiscono la nostra vita. Gli stick-man di Hertzfeldt vivono in un mondo eccessivamente complesso per le loro linee che, paradossalmente, celano una profondità nascosta.
Le foglie al vento, salutare uno sconosciuto, svegliarsi dopo un sogno: ogni istante, anche il più insignificante, diventa un frammento di poesia. Everything will be ok è un viaggio nella bellezza e nella crudeltà, una riflessione sulla fragilità della vita e sull’imprevedibilità del destino. Se vi è piaciuto, su YouTube è possibile trovare anche gli altri due episodi, che insieme compongono il lungometraggio It’s such a beautiful day – c’è anche una serie animata, World of Tomorrow, dove lo stile di Hertzfeldt si fonde con colori e immagini futuristiche dando vita a un nuovo universo.
Corti Moderni: Six Shooter
Martin McDonald, 2004, Irlanda, 27’
In Six Shooter, Martin McDonagh dimostra tutta la sua maestria nel raccontare storie di individui burberi e imperfetti che affrontano situazioni estreme, cercando comunque di mantenere un senso di umanità. Dopo la morte di sua moglie, un incontro sul treno trasforma la giornata di Donnelly in un vero e proprio incubo. In una sorprendete coincidenza, ogni passeggero della sua carrozza è segnato dalla perdita recente di un familiare. Eppure, invece di trovare un modo per connettersi, le loro interazioni diventano sempre più tensive e surreali. In uno spazio claustrofobico il dolore diventa un peso insostenibile, e la follia si insinua lentamente.
Vincitore dell’Oscar per il miglior cortometraggio nel 2006, Six Shooter è un esempio perfetto di come McDonagh mescoli la violenza con l’assurdità, creando un’opera che è tanto tragica quanto esilarante – e segna anche l’inizio del lungo sodalizio tra l’autore e Brendan Gleeson. La scrittura affilata, il ritmo incalzante dei dialoghi e la profondità psicologica dei personaggi permettono di esplorare la solitudine e la sofferenza umana in modo tanto oscuro quanto naturale.
Corti d’Italia: Io si tu no
Sidney Sibilia, Italia, 2017, 11’

Francesca è una barista in attesa di opportunità migliori, Marco è disoccupato. I due si incontrano, chiacchierano e finiscono per passare la notte insieme, ma quando Francesca si sveglia, si accorge di essere in ritardo per un colloquio di lavoro. Un incontro romantico, una notte di passione, un colloquio saltato: Sidney Sibilia, maestro nel raccontare la precarietà del mondo lavorativo, trasforma una commedia romantica in una lotta a colpi bassi per un posto di lavoro.
Ciò che colpisce più della trama è la dettagliata descrizione dei colloqui di lavoro moderni, che oscillano tra truffare ed essere truffati. Girato subito dopo gli ultimi due film della serie Smetto quando voglio, Io sì tu no condensa in una heist degna del miglior Rick & Morty l’incertezza lavorativa e il bisogno d’amore, realizzando un’analisi sarcastica del mercato del lavoro. Piccola nota a margine: la breve comparsa di Valerio Aprea, che sta bene in qualsiasi ruolo comico gli si affidi, vale ampiamente la visione.
Io si tu no è disponibile su RaiPlay.
Corti Lontani: Le ballon rouge
Albert Lamorisse, 1956, France, 34’

André Bazin sosteneva che Le Ballon Rouge fosse uno dei pochi veri film per bambini, perché non li trattava con condiscendenza mostrando loro un mondo semplificato, ma adottava autenticamente il loro punto di vista, restituendo la loro percezione della realtà. Albert Lamorisse parte proprio da suo figlio (che interpreta il bambino) per raccontare una storia attraverso i suoi occhi.
In Le Ballon Rouge un bambino incontra un palloncino rosso con cui stringe un legame speciale. Il palloncino lo segue, vive avventure, si smarrisce e persino si innamora. La sua zoomorfizzazione simboleggia l’innocenza infantile e tutta la curiosità nel voler scoprire il mondo. Questa pietra miliare del cinema, attraverso un oggetto semplice come il gioco di un bambino con un palloncino, incarna la magia stessa della settima arte. Il palloncino è reale e presente, ma animato con espedienti al di fuori del linguaggio cinematografico: tornando a Bazin, si tratta di una vera e propria favola cinematografica, che esiste solo grazie alla settima arte e che deve tutto al cinema proprio perché, paradossalmente, non gli deve nulla.
Le ballon rouge è disponibile su YouTube.