Le riprese di Beetlejuice 2 sono finalmente terminate dopo una lunghissima pausa causata dall’interminabile sciopero del sindacato SAF-AFTRA. Uno stop alla maggior parte dei set hollywoodiani che aveva frenato anche la fine delle riprese principali del sequel del cult targato 1988. Un secondo capitolo che potrebbe debuttare nelle sale di tutto il mondo già a partire da settembre 2024 (Warner Bros. aveva fissato la data di uscita Usa al 6 settembre del prossimo anno, almeno fino all’inizio del lungo sciopero degli attori) e che riunirà il regista Tim Burton ad una delle sue creature cinematografiche più amate e genuine. Un sequel che già è stato preannunciato come un vero e proprio ritorno alle origini per il cineasta di Burbank, un percorso “a ritroso” di cui molto probabilmente Burton aveva bisogno da tempo.
Qualche mese fa, proprio noi ci eravamo soffermati sull’evoluzione della carriera dietro la macchina da presa di Tim Burton, su come i suoi ultimi tentativi registici fossero divenuti altalenanti, scoscesi e spesso deludenti, non più all’altezza di una fase poetica (quella a cavallo tra gli anni ’80 e i ’90) che lo aveva contraddistinto tra le voci più freak e riconoscibili del cinema post-moderno americano. Cosa è successo a Tim Burton negli ultimi anni? Siamo sicuri che abbia ancora qualcosa da raccontare con i suoi film? Forse Beetlejuice 2 potrebbe essere, per certi versi, la scommessa più rischiosa della sua carriera da regista. Scopriamo assieme perché.
Beetlejuice 2: tutto quello che sappiamo
Come abbiamo già anticipato prima, le riprese di Beetlejuice 2 sono terminate la settimana scorsa dopo un lungo stop resosi necessario a causa dello sciopero del sindacato SAG-AFTRA; un evento che ha portato la produzione del sequel (sarà ancora una volta targato Warner Bros. Pictures) a fermarsi a soli due giorni rimanenti di scene da girare. Nonostante la trama del sequel in arrivo nel 2024 sia ancora rigorosamente tenuta in segretezza, sappiamo però che ci saranno ritorni in pompa magna di alcuni personaggi classici del cult del 1988, più delle new entry graditissime: a quanto pare la giovane protagonista di Mercoledì, Jenna Ortega, sarà la figlia di Lydia Deetz, il personaggio interpretato da Winona Ryder nel film originale.
L’attrice tornerà a interpretare il ruolo di Lydia, mentre Catherine O’Hara tornerà nel ruolo della matrigna di Lydia, Delia. Naturalmente, anche Michael Keaton riprenderà il suo ruolo principale per Beetlejuice 2 e, per l’occasione, porterà con sé uno degli iconici abiti del personaggio. Insieme a Jenna Ortega, i nuovi arrivati nel cast sono Monica Bellucci, Justin Theroux e Willem Dafoe; la prima, vestirà i panni della moglie di Beetlejuice, del nuovo personaggio interpretato da Theroux non si sa ancora nulla, mentre Dafoe ha affermato che il suo breve ruolo sarà quello di un investigatore dell’aldilà che in vita era una star di film polizieschi. Il tutto condito dal ritorno alla regia di Tim Burton e da una sceneggiatura originale firmata Alfred Gough e Miles Millar su sinossi ideata da Seth Grahame-Smith.
Ritorno al futuro?
“Mi sono divertito molto. Ho provato ad applicare un approccio minimalista e a tornare a lavorare con artefatti veri e propri sul set e con gli attori. Sì, con Beetlejuice 2 ho ritrovato i motivi per cui mi piace fare cinema!“ Così tempo fa aveva affermato il cineasta di Burbank a proposito dell’approccio che stava mettendo in pratica sul set di Beetlejuice 2: pochissimi effetti visivi digitali, uso a profusione di makeup prostetico (il primo film vinse l’Oscar per il trucco e parrucco) e celebrazione dell’artigianalità delle maestranze. Insomma, sembra proprio che Burton abbia voglia di praticare una cesura netta con l’abbondanza di CGI della Hollywood contemporanea, affrontando un viaggio a ritroso nel suo passato totalmente in controtendenza con la contemporaneità.
Una contemporaneità che spesso è stata arma a doppio taglio per il regista statunitense, da almeno quindici anni imbrigliato in progetti dietro la macchina da presa di qualità altalentante, tra lavori “su commissione” (vedasi i discutibili Alice in Wonderland e Dumbo per Disney) e timidi accenni di ritrovata autorialità con il sobrio biopic Big Eyes e l’ispirata stop-motion di Frankenweenie. Burton sembra aver perso da tempo la verve poetica che lo aveva reso celebre in tutto il mondo, marchio di fabbrica di un inno cinematografico al freak e all’emarginato in salsa gothic style che ancora oggi produce figli e figliastri. Eppure, di tutta questa responsabilizzante eredità artistica, Burton ha recentemente fatto orecchie da mercante, preferendo sperimentare con progetti ad alto budget malriusciti ed un’illuminante esperienza televisiva con Netflix, per la quale ha diretto i primi quattro episodi di Mercoledì. Che molto probabilmente, lontano dalle catene produttive e schiaccianti di casa Disney, lo ha rinvigorito di nuova linfa vitale ed artistica. Che il sequel di Beetlejuice sia la risposta naturale ad un atteso ritorno al passato che sa di futuro?
La scommessa di Tim
Sì, perché Beetlejuice 2 ha tutto il sentore di essere veramente la più grande scommessa dietro la macchina da presa per il regista di Batman e Edward Mani di Forbice. Non per ambizioni produttive, quanto per il rischio che il cineasta immaginifico sta volontariamente incorrendo nella realizzazione del seguito diretto di uno dei suoi più grandi successi di sempre. Ormai lontano dalle grinfie censorie della Casa di Topolino, Burton è pronto a vivere una seconda giovinezza artistica, rinvigorito dall’enorme celebrità che ha ottenuto Mercoledì e dall’ottima fattura della sceneggiatura di Beetlejuice 2, ideata prima da Seth Grahame-Smith (Tim aveva già collaborato con lui sullo script di Dark Shadows) e poi sviluppata per il grande schermo da Alfred Gough e Miles Millar. Sì, il momento è propizio per percorrere quel cammino tortuoso verso la libertà intellettuale, quella che agli inizi della sua carriera gli permise di dare alla luce incubi e fiabe oscure di prorompente e poetica rivoluzione cinematografica.
Del resto, il capolavoro del 1988 era già sintesi perfetta di tutto quello che Tim Burton stava per donare alla cultura pop di quella generazione e delle future, in questo specifico caso mèlange inedito tra volgarissima commedia slapstick applicata al sub-genere dell’exorcism movie, ed ode ironica e vivace alla generazione di adolescenti new goth ingiustamente etichettata (almeno all’epoca) come tristona e depressa. Beetlejuice era la miglior ricetta possibile degli ingredienti favoriti del cinema di Burton, impreziosita da un (quasi) totale rifiuto delle ultime avanguardie nel campo degli effetti visivi digitali, preferendogli una vivida ricostruzione manuale di creature, mostriciattoli, variopinti defunti e scenografie surrealiste “dell’altro mondo”. Una promessa mantenuta nel 1988 e che Warner Bros. Picures si impegna a mantenere anche 36 anni dopo, con un sequel su cui ci sentiamo di riporre caute speranze all’orizzonte.
Jenna Ortega, l’asso nella manica
Con un asso nella manica in più, questa volta: la giovane attrice in vertiginosa ascesa Jenna Ortega. Prima provetta scream queen nella rinnovata saga horror di Scream, poi memorabile Mercoledì Addams nello show Netflix di Gough e Millar diretto da Burton; adesso, nuova musa femminile del regista di Burbank in Beetlejuice 2. Anello di congiunzione tra la vecchia guardia femminile rappresentata dalla Lydia Deetz di Winona Ryder (che tornerà anche nel sequel, come vi avevamo già accennato) e le nuove sfide del sequel con Michael Keaton, tra cui l’italianissima nuova fiamma di Burton, Monica Bellucci. Un nome, quello di Ortega, capace di richiamare un nugolo di nuovi cinespettatori in sala, pronti a riscoprire il classico del 1988 ed immergersi nelle nuove avventure di zecca del volgarissimo ed irresisitibile bioesorcista dell’aldilà.
Una strategia perfetta per rispolverare una reputazione artistica forse un po’ perduta da tempo quella di Tim Burton, che aspettava soltanto l’occasione proficua per ritornare ad innamorarsi del cinema, a sapersi raccontare nuovamente in maniera genuina e senza legacci ad un pubblico transgenerazionale; quest’ultimo ancorato sì ad un glorioso passato, ma con gli occhi ed il cuore ben puntati verso un orizzonte carico di promesse e sorprese eccitanti. Lo stesso orizzonte che forse Tim ha adocchiato in lontananza, quando nel sentiero della sua vita ha scelto di intraprendere quello della libertà artistica, con la speranza che l’imminente Beetlejuice 2 sia il bentornato che avremmo finalmente voluto dargli da tanto, troppo tempo.
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