Uno dei risvolti più interessanti del movimento Me Too è stato quello di cambiare e far evolvere la figurina dell’eroina nel cinema d’azione. Senza inventare niente perché, ovviamente, donne capaci di scene spettacolari e capaci di stendere maschi e mostri ce ne sono fin dagli anni ’70, ovvero fin dalla seconda ondata del femminismo, con figure come Pam Grier e le Charlie’s Angels, per non parlare delle spadaccine che riempivano i cinema cinesi a partire dagli anni ’60 di Rondine d’oro e delle sue Implacabili lame. 

Poi sono arrivati gli anni ’80 con Ellen Ripley che smembrava xenomorfi e Sarah Connor che terminava i Terminator, ma soprattutto con Michelle Yeoh, che rivoluzionò pionieristicamente la figura femminile del cinema d’azione e arti marziali con film come Yes Madam insieme a un’altra eroina marziale come Cynthia Rothrock, The Heroic Trio (al cui confronto gli angeli di Charlie si rinchiudono in convento) e The Stunt Woman, per realizzare il quale rischiò di morire. In che cosa sono diverse le eroine di oggi, quindi, specialmente in Occidente? 

Pensate per un pubblico anche femminile, scritte e sempre più spesso dirette da donne, le eroine del nuovo action non sono più né versioni picchiaduro della donna oggetto del cinema classico né, al contrario, donne mascolinizzate: appaiono sempre più di frequente donne che sono tali a prescindere dallo sguardo maschile, dalle attese di chi le guarda. E questo permette una definizione diversa dei personaggi dal punto di vista narrativo e soprattutto la possibilità di ampliare lo spettro della spettacolarità delle scene d’azione. Ecco perciò quelli che secondo noi sono i migliori film d’azione a trazione femminile degli ultimi anni con le loro stupefacenti eroine.

Atomica bionda – Charlize Theron

Frame tratto da Atomica bionda
Frame tratto da Atomica bionda – ©Universal Pictures

Se il cinema d’azione è ciò che è oggi, piaccia o no, parecchio del merito lo si deve a David Leitch, stuntman, curatore delle scene d’azione e combattimento e poi regista. Mentre pensava a John Wick 2, gli capita tra le mani una graphic novel, La città più fredda che nel 2017 diventa Atomica bionda, la storia di una spia incaricata di recuperare la lista degli agenti segreti operativi durante la Guerra Fredda, mentre il Muro di Berlino sta per cadere.

Theron, non nuova a ruoli intensi fisicamente, qui diventa la versione femminile di John Wick, alle prese con una versione iper-vitaminica e virata al blu della saga di Jason Bourne: come di consuetudine per Leitch – coadiuvato da Sam Hargrave alla seconda unità e al coordinamento degli stunt e Jon Valera ai combattimenti – la macchina da presa si mette al fianco degli attori/combattenti e danza con loro, mentre le automobili carambolano che è un piacere. E Theron ha il fisico del ruolo come nessun’altra della sua generazione. Da anni si parla di un sequel, che per ora resta nell’Iperuranio.

Furiosa – Anya Taylor-Joy

I protagonisti di Furiosa: a Mad Max Saga in una scena del film
I protagonisti di Furiosa: a Mad Max Saga in una scena del film – ©Warner Bros. Pictures

Da Theron a una sua possibile erede, l’attrice che l’ha sostituita come Furiosa nella saga di George Miller, un personaggio di cui questo quinto film racconta l’origin story. Taylor-Joy presta il suo viso incredibile e la sua fisicità longilinea e malleabile a un racconto che, rispetto a Fury Road, cerca altre strade, cerca il dramma biblico dentro l’avventura incendiaria, nel tentativo di fondare nuove epiche laddove il precedente aveva fatto meravigliosa tabula rasa. 

Più di un fan è rimasto deluso, anche dal carisma di un personaggio che, praticamente muto, qui “ritrova” la parola, ma gli occhi dell’attrice hanno un’espressività rara nel cinema contemporaneo, il mondo di Miller è una cornucopia per chiunque progetti azione e quando lui, Guy Norris alla seconda unità, Richard Norton alle coreografie e i coordinatori degli stunt, Mark Tearle e Tim Wong, si muovono si resta a bocca a perta, come durante l’assalto alla cisterna blindata, il sogno bagnato di un John Ford sotto acidi pesanti.

The Villainess – Kim Ok-bin

Una scena de L'Asssassina
Una scena de L’Assassina – ©BiM Distribuzione

Non è un’attrice dedita al genere, anzi, Kim ha cercato di smarcarsi dal filone per ampliare il proprio bagaglio al cinema e soprattutto ai fortunatissimi K-Drama, ma quando apparve nel 2017 nel film diretto da Jung Byung-gil, Cannes le rivolse una standing ovation e tutti gli altri spettatori raccolsero la mascella. 

Il film è una basica storia di vendetta nel giro dei sicari a pagamento, ma quello che conta, come questa rubrica cerca e cercherà di dirvi, è il circo: qui si comincia con una soggettiva prolungata e acrobatica durante una mattanza che diventa ripresa oggettiva tramite uno specchio, un inseguimento in moto con duello di spade incluso nel prezzo e svariatissime colluttazioni a base di pistole, pugni, calci, corse, salti e via elencando. Da Nikita a Kill Bill l’armamentario è completo, ma il regista da in mano al dirrettore della fotografia (Park Jung-hun) le chiavi di un camera work strepitoso e, assieme ai registi dell’azione (i fratelli Kwon), pavimenta per Kim la via della gloria. Che lei voglia percorrerla o meno.

The Princess – Joey King/Veronica Ngo/Olga Kurylenko

Joey King con i lacci in The Princess
Joey King con i lacci in The Princess – ©20th Century Studios

Altro che Biancaneve o Raperonzoolo: qui la principessa rinchiusa in un castello afferra la spada e devasta chiunque le capiti a tiro. Merito di Kiet Le-van, regista vietnamita che, dopo il successo di Furie, va a Hollywood e ribalta completamente le pratiche del film disneyano per farne uno dei migliori female action movies degli ultimi anni.

Soprattutto, va dato atto a Elaine Granger, la direttrice del casting, di aver dato a Joey King, nota per film sentimentali e generazionali come la trilogia The Kissing Booth, la possibilità di rivaleggiare con attrici tostissime come Olga Kurylenko, regina cattiva memore del pregevole Centurion, e Veronica Ngo, che lo stesso Kiet aveva lanciato qualche anno prima. Un terzetto che incanta gli amanti del genere, specie i più giovani, ai quali regia e coreografie (firmate da Kefi Abrikh, Clayton J. Barber e Stanimir Stamatov) strizzano l’occhio ispirandosi ai videogame.

La città proibita – Yaxi Liu

Mei ne La città proibita
Mei in una scena del film – © Wildside

Pioniere del cinema di genere e spettacolo in Italia, Gabriele Mainetti è anche un talent scout, capace di riconoscere il talento da un reel. È così che ha scoperto la gemma che fa splendere La città proibita come uno dei migliori film d’azione mai realizzati in Italia (perdonateci l’iperbole): Yaxi Liu è un’artista marziale fin dalla tenera età, al cinema ha fatto la controfigura di Mulan nel recente live action e poi una parte secondaria in patria. Poi, il salto da protagonista a Roma, come Bruce Lee che al Colosseo contro Chuck Norris terrorizzava anche l’Occidente.

Liu è perfetta come corpo contundente, usa le mani e i piedi, certo, ma come da tradizione del cinema di Hong Kong anche gli oggetti: costate di manzo, grattugie, fiori. Staresti a guardarla e farti menare per ore e di questo sia Mainetti sia gli stunt Coordinator Trayan Milenov-Troy ed Emiliano Novelli ne sono consapevoli e la esaltano, affiancandola a performer tanto nostrani quanto cinesi di prima scelta. Chissà se la strada per un action tricolore sia di nuovo percorribile.

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La rivista del Cinematografo e Il sussidiario, collabora con vari siti internet, quotidiani e riviste, cura programmi radiofonici, rassegne e festival cinematografici. Ha pubblicato saggi, in opere come Il cinema di Henri-Georges Clouzot (a cura di Stefano Giorgi, Il foglio) e Il cinema francese negli anni di Vichy (a cura di Simone Venturini, Mimesis), e monografie come Beautiful Freak. Le fiabe nere di Guillermo Del Toro, Blue Moon. Viaggio nella notte di Jim Jarmusch e Bigger Boat e Blinded by the Light dedicato a Steven Spielberg per Bakemono Lab. Dal 2016 è membro della Commissione di selezione della Mostra del Cinema di Venezia, dal 2019 è socio della Rete degli Spettatori con cui organizza rassegne cinematografiche e progetti culturali volti alla diffusione del cinema di qualità e indipendente, nelle sale, in streaming, nelle scuole.