Era il 1995 quando Helen Fielding diede alle stampe il romanzo Il diario di Bridget Jones, una commedia romantica ironica e a tratti sboccata che ottenne immediatamente un grande successo. Questo, soprattutto, grazie alla sua protagonista: una donna inglese sovrappeso, circondata da amici ma con poche vittorie in ambito sentimentale. Il merito del romanzo della Fielding fu quello di “normalizzare” il desiderio femminile, scrivendo una sorta di re-telling di Orgoglio e Pregiudizio in cui la Elizabeth Bennett 2.0 è una donna con un lavoro stabile, una sua indipendenza e il desiderio di vivere la propria vita.

Nel 2001 dall’opera letteraria venne tratto l’omonimo lungometraggio, diventato in un battibaleno una pietra miliare della nuova commedia romantica, quella più pungente e brillante. Bridget Jones, da quel momento, ha assunto le sembianze dell’attrice che l’ha interpretata, Renée Zellweger. Ed è di nuovo lei a indossarne i panni in Bridget Jones – Un amore di ragazzo, che in Italia arriva con un’anteprima speciale il 14 febbraio prima di esordire “ufficialmente” in sala a partire dal 27 febbraio.

Terzo libro della saga letteraria, Bridget Jones – Un amore di ragazzo rappresenta invece il quarto film dell’epopea sulla produttrice televisiva innamorata del suo Mark Darcy (Colin Firth). Ed è proprio quest’ultimo a rappresentare, in qualche modo, l’anima del nuovo film. Nonostante i fan abbiano più volte mostrato il proprio scontento per la scelta di Helen Fielding, il quarto lungometraggio di Bridget Jones parte proprio da qui: dopo aver raggiunto il tanto agognato (e sospirato) lieto fine, Mark Darcy esce di scena. Bridget, con due figli a carico e il cuore spezzato, deve trovare il modo per andare avanti, per ricostruirsi un futuro anche senza il grande amore della sua vita. Se la saga di Bridget Jones è sempre stata spensierata,  buffa e a tratti comica, in Un amore di ragazzo entra in scena anche un tema inaspettato: l’elaborazione del lutto.

Bridget Jones – Un amore di ragazzo

Genere: Commedia
Durata: 125 minuti
Uscita: 27 febbraio 2025 (cinema)

Regia: Michael Morris
Cast: Renée Zellweger, Colin Firth, Hugh Grant, Chiwetel Ejiofor

Che commedia è se non c’è il lieto fine?

Renée Zellweger e Colin Forth in una scena di Bridget Jones 4
Renée Zellweger e Colin Forth in una scena del film – ©Universal Pictures

Nel genere romance – che al cinema subisce meno pregiudizi di quanto non avvenga nell’ambito letterario – esiste una regola ben scritta e fondamentale: deve essere garantito il lieto fine. Ma, proprio come la sua protagonista, anche il film diretto da Michael Morris decide di sovvertire qualsiasi aspettativa. Perché come può esistere un lieto fine se Mark Darcy non c’è più? Dopo tre film passati ad aspettare che lui e Bridget vivessero davvero per sempre felici e contenti, la morte del protagonista maschile arriva come il proverbiale fulmine a ciel sereno.

L’assenza dello storico amore di Bridget poteva rappresentare il punto debole di questa operazione cinematografica, che rischiava di trovarsi priva d’anima. Invece, inaspettatamente, proprio la morte di Mark permette al film di presentare al pubblico anche un inaspettato lato drammatico e (soprattutto) malinconico. Perché Mark Darcy non c’è più eppure è presente in ogni inquadratura. Lo troviamo nei silenzi di Bridget, nella sua incapacità ad essere organizzata pure in mezzo al suo caos che abbiamo imparato a conoscere. Lo troviamo nelle parole e nei gesti dei figli, nel chiacchiericcio degli amici che vorrebbero vedere la loro Bridget ancora allegra e spumeggiante.

Il quarto film di Bridget Jones, e questo è importante sottolinearlo, non rinuncia al suo lato più smaliziato (e in questo senso, le scene con protagonista Emma Thompson sono assolutamente imperdibili), ma l’uso della commedia viene utilizzato non solo per far ridere, ma anche per ricordare a tutti che l’assenza del lieto fine che ci eravamo aspettati non significa che non si possa essere felici lo stesso. C’è qualcosa di estremamente struggente in questa nuova avventura di Bridget, qualcosa che non è mai esposto come se ci si trovasse in una facile prostituzione del dolore, ma che rimane a serpeggiare sotto la superficie come un monito – o come uno di quei consigli che continuano a cadere sulla testa di Bridget e che lei non sa se seguire o no.

Ed è proprio in quest’anima più nera, in questa tragedia annunciata ma affrontata con il rosa acceso della rinascita, che Bridget Jones – Un amore di ragazzo convince con maggiore efficacia.

La “cara, dolce Bridget!”

Renée Zellweger e Leo Woodhall in una scena di Bridget Jones 4
Renée Zellweger e Leo Woodhall in una scena del film – ©Universal Pictures

Sebbene la malinconia sia uno dei sentimenti che la fanno da padrone in questa nuova avventura di Bridget, c’è da dire che il film non è adatto ai nostalgici. O, per dirlo meglio, non è adatto a chi si aspetta una copia pedissequa di quanto è avvenuto nei primi capitoli (soprattutto nei primi due). Bridget Jones – Un amore di ragazzo presenta non pochi easter-egg e autocitazioni ai lungometraggi che lo hanno preceduto, scherzando con intelligenza su alcune delle scene più iconiche. Anche la presenza di un sempre affascinante Daniel Cleaver (Hugh Grant) rientra in questa “operazione nostalgia”, che tuttavia non serve ad altro che a strizzare l’occhio al fan più datato, una sorta di stretta di mano metaforica per dirgli: “guarda dove siamo arrivati.

Ma Bridget Jones ora è una donna adulta, madre di due figli, con una vita ben diversa da quella del passato. E sebbene anche lo scopo di questo film sia quello di rimettersi sulla strada dell’amore, le sue avventure si dipanano in modo diverso. Meno accidentato, meno buffo e più sicuro di sé. Bridget adesso non combatte più da sola né affronta il campo di battaglia solo per se stessa. Bridget “è diventata grande”, è maturata, e proprio per questo non può (e non deve) comportarsi come faceva in passato. I suoi problemi, ora, sono quelli di piacere alle mamme snob del suo quartiere, di rimettere insieme i pezzi della sua vita e di ciò che rimane del suo cuore e assicurarsi che i figli stiano bene, senza rimanere schiacciati dall’ombra della tristezza che ogni tanto sembra cadere su di loro.

E in parte questa duplice “anima” di Bridget è rappresentata alla perfezione dai due uomini che le si muovono intorno. Da una parte c’è Roxster (Leo Woodall), un ragazzo che non ha nemmeno trent’anni e che per Bridget rappresenta una “sospensione della pena”. Non è l’amore della vita, ma allo stesso tempo è quello che alla vita la fa tornare. Roxster rappresenta la Bridget del passato: divertente, spensierato, che pensa soprattutto a concludere la notte in modo pirotecnico, senza pensare troppo al futuro. Persino la sua ambizione lavorativa è così ingenua e pura da far intuire quanto, di fatto, Roxster sia giovane, in balìa del vento proprio come era stato anche per Bridget.

Dall’altra parte, invece, c’è il signor Wallaker (Chiwetel Ejiofor), insegnante di scienze del figlio di Bridget, con un fischietto sempre in mano e l’incapacità di credere in tutto ciò che non è reale e che non si può vedere. Maturo, posato e razionale, rappresenta alla perfezione il coetaneo di Bridget, un uomo che deve pensare al proprio lavoro e alla propria vita, e che sembra dedicato soprattutto al raggiungimento di questo obiettivo. Da una parte, dunque, la spensieratezza e il brio della seduzione. Dall’altra la maturità e il bisogno di stabilità. Due anime che non solo vivono in Bridget, ma che descrivono bene anche il film stesso.

Bridget Jones 4, commovente ma poco iconico

La protagonista ritorna in Bridget Jones 4
Bridget Jones fa il suo ritorno al cinema – ©Universal Pictures

Quindi, in definitiva, è valsa la pena aspettare tanto per vedere il quarto (e finora ultimo) capitolo di Bridget Jones? Un amore di ragazzo riesce a mantenere le promesse e ad andare oltre le aspettative del pubblico? La risposta è a metà strada. Da una parte, come è già stato detto, questo quarto film sorprende per l’intrusione, in mezzo alle risate, di toni molto più cupi ma anche di riflessioni tutt’altro che scontate, come l’idea che essere una madre non significa essere un angelo del focolare ventiquattro ore e che a volte anche una mamma può aver bisogno di una stanza in cui chiudersi coi propri pensieri, senza doversi sentire in colpa o spaventata all’idea di essere giudicata dalla società.

Dall’altra, però, c’è qualcosa che manca, quella scintilla spesso inafferrabile che trasforma un film di buona fattura in un cult indimenticabile. Ed è proprio l’iconicità a venir meno in questo nuovo progetto. Nonostante alcune scene davvero esilaranti – quasi tutte quelle di Emma Thompson lo sono, ad esempio – il resto è ben fatto, funzionale al racconto, ma è privo di quell'”elemento indimenticabile” che sarebbe lecito aspettarsi in un personaggio come Bridget Jones. Anche l’uso del personaggio di Daniel Cleaver lascia un sapore dolceamaro sul palato, perché in parte “addomesticato” anch’egli dalla vita adulta.

Alla fine, quindi, Bridget Jones – Un amore di ragazzo è un film che vi farà piangere più di quanto vi farà ridere, che vi intratterrà senza sforzo, con il rischio però di non riuscire a offrire di più.

Bridget Jones - Un amore di ragazzo

7.0 Malinconico

Bridget Jones - Un amore di ragazzo è un film che fa piangere più di quanto faccia ridere. Nonostante non possa ambire a diventare un film iconico come il primo, questo quarto capitolo ci mostra una Bridget adulta e spezzata, con la voglia di tornare a vivere e la paura di non essere più in grado. Di grande intrattenimento, con un cast che dà la sensazione di essere tornati a casa, Bridget Jones - Un amore di ragazzo sorprende soprattutto per il suo lato più malinconico, che non rinuncia però alla commedia brillante e alle situazioni più inaspettate.

  • Voto Screenworld 7
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Classe 1986, Erika Pomella è scrittrice e critica cinematografica. Collabora con ScreenWorld.it, CinemaSerieTV.it, ilGiornale.it e Movietele.it. Dal 2019 al 2022 è stata redattrice di cultura pop per LaScimmiaPensa.com. Laureata con lode nel 2010 in Saperi e Tecniche dello Spettacolo Cinematografico all'Università La Sapienza di Roma, ha collaborato anche con EcoDelCinema.it, SilenzioInSala.com e LaNouvelleVague.it. Attualmente cura la rubrica Cineland per la rivista Vaghis, ha pubblicato due romanzi con Triskell Edizioni ed è spesso ospite di Radio Kiss Kiss durante i festival cinematografici.