Chiunque ha bisogno di un posto felice, quando la realtà è troppo stretta. Ed ecco che la mente geniale di Tolkien viene in soccorso a generazioni di sognatori. La Terra di Mezzo, luogo incantato, è stata teatro di una delle più grandi avventure che si ricordi, nel mondo del fantasy, continuando a richiamare l’attenzione di spettatori sempre nuovi, col suo parlare a tutti, in qualunque epoca.
Il ritrovamento dell’Unico Anello da parte di Bilbo Baggins, la sua distruzione per mano del nipote Frodo e tutte le peripezie che ne sono conseguite non hanno appagato la curiosità degli appassionati, bramosi di vedere rappresentate su schermo anche le leggende della gloriosa Seconda Era, con la forgiatura degli Anelli del Potere, che tanta parte hanno avuto nella distruzione dell’equilibrio e della pace tra le creature dell’universo tolkieniano.
Gli Anelli del Potere, che ha esordito con una prima stagione da otto episodi il 2 settembre del 2022, è ambientata proprio nella mitica epoca di stabilità, che una giovane e già saggia Galadriel sente minacciata. La crociata contro un Male soltanto sopito viene portata avanti dalla Dama Bianca di Lorien, che non riceverà neanche la benedizione dell’Alto Re elfico Gil-Galad. In un’era di calma solo apparente, vecchie conoscenze e nuovi personaggi si preparano ad affrontare la minaccia delle forze oscure che insidiano il perdurare della concordia.
La seconda stagione è stata particolarmente attesa poiché presenterà, per la prima volta in live-action, il grande assente della trilogia targata Peter Jackson: Tom Bombadil. E c’è anche un ritorno molto celebrato, stavolta nella scuderia dei cattivi: l’ombra di Sauron si staglia minacciosa, come abbiamo potuto vedere nel trailer. Finalmente, la data “a lungo attesa” è arrivata e, mentre ci immergiamo di nuovo nelle epiche avventure della Terra di Mezzo, ecco 16 curiosità su Gli Anelli del Potere.
1. Una serie contesa…
Un progetto ambizioso come questo ha avuto, come è facile immaginare, molti “pretendenti”. Netflix ha, infatti, ingaggiato una lotta di offerte con Amazon Studios, che alla fine l’ha spuntata, acquisendo il prodotto per 250 milioni di dollari. In lizza c’era anche HBO, contattata direttamente dalla Tolkien Estate che avrebbe voluto riunire il nuovo progetto sotto l’unica egida della New Line Cinema, la quale si era occupata della distribuzione dell’esalogia firmata da Peter Jackson.
Essendo HBO associata a New Line, si sarebbe potuto utilizzare anche materiale tratto dai film. Per l’acquisizione da parte di Amazon, avvenuta nel 2017, è stato fondamentale l’intervento del suo creatore, Jeff Bezos, il quale ha lavorato personalmente all’accordo tra Warner Bros., Tolkien Estate e Amazon. Pare che, per anni, l’imprenditore abbia spinto affinché la propria divisione intrattenimento creasse un fantasy in grado di rivaleggiare contro Game of Thrones di HBO (ed ecco che il paragone tra le serie spin-off, Gli Anelli del Potere e House of the Dragon, viene spontaneo) e che questo sia stato il risultato.
2. … e costosa!
Dire che Gli Anelli del Potere sia uno show ad alto budget significherebbe usare un eufemismo. Stando a un report rivelato dal The Wall Street Journal, il costo dell’ambizioso progetto corrisponderebbe a quello di 5,1 milioni di abbonamenti alla piattaforma streaming Prime Video, considerando la quota di abbonamento negli USA, che è di 139 dollari.
Il colosso dello streaming ha, quindi, sborsato una somma pari a 715 milioni di dollari complessivi per gli otto episodi che compongono la prima stagione. Sempre secondo i calcoli del The Wall Street Journal, sebbene l’esborso equivalga allo 0.15% del fatturato di Amazon nel 2021, si tratterebbe comunque di una scelta molto avventata da parte del CEO Jeff Bezos, che ha ringraziato gli showrunner per non aver seguito i suoi consigli.
3. Un debutto importante
La serie ha esordito sul piccolo schermo il 2 settembre 2022. Ai più, questa potrebbe sembrare una data casuale, ma i fan più affezionati dell’autore britannico che ha rivoluzionato la letteratura fantasy sanno che, esattamente 49 anni prima, nello stesso giorno, il loro beniamino veniva a mancare. Il successo è stato immediato ed esorbitante: è stato comunicato, dalla piattaforma streaming, che i primi episodi della gargantuesca produzione hanno avuto un traffico di ben 25 milioni di spettatori in tutto il mondo, soltanto il primo giorno!
Stando al comunicato stampa, ha infranto “tutti i record precedenti, divenendo il più grande debutto nella storia di Prime Video“. C’è da dire che, sebbene il prodotto (almeno questa prima parte) abbia riscontrato il gradimento di buona parte degli spettatori, tra cui Neil Gaiman, che lo ha giudicato “molto, molto divertente“, ha fatto anche storcere il naso a un’altra fetta di pubblico, che include Elon Musk, alle cui critiche Gaiman ha risposto stizzito.
4. Il segreti dietro al design della sigla
Dietro al design della sequenza del titolo della serie c’è molto artigianato. I creatori, Mark Bashore e Katrina Crawford, nella ricerca del giusto paesaggio visivo, che si ispirasse alle opere tolkieniane dalle quali è tratto il progetto, hanno realizzato un vero e proprio “kit cinematico domestico“, sperimentando diversi materiali e tecniche su un tavolo da cucina. La Crowford, che ha un dottorato di ricerca in biologia molecolare, ha scoperto delle interessanti combinazioni quando ha steso della sabbia su un vassoio e ne ha abbinato il movimento al suono dei canti gregoriani.
Le vibrazioni sonore a determinate frequenze, infatti, fanno sì che i granelli formino dei motivi particolari. Quando ha filmato l’effetto al rallentatore con il proprio iPhone, ha capito che quello fosse il modo giusto per presentare la visione dell’autore a un pubblico moderno. La sequenza del titolo non è del tutto casuale. Alcuni potrebbero vederci soltanto diamanti e vortici, ma anche montagne, alberi, isole e continenti, ma sbaglierebbero di grosso, poiché la sigla di apertura nasconde molti più dettagli di quelli che ci si potrebbe immaginare (ma ne parleremo più avanti). Ciò che salta immediatamente all’occhio sono gli anelli, nove in una cornice, tre in un’altra. I numeri hanno ricoperto un ruolo importante nell’opera di Tolkien, per cui Crawford e Bashore hanno voluto onorarlo, accennando a eventi nell’ambito della Seconda Era, epoca in cui è ambientata la serie, e oltre.
5. Fuga di notizie? No, grazie!
La lavorazione di un nuovo progetto che riguardasse gli scritti di Tolkien ha, chiaramente, generato un’ondata di curiosità globale. Sono state, quindi, adottate delle particolari misure di sicurezza, atte a evitare che potessero esserci una fuga di notizie o eventuali spoiler sui lavori in corso. Jennifer Salke, capo degli Amazon Studios, ha parlato delle peculiari condizioni della stanza degli sceneggiatori.
Il luogo di lavoro, stando alle sue dichiarazioni, è stato meticolosamente isolato, con le finestre sigillate addirittura con del nastro adesivo. La Salke racconta, inoltre, che, per la durata della scrittura, una guardia di sicurezza fosse stata incaricata di piantonare la porta d’ingresso della sala, per accedere alla quale c’era bisogno di un’impronta digitale.
6. Libertà creativa e limiti invalicabili
La Tolkien Estate ha concesso ad Amazon molta libertà creativa in merito alla costruzione di nuovi personaggi e trame. Ha collaborato con la produzione anche per condensare la linea temporale, in modo che gli spettatori potessero entrare in empatia con i nuovi volti. Negli scritti tolkieniani, infatti, la Seconda Era ha una durata che copre migliaia di anni e sarebbe stato difficile gestire un lasso di tempo così lungo, in quanto tutto si sarebbe risolto nella morte degli uomini e nella presenza dei soli elfi.
Lo stesso margine di manovra non è stato, invece, lasciato per contraddire o modificare qualche elemento riguardante l’epoca in cui è ambientata la storia originale. “Sarebbe impossibile cambiare i confini che Tolkien ha stabilito, è necessario che essi rimangano ‘tolkieniani’“, ha dichiarato lo studioso di Tolkien, Tom Shippey, durante un’intervista al sito di fan tedesco The Germany Tolkien Society.
7. Diversità, eterogeneità, inclusività
Gli Anelli del Potere è uno dei progetti più diversificati e inclusivi della storia di LOTR. I creatori dello show sono stati attenti a mettere insieme un cast che fosse il più eterogeneo possibile e si sono schierati contro il razzismo che ha colpito in particolar modo l’attore Ismael Cruz Córdova, interprete dell’elfo Arondir. Cynthia Addai-Robinson, volto della regina Míriel, reggente di Númenor, ha posto l’accento anche sulla presenza preponderante delle donne, nella serie.
All’attrice ha fatto eco anche Nazanin Boniadi, interprete di Bronwyn, che si è detta soddisfatta dell’autonomia e dell’indipendenza delle figure femminili, nella storia, rispetto a quelle maschili. L’inclusività arriva a comprendere anche attori e personaggi affetti da disabilità: gli ideatori hanno, infatti, predisposto un’apposita tecnologia per agevolare gli interpreti portatori di handicap.
8. Riprese lunghe e perigliose
Le riprese della prima stagione della serie, che hanno richiesto un intero anno di lavoro, sono state effettuate in Nuova Zelanda (che ha concesso, alla produzione, un’esenzione dalla chiusura dei confini a causa della pandemia da Covid-19) e hanno subìto una battuta d’arresto di svariati mesi per la recrudescenza del virus.
È stato stabilito che lo show andrà avanti per 5 stagioni, con gli autori che hanno già chiara in mente la risoluzione dei più piccoli dettagli. Gli showrunner hanno affermato che la conclusione non darà spazio a dubbi di sorta sulla trama e che tutte le domande troveranno una risposta. Lo sceneggiatore J. D. Payne ha addirittura dichiarato di sapere per certo “quale sarà l’inquadratura finale dell’ultimo episodio“.
9. Gli Hobbit, i grandi assenti
Patrick McKay, uno dei due creatori del progetto, ha motivato l’assenza degli Hobbit dal nuovo show con il fatto che, in base ai testi, i mezz’uomini non abbiano mai fatto qualcosa che fosse degno di nota, prima della Terza Era. Per ovviare alla mancanza di creature così iconiche nell’immaginario collettivo, per quanto attiene all’universo tolkieniano, sono stati inseriti dei personaggi simili, i Pelopiedi.
La realizzazione di nuovi soggetti è stata curata con l’ausilio di personalità specializzate: un team di “studiosi di Tolkien, linguisti e maestri della tradizione” è stato accolto nella sala degli autori, al fine di garantire che qualsiasi novità aggiunta agli script fosse originale e non contenuta già negli scritti. Attenersi all’universo inventato dall’autore è stato un processo fondamentale per la produzione della serie.
10. Ritorni certi e possibili
Gli Anelli del Potere ha una sigla che potrebbe risultare familiare, ai fan dell’adattamento su schermo dell’opera tolkieniana. Questo perché, dietro alla sua realizzazione, c’è Howard Shore, compositore originale delle musiche della trilogia targata Peter Jackson. Non è direttamente coinvolto nel progetto, invece, proprio quest’ultimo, il quale ha dichiarato: “Mi hanno cercato e poi sono spariti“.
Il cineasta ha comunque offerto la propria disponibilità, nel caso in cui ce ne fosse bisogno, e ha dichiarato di supporre che gli verranno recapitate delle sceneggiature da visionare. Ha comunque augurato il meglio a tutta la produzione, ribadendo che sarebbe entusiasta all’idea di tornare a collaborare a un lavoro molto arduo.
11. La vecchia guardia consiglia
Nonostante, come già sappiamo, nella serie non vedremo gli adorabili mezz’uomini, Dominic Monaghan (interprete di Meriadoc “Merry” Brandibuck, che spera che il cast non subisca troppe pressioni) e Billy Boyd (volto di Peregrino “Pipino” Tuc) hanno voluto contribuire alla riuscita della serie elargendo i loro consigli e impressioni ai nuovi attori.
Monaghan ha esortato gli interpreti a divertirsi e a godersi l’esperienza probabilmente più lunga, piacevole e appagante che possano mai fare. Boyd ha, invece, tramandato un consiglio che gli fu dato da Peter Jackson ai tempi della trilogia originale, quello di considerare la storia come reale e, di conseguenza, da interpretare come se le emozioni che vedremo sullo schermo fossero vere.
12. Altri progetti in arrivo!
Gli Anelli del Potere è solo la punta dell’iceberg dei progetti, attinenti all’universo tolkieniano, che bollono in pentola! A seguito dell’uscita, in Italia, dell’audiolibro della trilogia del Signore degli Anelli, letto da Massimo Popolizio, Warner Bros. ha rivelato che, nel 2026, esordirà un nuovo lungometraggio, collegato alla saga di Peter Jackson, che vedrà nientepopodimeno che Andy Serkis, l’iconico Gollum, nel ruolo del regista.
E c’è di più! Durante il Festival di Annecy, sono stati proiettati, in anteprima, i primi venti minuti del film anime La Guerra dei Rohirrim, che debutterà in sala il prossimo dicembre. La storia è ambientata due secoli prima rispetto a quella narrata nei romanzi di Tolkien e racconterà una storia originale, ma comunque legata alle idee dello scrittore.
13. Contenuti extra
La Nuova Zelanda, terra magica e incontaminata, è stata la location delle avventure tolkieniane dai tempi della trasposizione cinematografica di Peter Jackson. Nonostante i problemi legati alla pandemia da Covid-19 e alla conseguente limitazione degli ingressi e degli spostamenti, ha comunque acconsentito a ospitare la troupe nei momenti più critici, permettendo anche la realizzazione della serie.
In segno di riconoscimento, Amazon ha intenzione di pubblicare contenuti extra, dal dietro le quinte dello show televisivo, con una featurette allegata ai singoli episodi e al finale di stagione. Durante la post-produzione, il colosso dello streaming ha inviato sei video di riprese on location, da 60/90 secondi ciascuno, affinché le autorità del Paese possano utilizzarli per la promozione del turismo locale.
14. Il contributo della famiglia Tolkien
La scrittura della serie iniziava proprio mentre, in sala, debuttava Tolkien (2019), film biografico sul compianto autore, incentrato sui primi anni della sua esistenza e della relazione con Edith Bratt. La pellicola con Nicholas Hoult e Lily Collins è stata un flop e ha subìto la gogna della famiglia Tolkien, che si è dissociata da ciò che era stato narrato nel lungometraggio. I parenti dello scrittore britannico hanno proceduto a smentire qualsiasi loro autorizzazione, approvazione o coinvolgimento nel progetto, dando sicuramente una sostanziale spinta verso il suo fallimento.
Questo discorso non vale per la serie. Simon Mario Reuel Tolkien, nipote dell’autore, nonché scrittore egli stesso, ha contribuito alla creazione e allo sviluppo dei nuovi personaggi, aiutando il duo di sceneggiatori nella realizzazione dei relativi archi narrativi e della trama in generale. Il suo intervento sul fronte dell’originalità e della diversificazione rispetto ad altri (malriusciti) adattamenti è stato importante al punto che gli è stato tributato il merito di “consulente di serie“.
15. La serie dei record
Anticipata da una grandissima ondata di hype e accolta dal pubblico come una nuova sferzata all’universo tolkieniano, Gli Anelli del Potere ha iniziato a collezionare record prima ancora del suo debutto, il che assicura già che la serie sia destinata a diventare il prodotto di punta di Prime Video.
Oltre a essere, come anticipato, il progetto seriale più costoso e uno dei più ambiziosi che si ricordino, a far registrare numeri da capogiro è stato anche il suo primo trailer. Presentato in anteprima in occasione del Super Bowl, nella notte tra il 13 e il 14 febbraio del 2022, ha realizzato ben 257 milioni di visualizzazioni a 24 ore dal rilascio, aggiudicandosi il titolo di trailer proiettato al Super Bowl più visto di sempre.
16. La trama celata nella sigla: Il Silmarillion
Una cosa che potreste non essere riusciti a notare a una prima occhiata, e probabilmente anche a una seconda per chi non è avvezzo alla mitologia di Tolkien, è la quantità incredibile di segreti e chicche presenti nella sigla della serie. Per molti saranno solo granelli di sabbia che formano vortici e diamanti senza alcun senso logico, ma i più attenti potranno notare che, in realtà, vi si cela la storia narrata in Il Silmarillion.
L’armonia della colonna sonora rappresenta l’Ainulindalë, mostrando in contemporanea i nove anelli, con l’unico posto al centro, passando in seguito per gli alberi di Valinor (che vediamo anche nello show nei minuti iniziali), la stella di Eärendil (la cui luce è contenuta nella fiala che Galadriel dona a Frodo in Il Signore degli Anelli), i tre Silmaril e la separazione tra Valar e Maiar. Quando la musica inizia a farsi minacciosa, ecco che sopraggiunge la corruzione di Melkor, rappresentato con un tentacolo di oscurità. Infine gli ultimi passaggi stanno a indicare le guerre del Beleriand, la nascita di Numenor e l’occhio di Sauron che scruta tra i popoli della Terra di Mezzo in attesa di portare a termine i suoi piani.
Ma cosa significano tutti questi riferimenti? Sarebbe impossibile spiegare tutto nel minimo dettaglio, per questo motivo cercheremo di fare un riassunto di ciò che viene narrato nel Silmarillion a proposito della Prima Era. Con questo termine ci si riferisce agli eventi precedenti l’inizio della serie tv e che vengono, segretamente, mostrati nei titoli di testa. In quella che è la mitologia di Tolkien esiste un’entità divina conosciuta come Eru Ilúvatar che crea prima gli Ainur, esseri anch’essi divini di pura bontà e luce simili agli angeli, poi l’intero universo di Eä. Insieme ai suoi prediletti, intona un canto serafico e delicato, l’Ainulindalë, con il quale viene plasmato il pianeta di Arda, insieme ai suoi continenti quali la Terra di Mezzo, di Aman, di Valinor e così via. Purtroppo tra gli Ainur si nasconde un traditore, Melkor, che brama il potere del padre e intona un canto grave e minaccioso per corrompere l’opera dei suoi fratelli.
Sarà così che, nel corso del tempo, creerà gli orchi e tutte le creature malvagie contro cui i protagonisti dovranno vedersela dagli aracnoidi di Ungoliant ai Balrog di Gothmog. Iniziando a farsi chiamare Morgoth, si nasconde nei recessi più profondi del pianeta e farà di tutto per controllare i popoli che vi abiteranno. Gli Ainur, quindi, si stabiliscono nella terra di Valinor, prendendo il nome di Valar e separandosi dai Maiar. Questi ultimi sono versioni più deboli e corruttibili tra cui si annoverano Sauron, Gandalf e Saruman. Vengono poi creati gli alberi di Valinor, talmente belli e luminosi che la loro luce fungerà per i popoli da Sole e Luna. Melkor, invidioso dell’opera dei suoi fratelli, assalta quella che nel frattempo è divenuta la terra natia degli elfi e, in seguito a uno scontro, riesce a distruggere le mastodontiche sequoie.
Le luci dei due alberi rischiano di esaurirsi definitivamente, perciò accorre l’elfo Fëanor e, imbrigliandone il potere poco prima che si affievolisca, forgia i tre Silmaril. Questi sono gioielli dal potere infinito, più potenti di qualsiasi altro oggetto magico sia mai stato realizzato. Eru e gli Ainur vogliono ricompensarlo per il suo operato e per questo gli verrà assegnata una casa in una stella che prenderà il suo nome. Sulla ricerca e la salvaguardia dei Silmaril si basano i più importanti eventi della Prima Era. Morgoth, infatti, desidera soggiogare e corrompere qualsiasi essere vivente e farà di tutto per impossessarsi di questi oggetti mitici, pensando possano conferirgli la potenza per battere Eru Ilúvatar.
Dopo centinaia e centinaia di anni, durante i quali si svolgono le battaglie del Beleriand atte a trovare un modo di sconfiggere Melkor, il corruttore viene finalmente battuto durante la Guerra dell’Ira (che intravediamo brevemente all’inizio della prima stagione della serie). Per ringraziare gli uomini che avevano aiutato durante la battaglia, i Valar creano l’isola di Numenor e donarono ai loro abitanti un’inusuale longevità. Tuttavia Sauron, discepolo di Morgoth e nuovo Oscuro Signore, inizia a tessere i suoi piani per creare i suoi malefici anelli. Ora potrete, forse, notare tutti i riferimenti presenti nella sigla della serie tv e apprezzare un lavoro certosino e appassionato.