La Danza dei Draghi è pronta a scatenarsi in tutta la sua furia nella seconda stagione di House of the Dragon. Il fortunato prequel de Il Trono di Spade, in esclusiva su Sky e Now dal 17 giugno, torna sugli schermi a due anni dalla sua grande stagione preparatoria portando con sé un enorme carico di aspettative da parte di fan e curiosi. Probabilmente è ancora troppo presto per giudicare definitivamente l’andamento dello show, ma l’inizio della nuova stagione ha ricordato molto i tempi d’oro della serie madre – tanto nelle atmosfere, quanto nei temi e nel pathos che circonda le vicende.
Lo showrunner Ryan Condal, braccio destro di George R.R. Martin, sembra trovarsi completamente a proprio agio nel tessere le fila di uno show destinato a sconvolgere anche i più scettici. Dal canto suo, l’autore di Fuoco e Sangue, l’opera da cui la serie trae ispirazione, non ha alcuna intenzione di tirarsi indietro come fece per Game of Thrones: l’intera struttura della narrazione è nelle sapienti mani di Martin, che da co-creatore e produttore esecutivo sta sfruttando al meglio l’opportunità di romanzare quello che, a conti fatti, è un resoconto di eventi non pienamente affidabile.
Con l’attuale gestione di trame, sottotesti e temi portanti, House of the Dragon si conferma una produzione imponente, coraggiosa e sempre più consapevole. Archiviate le presentazioni, i salti temporali e la crescita dei personaggi, la serie HBO spalanca le porte del suo mondo dannato e schiera le proprie pedine sul continente di Westeros, lasciando che l’attesa attiri gli spettatori verso il caos del conflitto.
Un figlio per un figlio
Con una mossa tanto astuta quanto poetica, le prime scene della nuova stagione guardano a nord per una presentazione da pelle d’oca. Poche note, un ampio sguardo per riportare chi osserva nel cuore delle vicende, pochi istanti per ricordare: Westeros non è (solo) Approdo del Re, ma da Approdo del Re dipende il destino di un intero mondo. Condal e soci trovano la soluzione ideale per riportare l’attenzione al conflitto imminente tra Neri e Verdi, rivivendo lo shock del finale della passata stagione attraverso occhi ancora ignari. L’incipit di questi nuovi episodi non perde tempo e passa alla presentazione dei due schieramenti, centellinando furbescamente certe informazioni per arricchire la narrazione con elementi nuovi e inattesi.
I momenti che precedono la Danza (quindi la guerra) vera e propria rappresentano forse l’apice della brutalità e dell’orrore martiniani: l’ennesima dimostrazione che il male più puro vive lontano dal campo di battaglia, tracciando col sangue i macabri contorni di vendette e ritorsioni. I rapporti fra i personaggi mutano all’ombra della guerra, ma ciascuno di essi affronta la pressione in maniera diversa – tra timori appena celati, dolori soffocati nella passione e tensioni da tenere a bada.
Quando la vendetta incontra il potere
Nonostante i colpi di scena siano sempre più scioccanti, i momenti più interessanti delle prime puntate sono sempre collegati allo spettro della ragione. Per più di un episodio, gli autori stuzzicano lo spettatore illudendolo con barlumi di speranza appena accennati tra un dialogo e l’altro: a volte si ha la sensazione che ci sia ancora spazio per il valore dei legami, che sia la preoccupazione per la rivale o il rispetto per il ricordo del defunto Re, ma tutto viene costantemente affogato in un mare di ambiguità in cui l’opportunismo offre più stimoli della logica. Forse è vero che tutti debbano scegliere da che parte stare, ma la deriva degli eventi rende questa scelta sempre più complessa – anche per gli spettatori.
Neri e Verdi non sono Bianco e Nero: sono due schieramenti dominati da fallibilità e presunzione, Demoni e Dei immersi in un grigio che non lascia scampo. Martin lo ha reso uno degli elementi chiave della propria letteratura, ma dietro Fuoco e Sangue si nasconde un’analisi profondissima, a tratti tanto tragica quanto shakespeariana, dei concetti di vendetta e potere. I temi centrali sono evidenti a tutti, ma le loro sfumature arrivano anche dove l’occhio non vede. I Targaryen sono dominanti, eppure dominati dalla loro stessa umanità, ed è proprio questo che li porterà alla rovina.
La principessa e la Regina
La nuova stagione di House of the Dragon è bravissima a mostrarsi corale sin dalle sue prime battute, forte della sua produzione sempre più imponente e di un cast di altissimo livello, ma sarebbe superficiale pensare che sia tutto qui. Chi conosce George R.R. Martin sa che il vero motore della storia è il dualismo tra Alicent e Rhaenyra, e lo show si guarda bene dall’idea di allontanarsene. In un mondo dominato dagli uomini, il cuore della Danza è tutto femminile: due donne di potere, la Regina e la Principessa, destinate a danzare in eterno in un abisso di legami spezzati e sentimenti soffocati dal dovere.
Il mondo di Condal e Martin non accetta compromessi, e anzi alza la posta a ogni singolo episodio. Non sappiamo ancora fin dove la serie potrà spingersi, ma abbiamo più di una ragione per pensare che i nodi verranno al pettine senza alcuna pietà. Martin ricorda sempre che non ci sono veri vincitori in guerra, se non la guerra stessa, e un orrore che si annida fra le sale dei castelli anziché sul campo di battaglia non può che essere il perfetto antipasto prima che Fuoco e Sangue consumino ogni cosa.
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