Madame e messeri, se pensate che il fantasy non abbia più niente da dire, mettetevi comodi attorno a un fuoco e ascoltate questa breve storia. È la nobile storia di un manga che è anche un anime, capace di stregarci per la profondità e il tatto con cui racconta le cose. Porta il nome di Frieren – Oltre la fine del viaggio, ed è un manga iniziato nel 2020, scritto da Kanehito Yamada per i disegni di Tsukasa Abe (in Italia pubblicato da J-Pop nei 12 albi usciti finora). E come tutti i grandi manga il suo destino lo ha portato a trasformarsi in un bellissimo anime da 28 episodi che trovate su Crunchyroll. Insomma, da queste parti (lo avrete intuito) ci siamo innamorati dell’agrodolce e delicato Frieren. I motivi ve li spieghiamo subito. Preparate le scorte per il viaggio, godetevi il panorama e partiamo.
Partire dalla fine
Di Frieren ci ha stregato soprattutto la premessa. Perché è una storia che inizia dalla fine. Una scelta semplice ma anche molto originale per un fantasy. Perché, pensiamoci, delle grandi avventure ci appassionano soprattutto due cose: l’inizio e lo svolgimento. Amiamo vedere come si formano compagnie di paladini ed eroine, amiamo seguire le loro quest per capire come e se riusciranno a portarla a termine. Ma cosa succede alla fine? Cosa rimane dopo la fine di un grande viaggio quando ogni motivazione sembra essere al tramonto? Ecco Frieren è il racconto di tutto quello che viene dopo.
Di quello che resta dopo un’avventura: ricordi, pentimenti, rimorsi, vecchie carezze date per scontate. La storia parte proprio dopo una grande impresa. Un party di 4 avventurieri ha appena sconfitto il temibile Re Demone e torna a casa per godersi la pace e la gloria. Tra loro c’è la fredda elfa-maga Frieren centenaria la cui vita è molto più lunga di quella dei suoi compagni. Compagni che iniziano a invecchiare e a morire. Ed è solo a quel punto che l’apatia di Frieren viene scossa dal peso dei ricordi, delle persone che ti restano dentro soprattutto quando se ne vanno e dal valore inestimabile della memoria.
Ritmo controcorrente
Fin dalle premesse è facile capire quanto Frieren (tra l’altro disegnato e animato con disarmante delicatezza) sia uno shonen atipico. Se il genere si basa spesso su ritmi frenetici e toni esasperati, Frieren abbassa il volume e la velocità e va controcorrente. Se gli shonen sono spesso fiumi in piena, Frieren è uno stagno placido e tranquillo. In un’epoca frenetica come la nostra, Frieren diventa così una bocca di puro ossigeno per gli occhi, il cuore e la mente. Perché la sua calma quasi antica per il mondo di oggi fa ricordare anche a noi quello che abbiamo dimenticato: prenderci un po’ di tempo per riflettere.
Frieren chiede pazienza a tutti. Ai personaggi e a noi lettori/spettatori. Qualcuno lo potrà anche trovare lento e noioso, ma è proprio nel ritmo compassato che Frieren trova la sua vera essenza, il suo tratto distintivo che rinuncia a lunghi combattimenti e scene action, per dare più spazio ai silenzi, alle lunghe passeggiate o a belle chiacchierate tra personaggi che imparano a conoscersi e a fare i conti col bagaglio della propria coscienza.
Una protagonista insolita
Quando pensi a Frieren, la prima immagine che ti viene in mente è l’elfa maga con la mano sul mento, persa nei suoi pensieri. Ecco, questa è la fotografia perfetta di Frieren, una storia in cui il vero potere da scoprire è la riflessione, non certi nuovi incantesimi da imparare. Nel suo essere insolito, Frieren ci propone una protagonista particolare, molto passiva, spesso vittima degli eventi e spettatrice dell’avventura. Spesso apatica, assente, altrove. Frieren è come un enigma da risolvere, un iceberg che si scioglie poco per volta e scopre il valore dell’empatia, dell’affetto e dell’amicizia.
Perché il bello del manga e dell’anime è scavare nell’anima della protagonista alla ricerca dei suoi pensieri e dei suoi sentimenti da risvegliare da un lungo torpore. Se spesso nei manga e negli anime il viaggio dell’eroe porta i protagonisti a diventare più forti, in Frieren si va a caccia delle debolezze, delle crepe, delle cose che feriscono. Un’altra scelta insolita, che presta il fianco al nostro lato più fallibile spesso taciuto e nascosto nell’era dei social in cui mostrarsi sempre felici e perfetti. Un’altra scelta controcorrente di una storia introspettiva e per questo molto preziosa.
Pura malinconia
E veniamo all’ultimo grande merito di Frieren: il fatto che non abbia un protagonista in carne e ossa. Perché sì, a ben pensarci, il vero grande protagonista di Frieren non è Frieren ma il tempo. È lui a imporre la sua dura legge e a manovrare i personaggi come marionette. È lui a lasciare la sua impronta evidente su tutta la narrazione. Grazie a un continuo saltellare tra presente e passato, il tempo che passa diventa il cuore della storia e un fardello con cui tutti i personaggi devono fare i conti. C’è chi non ha mai dato valore al tempo, chi non ne ha passato abbastanza con le persone che ama, chi lo ha avuto ma lo ha sprecato.
Ma siccome il Signor Tempo non sta mai fermo e passa, sfuggendoci dalle dita delle mani, ecco il colpo di scena. Ecco arrivare l’altra grande protagonista di questa bella storia: sua Maestà la Malinconia. Perché Frieren è fatto della stessa sostanza di cui è fatta la nostalgia, di quel tempo che fa male perché non più tornare e delle persone che in qualche modo ci restano dentro Allora è forse quello l’incantesimo difficile da spezzare. Lasciare andare le persone. Soprattutto quelle che abbiam dato per scontate e possiamo ritrovare soltanto nei frammenti dei nostri ricordi. E come tutti i frammenti fanno un po’ male.
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