Pochi se lo aspettavano, ed invece uno dei momenti più memorabili della notte degli Oscar 2024 è stato quando Michelle Yeoh ha aperto la busta e letto il nome dell’interprete vincitrice della statuetta per la miglior attrice protagonista. Tutti erano in attesa dell’incoronazione storica di Lily Gladstone per Killers of the Flower Moon (del resto, la prima nativa americana ad ottenere tale candidatura), ma alla fine l’ha spuntata un’emozionata e disorientata Emma Stone per Povere Creature.
Come è riuscita a fare lo sgambetto alla altrettanto quotata protagonista del dramma storico di Martin Scorsese? Noi abbiamo qualche teoria a riguardo, ed ha a che vedere con il nuovo assetto della membership dell’Academy of Motion Picture Arts and Sciences, l’organizzazione di “addetti ai lavori” di Hollywood che ogni anno assegna i prestigiosissimi premi Oscar nella notte più magica del cinema mondiale.
La battaglia delle Stone
In un’edizione, la novantaseiesima, all’insegna del “già scritto” ed in cui Oppenheimer fa quasi piazza pulita di tutti i riconoscimenti chi si era prefissato ed ottenuto nel corso della stagione dei premi, la categoria della miglior attrice protagonista era quella sul filo di lana. Una suspence che sarebbe stata cancellata soltanto all’apertura della fatidica busta: chi l’avrebbe spuntata? Del resto, Emma Stone aveva ottenuto fino a poche settimane prima il Golden Globe, il Critics’ Choice Award e il Bafta, mentre Lily Gladstone aveva risposto alla sfida con un Globe Drama ed un’importantissima statuetta, quella dei SAG Awards. Eppure, nonostante il peso statistico di questi ultimi, l’ha spuntata l’attrice statunitense alla sua seconda statuetta di carriera dopo quella ottenuta nel 2017 per il musical dei record La La Land.
Quella che il web aveva soprannominato come “la battaglia delle Stone” (ironicamente, dalla desinenza di entrami i cognomi delle due contender), si è risolta con un risultato meritevole ma al contempo discutibile e controverso. Difatti, scegliendo di incensare con il riconoscimento massimo la versatile protagonista del film di Yorgos Lanthimos, l’Academy ha decisamente virato lontano dalla tentazione (tutta sempre più contemporanea) di assegnare trofei di natura, seppur legittima e progressista, inclusivista e rappresentativa di etnie, minoranze e comunità, impelagandosi spesso e volentieri in circoli viziosi ben lontani dalle note di merito artistico. Un risultato parzialmente atteso concretizzatosi grazie ad un vastissimo e silenzioso sostegno al film e alla performance di Emma Stone.
L’Academy sta diventando sempre più internazionale
In primo luogo, una delle possibili ragioni per le quali la protagonista di Povere Creature l’ha sfangata risiede nel fatto che negli ultimi anni e a seguito di alcune nuove normative interne all’Academy, i membri dell’associazione hollywoodiana sono vertiginosamente sempre più internazionali e meno americano-centrici. Badate bene, la fetta maggiore della membership dell’Academy è ancora statunitense, ma il vigoroso influsso di nuovissimi invitati dal continente europeo, da quello asiatico e da quello del Sud America è riuscito più di una volta a spostare l’ago della bilancia da una preferenza all’altra. Riflettiamo proprio sull’affaire Stone-Gladstone: a pensarci bene, Povere Creature era andato particolarmente bene ai Bafta (aveva ottenuto 5 statuette), i riconoscimenti del cinema britannico oltreoceano, aveva vinto il Golden Globe Comedy/Musical come miglior film, oltre ad un Leone d’Oro assegnato a Venezia in plebiscito di giuria.
Tutti premi assegnati da associazioni e da organizzazioni ben radicate in un contesto esterofilo (la Gran Bretagna, l’organizzazione della stampa estera, ed infine, la giuria di addetti ai lavori di estrazione globale della Mostra di Venezia). Al contrario di Killers of the Flower Moon, che nonostante arrivasse agli Oscar con ben 10 nomination, aveva precedentemente ottenuto soltanto il Golden Globe ed il SAG per Lily Gladstone, senza apparente supporto nelle restanti categorie. Anzi, a dirla tutta, l’ottimo film di Scorsese era stato snobbato dall’Academy in due categorie molto significative: quella del miglior attore protagonista e della sceneggiatura non originale.
Il supporto delle categorie tecniche
Ma il possibile supporto della nuova membership internazionale non basta. Come è possibile che Lily Gladstone sia stata battuta quando aveva ottenuto, nel bel mezzo del periodo di votazion finali dell’Academy, il SAG Award assegnato da un sindacato (quello degli attori) che conta circa 160.000 membri? In termini puramente numerici e statistici, l’Oscar avrebbe dovuto essere nelle sue mani con un plebiscito a suo favore così popolare e vasto. E allora, nel caso dello sgambetto di Emma Stone, c’è da scomodare il possibile sostegno silenzioso degli addetti ai lavori nei rami considerati “tecnici” (scenografi, costumisti, truccatori, direttori della fotografia e via dicendo).
Perché al netto di un numero consistente di candidature, Killers of the Flower Moon non era affatto competitivo in nessuna “craft”, mentre Povere Creature a conti fatti ha battuto Barbie e Maestro e si è portato a casa anche gli Oscar per la miglior scenografia, i migliori costumi e il miglior trucco ed acconciatura. Un ulteriore segnale di preferenza massiva e diversificata nei vari rami votanti dell’Academy; per questo motivo è ipotizzabile che Emma Stone sia riuscita a vincere la sua seconda statuetta in scioltezza di numeri rispetto alla narrativa storica ed inclusiva di Lily Gladstone. Che tra l’altro, nel film di Scorsese ha un minutaggio ridotto rispetto alle sue contender dirette e che lavora tutta in sottrazione recitativa, rispetto ad un personaggio come quello di Bella Baxter decisamente più istrionico ed imprevedibile.
Una lezione da imparare
E allora, quale lezione c’è da imparare al termine di questa appassionante sfida tutta al femminile? Forse che, nonostante il valore statistico di premi come i SAG e i Bafta, un trionfo agli Oscar è pronosticabile quando l’interprete di turno si trova ad essere protagonista di un film particolarmente apprezzato (e riconosciuto) dall’Academy.
Nel caso di quest’anno, Povere Creature era senza ombra di dubbio avvantaggiato rispetto a Killers of the Flower Moon; lo scorso anno Michelle Yeoh la spuntò su Cate Blanchett perché, oltre ad aver ovviamente ottenuto uno storico SAG, era il volto amato di Everything Everywhere All At Once, il film strafavorito agli Oscar dello scoso anno, mentre l’oscuro Tàr non era competitivo in altre categorie “di peso”. E, del resto, un premio lo si vince se non passando per addizione matematica di voti, espressione incontrovertibile di orientamenti e preferenze su grandi numeri. Ne più ne meno, e al di là di qualsiasi discorso sulla presunta meritocrazia.
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