In questa nostra recensione di La casa alla fine del mondo di Paul Tremblay, parleremo del romanzo che ha ispirato il film di M. Night Shyamalan Bussano alla porta attualmente nelle sale. Si tratta di un thriller a cavallo tra idillio e apocalisse che ci parla in maniera spaventosamente attuale della nostra società, evidenziandone i lati oscuri.
La casa alla fine del mondo
Genere: Thriller/Horror
Pagine:312
Editore: Mondadori
Autore/Autrice: Paul Tremblay
La Trama del romanzo La casa alla fine del mondo
La storia parte proprio dal luogo sicuro: la casa. Nei boschi del New Hempshire infatti Eric e Andrew, insieme alla loro figlia adottiva Wren, stanno passando una tranquilla vacanza in un cottage isolato, immerso nel verde, dove possono staccare dalla vita quotidiana. Le vicende, descritte in terza persona focalizzata sui punti di vista di ogni personaggio, indugiano sul passato dei tre, raccontandone il carattere, la storia e le scelte compiute. Veniamo a sapere dell’adozione della bambina dalla Cina, del delicato percorso che questa famiglia omogenitoriale sta affrontando, tra insicurezze e pregiudizi. La normalità familiare verrà però sconvolta con la comparsa di Leonard, un giovane uomo all’apparenza gentile che tuttavia ha una missione da compiere, la missione più importante di tutte. La tranquilla esistenza di questa famiglia viene invasa da quattro estranei, molto diversi eppure ugualmente minacciosi, che richiedono un sacrificio terribile per salvare il mondo. Nelle ore che seguono, in un crescendo di presagi apocalittici, paranoia, follia, orrore e rituali di sangue, la piccola casa alla fine del mondo diventa il cuore dell’universo, il luogo in cui si deciderà il destino di una famiglia e, forse, di tutta l’umanità.
La casa alla fine del mondo poteva essere la nostra
L’autore è molto sapiente nel costruire una storia che parte dal nucleo fondamentale dell’esistenza umana, la famiglia, passa attraverso l’intrusione esterna di quattro persone che impersonano le figure bibliche dei cavalieri dell’apocalisse, per concludersi nel tormento delle conseguenze di scelte frettolose e istintive. Chiede a questi genitori e alla figlia di farsi carico dell’intero destino del mondo, sia in senso fisico che metaforico, li spinge in una sorte beffarda e ingiusta e racconta al lettore cosa rimane della tranquillità dopo che la violenza ha fatto il suo corso.
Crea quindi dei personaggi con cui si può facilmente empatizzare, tridimensionali, con una storia credibile che ci ricorda quanto il mondo possa essere complesso da gestire anche nella sua totale normalità. Costruisce una coppia omogenitoriale con personalità agli antipodi: Eric è l’apprensivo genitore elicottero, Andrew l’istintivo padre del ‘lasciali fare che impareranno da soli’ e, ultima ma non meno importante, Wren, una bambina sensibile e decisa che sembra aver colto il meglio da entrambi per costruire una personalità complementare.
Thriller? No, grazie!
La casa alla fine del mondo viene definito da molti un thriller quando è evidente che la sua natura appartenga più all’horror; vengono infatti ripresi elementi tradizionali, sfruttati con un’ottica intelligente e vicina all’immaginario moderno: la casa nei boschi, rigorosamente senza rete telefonica, abitata da una tranquilla famiglia felice, una visione positiva e rassicurante che viene turbata dall’intrusione esterna. Gli sconosciuti minacciosi con armi dalle forme inquietanti che portano un ‘messaggio’. Il concetto del sacrificio, punto chiave di plot survival o death game. L’apocalisse alle porte annunciata dai quattro cavalieri, giocando persino con il dubbio di star dicendo la verità e che non siano solo delle persone disturbate. L’escalation della situazione, che peggiora sempre di più fino ad arrivare a un finale che lascia al lettore il compito di comprendere quanto ha appena letto.
Doloroso, emotivo, attuale
La componente horror viene esaltata proprio dal lavoro dell’autore sui personaggi, sulla loro storia e psicologia. Perché li conosciamo da subito, sappiamo cosa hanno passato, in qualche modo ci rappresentano e, proprio attraverso questo legame, sentiamo che la tensione si fa sempre più soffocante ad ogni pagina che giriamo. Una caduta verso l’inferno. Anzi, verso l’apocalisse.
Una storia familiare, un racconto dell’orrore, un mistero di dimensioni bibliche, una metafora, ecco tutte le sfaccettature di La casa alla fine del mondo che piacerà sia agli amanti dell’horror sia a chi ha bisogno di un’esperienza catartica per concludere una difficile settimana. Rifugiatevi nel cottage con Eric, Andrew e Wren, partecipate alla loro lotta e fate la vostra scelta, le conseguenze ci saranno comunque. Quando chiuderete il libro sarete grati della vostra normalità.
La recensione in breve
La casa alla fine del mondo di Paul Tremblay è una storia attuale che mette sulle spalle di una famiglia omogenitoriale il peso del destino del mondo. Un thriller/horror che strizza l'occhio alla tradizione senza precludersi modernità e emotività. Una lettura profonda, allucinante e catartica.
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Voto ScreenWorld