In occasione dell’arrivo su Netflix della prima parte della quarta stagione de L’Attacco dei giganti, abbiamo deciso di esporvi brevemente alcuni aspetti salienti della celeberrima opera, tratta dal manga cult di Hajime Isayama; aspetti che rendono unico l’anime in questione e che dovrebbero spingere anche gli spettatori più scettici a recuperarlo.
Stiamo parlando infatti di un’opera colossale, sotto qualsiasi punto di vista: produzione milionaria, staff tecnici illustri e caleidoscopio tematico e visivo stratosferico laddove una “semplice” sequenza orrorifica, con giganti pronti a divorare tutto e tutti, può evolversi in un nano-secondo in un trattato di geopolitica, fino a segmenti di reminiscenza storica o momenti di visionaria filosofia umanista, senza dimenticare scanzonate situazioni comico-slapstick. Il miscuglio di generi è uno dei tanti tratti salienti dell’anime.
Un’opera che meriterebbe saggi corposi e che avrebbe comunque qualcosa da dire. Ad ogni modo, di seguito esporremo diversi elementi tipici dell’opera, elementi determinanti, che hanno contribuito a rendere grande l’opera in esame.
Una geografia criptica e misteriosa
Uno dei tantissimi aspetti meritevoli d’attenzione che rendono l’Attacco dei giganti un anime dalle mille sfaccettature, e dal valore incommensurabile, è da ricercare nella particolarissima geografia del mondo dell’anime. Geografica unica partorita, disegnata e raccontata dal geniale Hajime Isayamae e messa in scena splendidamente prima dal maestro Tetsurō Araki (Death Note o Bubble) poi da Masashi Koizuka e Yūichirō Hayashi.
L’intera storia dell’anime effettivamente espone particolari territori, sempre rappresentati con una cura maniacale e strettamente connessi con la struttura narrativa. Geografia spesso solamente accennata da fugaci battute oppure immaginata e lasciata fuori campo, andando pertanto a creare un effetto di mistero senza precedenti.
Difatti se pensiamo alle prime tre stagioni della serie, si è sempre saputo molto poco della geografia dell’opera; geografia che però inizia ad ampliarsi sensibilmente a partire dal 56° episodio dell’anime: “La cantina”. Qui noi spettatori, insieme ad alcuni impavidi protagonisti scopriremo particolari antefatti di rilievo. Antefatti esposti da un personaggio iconico e che proiettano la geografia del mondo verso nuovi lidi inesplorati laddove fantasia e richiami reali si mescolano alla perfezione, rendendo speciale l’anime in esame.
L’isola di Paradis e le Mura
Le prime tre stagioni dell’anime sono esclusivamente ambientate nell’isola di Paradis; un isolotto dalla superficie ridotta, distinto essenzialmente da bellissimi paesaggi naturali. Un paradiso terrestre a prima vista, se non che in questo angolo sperduto di terra “vivono” i giganti.
I giganti non sono i soli abitanti del luogo e considerando la loro indole aggressiva non possono convivere felicemente con gli umani; quest’ultimi infatti, si sono visti costretti a costruire specifiche zone abitative, distinte da alte mura. Per essere specifici, il genere umano ha rintracciato un territorio idoneo alla sopravvivenza nell’entroterra dell’isola e lo ha circondato con 3 livelli di mura fortificate, tutte alte circa 50 metri.
Il livello più esterno è il Wall Maria con un raggio di circa 480 km. Questa è l’aria più grande e popolata, dove essenzialmente sono collocate le classi più povere della società. Zona che presenta diverse luoghi ben esplorati nel corso degli episodi: a sud abbiamo il Distretto di Shiganshina oppure a ovest quello di Quinta.
Addentrandoci all’interno delle mure abbiamo poi il Wall Rose, a 100 km dal Wall Maria; zona caratterizzata a nord dal Distretto di Utopia, a sud quello di Trost, a est dal Distretto di Karanes e a ovest da quello di Fuerth.
Infine a circa 130 km dall’inizio del penultimo livello si erge il Muro più interno: il Wall Sina, una sorta di fortezza nella fortezza destinata all’élite della società. Zona dove risiede la capitale Mitras. A sua volta questa zona presenta precisi territori confinanti: a nord il Distretto di Orvud, a sud quello di Elmiha, a est il Distretto di Stohess e a ovest quello di Yalkell.
Siamo ancora agli albori della geografia esposta nel magico e bestiale mondo del sensei Hajime Isayama, però innegabilmente il sistema murario presenta una complessità costruttiva ed un’attrattiva senza precedenti, degna dei migliori architetti etruschi. Architettura difficilmente riscontrabile in altri anime contemporanei, al punto da renderla elemento distintivo della seria.
Le mura pertanto sono un elemento di rilievo al punto da presentare anche un richiamo specifico con la realtà in quanto il mangaka ha deciso di strutturare il mondo – all’interno delle mura – prendendo come ispirazione la città tedesca di Nördlingen: città caratterizzata da un’architettura medievale, e dalla presenza di mura fortificate che ne proteggono il centro storico (ancora oggi perfettamente integre). Ovviamente le mura non sono solamente l’unico elemento distintivo della serie. Innegabilmente i giganti sono una fonte primaria d’interesse, giganti -e lo vedremo dopo- che spesso permettono di effettuare stratificate riflessioni. Dai giganti, passiamo poi ad sorta di medioevo steampunk, altro aspetto d’interesse de L’attacco dei giganti. Mura, giganti e scenari steampunk sono solamente alcuni degli elementi che rendono speciale l’anime.
Oltre le mura, oltre la storia
In uno dei paragrafi precedenti vi sottolineavamo come dal 56° episodio tutto cambia, cambiamenti che andranno a ripercuotersi sulla sfera geografica dell’anime. Ed infatti episodio dopo episodio scopriremo come l’isola di Paradis sia in realtà abitata dagli eldiani, una razza antica e mistica il cui sangue possiede la possibilità di ospitare il “potere dei giganti”. Addirittura vedremo come il vero mondo dell’anime sia praticamente uguale al nostro, ma rovesciato. Anzi Paradis sembrerebbe corrispondere al Madagascar.
Da Paradis facciamo poi la conoscenza di Marley, un impero collocato in Africa con un estensione incredibile che copra l’intera Europa arrivando fino all’America Latina. Non è un caso che il porto più importante di Marley sia denominato “Porto di Acirfa”, ovvero “Africa” scritto al contrario .
Marley nel corso della sua storia ha conquistato svariati territori e proprio e nel primo episodio della quarta stagione la vediamo intenta a fronteggiare “L’unione degli Stati Orientali”; una confederazione di nazioni, nata con l’obiettivo specifico di fermare una volta per tutte l’espansione di Marley. Per gli amanti della geografia tale confederazione è collocata nella parte mediorientale del mondo di Isayama.
Ultimo ma non ultimo abbiamo poi le Nazioni Orientali; ad esempio vi ricorderete sicuramente della nazione di Hizuru, luogo d’origine di Mikasa.
L’aspetto storico, geopolitico e fantapolitico, il tutto in chiave fantasy-orrorifico, è un altro aspetto fondamentale della seria. Aspetto che contribuisce, e non poco, a rendere unico l’anime.
Politica, guerra e morte
Un aspetto distintivo dell’anime, riguarda le diverse chiavi di lettura inerenti a precisi ambiti sociopolitici. Riflessioni avviate a partire già dall’essenza stessa dei giganti: esseri -quasi tutti- violenti e famelici che si manifestano d’emblée quando meno te lo aspetti distruggendo e divorando tutto e tutti. Una sorta di oscura metafora dell’irrazionale rabbioso e inappellabile, che sfonda senza preavviso la normale quotidianità del cittadino comune. I giganti potremmo quindi identificarli metaforicamente come l’ombra più ignota del benessere e del capitalismo.
Non a caso i loro volti appaiono si molto umani, ma allo stesso tempo presentano evidenti storpiature: deformazioni che ipoteticamente alludono alla noia e al dolore della vita vera. Noi e i giganti non siamo poi così diversi, ed il cambiamento del protagonista Eren lo conferma pienamente: il suo gesto misericordioso laddove accarezza un gigante morente, nell’episodio conclusivo della terza stagione, vale più di mille parole. Ed ecco che di colpo potremmo simpatizzare per i giganti, coloro che distruggono e divorano una società preconfezionata, contorta e profondamente ingiusta.
Dalla quarta stagione in poi l’elemento politico diventa assordante e pregnante. Abbiamo ad esempio dei fortissimi richiami al nazismo. Nazismo perpetuato dall’impero di Merley nei confronti degli eldiani. Quest’ultimi sono rinchiusi in dei campi di prigionia (che richiamano i campi di sterminio) e vengono discriminati solo perché eldiani. Non possono uscire liberamente dalla zona a loro designata, pena punizioni corporali, inoltre sono costretti ad indossare una fascia di riconoscimento.
Dal nazismo passiamo poi al fascismo; fascismo tipico della politica degli Jeageristi, fazione politica che impareremo a conoscere nella quarta stagione; gli Jeageristi abbracciano una serie di ideali molto vicini al fascismo: culto dell’eroismo, patriottismo estremo, disprezzo per l’elitarismo, populismo selettivo, l’ossessione di un nemico esterno o il culto dell’azione al di sopra delle leggi sono tutti valori bel saldi nello jeagerista medio.
Un’introspezione evolutiva continua
Un altro elemento determinante de l’Attacco dei giganti riguarda la continua evoluzione e maturazione di ogni singolo personaggio. Prendiamo subito come caso di studio, il protagonista Eren. Uno dei soggetti più controversi della moderna animazione;: un ragazzo in bilico tra bene e male, perdono e vendetta, libertà e guerra, rinascita o distruzione totale. Un altro personaggio molto particolare che ci conferma quanto sia importante l’evoluzione introspettiva è Gabi; una a giovane cadetta di Marley, di origini eldiane, che farà la sua comparsa nella quarta stagione della serie. Lei è la classica ragazza figlia della cultura del luogo in cui è nata e cresciuta; indottrinata fin da piccola ad odiare eldini, ad odiare il suo stesso sangue; tuttavia la ragazza quando avrà modo di scontrarsi con la vera realtà, inizierà a mutare e quindi a guardare il mondo con un occhio diverso arrivando addirittura a compiere un vero e proprio atto di redenzione andando a salvare una particolare ragazza, legata ad un personaggio iconico.
L’Attacco dei giganti è un anime incredibilmente ricco di spunti riflessivi, e con una narrazione intricata ed intrigante. Anime denso di contenuto e di aspetti distintivi: dai giganti alle mura, passando per gli elementi politici o l’introspezione psicologica dei protagonisti. Un anime da recuperare assolutamente e lo potete trovare (almeno fino alla metà della quarta stagione) comodamente su Netflix.