Che fatica essere adolescenti. Attraverso quanta turbolenza occorre passare per affacciarsi a quel miraggio chiamato vita adulta. Quanti ostacoli bisogna saltare, evitare, buttare giù prima di superare un invisibile traguardo e potersi dire “beh, alla fine ce l’ho fatta”. Certo, non per tutti è uguale. Anzi, per alcuni è molto più difficile che per altri. Essere adolescenti dopotutto è l’antipasto dell’iniquità dello stare al mondo.
Alcuni questa adolescenza la percorrono in cresta all’onda, altri cercando una boccata d’ossigeno in mezzo ai flutti della scuola e di sentimenti schizofrenici, ingovernabili. Qualcuno è il centro del proprio piccolo microcosmo, qualcun altro vortica nella periferia di una galassia che troppo spesso appare irraggiungibile, oasi lontana nella quale si vorrebbe trascorrere anche solo un pomeriggio d’inverno. E poi, così com’è venuta, questa stagione passa e se ne va. Arrivano altre preoccupazioni, quelle che si dicono vere, concrete: l’università, il mondo del lavoro, magari una famiglia.
Ma l’adolescenza, nel suo essere materia di puro magma, lo è eccome cosa vera. Tutt’altro che roba di poco conto, è già qui che si insinuano i semi del destino delle persone, nel mezzo di tutti i suoi drammi e insofferenze acuiti come se la terra sotto i piedi dovesse spaccarsi da un momento all’altro. In un panorama seriale dove il teen drama e lo young adult sono tra i generi più diffusi e fruiti, se c’è una serie TV che incanala alla perfezione questa fisarmonica della vita è di certo Skam Italia: vediamo dunque di spiegare perché è la serie TV che ogni adolescente dovrebbe vedere.
Una serie TV corale e sincera
Nasce da Ludovico Bessegato come costola del franchise di Skam, il cui originale è norvegese, e ogni ragazza e ragazzo nel pieno della tempesta dei suoi quindici sedici o diciassette anni dovrebbe vederla. Perché non c’è niente che dipinga con maggiore realismo e tatto gioie e dolori di piccole donne e uomini alle prese con cose che appaiono troppo spesso troppo grandi.
La serie, interamente recuperabile su TIM Vision e su Netflix, lo fa adottando un’azzeccatissima dimensione corale sulla quale spalma l’ampio spettro di un’umanità divisa brutalmente per caste e ceti sociali, dove la mobilità è minima e che quando si verifica sconvolge equilibri di potere e rapporti di forza. La forza di Skam Italia è di insinuarsi nel mezzo di queste storie che coprono a ogni stagione (per ora sono quattro, con la quinta in arrivo) la quotidianità di uno dei membri di un allargato gruppo di amici.
Nella prima ad essere al centro è Eva (Ludovica Martino), alle prese con il turbolento e complesso rapporto che la lega a Giovanni (Ludovico Tersigni); nella seconda poi è il turno di Martino (Federico Cesari), alla scoperta della propria sessualità prima di arrivare al coming out; durante la terza tocca quindi ad Eleonora (Benedetta Gargari), che si lega all’apparenza distante Edoardo (Giancarlo Commare); poi è il turno di Sana (Beatrice Bruschi), alla disperata ricerca di un equilibrio tra la sua fede islamica e una crescita personale e amorosa. Infine, l’ansia da prestazione sessuale di Elia (Francesco Centorame) a causa della micropenia.
Alla giusta altezza
Insomma, Skam Italia non si tira mai indietro quando è chiamata a mostrare conflitto, scontri, frizioni e dilemmi che tempestano la vita di tutti i giorni di giovani che oltre ad affrontare le insidie del mondo esterno devono fronteggiare le proprie fragilità e incertezze. Allo stesso tempo non fa mai il passo più lungo della gamba, non cede alla tentazione di una drammatizzazione esasperata. Non fa come Baby, che anche se parte da differenti premesse inquina poi il proprio quadro adolescenziale con una gravitas irrealistica, plasticizzata, che reimmagina ogni cosa per metterla in mostra, non per rappresentarla così com’è.
La serie di Bessegato non pone in cornice, non applica filtri. Si siede di fronte alle ragazze e ragazzi di cui racconta e a cui racconta. Mai di lato, mai sopra. Utilizza il loro linguaggio, il loro mondo, la loro tecnologia per creare una continuità tra le intimità racchiuse dentro lo schermo e quelle che invece osservano, riconoscendosi in uno o nell’altro. Basti pensare anche alla campagna di sponsorizzazione delle varie stagioni fatta con account fittizi dei protagonisti su Instagram, oppure ai pellegrinaggi che i personaggi compiono nei luoghi di una Roma riconoscibile ma mai ostentata.
Ci parla di queste giovani vite nella maniera in cui potremmo incontrarle in ogni angolo di ogni scuola, con tutte le loro ipocrisie e irragionevolezze, con tutte le loro battaglie da combattere con il coltello tra i denti come se fosse l’ultima cosa che importa al mondo. E poi, nella stessa maniera in cui sono venute, dissolve le tensioni in una bolla di sapone, scioglie i nodi con la naturalezza propria di un crescere che lascia in terra, poco a poco, le scaglie di una vita in rapida evoluzione.
E se non fosse solo tempesta?
Non vuol dire che Skam Italia sia sempre conciliante, anzi, convoglia dolori e amarezze nelle increspature di bocche che spesso rinunciano a dire, preferendo non ferirsi nel confronto. E la formula adottata di questo continuo ricambio di protagonista amplifica moltissimo la forza del discorso, dove la prospettiva è pronta a spostarsi, dove un amore infranto che oggi brucia lascia spazio a un nuovo sentimento da coltivare magari già a partire dal giorno seguente.
Non perché l’adesso dell’adolescenza sia un tempo da fuggire a ogni costo, ma perché è un tempo fluido, rapido, avviluppato in un senso dello stare al mondo che è prova generale per un futuro ancora tutto da plasmare. E quindi non resta che una personale chiosa finale: vorrei aver avuto Skam Italia durante i miei sedici anni a dirmi che oggi attorno a me vedo solo tempesta, ma che domani, forse, queste nuvole nere si saranno diradate a rischiarare un orizzonte tutto nuovo da scoprire.
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