Da questo 28 giugno il canale Star di Disney+ ha reso disponibili i primi due dei dieci episodi che compongono la seconda stagione della serie giallo comedy Only Murders in The Building. I restanti otto verranno rilasciati con cadenza settimanale (ogni martedì, quindi). Nella recensione di Only Murders in the Building 2, scopriremo qualcosa in più di questo nuovo appuntamento fisso che promette fin da subito di allietare la nostra estate.
Only Murders in the Building 2
Genere: Commedia/Giallo
Durata: 10 episodi/30 minuti ca.
Uscita: 28 giugno 2022 (Disney+)
Cast: Steve Martin, Martin Short, Selena Gomez
La trama: bentornati all’Arconia
Trio che vince non si cambia. E lo stesso vale per il format, e per l’ambientazione, che in questa seconda stagione gioca più che mai il ruolo di personaggio comprimario a tutti gli effetti, intrecciando abilmente i fili della sua storia con quelli dei protagonisti, nonché inquilini. Bentornati all’Arconia, quindi, il maestoso edificio dell’Upper West Side che per l’ennesima volta ospita una scena del crimine, scena con cui si era conclusa la prima stagione di questo sfizioso giallo comedy rivelazione dello scorso anno.
L’avevamo lasciata in uno degli appartamenti dell’Arconia, Selena Gomez (qui nei panni della brillante e malinconica Mabel), coperta del sangue del cadavere dell’amministratrice di condominio, Bunny, anziana signora invisa a molti dei residenti. Adesso il singolare terzetto che si era formato nella prima stagione, composto da Charles Savage (Steve Martin), Oliver Putnam (Martin Short) e la giovane Mabel, dovrà ritornare in azione per dimostrare la propria innocenza. Sono infatti diventati ufficialmente “persone di interesse”. E quale modo migliore, se non ricorrere al rodato mezzo investigativo del podcast, passione grazie alla quale nella prima stagione avevano risolto il mistero dell’omicidio di Tim Kono?
Un gioiello che continua a splendere di giallo
C’erano riusciti già nella prima stagione, a dar vita a un gioiello stratificato che decostruisce il genere giallo-investigativo servendosi di tutti gli affilati strumenti a sua disposizione: un umorismo elegante e retrò brillantemente riadattato in chiave moderna, una celebrazione lucida e consapevole del genere crime, e una parodia gentile e raffinata dei meccanismi televisivi tramite un gioco di specchi e continui rimandi metacinematografici, a cominciare dalla preziosa messa in scena. Il risultato è stato uno dei prodotti più piacevoli e intelligenti dello scorso anno.
Sembrava difficile replicare la sinergia vincente di un prodotto così singolare, e invece questi primi episodi sembrano muoversi con ancor più disinvoltura nel solco aperto dalla prima stagione. Accanto al nuovo caso di omicidio da risolvere, vengono inseriti nuovi personaggi e sottotrame che si agganciano in modo fluido a quella principale, mantenendo il clima di sospensione surreale che permea la serie fin dall’episodio pilota.
Parola d’ordine: amalgama
È l’insospettabile alchimia dei tre protagonisti, però, a inondare di luce anche questa seconda stagione. Steve Martin (qui anche co-creatore della serie) e Martin Short tornano con la forza solida e versatile del loro mestiere, Selena Gomez riconferma tutto il suo talento, che trova la massima esaltazione grazie al gioco di gag basate sul contrasto generazionale. Un amalgama riuscito di vintage e moderno, a cominciare dallo strumento attualissimo del podcast, eletto ancora una volta come espediente narrativo e come mezzo d’indagine per il più classico dei gialli.
Ed è grazie alla bontà di questo amalgama che la serie può procedere spedita, introducendo fin da subito una considerevole quantità di nuovo materiale senza mai appesantire la narrazione. Se nella prima stagione era stato il passato di Mabel a finire sotto la lente d’ingrandimento, adesso è quello del personaggio di Charles (ex star di una vecchia serie investigativa) la cui storia si lega in modo misterioso a quella dell’origine dell’Arcadia.
Un cast sfavillante
Dimentichiamoci (con estrema difficoltà) di Sting, che nella prima stagione si era prestato a interpretare e parodiare se stesso dando vita ad alcuni dei momenti più riusciti dello show. Adesso il suo appartamento viene affittato da un altro volto noto, quello della comica statunitense Amy Schumer, che interpreta una versione di se stessa eccessiva e manipolatoria, decisa ad accaparrarsi i diritti del podcast per farne una serie tv. Ma non è l’unica nuova star a fare il suo ingresso nello show: in una felice commistione generazionale, abbiamo nientedimeno che il premio Oscar Shirley MacLaine, nel ruolo dell’anziana e stravagante madre della vittima, e Cara Delevingne, artista e nuovo interesse amoroso di Mabel. Riconfermata invece la sempre bravissima Tina Fey nel ruolo della luminare di podcast di successo (e adesso in competizione col terzetto dei protagonisti).
Lustro su lustro, insomma, per una stagione che sembra non essersi adagiata sul successo della prima, rinnovandosi senza perdere nessuno dei suoi punti di forza.
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La recensione in breve
La seconda stagione di Only Murders in the Building ripropone le fortunate alchimie e le cifre caratteristiche che ne hanno fatto un successo, senza però cadere nella trappola della ripetizione. I nuovi personaggi e le nuove trame si amalgamano in modo fluido e divertente. Nei primi episodi ci sono quindi tutte le premesse per doppiare, se non addirittura superare, il successo della prima stagione.
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Voto ScreenWorld