Tanti pensano che i cattivi abbiano spesso un piano, ma non è così. Sono opportunisti e improvvisatori. Alcuni sono puro jazz.
È sempre interessante avere a che fare con adattamenti di Agatha Christie che non facciano parte del canone con protagonisti i detective della regina del giallo – siano essi Poirot e Miss Marple, oppure Tommy e Tuppence e Parker Payne. È in questa cornice che si iscrive questa recensione di Perché non l’hanno chiesto a Evans?, miniserie inglese tratta dall’omonimo romanzo della Christie e adattato per la tv in questo frangente da Hugh Laurie (l’indimenticabile Dr. House che torna alle sue origini e al suo accento british), che scrive, dirige e veste anche il ruolo di interprete nel progetto, dal 25 giugno su Sky e NOW.
Agatha Christie – Perché non l’hanno chiesto a Evans?
Genere: Giallo
Durata: 3 episodi/55 minuti ca.
Uscita: 25 giugno 2022 (Sky/NOW)
Cast: Will Poulter, Lucy Boynton, Hugh Laurie
Alle origini del giallo
Il fiore all’occhiello della narrazione, su carta tanto quanto sullo schermo, sono i due protagonisti e detective per caso (o per noia) della storia: Bobby Jones (Will Poulter) e Lady Frances (Lucy Boynton), amici d’infanzia di estrazione sociale diversa che si ritrovano molti anni dopo invischiati in uno strano incidente avvenuto sulla spiaggia settentrionale di un paesino del Galles.
Un uomo cade (apparentemente) da una scogliera, viene trovato da Bobby e in punto di morte pronuncia le parole che danno il titolo alla storia raccontata: “Perché non l’hanno chiesto a Evans?” Da qui partono le indagini dei due per sbrogliare la matassa e arrivare alla verità, con una serie di colpi di scena fino a quello grosso finale, tipici del genere e della scrittura senza tempo della Christie. La chimica tra i due è un elemento fondamentale della miniserie e anche in questo caso il casting funziona egregiamente, così come per gli altri interpreti, grandi o piccoli che siano, fino al cameo nientemeno che di Emma Thompson e Jim Broadbent nei panni di Lady e Lord Marcham, i genitori di Frankie.
Un grande classico rivisitato
La miniserie permette di farci riscoprire un classico senza tempo senza commistioni di genere, impreziosito dagli irresistibili e impeccabili humour e aplomb british, e dalla ricostruzione storica dell’epoca, attenta fin nei dettagli, su cui la regia di Laurie spesso indugia per fornire indizi, e a volte depistaggi, agli spettatori. Così come gli oggetti trovati nelle tasche del defunto: la fotografia di una bella donna, una chiave con un grosso pesce, un orologio da taschino.
Hugh Laurie si ritaglia con gran classe un personaggio minore ma importante, che vediamo solo sul finire della storia ma che si rivelerà decisivo per la risoluzione del caso. Nello scegliere di adattare questo romanzo, meno conosciuto e senza celebri detective protagonisti, ha anche fatto una dichiarazione d’intenti: il racconto giallo ben realizzato può annidarsi ovunque. Chi sarà mai l’Evans del titolo e cosa avrebbero dovuto chiedergli? È questo il fil rouge che accompagna i tre episodi che compongono la miniserie, dal ritmo attento e giustamente serrato, mentre tra le righe viene affrontata la discrepanza sociale fra i due protagonisti in un’epoca di cambiamenti com’era quella d’epoca rappresentata, strizzando l’occhio a Downton Abbey e altri period drama del genere.
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La recensione in breve
Tutto è al posto giusto in Perché non l’hanno chiesto a Evans?, una rilettura fresca e intelligente e dal sapore irresistibilmente british quella di Hugh Laurie su questo classico extra-Poirot e Miss Marple di Agatha Christie, con due protagonisti irresistibili e con una grande chimica. Per ultima, una ricostruzione storica impeccabile, che tra le righe vuole riflettere anche sui cambiamenti sociali del periodo d'epoca.
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Voto ScreenWorld