Approdato questo 13 maggio sui lidi di Netflix, la spumeggiante commedia romantica Cheerleader per sempre – Senior Year si inserisce senza sbavature nel solco di genere, grazie all’esperta mano registica di Alex Hardcastle (già dietro la macchina da presa di cult della serialità comedy come The Office e Parks and Recreation, per citarne due) e alla sua vulcanica protagonista, l’attrice e comica australiana Rebel Wilson. Sulle assi di una impalcatura solida e prevedibile, si inseriscono alcuni spunti interessanti e ben riusciti. In questa nostra recensione di Cheerleader per sempre, cercheremo di metterli a fuoco.
Cheerleader per sempre
Genere: commedia
Durata: 111 minuti
Uscita: 13 maggio 2022 (Netflix)
Cast: Rebel Wilson, Justin Hartley, Sam Richardson, Zoë Chao, Mary Holland
La trama: i tempi cambiano, o forse no
Lo spunto iniziale, deliziosamente implausibile, è questo: siamo alla fine degli anni ‘90, quando la diciassettenne e capo cheerleader Stephanie Conway rimane vittima di un incidente (causato dalla sua rivale) durante un’esibizione alla vigilia del ballo di fine anno. Si sveglierà venti anni dopo, col corpo di una donna di 37 anni e la mentalità intatta di una teenager, determinata a riprendere la sua vita dal punto in cui l’aveva lasciata e a perseguire il suo sogno di vita perfetta, che passa obbligatoriamente attraverso la vittoria del titolo di reginetta dell’anno.
Da qui in poi inizia il gioco dell’altalena temporale, grazie al quale gli aspetti più caratteristici e singolari degli anni Novanta e dei giorni nostri risaltano per contrasto in modo efficace e divertente, parallelamente al grande denominatore che li accomuna: il desiderio di essere accettati all’interno del delicato e implacabile ecosistema liceale. Ma se la spinta propulsiva rimane sempre la stessa, trasversale e indifferente allo scorrere del tempo, le modalità e le strategie per conquistare la vetta della piramide sociale e accaparrarsi un posto al tavolo dei più popolari sono completamente stravolte. Se prima il tribunale di approvazione coincideva con i compagni di scuola, adesso si è espanso fino a comprendere il mondo intero (poco importa se è virtuale). E Stephanie scopre che no, non si può più usare la parola “ritardato”, perché è offensiva, e oggi nessuno può permettersi di essere apertamente offensivo, pena la perdita di follower; che le nuove reginette del ballo adesso si chiamano influencer. Scopre che nel frattempo è arrivato il treno del politically correct e della wokeness, con i suoi vagoni di inclusività, attenzione al linguaggio, istanze femministe e via dicendo. E dallo smascheramento e la ridicolizzazione delle nuove dinamiche social(i), o almeno di quelle fintamente progressiste, il film attinge a piene mani per creare i suoi spunti comici più riusciti.
Adolescenza 2.0
Ogni obiettivo (la coroncina del ballo di fine anno, viatico per una vita perfetta) ha bisogno di una strategia. Per questo Stephanie Conway, ormai adulta, decide di tornare sui banchi di scuola, aiutata dalla ex compagna e adesso preside del liceo, la sensibile e (lei sì) matura Martha. Steph arriva come una mina fluorescente in mezzo ai nuovi compagni, ostinata a farsi strada nella giungla liceale mentre cerca di prendere confidenza con la grammatica delle nuove tecnologie social. Al posto della vecchia rivale Tiffany, c’è sua figlia Brie, giovanissima influencer da 3 milioni di follower (il cui arco trasformativo è forse quello più interessante). Al posto del tavolo dei più popolari, un’unica tavolata per scoraggiare la marginalizzazione e la competizione fra studenti.
Rebel Wilson nei panni di Stephanie è un continuo affondo di zampate comiche che poco lasciano all’immaginazione e molto affidano alla gestualità e ai balletti coreografati. Gli anni ‘90 trapiantati ai nostri giorni risultano così: volgari, inopportuni, divertenti e inconsapevoli. Il film è una mitragliatrice di citazioni, poster, musica e icone pop (una su tutti Britney Spears, a cui è dedicata un’intera coreografia) che riescono a coinvolgere chi in quegli anni è stato adolescente, e Stephanie è un reminder ambulante, coi suoi vestiti ostinatamente fuori moda e la sua gestualità fuori posto. Wilson è lasciata libera di giocare, di improvvisare con la sua comicità e di prendersi tutto lo spazio che le serve.
Felici e incoronati
Riuscirà alla fine a mettersi sulla testa la corona, nonostante le (altre) teste calpestate per raggiungere il suo scopo? Siccome sempre di commedia romantica si tratta, il premio finale arriverà a braccetto con un percorso di trasformazione e consapevolezza dei propri errori che, come da copione, investe tutti i personaggi contemporaneamente, in un win win generale. Da segnalare il cameo della splendida Alice Silverstone, che durante una corsa in taxi apre gli occhi a Stephanie sulla differenza fra aspettative e realtà, e sulla illusione tossica di una vita perfetta. Come morale ci accontentiamo.
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Conclusioni
Come visto dalla nostra recensione, la commedia Netflix Cheerleader per sempre è un prodotto di genere che ne ripropone tutti gli stilemi, ma che ha il pregio di rappresentare in modo divertente e centrato due generazioni. Rebel Wilson torna in un ruolo da assoluta protagonista ed è un tornado.
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Voto ScreenWorld