Benché realizzato più di 85 anni fa, Via col vento è passato alla storia come uno dei più grandi nella storia del Cinema – probabilmente secondo solo a Cabiria (1914), film delle origini altrettanto monumentale che diede avvio al genere kolossal. Com’è noto, il film è tratto dall’omonimo romanzo di Margaret Mitchell, giornalista americana del Sud che scrisse la storia di un’eroina femminile in piena regola: un coming of age negli anni della Guerra di Secessione americana, fatto di continue cadute e risalite, che avrebbe permesso alla donna di affermare se stessa nella società maschilista dell’epoca.
Rossella O’Hara (Vivien Leigh) è una sedicenne americana che non si cura dei tumulti politici tra gli stati del Nord e quelli del Sud. Alla ragazza non importa della guerra civile alle porte, anche se tutti questi eventi le cambieranno presto la vita: è innamorata di Ashley Wilkes (Leslie Howard), ma quest’ultimo vuole sposare sua cugina Melania Hamilton (Olivia de Havilland). Qui la conoscenza con Rhett Butler (Clark Gable) e l’inizio di un amore che attraversa guerre e matrimoni prima di potersi realizzare. Una storia di cronaca, capace di raccontare l’America con uno stile unico per l’epoca.
Un monumentale film da un monumentale libro
Se avete letto il romanzo di Margaret Mitchell, Via col vento, avrete sicuramente notato il suo stile giornalistico: l’autrice si risparmiò nella descrizione degli eventi storici che fanno da contesto alle vicende di Rossella e dei protagonisti del romanzo. Qualora non si conoscessero, Via col vento è sicuramente un modo per studiare quelle pagine di storia americana. Certamente il punto di vista è quello degli americani del sud e dunque occorre riflettere in prospettiva rispetto a quanto viene narrato – quegli Stati erano i più caldi all’origine della Guerra di Secessione Americana per la questione della schiavitù dei neri.
In questo contesto storico così forte, dove schiavitù e violenza fanno da sfondo alle avventure della protagonista, Via col Vento mostra chiaramente come si viveva in America negli ultimi decenni dell’Ottocento, quale fosse la posizione della donna in quegli anni e come si stesse affermando quella tipica ipocrisia puritana che avrebbe caratterizzato la cultura americana post-secessionista. Il romanzo è particolarmente lungo (1194 pagine) perché l’autrice si prende tutto il tempo necessario per raccontare la storia di vita di ciascun personaggio. Non si tratta soltanto dei protagonisti: il lettore scopre tutto anche dei personaggi secondari, purtroppo tagliati dal montaggio finale del film (già lungo quasi 4 ore).
Una produzione complicata
Realizzare questo film fu tutt’altro che semplice: la sua produzione, iniziata nel 1936 (anno di uscita del romanzo) quando il produttore David O. Selznick si accaparrò i diritti del libro, durò per ben tre anni. La prima scelta per la regia fu George Cukor, successivamente licenziato in corso d’opera per lasciare il posto a Victor Fleming. Quest’ultimo stava già girando Il mago di Oz (1939) all’epoca: la pressione delle riprese gli provocò un esaurimento nervoso e la produzione dovette fermarsi per qualche giorno .
Per arrivare ai due protagonisti del film, Vivien Leigh e Clark Gable, ci volle più tempo del previsto: per il ruolo di Rossella, in particolare, fecero addirittura 1400 provini. In lizza, fra le altre, c’era Bette Davis: la star avrebbe dovuto recitare al fianco di Errol Flynn, ma l’accordo non andò in porto perché tra i due non correva buon sangue. Nel pieno della Golden Age di Hollywood, ogni grande produzione nascondeva molte più ombre di quante avesse il coraggio di mostrare (come raccontato in molti libri, quelli di Kenneth Anger fra tutti). Nonostante tutto, il film fu completato e alla sua uscita ebbe un successo planetario.
Storia di un grande amore
Checché se ne dica, il tema più importante del film resta l’amore che determina tutta la vita di Rossella. Non quello platonico per Ashley, ma quello concreto, appassionato e maturo per Rhett Butler – di cui purtroppo, come tutti sanno, Rossella si renderà conto soltanto alla fine. Sullo sfondo della Guerra Civile, Rossella continuerà malgrado tre matrimoni a vagheggiare una vita con il suo Ashley che per lei rappresenta la giovinezza, la spensieratezza degli anni prima della guerra, il calore e il benessere del suo amato Sud prima che fosse corrotto dai nordisti.
Quello di cui però Rossella non si rende conto è che per tutta la vita non fa altro che inseguire un ideale romantico irrealizzabile, senza accorgersi che il vero amore fosse sempre stato a un passo da lei. Qui l’errore fatale della protagonista: mentre sogna ciò che non avrà mai, l’amore di Rhett le passa accanto e si ferma resistendo tanti anni prima di arrendersi in quel fatidico momento in cui, esausto, Rhett le dirà la famosa frase “Francamente me ne infischio”, prima di lasciarla per sempre.
I due protagonisti sono fatti per stare insieme, sono “caparbi e scaltri, gentaglia tutti e due ma capaci di guardare le cose in faccia e chiamarle con il loro nome”, come dice Rhett. Purtroppo Rossella, seppur libera, intelligente e indipendente, non capirà mai che in fondo al suo cuore l’amore per Rhett è vivo e reale. Forse la ragazza era troppo impaurita per vivere qualcosa di concreto. Resta l’incondizionato amore la sua terra, che come disse suo padre è la cosa più importante.
Rossella, la donna del futuro
Via col vento piace non solo per gli elementi citati fin qui (il contesto storico, le scenografie e i costumi maestosi, l’amore tra i personaggi), ma piace anche e soprattutto per il carattere della protagonista. Rossella si potrebbe definire una femminista ante litteram: indipendente, forte, pronta a rialzarsi, a rimboccarsi le maniche per lavorare e guadagnare denaro per “non soffrire mai più la fame” – emblematico è il suo giuramento davanti a Dio in una famosa scena a Tara.
Rispetto alla tipica dama ottocentesca, Rossella non aspetta di essere salvata, ma agisce per salvarsi da sola e anche quando c’è Rhett con lei, il suo atteggiamento non è mai passivo. Rossella balla quando non dovrebbe, guida il calesse da sola, fa affari con i nordisti per batterli sul loro stesso terreno (il mercato) ed è pronta a uccidere per difendere la propria terra. La protagonista di questa storia cammina da sola a testa alta, dall’inizio alla fine. Una donna che insegna come rialzarsi e provarci ancora dopo qualsiasi caduta.
“Dopotutto, domani è un altro giorno”.
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