Trovare qualcuno che corra meglio di Tom Cruise. Eccola la vera missione impossibile. Qui ridiamo e scherziamo, ma basta la corsa del mitico Ethan Hunt a raccontare la dedizione che Tom Cruise ha riversato nella saga di Mission: Impossible. Coordinazione perfetta, fatica, determinazione inscalfibile. Quasi trent’anni e otto film attraversati di corsa per amore del cinema action e dello spettacolo più vero possibile.

E allora, pensiamoci: qual è stata la vera missione impossibile di Ethan Cruise (o Tom Hunt, fate voi)? Imparare a pilotare un elicottero in sole tre settimane? Scalare qualche grattacielo a mani nude? Oppure regalarci ogni volta un motivo per uscire di casa e metterci davanti allo schermo più grande possibile? Cerchiamo di capirlo insieme analizzando il segreto del successo della saga di Mission: Impossible. Consapevoli che questo articolo si autodistruggerà subito dopo la lettura.

Non fermarsi mai

Un frame di Mission Impossible 7
Un scena di Mission: Impossible – Dead Reckoning – © Paramount Pictures

Una via di mezzo tra un camaleonte e una chimera. Ecco come ci sembra la saga di Mission: Impossibile. Da una parte qualcosa di mutevole, che cambia pelle di continuo; dall’altra una creatura composta da tante parti diverse che riescono a convivere nello stesso corpo. Facciamo un esempio lampante. Mettiamo davanti allo specchio i primi due film della saga. Nel 1996 Brian De Palma dirige con grande maestria il primo Mission: Impossibile. Ovvero una perfetta spy story dove spionaggio e intrigo erano gli ingredienti principali. Emblematico il fatto che la scena cult di quel film, senza dubbio la più iconica, sia quella della rapina con Ethan Hunt appeso a un cavo metallico. Una lezione di cinema piena di tensione che ancora oggi riesce a fare a scuola.

Un film che, rivisto oggi, dimostra quanto Mission Impossible all’inizio fosse completamente diverso da quello che è diventato oggi. La prima rivoluzione arriva proprio nel 2000 con il per noi bellissimo Mission: Impossible 2 di John Woo. Un film molto più action, dinamico e per certi versi tamarro, che porta Ethan Hunt nell’olimpo degli eroi action un anno prima dell’arrivo in strada di Fast & Furious. La splendida scena iniziale della scalata a mani nude e i Limp Bizikt che pompano fomento in sottofondo sono solo l’antipasto di un film pieno di scene spettacolari, esasperate e soprattutto basate sulla figaggine di Tom Cruise con i miglior taglio di capelli della sua carriera. E non a caso è proprio qui nel secondo film che Ethan Hunt inizia a diventare un sex symbol da idolatrare.

Mission Impossible 6
Un frame di Mission: Impossible Fallout – © Paramount Pictures

Il terzo Mission Impossibile, firmato JJ Abrams, tenta di tornare alle origini della saga giochi di maschera e tripli giochi, ma non ci riesce proprio alla grande. Per il salto di qualità bisogna aspettare il 2011 e l’uscita di Mission: Impossibile Protocollo Fantasma, diretto dal mai abbastanza celebrato Brad Bird. Per noi il vero spartiacque della serie, che segna la rotta del franchise per gli anni successivi. Il quarto Mission: Impossible è il mix perfetto tra spy stroy e action. Oltre a essere un film dove c’è un perfetto equilibrio tra coralità dei personaggi ed egomania di Tom Cruis. I due momenti iconici? La scalata del grattacielo a Dubai e la fuga dalla tempesta di sabbia, ovviamente.

Dal mission impossibile 5 la regia passa per sempre nelle mani di Christopher McQuarrie e la sensazione è quella di un Tom Cruise sempre più al timone del franchise. Nasce così una ideale trilogia (considerando Dead e Final Reckoning come un unico film diviso in due) che spinge sempre di più sul pedale dell’acceleratore, adeguandosi ai tempi frenetici senza snaturarsi mai. Quindi eccolo qui uno dei grandi segreti del successo: non accontentarsi mai, giocare con i generi, non ripetere sempre la stessa formula e adattarsi sempre al tempo che cambia.

Le promesse di Tom

Tom Cruise: Mission Impossible
Uno degli stunt più folli di Tom Cruise in Mission: Impossible – Rogue Nation – © Paramount Pictures

Pensiamoci un attimo. È incredibile come la saga di Mission Impossibile non solo abbia avuto un successo incredibile, incassando oltre 4 miliardi di dollari, ma abbia anche influenzato il cinema action. Dopo l’uscita del primo film del franchise, nel 2002 è arrivato anche Jason Bourne, altro brand cinematografico in cui spy story e azione convivono alla grande. Se vogliamo anche il concetto di famiglia o familia tanto sbandierato da toretto in Fast & Furious viene dalla squE poi, diciamolo, forse anche il signor James Bond è un po’ in debito con Ethan Hunt.

Nella riscrittura di 007, che doveva aggiornarsi, rinfrescarsi e stare al passo coi tempi, la convivenza e la concorrenza con Ethan Hunt è servita come ispirazione, puntando su un attore più muscolare come Daniel Craig e su film in cui le scene action erano molto più presenti e spettacolari che in passato. E poi arriviamo all’altro segreto lampante della serie. E qui scomodiamo ancora una volta l’agente segreto al servizio di sua maestà. Perché se è vero che James Bond è più forte di tutti gli attori che gli hanno prestato il volto, questo non vale per Ethan Hunt. Perché Mission Impossibile senza Tom Cruise semplicemente non esiste e non può esistere.

una scena di Mission Impossible: The Final Reckoning
una scena di Mission Impossible: The Final Reckoning – ©Paramount Pictures

Negli anni Tom Cruise ha legato a doppio filo il suo volto a quello della saga, prestandosi anima a corpo al franchise con continui atti di devozione. Quali? Ovviamente i suoi stunt sempre più pazzi, rigorosamente fatti in prima persona, senza controfigure. Attaccarsi a un aereo in decollo, gettarsi con una moto da un dirupo, imparare a pilotare un elicottero in tempi record. Robe del genere. Più della trama e più dei trailer, l’antipasto di ogni mission impossibile è diventato sempre quello: quale follia farà quel pazzo scatenato di Tom Cruise nel prossimo film? E così via con video backstage, reel e interviste in cui glorificare il coraggio della più grande star rimasta ad Hollywood.

Una star che, in piena pandemia, si è sempre data da fare per far sopravvivere il cinema al cinema. Lo ha fatto creando un protocollo ad hoc per continuare a girare film anche durante il periodo covid, diventando testimonial dell’importanza dell’esperienza collettiva in sala. Come quando, nell’estate del 2023, si è inserito nel fenomeno Barbenheimer facendo il tifo per entrambi i film. Ecco. Grazie alla furbizia di quella vecchia volpe di Tom Cruise, che Hollywood la conosce come le sue tasche piene di milioni dollari, Mission Impossible è diventata una delle poche saghe capaci di farci venire voglia di show. Di cinema e pop corn. Di spettacolo da goderci nella sala più comoda possibile. Visti i tempi. Davvero una missione spesso impossibile.

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Nato a Bari nel 1985, ha lavorato come ricercatore per l'Università Carlo Bo di Urbino e subito dopo come autore televisivo per Antenna Sud, Rete Economy e Pop Economy. Dal 2013 lavora come critico cinematografico, scrivendo prima per MyMovies.it e poi per Movieplayer.it. Nel 2021 approda a ScreenWorld, dove diventa responsabile dell'area video, gestendo i canali YouTube e Twitch. Nel 2022 ricopre lo stesso ruolo anche per il sito CinemaSerieTv.it. Nel corso della sua carriera ha pubblicato vari saggi sul cinema, scritto fumetti e lavorato come speaker e doppiatore.