L’idea per Nightmare Before Christmas è arrivata a Tim Burton in una maniera davvero curiosa. Era solo un bambino quando, nella sua Burbank, vide un negoziante rimuovere dal proprio esercizio le decorazioni dedicate alla festa di Halloween per sostituirle con quelle natalizie. Il concept originale venne fuori da una poesia dello stesso Burton, scritta mentre lavorava in Disney. Le tre pagine contenenti il componimento parlavano di tre soli personaggi: Jack Skeletron, il suo cagnolino Zero e Babbo Natale. Il racconto ha acquisito una certa complessità tematica, nel corso del tempo, grazie alle osservazioni fatte durante l’infanzia.
Jack Skeletron non rappresentava solo una sorta di “Grinch al contrario“. Era un re disilluso dal reame di Halloween Town completamente ignaro delle conseguenze che il suo piano di replicare il Natale avrebbe potuto avere. Burton si stava certamente sbilanciando nel proporre un progetto del genere alla Disney dei primi anni ’80: un’avventura appassionante, in stop-motion, sulla crisi di mezza età di uno scheletro maniaco-depressivo non era paragonabile a nessun altro progetto che Disney avesse in lista. Come se non bastasse, il regista ha deliberatamente sovvertito la regola non scritta degli “occhi espressivi”, progettando il suo protagonista privo di bulbi oculari.
Disney non abboccò. Almeno, non finché Burton non lasciò lo studio, ottenne fama e fortuna, che culminarono in Batman, e iniziò a essere definito dalla stampa di Hollywood come “il leader di una generazione di registi post-Spielberg“. Non che fosse una posizione cui lui aspirasse o che desiderasse. La sua società di produzione, vista come una “versione più giovane e alla moda” di Amblin Entertainment, fallì nel giro di pochi anni. Nei primi anni ’90, però, usò la sua nuova influenza per convincere la società a intraprendere la strada dello stop-motion che lui aveva sviluppato un decennio prima.
Musica, Maestro!
Per il compositore Danny Elfman (che ha attaccato le critiche alla sua colonna sonora), Nightmare Before Christmas divenne uno sfogo per la sua crisi di identità. Era già nel pieno della sua seconda carriera come compositore cinematografico, ma la prima, quella di frontman del gruppo rock Oingo Boingo, gli gravava ancora addosso. La colonna sonora cinematografica era la Christmastown di Elfman e lui si era già aggiudicato un posto d’onore nel cuore di Burton. Quello del regista di Burbank fu il primo musical per entrambi e non sapevano da dove cominciare. Tutto ciò con cui avevano a che fare era la poesia di Burton, le sue opere d’arte e un adattamento (che non funzionava) dello sceneggiatore Michael McDowell, famoso per la saga di Blockwater. Così pensarono di cominciare a scrivere canzoni.
Burton si presentava a casa di Elfman con nuovi disegni e gli raccontava parte della storia, stimolando idee musicali nella mente del compositore. Quest’ultimo cacciava, quindi, l’amico fuori di casa e iniziava a scrivere. Alla successiva visita del cineasta, rivedevano gli ultimi lavori del musicista, quindi passavano alla sezione successiva della trama. Il risultato fu un musical più simile a Gilbert e Sullivan che a Broadway, un’operetta che superava quasi ogni svolta del personaggio principale attraverso la musica. Mentre quelle canzoni si univano attraverso la riscrittura e le demo, Elfman si affezionò sempre di più al ruolo di Jack Skeletron e detestava l’idea di affidarlo a chiunque altro.
Riprese lunghe e perigliose
Per il regista Henry Selick, quello ideato da Tim Burton è stato il primo lungometraggio. Come Burton, aveva studiato alla CalArts ed era stato assunto da Disney nei primi anni ’80. Elemento in comune tra i due artisti era anche la frustrazione subìta dalla dirigenza dell’epoca. Selick era un altro devoto alla stop-motion, ma dotato di sufficiente pazienza per lavorare regolarmente con la tecnica. Aveva stabilito una base a San Francisco, dirigendo segmenti per video musicali e spot televisivi e creato un team di base di animatori di alto livello che erano pronti, disposti e in grado di affrontare un progetto di lunghezza completa.
Burton era impegnato con Batman – Il ritorno (e poco entusiasta alla prospettiva del tempo e della fatica che avrebbe comportato dirigere un progetto animato) e gli bastò una telefonata: Selick sarebbe stato interessato? Lui non si fece pregare: aveva visto il lavoro di sviluppo per Nightmare Before Christmas in Disney e lo aveva adorato. Insieme al suo team di sceneggiatori, ha dato corpo al film in termini visivi, mentre gli animatori si sono sforzati di rispettare tempi e budget ristretti. La produzione del film è iniziata nel 1990. Girare a 24 fotogrammi al secondo significava che gli animatori dovevano creare movimenti unici per un totale di 110.000 fotogrammi.
Jack aveva 400 teste, che servivano per animare il suo volto mentre parlava. C’erano, inoltre, 180 pupazzi e 230 set. Quello di Halloween Town ha dovuto essere scomposto in pezzi per le riprese. Ogni minuto di girato corrispondeva a una settimana di riprese, per cui il progetto ha richiesto tre anni per essere completato e fu finalmente rilasciato il 29 ottobre 1993. Nel frattempo, l’influenza di Burton (e la sua posizione geografica) tenevano a bada le interferenze dello studio. La cooperazione tra Burton e Selick non esclude, tuttavia, dissapori e tensioni che avvennero durante i due anni di produzione.
La speranza di Burton di coinvolgere Vincent Price crollò quando lui, malato e abbattuto per la scomparsa della moglie, non riuscì a gestire il ruolo di Babbo Natale (che andò a Ed Ivory). Selick, inoltre, riteneva che Elfman, pur essendo eccellente come voce cantata di Jack, non avesse la stessa energia nei dialoghi diretti. Sostituirlo con Chris Sarandon richiedeva l’approvazione di Burton, il che significò suscitare scontenti.
Una sceneggiatura contesa
Il processo più controverso sembra sia stato, però, quello relativo alla trama e alla sceneggiatura. Caroline Thompson, autrice di Edward mani di forbice e, all’epoca, fidanzata di Elfman, fu ingaggiata per scrivere la sceneggiatura, ma solo dopo che la maggior parte delle canzoni era stata completata e l’animazione era iniziata. La scrittrice affermò che il poco lavoro svolto dallo scrittore di Katie e Gli Aghi D’Oro, Michael McDowell, prima della sua assunzione fosse inutilizzabile, quasi inesistente.
Quanto della storia e dei dialoghi finiti possa essere attribuito a Thompson è poco chiaro. Ha ammesso che le canzoni di Elfman svolgano gran parte della narrazione, almeno per quanto riguarda Jack. Entrambi, però, hanno ricordi contrastanti su come lui reagì alla prima bozza. Thompson ha rivelato di essere stata per gran parte responsabile del personaggio di Sally, che era stato appena abbozzato, in una parte del materiale precedente, con un design più voluttuoso. La sceneggiatrice l’ha spinta verso una direzione più sensibile, ispirandosi alla fiaba della Piccola Fiammiferaia, ed Elfman, in seguito, ha aggiunto La canzone di Sally al suo lavoro.
“Bambini litigiosi”
Riflettendo a mente fredda, a lavoro concluso, Burton convenne che le ultime fasi della produzione avessero visto lui, Selick, Elfman e Thompson comportarsi come “un gruppo di bambini che litigavano“. Oltre alla sua discussione con il regista su Oogie Boogie (Bau Bau in italiano), si scontrò con Thompson su cosa fosse necessario per la storia d’amore tra Jack e Sally e sfogò le sue frustrazioni su una macchina di montaggio. Selick, che, da allora, elogiò maggiormente il lavoro di Thompson, a un certo punto, l’accusò di aver rovinato il film. Lei, da parte sua, aveva delle preoccupazioni su Oogie Boogie.
Tutt’oggi, pensa che il cattivo abbia scomode sfumature razziste nell’aspetto (vede un cappuccio del Ku Klux Klan nel suo design) e nel nome (“boogie” è un vecchio termine dispregiativo del sud per i neri). Tentò senza successo di convincerli a cambiare il personaggio. Selick difese Oogie, all’epoca, affermando, in una recente intervista, che la voce del villain, il compianto attore nero Ken Page, non abbia avuto problemi con la parte e che abbia citato i cartoni animati dei fratelli Fleischer con Cab Calloway come fonte di ispirazione. Un altro oggetto di contesa fu il titolo del film. Originariamente pensato per essere un prodotto Disney, distribuito come The Nightmare Before Christmas, divenne un progetto Touchstone preceduto dalla dicitura “Tim Burton’s“, cosa che Selick trovò “un po’ ingiusto“.
Malgrado non abbia partecipato alla regia, Tim Burton diede una mano con la post-produzione. Si occupò di operare tagli, di regolare il ritmo ed ebbe un’ulteriore discussione con il collega, questa volta sulle canzoni. I due finirono per scambiarsi di posto in post-produzione, con il regista che alla fine insisteva che ogni canzone “era diventata una parte così integrante del film, in termini di sviluppo del personaggio, di centro emotivo e di narrazione di base, che ho pensato che ci sarebbe stato un enorme buco“. Trentun anni dopo, in effetti, con Elfman che faceva da headliner nei concerti dal vivo e con il film più conteso tra Halloween e Natale, viene proprio difficile sostenere il contrario.