Chi se lo sarebbe mai aspettato. Non c’è frase migliore per riassumere gli ultimi giorni del mondo videoludico, che ha visto un vero e proprio scossone a cui forse nessuno era preparato. L’uscita di Clair Obscur: Expedition 33 è stata accompagnata da un’ovazione tanto dalla critica specializzata, quanto dagli utenti, che pad alla mano, hanno potuto assaggiare il bellissimo primo gioco dei ragazzi francesi di Sandfall Interactive.
Ma come è possibile che questi giovani ragazzi, al loro primo gioco con un’avventura solitaria iniziata nel 2020, siano riusciti a realizzare un così bel titolo, tanto da eleggerlo sin da ora come possibile gioco dell’anno? Per quanto sempre mal utilizzata, in questi termini è bene sottolinearlo: Expedition 33 è davvero un titolo che punta allo status di capolavoro, pur con tutte le sue criticità, ma in un settore dove ci si rifugia sempre in meccaniche e scelte produttive sicure, Expedition 33 è il più grande azzardo mai riuscito che si sia mai visto.
Expedition 33, le origini di un azzardo

Forse siamo andati troppo di corsa: per molti, noi compresi, il 2025 è l’anno di GTA 6 di cui mancano sempre informazioni e la paura di un rinvio è costantemente dietro l’angolo, ma è innegabile come questi veri e propri outsider del mondo videoludico, siano riusciti a catalizzare così tanto l’attenzione, mettendo in primo piano, l’oggetto della discussione, proprio il loro primo gioco.
I ragazzi di Sandfall Interactive hanno una storia bizzarra: tutti giovanissimi sviluppatori, molti di questi già si sono fatti le ossa negli uffici di Ubisoft, per poi andarsene e fondare nel 2020 il loro studio di sviluppo con una missione ben precisa, ovvero quella di andare oltre le classiche regole del gioco, avere come unico punto di riferimento la fruizione e relativo divertimento dell’utente finale, andando a creare storie uniche e appassionanti in mondi fantasy ricchi di dettagli.
Il progetto era già nelle fasi iniziali nel 2020 e sono in molti a credere che fu proprio Ubisoft, con il rifiuto di dare il via libera alla produzione del gioco, a spingere questo piccolo team di sviluppo, che oggi conta poco più di trenta persone, ad allontanarsi dalla casa di sviluppo francese e tentare l’azzardo, fondando un nuovo team. Qui si presenta uno sliding doors estremamente accattivante: e se Ubisoft avesse finanziato il progetto, avremmo accolto allo stesso modo Expedition 33? Lo stesso CEO di Sandfall Interactive, Guillame Broche, ha raccontato Expedition 33 come di un gioco che ormai i maggiori studi di sviluppo hanno purtroppo dimenticato di realizzare. Insomma, una presa di posizione verso lo stato di salute dell’industria videoludica che lascia decisamente pochi dubbi.
Un segno per il futuro

Circa sei anni di sviluppo, un team di trenta persone a cui poi aggiungere tutto il resto delle maestranze tecniche e artistiche, per la realizzazione di un gioco che sta ammaliando praticamente tutti nel globo, per quello che è a tutti gli effetti, un titolo AA.
In un settore videoludico che ancora non si è ripreso dalla violenta tornata di licenziamenti degli ultimi due anni, quella di Expedition 33 e Sandfall Interactive è un caso che non deve essere minimizzato o messo al margine della discussione. Dove i grandi colossi del videogioco spendono cifre a molteplici zeri, per poi presentarsi sul mercato con prodotti mal ottimizzati, o peggio che vengono disprezzati dall’utenza finale, l’esercizio tecnico e artistico di Expedition 33 è una mosca bianca di piacevole visione.
Le avventure di Gustave, Maelle, Lune, Sciel e di tutti i loro compagni sono la celebrazione di una visione artistica ben precisa a cui tutti gli addetti ai lavori hanno creduto fino alla fine, senza mai cedere di un passo o lasciare spazio a dubbi o tentennamenti. Pochi soldi, poche risorse e una passione ardente che si evince in ogni momento di gioco. Non è esagerato dire che Expedition 33 è un miracolo di idee che serve all’industria come la più classica delle boccate di aria fresca, assieme alla dimostrazione pratica che si possono rompere gli equilibri, anche credendo nella più folle delle idee, come quella di tentare il colpaccio con un gioco che celebra l’arte e la creatività, come gli stessi JRPG da cui prende spunto.
Nei primi tre giorni, Clair Obscur: Expedition 33 ha venduto più di un milione di copie, numero che non conta di chi lo sta giocando su Game Pass
Insomma, siamo sempre grati per le menti geniali di Hideo Kojima o Sam Lake, ma Expedition 33 dimostra che c’è spazio per un piccolo team di talentuosi ragazzi che ancor prima di essere sviluppatori di videogiochi, abbiamo scoperto essere appassionati di videogiochi, andando a centrare l’obiettivo per cui la cosa più importante, è proprio il divertimento del videogiocatore e le reazioni che può provare mentre assiste ad una storia densa di emozionanti colpi di scena.
La palla adesso è in mano a tutti gli altri studi di sviluppo e relativi publisher: un nuovo modo di intendere e realizzare videogiochi è possibile. Chi avrà il coraggio di seguire questo percorso?